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Autore: _heartbeat_    09/05/2016    2 recensioni
-Domani Swan!I pensieri negativi rimandali a domani, come delle scuse quantomeno dovute a tutta Storybrooke e le più sincere e vere a tuo figlio- riprese fiato, poi si ricordò di non aver finito il suo discorso.-Ah, un’ultima cosa, dimenticavo questo...-
Emma non ebbe il tempo di chiedere o mostrarsi stupita che si vide arrivare la mano di Regina dritta in una guancia.
Il dolore le annebbiò la vista per un attimo prima che si risvegliasse.
-E questo?-
-E’ per avermi fatto tanto male, se prima ti punivo mi avresti uccisa quindi meglio ora che mai-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Casa Mills era avvolta da un piacevole silenzio, tutto era tranquillo e al suo posto: i fiori e il prato erano innaffiati in giardino, la casa era in ordine, l’arrosto con le patatine cuoceva in forno ed Henry guardava un film in tv senza parlare.Regina non ricordava quando fosse stata l’ultima volta che aveva visto casa sua così in ordine da quando Emma era venuta a stare da lei; era appunto silenziosa perchè la sua abitante più rumorosa era ancora al lavoro e sarebbe tornata a momenti.
Regina era impaziente di vederla, era stata una settimana intensa per entrambe, tanto che arrivavano alla sera troppo stanche per poter parlare o passare del tempo insieme dopo cena, meno male che di lì a poco avrebbe riavuto indietro la sua famiglia al completo.
Incominciò ad apparecchiare aiutata da Henry che controvoglia aveva ubbidito all’invito della madre; non era più la Regina cattiva della foresta incantata, ma aveva ancora i suoi assi nella manica per convincere le persone, e tra questi non c’era nessun accenno a fare la carina o la dolce.Tutt’altro.
Scompigliò dolcemente i capelli del figlio e respirò il suo profumo che era un misto tra il suo, quello di Emma e l’odore del sapone per il bucato.Era così cresciuto negli ultimi tre anni che aveva perso quell’aria impacciata da bambino sostituendola con una nuova aria impacciata da ragazzo un po’ più grande, almeno si faceva ancora abbracciare.La crisi adolescenziale non aveva ancora bussato alla loro porto, meglio così pensò Regina.
Mentre ancora pensava ai problemi di suo figlio suonò il telefono, guardò l’orologio, segnava le sette e mezzo, era l’ora di cena e loro non aspettavano chiamate da nessuno di importante, pensò che fosse uno stupido scherzo o uno dei nani che aveva sbagliato numero, dopo un attimo di indecisione Henry glielo rubò dalle mani e rispose al suo posto.
-Pronto!-
Dall’altra parte sentì tanto rumore e il gracchiare della linea.
-Sono Whale, Henry, ho bisogno di parlare urgentemente con tua madre, è importante.Me la puoi passare?- la voce di Whale era agitata e spaventata, sembrava in ansia.
-Un secondo che la chiamo-
Henry diede un urlo alla madre che era andata a controllare la loro cena e le portò il telefono sibilando che era urgentissimamente richiesta la sua voce.
-Whale, se vi hanno tagliato di nuovo la luce, non sono io la causa ma quell’incapace del nano elettricista.Puoi richiamare per le lamentele domani, sto aspettando la mia fidanzata...- disse Regina, ma fu interrotta dal suono fastidioso di un’ ambulanza.
-E’ questo Regina, io...ascolta, lo so che è difficile, ma...devi venire all’ospedale immediatamente!-
-Ma Emma?Glielo avevo promesso...-
-Regina, Emma non verrà- Whale lo disse con voce spenta, fredda, impassibile, ma era solo l’aspetto professionale perchè il suo cuore stava piangendo.
-Come non verrà?E’ lì con te?-
-Sì è qui, ma non nel modo in cui pensi tu...è...- gli tremò il labbro e gli crebbe in gola un enorme magone.
-Lei è...è morta?- Regina si sentì mancare la terra sotto ai tacchi, si allontanò dal salotto e si ritirò in un angolo lontano da Henry, non voleva che sentisse anche lui, non voleva che lo sapesse così.
Dall’altra parte della cornetta Whale respirò.Regina non lo voleva credere, non lo poteva credere.
-Lei, non è morta però...-
-Ti prego, dimmi solo la verità, non voglio giochi di parole, voglio solo la verità-
-L’hanno investita mentre tornava a casa, la sua macchina si è accartocciata come carta pesta e ha preso fuoco, ha diverse ustioni, costole rotte e traumi interni, dubito che riesca a sopravvivere a questa notte-
Regina sentì gli occhi pizzicarle, aveva male ovunque come se dentro a quell’auto ci fosse stata lei, come se in quel letto di ospedale ci fosse stata davvero lei, perchè in fondo c’era lei, un pezzo della sua anima, del suo cuore se ne stava andando e lei non riusciva a dire niente.
-Come fai a dirmelo cosi?- disse Regina in un soffio di voce.
-E’ soltanto la prassi- la informò Whale.
-Fanculo alla prassi e fanculo a te e fanculo anche a quell’altro che l’ha investita- urlò sbattendo forte una mano su un armadio ferendosi, se ne fregò del taglio, era l’ultimo dei suoi pensieri, il primo di sicuro era Emma.
-Dieci minuti e sono lì...Henry?Lo devo portare?- chiese titubante.
-Come credi, potrebbe essere l’ultima volta che vede sua madre- detto questo chiuse la chiamata lasciando Regina nel buio e nell’angoscia più totale, non aveva più aria nei polmoni, non aveva la forza di uscire da quella stanza e dire a suo figlio la verità, proprio lei che voleva tanto la verità adesso non sapeva come comportarsi.Sentiva le lacrime farsi strada sul suo viso, gli occhi le bruciavano, voleva urlare e tornare indietro nel tempo per salvarla, per impedire che qualcuno le portasse via di nuovo l’amore.
Quando prese coscienza raggiunse il figlio e lo strinse forte a sè, noto i suoi occhi lucidi e capì che aveva origliato la loro conversazione, non si arrabbiò con lui, ma con se stessa per non averlo protetto.
-E’...è così, davvero?- domandò facendosi piccolo –La mamma se ne sta andando?-
Regina non rispose, represse un’altra ondata di lacrime e lo abbracciò più saldamente.Spense il fuoco promettendo che non avrebbe più toccato cibo fino a quando sarebbe successo l’inevitabile e lanciò la giacca ad Henry che chiuse le luci.
-Mamma, io ho bisogno di correre fino da lei, devo correre- disse tirando sù con il naso.
Regina annuì apatica e gli strinse la mano prima di guardarlo allontanarsi correndo verso l’ospedale, ogni tanto lo sentiva gridare e lo vedeva tirare calci al nulla davanti ai suoi piedi
Si tirò sù il cappuccio della felpa e si lasciò andare bagnandolo di calde lacrime.La consapevolezza è il dolore peggiore e lei ormai era consapevole di aver perso Emma per sempre.Lo doveva accettare e doveva essere pronta per sostenere Henry perchè tutto sarebbe arrivato insieme.
 
All’entrata fu bloccata da Mary Margaret che la prese tra le braccia e la strinse a sè ascoltando silenziosa i lamenti di quel corpo che sua figlia amava tanto.E Regina per risposta si lasciò completamente al dolore e pianse lacrime amare e nel frattempo cercava di calmare se stessa e Mary Margaret.
-Lei ti vuole vedere, vuole la sua famiglia- le disse amorevolmente Biancaneve poggiando una mano sulla sua guancia.
Henry le strinse la mano ed insieme si avviarono per il lungo corridoio bianco.Camminavano sincronizzati trascinando i piedi e tenendo lo sguardo basso e fisso sulle loro mani incrociate.Erano rimasti loro e basta e quel triste ospedale.
Regina aveva sempre odiato gli ospedali, li chiamava culla del dolore perchè le madri provavano dolore a partorire e i pazienti erano costantemente vittime di dolore e sofferenza, a volte supplicavano che qualcuno li potesse salvare da quel male facendoli morire una volta per tutte.L’ospedale era un doppio mondo dove morti e vivi condividevano lo stesso letto.
Emma era sola in un lettino di terapia intensiva, sembrava dormire ed era irriconoscibile: aveva il volto coperto da graffi, il naso rotto, il braccio destro ustionato ed era completamente intubata.
Henry le accarezzò il braccio sano e le prese la mano tra le sue senza lasciare la presa su quella di Regina; Emma era fredda, ma non era il freddo di un corpo morto, era il freddo di un corpo vivo che stava morendo perchè Emma era lì e stava morendo sotto i loro occhi.
-Ciao mamma!Io non lo so se mi puoi sentire o se sei già andata in un posto migliore.Mi dispiace così tanto vederti così.Ti ricordi quante avventure che hai fatto insieme al tuo Ragazzino, ti ricordi quando ti parlavo del sortilegio e tu ti ostinavi a non capire e poi tutti i tuoi problemi, i cattivi da affrontare, il ghiaccio, Pan.Sai quante volte ho sorriso pensando alle nostre avventure!- la voce di Henry era dolce, sottile, sperava in questo modo di alleviare il passaggio.
-He...Henry...mi dispiace- soffiò Emma schiudendo gli occhi e guardando le due sagome vicino a lei, Regina le stava accarezzando una guancia, aveva gli occhi rossi ma erano completamente asciutti.
-Come stai?- chiese il ragazzino.
-Come se tutti i miei nemici si fossero messi d’accordo per sconfiggermi una volta per tutte- rispose la bionda.
-Possibile che riesci ad essere ironica anche in un momento del genere?- domandò retorica Regina.
-E’ l’ultima volta che lo posso fare- ammise dispiaciuta Emma.
-Non dire così mamma, il dottor Whale ti salverà- le promise Henry.
-Sono sicura che in un modo o nell’altro vivrò sempre con voi- disse Emma –Regina, mi dispiace di aver rovinato la nostra cena da famiglia perfetta-
-Ti prego, non fare così, non dirlo nemmeno per scherzo, non hai rovinato nulla, io...io- tentò Regina ma fu fermata da un gesto della bionda che le afferrò con la poca forza che aveva la mano.
-Shhh, va bene così- Regina passò il pollice caldo sul dorso della mano -Come state voi?-
-Come fai a pensare a noi adesso, tu sei lì e noi non riusciamo a fare altro che pensare a come fare senza te e tu invece sembri così serena e tranquilla- sospirò Henry.
-La verità è che io sono serena dentro perchè so che ho vissuto bene-
-Ma adesso stai male-
Regina posò l’altra mano sulla spalla del ragazzo e la mosse infondendogli calore e tranquillità.
-Adesso, Henry, è poco rispetto al tutto.Io sono stata bene con voi, ho conosciuto te, la mamma, i nonni.Ho conosciuto la mia famiglia ed è bello- Emma accennò un sorriso, umettandosi le labbra secche e screpolate.Stava male, ma loro erano lì con lei e lei non pensava al dolore in quel momento.
-Sei felice?-
-Sì-
Emma tornò a chiudere gli occhi cercando di respirare un po’ d’aria da sola, ma fallendo si affidò all’ossigeno.
-Henry, vai dai nonni, ti aspetto là- disse Regina invitandolo ad uscire per lasciarle sole.
Cavolo, era il loro ultimo momento di coppia, l’ultimo piccolo angolo di intimità che potevano avere.Sarebbe stato il ricordo più doloroso e bello al tempo stesso.Regina si appoggiò al letto accarezzandole i capelli.
-Devi rimanere forte per lui, fallo per noi- disse Emma voltandosi verso di lei.
-Io ti giuro che lo trovo e lo ammazzo a quel bastardo che ti ha ridotto così, ti giuro che lo farò fosse l’ultima cosa che faccio in questa vita- esclamò arrabbiata Regina pur sapendo che sarebbe stato impossibile.
-Gina, smettila, non vivere da arrabbiata- la calmò l’altra.Come faceva ad essere così attenta agli altri mentre avrebbe dovuto pensare solo a se stessa –Ho scritto una cosa, era pronta da un po’...leggila quando non ci sarò più-
Regina strinse forte li occhi e contrasse la mascella reprimendo l’angoscia che si stava impossessando del suo corpo.Emma le indicò la sua giacchetta di pelle rossa, o quanto ne rimaneva, le disse di frugare in una delle tasche e quando Regina ne estrasse un foglio piegato e bruciato sorrise debolmente.
-Sono stanca Gina-
Regina la zittì e cercò di cullarla a sua volta ma era inquieta.
-No, devi rimanere con me, pensa a qualcosa di bello e rimani sveglia e passerà anche questo-
Emma rise e anche se era quasi un sussurro Regina si beò di quella risata.
-Lo sai che non posso-
Regina respirò e rispose annuendo, lo sapeva fin troppo bene.
-Vuoi che faccia qualcosa, i cuscini, le coperte?-
-Regina, ho paura di morire!-
-Non ne devi avere, piccola mia, non devi avere paura di nulla.Ci sono io qui con te!-
Scosse la testa e aprì un’ultima volta gli occhi, si sforzò e fece incontrare le sue pupille verdi con quelle scure della regina, si perse in quel mare di pensieri e si domandò tante cose.
-Vorrei...vorrei che fossi tu a prendere il mio ultimo respiro-
Regina sembrò sorpresa e non riuscì a capire subito.
-Il bacio del vero amore forse ti può salvare-
-Non si tratta di magia Gina...è diverso- disse la Salvatrice, non avrebbero potuto spezzare un incantesimo che non esisteva nemmeno -Voglio uno dei tuoi baci che mi hanno sempre tolto il fiato- disse Emma rilassando per quanto poteva il corpo –Ho bisogno di un ultimo ricordo felice di te.Con te-
Regina si avvicinò piangendo, Emma le asciugò con il pollice una lacrima e se la portò alle labbra, il dolore era una forma strana di amore ma faceva lo stesso parte di quel grande insieme.
-Non piangere amore mio...io...ricorda la lettera- disse solo, gli occhi inumiditi.
Respirò il fiato di Regina per quell’ultima volta e unì le loro labbra in un bacio dolce, pieno di amore e salato per le lacrime, rimasero così per qualche secondo, poi Regina si staccò tremante.Emma era immobile, la sua mano ancora stretta con la sua ma sempre più fredda.Pensava che fosse arrivata.Sperava che stesse bene.
-Ti...amo- sussurrò tossendo prima di rilassarsi completamente e lasciarsi andare sul materasso.
-Ti amo anche io- le rispose Regina che non trattenne più le lacrime, strinse la sua mano più forte mentre il rumore della macchina a cui era attaccata le ovattava le orecchie, le sembrava di essere finita in una bolla fuori dal mondo, aveva perso Emma, la sua Emma, il suo amore.Aveva perso una parte di se stessa e si sentiva così vuota, fredda.Non si accorse dei medici che tentavano di soccorrere invano la sua ragazza mentre Whale la consolava e le diceva che gli dispiaceva.Lei non sentiva niente, nulla.
Voleva solo tornare a casa e piangere da sola nel buio della loro stanza abbracciata a quel cuscino che non avrebbe più saputo di Emma, non avrebbe più saputo di cannella e buono.Non l’avrebbe più fatta sorridere.Voleva solo tornare a casa e dormire per sempre con lei; prima però doveva ultimare la sua promessa.
 
mia cara Regina,
non avrei mai voluto scriverti questa lettera, non avrei mai dovuto pensarci eppure sono giorni che la porto con me, per precauzione, non vorrei lasciarti senza un bel ricordo di me.Lo so che scrivo male, ma sforzati di capire per una volta.
Avrei dovuto darti ascolto su parecchie cose: avrei dovuto cambiare la macchina perchè potrebbe attirare la mia morte dato il suo sgargiante colore, avrei dovuto mangiare più sano e vedere meno film, ma sono un po’ strana e tu lo sai.Ormai mi conosci meglio di chiunque altro ed è ancora più difficile doverti dire queste cose perchè ho l’impressione che succederà presto e mi dispiace solo non aver speso tutto il mio tempo con te.Sai devo dirti che l’idea di morire mi spaventa, ho paura Regina, ci credi?L’ho detto sul serio, ho paura di perdere quello che ho trovato, di perdere te, di sentire dolore.Ho paura.
Diciamo che le nostre prime volte non sono andate un granchè: la prima relazione di entrambe è finita male o molto male come nel tuo caso, il nostro primo incontro non è stato dei migliori visto che dopo hai cercato di uccidermi per quasi un anno, il nostro primo bacio è stato a dir poco bagnato, ti ricordi che diluvio?Mamma mia che freddo che faceva ma tu mi stringevi e mi riscaldavi, la nostra prima volta è stata a dir poco imbaazzante e non voglio ricordarla perchè davvero, è imbarazzante!Penso che la nostra prima morte rispetterà i canoni delle altre prime volte.
Quando me ne andrò voglio che tu divida la mia vita in tanti pezzettini, separali ben bene secondo i tuoi interessi e poi uniscili ai tuoi, vivi la vita per due: corri un po’ anche per me, gioca anche per me, mangia, dormi, leggi, cresci Henry, fai l’amore anche per me, innamorati anche per me perchè io ci sarò per te e te avrai qualcosa di molto prezioso e di mio.Tu avrai il mio ultimo respiro e il mio cuore e io veglierò su di te per sempre!
E ricorda che, quando guarderai il cielo e vedrai una colmba bianca volare, alta e fiera, sappi che sono io e che ti sto appoggiando con tutto il mio cuore.
Comunque andranno le cose, se anche dovessimo lasciarci manterrò fede alla promessa.Te lo prometto, hai la mia parola.
Arrivederci Gina!
Ti Amo!
La tua, Salvatrice.
  
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