“Tu non capisci, Minerva! Non si può bere il thè con la mano sinistra di venerdì 13, è un affronto alla dea bendata. Morirai giovane, e sotto terribili pene per giunta! Proprio non capisci…”
Minerva McGranitt si stava ancora chiedendo per quale strana ragione avesse accettato di bere un thè con la professoressa Cooman. Quasi quasi avrebbe preferito sorbirsi le lamentele di Piton riguardo come Grifondoro avesse rubato la vittoria a Quidditch contro Serpeverde. Una vera gioia.
“Sibilla, cara,” disse con tutta la pazienza che aveva in corpo, “lo sai che non, ehm, non ritengo la divinazione una scienza esatta”. Esprimersi così velatamente le dava sempre un grande piacere e le sfuggì un sorrisino.
“Inoltre ritengo che ormai da diversi anni non mi si possa ritenere giovane”.
“Minerva, proprio per questo io farei attenzione, i segni sono ovunque…”
“Me ne farò una ragione e correrò il rischio, cara. Sono una temeraria io”.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter scappare da lì.
“Mi avevi invitata per un motivo preciso?”
“Oh, certo che sì, me ne stavo quasi scordando. Volevo chiederti, per quanto tempo quel ronzino rimarrà ad insegnare in questa scuola?”
No, non di nuovo. Aveva già assistito a quella discussione in presenza del professor Silente e sperava di non dover più sentire una parola a riguardo.
“Mi spiego meglio, non è che rimarrà per molto, vero? Io devo insegnare alle mie classi, l’occhio interiore dice…”.
“Sibilla, ne abbiamo già parlato. Per aiutarci, l’anno scorso Fiorenzo ha dovuto abbandonare il branco, è stato esiliato, ed ora tocca a noi aiutarlo come possiamo”.
“Ebbene, se è tutto allora non abbiamo altro da dirci, Minerva. Vado ad interrogare le foglie di thè. Sai dov’è la porta”.
La professoressa McGranitt sollevò gli occhi al cielo. Era impossibile discutere con quella donna. Non capiva come Silente avesse fatto ad assumerla, non aveva nemmeno un briciolo di talento, altro che occhio interiore.  A malapena riusciva a prevedere cosa avrebbe mangiato a cena.
Scosse il capo e fece per alzarsi, ma la Cooman l’afferrò per un braccio. I suoi occhi roteavano e aveva un’espressione più svampita del suo solito. Iniziò a parlare con una strana voce.
 
“Stanotte avverrà.
Il temibile Maestro scorreggerà,
poiché dopo aver mangiato talmente tante pere
l’aria uscirà dal suo innominabile sedere
e sarà una puzza così potente
che manderà in coma tanta gente.
Un giorno proverà a sfidarlo un ragazzo
che avrà immagazzinato tanta aria da diventar paonazzo.
Egli si riempirà la pancia di sommi fagioli
aggiungendo al piatto numerosi cetrioli
 e crederà sufficiente la sua dieta
per una vittoria lieta e concreta.
Nulla però potrà vincere delle puzzette il Signore Oscuro,
servirebbe un peto davvero duraturo!”
 
La professoressa McGranitt era basita, guardava la sua collega con sguardo allibito. Non riusciva a capire cosa fosse appena successo. La stava forse prendendo per i fondelli?
“Sibilla, ti senti bene? Cosa stai dicendo?”
“Io non ho detto proprio niente mia cara, forse hai le allucinazioni”.
Questo era davvero troppo per i suoi gusti. Oltra al danno pure la beffa.
Se ne andò senza aggiungere parola.
“Questa qui ha qualche rotella che non funziona, ci mancavano pure le false profezie sulle…ehm…vabbè, non voglio nemmeno pensarci, ma dovrò parlarne con Albus”.
Appena raggiunse l’Ufficio del Preside Minerva aprì la porta e…PROOOT…svenne.
Chi se l’aspettava che il Preside avesse mangiato messicano.
Nessuno, eccetto, inconsciamente, Sibilla Cooman.
Avrebbe dovuto darle maggior considerazione.