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Autore: shamrock13    09/05/2016    3 recensioni
Ho ricominciato a leggere la saga e, da appassionato di piccoli missing-moments che nascono da domande piuttosto stupide, già al primo capitolo del primo libro mi sono ritrovato con questo episodio che mi frullava in testa. Protagonisti, James e Sirius, appena diplomati, e una cospicua somma di denaro.
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“Mi sembra onesto.” Disse il primo, mentre il suo sguardo correva su e giù per il mostruoso oggetto che avevano davanti. Nonostante la scarsa illuminazione e il poco spazio del capanno, e a discapito del dito di polvere che la ricopriva, quello era esattamente ciò che il giovane voleva.
“Onesto?” Sbottò il secondo, sarcastico. Dal suo atteggiamento si capiva perfettamente la sua opinione sulla più recente idea del suo amico. “Per quello che ti ha chiesto potresti prenderti l’ultimo modello della Scopalinda!”
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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E’ tua se dici “Sì!”

 
Gli occhi di Sirius si illuminarono di desiderio quando sentì il prezzo, mentre l’espressione di James si fece, se possibile, ancora più perplessa.
 
“Mi sembra onesto.” Disse il primo, mentre il suo sguardo correva su e giù per il mostruoso oggetto che avevano davanti. Nonostante la scarsa illuminazione e il poco spazio del capanno, e a discapito del dito di polvere che lo ricopriva, quello era esattamente ciò che il giovane voleva.
 
“Onesto?” Sbottò il secondo, sarcastico. Dal suo atteggiamento si capiva perfettamente la sua opinione sulla più recente idea del suo amico. “Per quello che ti ha chiesto potresti prenderti l’ultimo modello della Scopalinda!”
 
“Caro, tu non consideri il valore sentimentale…” Disse la voce tremolante della vecchina, appoggiata al suo nodoso bastone, che condivideva coi due ragazzi il poco e angusto spazio a disposizione. Fortunatamente la porta del capanno era rimasta aperta, e un refolo di aria estiva disperdeva la puzza di chiuso che vi stagnava. “Il mio povero Albert ne era innamorato, forse molto più di quanto non lo fosse di me.” Ridacchiò rauca. “Tu capisci che non posso scendere troppo.” Disse, piantando i suoi occhi estremamente lucidi e attenti in quelli grigi di Sirius.
 
“Certo signora, capisco.” Mormorò lui, tornando subito a contemplare il metallo impolverato che aveva davanti.
 
James sbuffò. “Andiamo Felpato, ma sei serio? E’ un rottame! Cos’ha di più di un qualsiasi manico di scopa? Sarà ben meglio volare per spostarsi, o no?” Domandò, tentando nuovamente di far ragionare l’amico.
 
“Oh, ma l’annuncio diceva che anche lei vola.” Disse Sirius, con un tono quasi affettuoso nella voce.
 
Era ormai perso, James ne era conscio, ma non poteva lasciargli buttare via tutti quei galeoni. “Certo, come no! L’incantesimo è ancora in funzione?” Chiese tagliente alla proprietaria.
 
“Non vedo perché non dovrebbe. Io non l’ho più toccata, e l’ultima volta ha funzionato a meraviglia. E’ stato solo qualche anno fa.” Replicò lei, con voce dolce, mentre inceneriva James con lo sguardo. “Inoltre, per due ragazzi diplomati e talentuosi come voi, rimetterla a posto sarà uno scherzo.” Disse, versando altro miele nelle orecchie del suo possibile acquirente.
 
“Immagino che sia regolarmente autorizzata dal ministero...” Buttò lì ancora James, incrociando le braccia sul petto.
 
Per tutta risposta la vecchina borbottò qualcosa di indecifrabile, mentre James sbuffava e alzava gli occhi al cielo, o meglio alle ragnatele che penzolavano dal tetto in legno della piccola struttura. Allungò poi una mano verso il braccio di Sirius, cercando di farlo voltare, ma quello fece resistenza mentre passava una mano sugli inserti in pelle.
 
“Sirius, bello, per piacere. Almeno prenditi un paio di giorni per pensare-”
 
“Ho altri acquirenti interessati, tesoro. Puoi pensarci su, ma a tuo rischio.” Si intromise quella che, nella mente di James, era diventata la ‘vecchiaccia’.
 
“Sì certo, talmente tanti acquirenti che è qui ferma da anni.” La rimbeccò lui. “Dai, solo un paio di giorni.” Tornò a pregare l’amico. “Ci dormi su, magari ci guardiamo un catalogo di scope… Tanto questa sarà ancora qui, non prendiamo decisioni avventate!”
 
Finalmente Sirius si voltò. L’aria assente del suo sguardo non diede molte speranze a James. “E’ lei, lo so!” Sussurrò.
 
“Ma la Scopalinda-” tentò ancora James. Sirius lo fermò alzando una mano.
 
“Senti, girare per la Gran Bretagna con un bastone incastrato tra le chiappe potrà funzionare per te, ma non per me. Non mi attira nemmeno un po’. Questa invece…” Sospirò, voltandosi ancora.
 
“Ma neanche sai come si guida! Solo perché hai visto uno stupido film Babbano, non significa che tu sia un motociclista, maledizione!”
 
Sirius si riaccese, un po’ in imbarazzo. “Vedi di darci un taglio, James! Non sei mio padre e i soldi sono i miei. Questo è il mio regalo per il diploma, me lo scelgo io e me ne assumo ogni responsabilità. Ora chiudi il becco e lasciami fare!”
 
James alzò le mani, in segno di resa. Sarebbe anche indietreggiato di un passo, ma le sue spalle già toccavano la parete di fondo. “Il funerale è tuo.”
 
Per l’ultima volta Sirius si voltò verso l’enorme motocicletta. Ne studiò la forma del serbatoio dal colore indefinito per la sporcizia, la curva del manubrio e le cromature degli acciai, appena luccicanti sotto la spessa polvere. Osservò l’ampio sedile in pelle nera, con lo schienale. Era un chopper, quindi si guidava praticamente stando sdraiati, e la cosa lo intrigava parecchio. Le gomme erano a terra, ma davano lo stesso l’impressione di voler mordere l’asfalto. Allungò una mano e la passò sulla targa incisa in metallo, attaccata al lato del serbatoio.
 
Harley Davidson. Era lei.
 
Sirius pescò dalla tasca un sacchetto in pelle, che tintinnò nella sua mano. La vecchiaccia si passò la lingua sulle labbra rugose. “Ci sono tutti.” Le disse, allungando la mano.
 
Il borsello sparì in un istante, poi la donna estrasse dal mantello una mano incartapecorita, che stringeva due piccole chiavi. “Ecco a te. Purtroppo i documenti del mezzo non li ho mai avuti, dovrai rimetterlo in regola tu…” Si scusò. Non sembrava convincente nemmeno un po’. James sbuffò un “Ti pareva…”
 
“Mi arrangerò.” Commentò Sirius. “Passo a prenderla domani, appena avrò deciso dove tenerla. Spero non sia un problema.”
 
“Nessun problema, caro.” Disse lei, mentre zoppicava fuori dal capanno e li accompagnava al cancelletto del giardino, che li avrebbe rimessi sulla strada di campagna dalla quale erano arrivati. Si voltò a guardarli con un ultimo sorriso dolciastro. “Congratulazioni. Sei il fiero proprietario di una Harley volante.”
 
“Evviva.” Fece James con tono funereo, mentre i due si incamminavano di nuovo verso la città e la vecchia tornava all’interno del suo cottage.
 
Sirius sorrideva soddisfatto. “Festeggiamo?” Domandò all’amico, come se avesse vinto alla lotteria.
 
“Una birra la bevo volentieri.” Disse l’altro, con un mesto sorriso. “Ma stiamo lontani dai bar dei Babbani. Non sia mai che ci sia un televisore acceso che trasmette un film sugli elicotteri. Direi che per oggi hai già speso abbastanza.”
 
 


 
Ho ricominciato a leggere la saga, questa volta in inglese.
Così a occhio mi verranno in mente un po’ di missing-moments su cui scrivere man mano, se già al primo capitolo, quando Hagrid compare in sella alla motocicletta volante di Sirius, mi sono trovato con questa idea in mente.
Alla prossima, quindi!
 
N.
  
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