Derek avanza di
un passo e Stiles indietreggia.
Gli occhi rossi dell'Alpha si specchiano in quelli caramello di
Stiles e troppo tardi il più giovane ricorda di essere un Alpha a
sua volta. Forse è perché Derek è più grosso – e ovviamente più
spaventoso – ma in realtà è colpa del suo odore. Derek odora del
buio e del cuore dei boschi, mentre Stiles odora perlopiù di sale,
quello del sudore e quello delle patatine fritte.
«Perché non possiamo fare mai come dico io?»
«Perché le tue sono idee idiote.»
«Che c'è di idiota nel–»
«Non.»
Il ringhio è basso e gutturale, è il lupo che si affaccia
direttamente alla gola di Derek e fa tremare quello di Stiles.
Questa volta, però, invece di indietreggiare, il ragazzo avanza e ne
sostiene lo sguardo, sfacciato – ma non meno spaventato – gli sbatte
il proprio volto sotto al naso, arricciando il proprio in una
smorfia accompagnata dal digrignare dei denti, con cui spera di
sembrare più minaccioso. Il risultato, però, è solo quello di
sembrare più stupido agli occhi di Derek.
E forse anche un po' tenero. Ma la stupidità vince sempre.
«Anche Scott dice che–»
«Ne hai parlato con Scott?»
«Un giorno scoprirai anche tu cos'è l'educazione e smetterai di
interrompermi sempre. Potresti provare a frequentare un corso e già
che ci sei fanne anche uno che ti insegni ad usare qualche muscolo
facciale in pi–»
«Stiles?»
«Oh c'mon, che ti ho appena detto dell'interrompermi!»
«Perché diavolo ne hai dovuto parlare con Scott?»
«Perché anche se qualcuno ha avuto la brillante idea di farne
il suo omega, è ancora il mio migliore amico. E figurati se non vado
a parlare con il mio migliore amico di, uh, noi.»
«Non c'è nessun noi!»
«Ma potrebbe!»
Le zanne riempiono la bocca di Derek, la rabbia gli occhi e
quell'odore di bosco e notti senza stelle è così forte che Stiles
dovrebbe smettere di respirare per non sentirselo dentro, ingoiato
dalla bocca socchiusa. Non gli cede il passo, ma non avanza nemmeno
più. Lo guarda – forse lo ammira – resiste e a pugni chiusi
lo affronta con un coraggio che è più umano che alpha e che è anche
tutto quello che ha quando si parla di scontrarsi con Derek. E
proprio lui continua a fissarlo in silenzio, inchiodandolo sul
posto, alitandogli addosso.
È così grosso che basterebbe una manata per lanciare Stiles oltre i
confini di Beacon Hill o su Marte, fottendosene allegramente della
forza mannara del più giovane e anche della forza di gravità. È così
rabbioso, che Stiles per primo ha capito che quell'odio non è
rivolto davvero a lui ed anche per questo ha accettato di convivere
nello stesso territorio e fare dei due branchi un'unica forza.
«Fanculo.»
È l'unica parola che arriva alle orecchie di Stiles, strozzata dalla
sorpresa di entrambi quando Derek gli avvinghia la mano al colletto
della maglia e lo solleva di peso, lo porta a sé e gli ruba un
bacio.
Se Stiles è sorpreso del gesto – e del sapore dell'altro Alpha, che
odora di buio ma sa di miele – Derek lo è per aver scoperto quanto
lo avesse desiderato, ma è grato di essersene accorto ora che può
averlo e non con il rischio di perderlo, quel cretino.
A bacio sciolto, con la bocca che sfiora soltanto quella di Stiles e
le sue braccia che gli circondano il collo, Derek abbozza un sorriso
che diventa una smorfia davanti all'espressione irriverente del più
giovane.
Eccolo pronto a parlare e sparare nuove stronzate.
«Quindi c'è un noi, eh?»
«Sta' zitto.»
«E la mia idea di unire i branchi non è più così stupida, eh?»
«Sta' zitto o ti chiudo la bocca con un pugno.»
Il silenzio di Stiles dura solo una manciata di secondi, appena
sufficienti a formare la frase in bocca e poi lasciarla alle
orecchie di Derek: «E se me la chiudessi in un altro modo?»
«…fanculo.»
Nel secondo bacio, la sorpresa è già diventata meraviglia
intrecciata alle lingue. |