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Autore: Robin92    09/05/2016    3 recensioni
Il missing moment più ambito della storia tra Remus e Ninfadora. E' la mia versione, un po' strana forse, ma è così che mi sono voluta immaginare il vero e proprio capitolare di Remus, concedendole un primo bacio.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Doveva starle lontano, a qualsiasi costo.
Un coinvolgimento sentimentale non era accettabile: non in quel momento e, soprattutto, non per lui.
Non riusciva a capire come Tonks non riuscisse a mollare l'osso. Lui era troppo vecchio per lei e, cosa più importante, era un mostro da cui lei, se avesse avuto un minimo di buonsenso e di spirito di sopravvivenza, sarebbe dovuta scappare. Ma no, lei insisteva.
Aveva detto che lo desiderava, che si era addirittura innamorata, parole forti..no, quello che in realtà provava doveva essere altro, sicuramente spinto dalla perdita di Sirius e dalla necessità di trovare un appoggio; semplicemente aveva scambiato questo per amore.
La sola parola lo faceva rabbrividire.
Remus Lupin era certo di non poter essere quello che lei cercava, e voleva.
Non avrebbe certamente ceduto alle sue pressioni, per il bene di lei. Non che non le piacesse, insomma, era bella e non riusciva a non esserne attratto, e non solo fisicamente, ma lui non poteva concedersi tutto questo; sarebbe finita male, poco ma sicuro.
Ogni tanto Remus lasciava la sua fantasia percorrere quella strada, ma solo per qualche istante, poiché illudersi di poter avere una vita del genere contrastava fortemente con la sua decisa razionalità, e questo lo feriva, anche se non l'avrebbe mai ammesso.
James e Sirius lo avrebbero sicuramente preso a botte per un discorso del genere, se fossero stati lì con lui, cercando di disintegrare la sua scarsa concezione di sé e la sua testarda decisione di non concedersi gioie nella vita..lo avevano fatto tante volte. Lily, d'altro canto, avrebbe parlato con lui per ore, invano, finendo per perdere la pazienza, fargli una ramanzina assurda e tenergli il muso per giorni.
Lui non avrebbe comunque cambiato idea.
Per questo motivo accettava tutte le missioni più pericolose dell'Ordine della Fenice.
Stava per cominciare l'ennesima: spiare attentamente una piccola comunità di maghi oscuri che avrebbero potuto unirsi a Voldemort. Stava attendendo alla Tana la persona che l'avrebbe accompagnato, Alastor Moody, il quale era in ritardo. Non gli erano mai piaciuti i ritardatari.
<< Su, avanti Remus, prendi un caffè ed un prezzo di torta mentre aspetti. Alastor arriverà a momenti >>.
Molly Weasley non avrebbe accettato una risposta negativa, soprattutto da lui, dato il suo aspetto particolarmente patito, motivo per cui gli rifilò la fetta più grande.
La ringraziò con un cenno e, mentre si gustava lo snack, fissò la pioggia scendere fuori dalla finestra, in silenzio, assorto nei suoi pensieri.
<< Scusate il ritardo, Malocchio voleva essere sicuro che avessi capito tutto prima di partire, sostenendo la mia mancanza di professionalità ed eleganza >>.
Remus sbarrò gli occhi. No, lei no!
Accettava certe missioni solo per starle alla larga, e ora, invece, sarebbe stato chiuso con lei in una casetta nei monti scozzesi per almeno cinque giorni. Avrebbe voluto sparire nel nulla in quel momento, non voleva vivere quella tortura.
<< Ninfadora, che ci fai tu qui?! >>
<< Non provarci nemmeno Rem, non sperare di farmi perdere la pazienza e, di conseguenza, mollare, solo perché mi chiami così. Abbiamo una missione da compiere, quindi non essere infantile >>.
Lui aveva tentato, ma lei era sveglia e certamente scaltra; non sarebbe bastato così poco.
Molly li squadrò per qualche istante, non riuscendo a capire cosa fosse successo.
<< Vedete di andare d'accordo, voi due, e non prendete sotto gamba la situazione. Se finite male perché non riuscite a collaborare giuro che vengo a prendervi e vi strozzo io stessa >>
Tonks le sorrise vivacemente.
<< Tranquilla, io sono totalmente disposta a collaborare, è Remus che fa lo schivo. Ha addirittura chiesto a Silente di poter fare il "lupo solitario" qualche tempo fa, ovviamente ricevendo un responso negativo. Se non avete altro da dire, io partirei, stiamo perdendo tempo prezioso in "chiacchiere inutili" >>.
Lo sguardo che gli aveva lanciato diceva tutto: sarebbero stati giorni lunghi ed estenuanti per lui. Non poteva permettersi di cedere, e questo avrebbe richiesto numerosi sforzi. Era terrorizzato.
Si avvicinarono alla passaporta preparata da Silente, lei non perse l'occasione per limitare al massimo il distacco tra loro, lui alzò gli occhi al cielo. In un attimo furono trasportati insieme ai loro modesti bagagli in quello che sarebbe stato il loro rifugio.
Era una piccola baita di montagna, rustica ed accogliente, tutta rivestita in legno internamente e con un grosso camino in salotto, davanti al quale vi era un comodissimo divano. Aveva tutta l'aria di un covo romantico; di sicuro gli sarebbero saltati i nervi.
Lei sorrideva soddisfatta. 
<< Vado a sistemare le mie cose >> disse Remus con tono spento, dirigendosi lentamente verso le scale. Senza dire niente lei lo seguì, non lo avrebbe mollato un secondo.
Quando aprì la porta della stanza fece l'ennesima brutta scoperta: vi era un unico letto matrimoniale in tutta la casa.
<< Io dormo sul divano >> sentenziò subito, con un tono che non avrebbe voluto ammettere repliche.
<< Non fare l'idiota; siamo adulti e vaccinati, possiamo benissimo condividere il letto >> rispose lei facendogli l'occhiolino. Probabilmente non sarebbe stata spudorata e non gli sarebbe mai saltata addosso senza una qualche certezza, ma avrebbe tentato di mettere in crisi tutto il suo autocontrollo.
<< Dora, basta così! Mettiamo subito in chiaro le cose. Devi smetterla di provarci, non succederà niente tra me e te, né ora né mai. Credi di esserti innamorata di me, non è così. Cerchi solo contatto con la persona più vicina a Sirius, che poi sarei io. Smettila di cercare di farmi crollare, non succederà perché non siamo..ehm..sulla stessa lunghezza d'onda. Sei una giovane donna molto carina e carismatica, troverai l'uomo giusto per te, un giorno, ma posso assicurarti che quello non sono io >>.
Gli occhi di lei lo fulminarono, poi fissarono il pavimento per qualche momento. Si girò lentamente e scese le scale senza proferire parola.
Remus si sentiva in colpa, ma era convinto di aver fatto la cosa giusta. Credeva di averla sentita addirittura piangere quella sera, ma non ne era veramente certo.
Sembrava che la sua presa di posizione avesse funzionato, poiché Tonks, i cui capelli avevano assunto un colore grigio tetro, ridusse al minimo ogni genere di contatto con lui e per due giorni quasi non si parlarono nemmeno. Non lo avrebbe mai ammesso, ma questo lo stressava parecchio.
La mattina del terzo giorno uscirono come al solito in ricognizione, cosa che non aveva ancora portato risultati. Si appostarono in attesa di cogliere un qualche minimo indizio.
<< Non voglio che mi odi >> esordì lui.
Lei non rispose e continuò a fissare la neve, come se niente fosse.
<< Avanti, hai deciso che non mi risponderai nemmeno? >>
<< Che cosa pretendi, Rem?! Sai bene cosa voglia io e tu non hai intenzione di lasciarmelo ottenere. Detto ciò, non è facile averti davanti agli occhi ogni singolo istante, sapendo che non mi vuoi. Tu hai scelto, io mi comporto di conseguenza. Non puoi pretendere che gioisca. >>
Lui sospirò.
<< Sembra quasi tu mi stia ricattando. Conosci le mie ragioni, e.. >>
<< E ti ho detto che sono sciocchezze. Sono ben conscia delle tue condizioni, e, se mi importasse veramente di quel dettaglio di te, non sarei qui >>
<< Non è un dettaglio. Sono un dannato lupo mannaro, Dora, sicuramente non una delle creature più socievoli su questa Terra >>
<< Non ha senso proseguire con questo discorso, non ne usciremo mai, come sempre. Ora, per favore, concentriamoci sulla missione >>.
Tonks si strinse nel giubbotto. Il freddo pungente non le lasciava scampo e lui lo aveva notato ogni singolo giorno nonostante lei facesse finta di niente.
Si avvicinò e la strinse a sè. Lei tentò di liberarsi dall'abbraccio, ma lui la trattenne.
<< Non fare l'idiota. Stai morendo di freddo >>
<< Preferisco il freddo al dolore, grazie lo stesso >> esclamò lei staccandosi con decisione.
La osservò, nei giorni seguenti, constatando amaramente che lei non avrebbe cambiato atteggiamento. Non sapeva se esserne grato o mortificato, ma lo feriva vederla così…voleva che sprizzasse gioia come al solito.
Qualche giorno più tardi, mentre tornavano a casa, nuovamente senza informazioni utili e con il morale a terra, qualcosa scattò nella testa di Remus, il quale non riusciva più a reggere quel clima così teso e gelido tra loro. Arrivati davanti alla porta della baita, lui vi si pose davanti, ostruendo il passaggio.
<< Su Remus, spostati, ho freddo >>
<< Non ho intenzione di schiodarmi da qui finché non sistemeremo la faccenda, Dora >>
<< Non c'è niente da sistemare! Hai già fatto la tua scelta >>
<< Non riesco a sopportare questo tuo nuovo atteggiamento >>
<< Beh, facci l'abitudine.. >> rispose lei scontrosa.
La rabbia lo pervase come mai era successo in vita sua.
<< Non esiste! >> esclamò deciso.
Lei fece per ribattere, arrabbiata, ma lui, preda delle sue emozioni, la prese tra le braccia, la appoggiò alla porta e la baciò.
La baciò con intensità e passione, dando l'impressione di voler imprimere quel momento nella storia. Poi, dopo qualche istante, tornò alla lucidità e si rese conto di ciò che stava facendo, quasi inorridito dal suo stesso gesto. Si staccò, ma Tonks non glielo permise e riavvicinò le sue labbra alle sue e lo legò in un abbraccio ancora più stretto di quello che aveva cominciato lui. Furono travolti da quel bacio, così sensazionale, forte e magnetico, tanto che ogni parola non avrebbe avuto senso alla fine di esso.
Quando, infine, si separarono l'uno dall'altra, Remus, con il viso ancora troppo vicino a quello di lei, la guardò negli occhi: avevano cambiato colore, così come i suoi capelli, ora di un rosso fiammante.
Si era fregato da solo, ora non avrebbe potuto né voluto tornare sui suoi passi. Aveva ceduto. Le diede un altro bacio, più dolce e delicato dei precedenti, sciogliendosi dall'abbraccio.
Le prese la mano ed entrarono in casa.
<< E ora? >> chiese Dora, felice ma titubante. Non era certa che quel bacio avrebbe cambiato tutto tra loro, sapeva bene che Lupin era capace di essere estremamente testardo, nonostante la sua volontà avesse appena dimostrato di poter vacillare.
<< Ora ha inizio il più grande errore della mia vita >> disse lui avvicinandosi alle scale. Le sorrise e la avvicinò a sé, iniziando a salirle, mentre lei lo fissava incerta. Un altro bacio. Ora sarebbe stato lui a non darle tregua.
<< Ma tranquilla, sono certo che sarà l'errore migliore che io possa mai fare >>.
  
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