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Autore: Crilu_98    09/05/2016    3 recensioni
"La prima cosa che noto è che cammina in modo strano: tiene le braccia larghe attorno a sé e procede lentamente, titubante. Le sue mani incontrano lo spigolo di uno dei banconi e mi chiedo perplesso perché abbia dovuto toccarlo, prima di aggirarlo. Poi, quando mi soffermo sui suoi occhi, spalancati e fissi su di noi, comprendo.
-Ma è cieca!- urlo, balzando in piedi. La ragazzina si ferma e fa una smorfia sorpresa, voltando il capo proprio verso di me."
Alexandra Jane Sorrentino: origini italiane, orgogliosa, razionale, talmente sicura di sé e delle sue capacità da iscriversi ad un concorso televisivo di cucina. Unico problema: un incidente l'ha resa cieca. Ed è questo che attrae e insieme spaventa Jake Moore, inflessibile e scontroso giudice del concorso: perché Alexandra è diversa, speciale... Ma è probabilmente anche l'unica in grado di capire il suo modo di fare cucina e, con esso, tutto ciò che ha tentato di dimenticare dietro di sé...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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P.O.V. Jake
 
Rannicchiata su sé stessa con la maglietta trasandata e gli occhi chiusi, Alexandra Jane Sorrentino sembra una ragazza normale. Non una persona disabile, non un'aspirante cuoca, non una donna reduce da un tentato stupro: è semplicemente una ragazza che dorme serenamente sul mio letto come se fosse la cosa più naturale del mondo.
E in un certo senso lo è: non riesco ad immaginare un posto più sicuro e tranquillo per lei, in questo momento. Vorrei solo che non si svegliasse mai, che non mi costringesse di nuovo a fissare quegli occhi che non vedono e ad affrontare quasi sicuramente una Sorrentino inviperita e sotto shock.
Sono seduto accanto a lei da non so quanto tempo, eppure non mi stanco di osservarla: è una cosa che non ho mai fatto con nessuna delle altre ragazze che mi attiravano.
Perché sì, Alexandra mi attira e in un modo nuovo e spiazzante, per di più: non so se a prevalere in me sia la curiosità per i suoi piatti o il desiderio di accarezzarla ed averla.
Ed è contro questo desiderio che sto lottando adesso, contro l'istinto che mi spinge a volerla in questo letto ogni notte e non certo per lasciarla dormire. I suoi capelli ricadono scomposti sul cuscino e mi rendo conto solo ora che hanno le stesse sfumature calde del caramello appena fatto.
Mi ricordano quando mia madre, da piccolo, univa acqua e zucchero e poi li versava sul ripiano della cucina e il liquido correva lungo la pietra, solidificandosi, mentre la mamma canticchiava... Pensare a lei mi fa male, meglio concentrarsi sulle sensazioni che Alexandra mi provoca.
Ma l'incanto si rompe non appena la ragazzina riprende conoscenza:
-Dove... Dove sono?- balbetta allarmata, stirandosi ed iniziando a muovere convulsamente le mani attorno a sé, tentando di analizzare l'ambiente circostante.
-Sul mio letto, ragazzina.-
-Cosa!? Come le è saltato in mente?-
Cosa stavo dicendo? Acida e prossima ad una crisi di nervi. Da sveglia mi fa innervosire tanto quanto mi piaceva mentre riposava.
-Stavi farneticando sul fatto che a casa ti avrebbero interrogato e poi messo sotto chiave, non è che tu mi abbia lasciato tante altre alternative!-
-Sono sicura di non aver usato queste parole, e comunque poteva chiamare Tyler!-
-E' quello che ho fatto subito dopo averti portata qui di peso, Bella Addormenta- ironizzo -Ho provato a spiegargli a grandi linee quello che è successo e dopo avergli giurato che non ero stato io a tentare di violentarti gli ho dato il mio indirizzo!-
-Cosa ha detto?- mormora a bassa voce.
-Su cosa?-
-Su... Su Smith.- Fa fatica a parlare e si vede; il nome di quel bastardo mi riempie di rabbia che controllo a fatica. Come si può pensare di approfittare di una ragazza così? Ha osato sfiorarla, toccarla...
-Non so cosa tuo fratello abbia detto, non capisco le imprecazioni italiane!-
Alexandra abbassa gli occhi, nervosa, e si morde il labbro con violenza: entro pochi minuti potrei veder scorrere il sangue.
-Come stai?-
La domanda, più diretta e spontanea di quanto volessi, esce in automatico dalla mia bocca ed io resto confuso ad aspettare la sua reazione. Come ha detto Juan qualche sera fa, io non mi interesso mai della persona dietro un piatto, ma con lei sento di dover fare un'eccezione: mi è impossibile lasciarla stare.
-Sinceramente?- borbotta sarcastica -Uno schifo! Mi sento ancora addosso le sue mani e il suo odore e tutta la paura che ho provato! Vorrei solo potermi riaddormentare di nuovo e non dover pensare... Sto male, io... Sono terrorizzata!-
-Ehi!- esclamo, sporgendomi verso di lei -Nessuno ti farà del male qui, hai capito? Non ti sfiorerei neanche con un dito, ragazzina!-
-Lo so.- risponde lei, con un misto di sollievo e... Delusione?
-Prenderò provvedimenti contro Smith!- continuo -Lo cacceremo dal programma e non dovrai più preoccuparti di lui!-
-No!-
Il suo urlo è qualcosa di disperato e quasi disumano, che mi scuote nel profondo.
-Che significa no? Ha tentato di stuprarti!- ringhio, aggrottando le sopracciglia.
Lei scuote la testa, affannata:
-Lei non capisce: Oliver è un genio nel rigirare i fatti a suo vantaggio. Direbbe che non è vero, che mi sono inventata tutto: del resto, chi crederebbe mai ad una ragazza che non può vedere in faccia il suo aggressore?-
-Ma io c'ero, io l'ho visto!- esclamo, innervosito.
Alexandra abbassa il capo, ma non abbastanza velocemente per nascondere le lacrime al bordo degli occhi.
-E' proprio questo il problema!- sussurra con voce roca -Oliver ha messo in giro la voce che io e lei... Che noi abbiamo... Che noi andiamo a letto insieme, ecco. Ed è stato molto meno carino di così: se venisse fuori che è stato lei a proteggermi, signor Moore, può star certo che ci getterà addosso tante di quelle accuse e diffamazioni da costringere me ad uscire da "Chefs" e forse anche lei a ritirarsi dal suo ruolo di giudice!-
Adesso tutto acquista un senso. Con un ringhio furioso sbatto un pugno contro il muro, facendola sobbalzare. Ignoro il formicolio delle dita e mi avvicino ad un'Alexandra terrorizzata: il mio tentativo di rassicurarla è stato appena spazzato via.
Le afferro le spalle e la stringo a me, godendo appieno del senso di calore e di pace che riesce a donarmi anche in un momento come questo: più approfondisco la sua conoscenza e più sono convinto che sia capitata nella mia vita per un motivo. Per questo non le deve succedere nulla.
-Va bene. Non caccerò Smith, ma vedrò comunque di fare in modo che non ti si avvicini mai più, hai capito? Alexandra, non dovrai mai girare da sola per gli studios, fatti sempre accompagnare dalla Ben Jelloun o dal ragazzo-dell'-hamburger, ok?-
La ragazza si lascia scappare una risatina nervosa:
-Come ha appena chiamato Richard?-
-Sii seria, ragazzina!- sbuffo -Non voglio assolutamente vedere più una scena come quella di oggi, devi stare attenta!-
-Perché, le ha fatto così schifo?- ringhia, alterata. La costringo a rivolgere il viso verso di me: tra di noi non ci sono che pochi centimetri e la voglia di baciare e mordere quelle labbra ad un soffio da me è immensa.
-No- ribatto con calma, trattenendomi -E' solo che se vedo di nuovo un uomo metterti le mani addosso a quel modo non sono certo di riuscire a trattenermi dal picchiarlo a sangue.-
-Perché?-
Lo stupore della sua voce contagia anche me: che cazzo ho detto? Dov'è finito l'abituale Jake Moore, che non si cura di nulla se non di sé stesso e della sua cucina?
Il suono fastidioso e prolungato del campanello d'ingresso mi riscuote:
-Andiamo!- dico, dandole una mano ad alzarsi e sistemandole i vestiti, non senza un velo d'imbarazzo -Tuo fratello è arrivato.-
 
P.O.V. Alexandra
 
I primi minuti di viaggio vengono consumati in totale silenzio. Non so dove abiti Moore e quanto ci voglia per arrivare a casa mia, ma questa nube temporalesca che si è addensata tra me e mio fratello è troppo pesante da sopportare.
-Tyler...- mormoro incerta. Sento la mano di lui lasciare il volante e stringere la mia.
-Sono qui, Alex: come sempre.-
-Non hai detto nulla a mamma e papà, vero?-
-No, anche se sono preoccupati a morte- sospira mio fratello e subito capisco che vuole dirmi altro, con quelle parole.
-E' perché non sono rientrata con te?-
-E' perché non sei rientrata affatto, Alex!- sbotta Tyler innervosito -Cosa gli diciamo adesso, eh? Che eri a casa di uno dei giudici del concorso a cui partecipi? Tra l'altro credo sia una cosa illegale!-
-Ma chi se ne frega se è legale o meno!- strillo, alterata e con i nervi a pezzi -Moore si è comportato egregiamente, mi ha salvata e difesa e mi ha ospitata a casa sua perché io l'ho pregato di non portarmi a casa...-
-Cosa c'è tra te e quell'uomo?- chiede mio fratello a bruciapelo ed io sospiro. Anche prima dell'incidente, vivere con un padre e due fratelli molto gelosi della bambina di casa era difficile, soprattutto quando si parlava di ragazzi...
-Nulla, Tyler, cosa mai ci dovrebbe essere?-
-Non sono uno stupido, sorellina: prima ti insulta, poi ti riporta a casa, poi ti salva da quel bastardo... Come hai detto che si chiama?-
-Non te lo dirò mai, Ty. Non intendo sporgere denuncia.-
-Cosa!? Ma sei impazzita?-
-Ragiona: i nostri genitori verranno a saperlo, dovrei abbandonare lo show e credimi, questo ragazzo è il mio peggior nemico, ha già messo in circolo voci su di me e...-
-Moore, giusto? Oh, adesso sì che torna tutto!-
-Tyler, non ti azzardare neanche a pensare che...-
-...Che voi due abbiate una storia? No, improbabile. Ma ho visto come ti guarda, Alex, e non mi piace per niente!-
-Perché, come mi guarda?- chiedo. Non lo ammetterei mai, ma sto bruciando dalla curiosità: il tono di Tyler era parecchio infastidito e io sento una strana agitazione addensarsi nel basso ventre.
-Per restare in tema, direi che ti guarda come un cuoco guarderebbe il piatto perfetto. Quello che ha sempre sognato di cucinare, quello che gli varrà le cinque stelle Michelin...-
-Tre!-
-E' uguale! Quello che gli varrà le tre stelle Michelin, allora. Quel mix ben dosato di ingredienti che cucinerebbe fino allo sfinimento, traendo piacere dal farlo... Ecco come ti guarda Jake Moore, come un bocconcino prelibato.-
Sono sbigottita: non credevo che Tyler potesse dare voce ad una metafora così precisa e pregnante. E sopra ogni altra cosa, non credevo che Moore potesse provare tutto questo interesse per me: la sua curiosità sembrava tutta professionale...
"E forse è così, sciocca! Forse è Tyler che si sta montando la testa..."
-Lo sai, Ty, credo che lo stare appiccicato a me e alla mia cucina ti abbia fatto male, se paragoni uno sguardo alla creazione di una leccornia commestibile!-
Mio fratello sbuffa:
-Prendimi pure in giro, Alexandra, ma vedi di stare lontana da lui.-
-Ma se ti ho appena detto che il nostro rapporto è puramente formale!-
-Quell'uomo non mi piace. Quegli occhi... Non sono quelli di una persona equilibrata!-
-Se dovessimo giudicare una persona dai suoi occhi, io sarei una bambola di pezza!-
Questa volta Tyler rimane in silenzio, ed io non ho il fegato di chiedergli cosa abbia visto, di così sconvolgente, negli occhi di Jake Moore.
 
Pensavo fosse più difficile tornare alla normalità, invece in capo ad una settimana mi sento di nuovo pronta alle sfide: l'unica accortezza in più sono Richard e Robin, che non mi lasciano mai sola. A dirla tutta, Robin voleva che denunciassi Smith, ma ha desistito una volta che le ho raccontato l'intera storia. Forse è stato l'intervento di Moore ad addolcire il tentato stupro: il ricordo della morbidezza delle sue lenzuola, pregne del suo profumo pungente, smussa ogni timore e dolore.
Stando così a stretto contatto con Richard, poi, ho fatto una scoperta sconvolgente. Mi stava aspettando fuori dal camerino ed io stavo per uscire, quando l'ho sentito rispondere ad una chiamata:
-No, adesso non posso... No, non è perché non voglio parlarti, ma sono impegnato, sono in un posto in cui non posso parlare... Dio Chad smettila di essere così paranoico, non c'è nessun altro ragazzo, lo vuoi capire!?-
Ho reso nota la mia presenza sbattendo forte la porta e ho sentito Richard irrigidirsi. Passeggiammo per un po' in silenzio, poi il mio amico ha sbottato:
-Quanto della telefonata hai sentito?-
-Abbastanza per capire... Sei gay?-
-Sì...- sospira -Ti crea problemi?-
Ho alzato le spalle con indifferenza:
-Non cambia la persona che sei. Più che altro, forse faresti meglio a dirlo a Robin, prima che alimenti una cotta senza senso.-
-Forse hai ragione...-
-Problemi con il tuo ragazzo?-
-Non mi va di parlarne.-
La cosa mi ha ferito, ma comprendendo che non volesse sbottonarsi troppo dopo un inatteso coming out non ho insistito oltre.  
Moore, invece, mi evita come la peste e per quanto un po' la cosa mi rattristi - mi ero abituata al suo odore e alla sua voce calda e sarcastica - so che è la cosa migliore per entrambi.
Non posso fare a meno di chiedermi perché sia così, cosa gli sia successo per renderlo così cinico e arrabbiato con il mondo: non credo sia tutta colpa del suo carattere, nessuno può umanamente essere talmente lunatico!
Mi riprometto di fare ricerche su di lui, sebbene una fastidiosa vocina nella mia testa (che ha lo stesso tono e timbro di quella di Robin) mi ricorda acidamente che non dovrebbe fregarmene nulla.
"E' solo per capire meglio chi ho di fronte!" mi giustifico.
Ora però devo mettere da parte tutti i miei dubbi su Moore e i pensieri angoscianti di cosa potrebbe succedere con Smith: devo concentrarmi sulla prova.
Avendo vinto contro Oliver, ho diritto ad un vantaggio in questa prova: sono in un gruppo composto da otto persone, con le quali dovrò preparare una cena di beneficenza che si terrà nel locale di Elizaveta Hobbes. Mentre salgo sull'autobus che ci porterà lì mi sento nervosa, perché nonostante io non sia tra coloro che rischiano l'eliminazione questa è comunque una prova impegnativa per una non-vedente. Sono sicura che il tempo, l'agitazione e la compagnia forzata con altri concorrenti mi manderanno in tilt!
Per fortuna con me ci sono Richard e Robin: nonostante li abbia pregati di non trattarmi in modo diverso durante la prova perché non sarebbe giusto, la loro presenza basta a tranquillizzarmi un poco. Purtroppo con noi c'è anche Priscilla Young che ha la peculiare caratteristica di contagiare tutti con il suo acido nervosismo:
-Qualcuno le somministri un calmante!- sbuffa Sean, poco lontano da me. Sento Emma ridacchiare divertita e poi subire l'ennesima sfuriata di un'offesissima Priscilla.
Gli altri due passeggeri del pullman sono Adam Brooks, che come al solito non ha proferito parola, e Ruby, che considero una ragazza simpatica ma che fa di tutto per non farsi notare. Senza il cugino sembra persa e si limita a rispondere a monosillabi alle domande che le vengono rivolte.
-Peccato che Dave abbia perso contro Priscilla: sarebbe stato più facile collaborare con lui e così di là avrebbero potuto creare il circolo degli invidiosi!- sussurra Robin al mio orecchio, seccata.
-E snob.- aggiunge Richard, sempre sottovoce.
-Già, pensa che bel gruppetto che avrebbero formato insieme ad Evan Parker!-
I miei amici scoppiano a ridere, ma proprio in quel momento sale sul pullman Juan Martinez, per illustrarci i piatti che dovremo cucinare.
Sembrano difficilissimi e non riesco a reprimere un brivido al pensiero di dover soddisfare aspettative così alte.
 
Una volta nella cucina la squadra fa una breve riunione per dividerci i compiti: io sto saggiando con le mani il bancone, alla ricerca di tutti gli strumenti necessari mentre ascolto gli altri discutere sul menù da proporre alla cena.
-Dobbiamo dividerci i compiti!- esclama Richard risoluto e subito Priscilla si prenota per l'antipasto a base di pesce, trascinando con sé anche Ruby, che a quanto dicono sa creare composizioni straordinarie. Robin e Richard si trovano d'accordo nel cucinare il primo, sebbene sia io l'esperta di pasta, mentre Emma e Sean decidono di occuparsi del secondo: sono entrambi testardi ed impulsivi, spero non combinino troppi casini. Se superiamo questa prova indenni non dovremo sfidarci tra di noi alle prove eliminatorie.
Sento accanto a me il profumo leggero di Adam Brooks e sorrido impacciata: da quando sono entrata nella cucina di "Chefs" non gli ho mai rivolto la parola e ho sentito la sua voce solo quando presentava i piatti ai giudici.
-Cheesecake alla menta con base di biscotto al cacao...- mormora assorto.
-Già: interessante, no?-
-Molto!-
Avverto un sorriso nella sua voce pacata e tiro un sospiro di sollievo: forse questa sfida non sarà poi così tremenda...
   
 
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