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Autore: Perviglia    10/05/2016    0 recensioni
Breve storia di baci bugiardi e cuori feriti.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wher the truth lies

 
 
Baci bugiardi
fuggono
e si rincorrono.
Conosco l'errore
ma non lo riconosco.
Tu menti a me,
io mento a me.
La verità
dov'è,
la verità dov'è?




Per vent'anni le parole erano state la mia unica certezza. Stampate nitidamente sulle pagine di un libro, composte e cancellate più volte sulla tastiera di un computer, scarabocchiate sul primo pezzo di carta a portata di penna. Mi avevano sempre accompagnata, cercata, inseguita. E puntualmente erano riuscite a trovarmi.
Ora osservavo il mio riflesso nudo allo specchio, in una camera che non era la mia, in una casa che non era la mia, e non trovavo alcuna parola che potesse definire ciò che stava accadendo nella mia vita. Non la trovavo e forse non volevo farlo. E la cosa mi terrorizzava. Non esisteva una definizione per ciò che eravamo diventati, per ciò che aleggiava nella mia mente confusa, nel mio cuore imbruttito da azioni che i sentimenti avevano tentato inutilmente di giustificare.
Chiusi gli occhi per un istante, inspirando profondamente, cercando di immaginarmi altrove, tra altre mura, tra altre lenzuola, tra altre braccia. Quelle giuste.
Improvvisamente, sentii un mano accarezzarmi la schiena, alle mie spalle. Mi irrigidii, ma non sollevai le palpebre. Non avevo bisogno di farlo per sapere a chi apparteneva quel tocco.
Inarcai leggermente gli angoli delle labbra in quella che era solo la bozza di un sorriso. Un brivido mi percorse la spina dorsale, attraversandomi fino a raggiungere una parte nascosta e buia di me, che neanche io conoscevo a fondo e che più probabilmente non desideravo conoscere. Quella parte che è in ognuno di noi e che evitiamo di incontrare, che nascondiamo e di cui spesso ci dimentichiamo, ma che nutriamo giorno dopo giorno, quasi inconsapevolmente, perchè non possiamo evitare che esista.
Inspirai profondamente prima di sollevare le palpebre. La sua immagine riflessa era lì, davanti ai miei occhi in tutta la sua odiosa bellezza. Se ne stava immobile, i muscoli leggermente tesi, la carnagione pallida, quasi trasparente. Gli occhi neri scrutavano luoghi che per me erano spesso stati inaccessibili, i capelli -altrettanto corvini- gli ricadevano disordinatamente sulla fronte, come a volerne celare i pensieri. Un sorriso appena accennato sulle labbra rosee e carnose, una moltitudine di lentiggini a ricoprirgli il naso. Avevo sempre trovato curiosa la combinazione di colori sul suo volto.
Sentivo il suo sguardo scuro trafiggermi anche attraverso la figura riflessa sullo specchio. Le sue dita sottili e delicate mi sfiorarono un fianco, per poi affondarvi, costringendo il mio corpo a voltarsi. Sentii la superficie fredda e liscia dello specchio contro la mia pelle sudata. Fuggivo dal suo sguardo come da me stessa, ma lui mi sollevò il mento in un gesto fluido e mi ritrovai immobile, persa.
« ​Cosa c'è? »​ mi domandò in un sussurro.
«​ Niente. »​ risposi piattamente sollevando le spalle; mentendo ad entrambi, con la differenza che lui era il più difficile da convincere.
Fece cenno di no con la testa, in un gesto che mi sembrò di rassegnazione.
«​ Sappiamo tutti e due che non è vero. »​
Deglutii a fatica, imitandolo e scuotendo quasi impercettibilmente la testa. Improvvisamente sentii tutto quanto, dalla pronfondità del mio corpo, risalire su. A comprimermi il fegato, riempirmi i polmoni, risalire l'esofago. Un flusso di sensazioni, pensieri, ricordi, parole. Le lacrime spingevano prepotenti dietro agli occhi, come tanti piccoli spilli.
«​ Non lo so. »​ mormorai esitante, senza essere sicura che mi avesse sentita.
Ma lo avevo fatto. Serrai gli occhi per impedire alle lacrime di rigarmi le guance un'altra volta e sentii le sue braccia calde e accoglienti stringermi in un abbraccio.
«​ Va tutto bene, va tutto bene. »​ sussurrava come in una cantilena accarezzandomi i capelli.
«​ No, non è vero. »​
Avrei voluto fermare il tempo. Avrei voluto restare in quell'abbraccio doloroso per sempre, cancellando tutto ciò che ci circondava. Ma sapevo di non poterlo fare, sapevo che era sbagliato e mi sentivo terribilmente stupida a provare tutto questo dolore per una persona che probabilmente non meritava nulla di tutto ciò che gli avevo dato.
Ma con la testa nascosta nel suo petto e il suo profumo ad avvolgermi sembrava tutto così terribilmente giusto. Sembrava impossibile pensare che potesse mentirmi.
Quando questo pensiero mi attraversò, mi scostai leggermente, raggiungendo il suo sguardo cupo e velato da qualcosa che non ero in grado di decifrare.
«​ Se... »​ deglutii e provai a ricominciare, mordendomi leggermente il labbro inferiore. «​ Se mi stai mentendo, se non altro, devo ammettere che sei davvero un bravo attore. »​
Vidi la sua espressione indurirsi. Era capitato altre volte, e non ero mai riuscita a capire se fosse perchè ero riuscita a vedere sotto la maschera o perchè le mie parole, il mio mettere in dubbio le sue promesse, lo ferisse.
Lo osservai sciogliere l'abbraccio e indietreggiare lentamente, evitando di guardarmi.
Sorrisi istintivamente della mia stupidità. Lo sapevo. Lo avevo sempre saputo. Come potevo anche solo credere di poterlo ferire. Ogni sua parola, ogni promessa, ogni bacio. Non c'era mai stato nulla di vero ed io lo sapevo. Ma nonostante questa consapevolezza che avevo così a lungo tentato di negare a me stessa, io tornavo da lui. Tornavo sempre da lui.
Mi aveva mentito, mi aveva ferita, mi aveva illusa e usata. E io sapevo tutto questo, ma non riuscivo ad impedirmi di tornare ogni volta tra le sue braccia false eppure così dolci.

 
  
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