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Autore: Jaredsveins    10/05/2016    5 recensioni
Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, John Winchester, Mary Winchester, Sam Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Titolo: The darker it gets and the more you save me
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean Winchester/Castiel, Mary Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Rating: Arancione
Charapter: 7/10
Words: 4206
Genere: Angst, drammatico, sentimentale
Warning: Slash, tematica delicata
Summary: Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.


 

A beautiful lie

It's a beautiful lie,
it's the perfect denial.

Such a beautiful lie to believe in,
so beautiful, beautiful lie.

A beautiful lie – 30 Seconds to Mars


“..quindi ho deciso di portarlo a casa pensando di aver fatto qualcosa di buono, invece mi sbagliavo tanto e mi dispiace! Oh mi dispiace così tanto Dean!”

“Adesso che parli non ti ferma più nessuno, vero?” Borbottò Dean, ancora infastidito per quel che era successo quella mattina.

Sam guardò entrambi con un sorriso divertito sulle labbra, non glielo aveva ancora detto ma sembravano una coppietta che litigava per una stupidaggine.

“Se vuoi smetto.”

“Non ci provare!” Il biondo gli puntò il dito contro, facendo ridere sia Castiel che suo fratello. Si abbandonò sopra il divano con uno sbuffo e rivolse uno sguardo esasperato a Red, che in quel momento lo stava guardando.

“Ancora però non mi avete detto per bene come è successo!”

Quella mattina Castiel stava tornando da lavoro a piedi. Stava per mettere le cuffie che aveva comprato con i suoi risparmi quando, passando accanto un cassonetto, aveva sentito un leggero miagolio. Inizialmente aveva continuato a camminare convinto che fosse solo una sua impressione, ma invece quel suono era continuato e allora si era fermato. Era tornato indietro e aveva guardato dentro il cassonetto, schiudendo le labbra con sorpresa quando dentro una scatola, vide un gattino beige che si lamentava e cercava di uscire da lì. Lui non ci aveva pensato due volte e lo aveva preso iniziando subito ad accarezzarlo per farlo calmare, dato quanto era spaventato. Aveva pure ignorato una signora che gli era passata accanto, dicendogli di stare attento perché avrebbe potuto avere qualche malattia. Non gli era importato, lo aveva stretto a sé e aveva continuato a camminare, proteggendolo dal vento freddo dopo averlo messo sotto la giacca. Il micio si era subito calmato grazie al suo calore corporeo. Così appena Cas era arrivato a casa, era salito in bagno e aveva pulito il micio con cura e con l'acqua calda, non evitandosi così diversi graffi sulle mani.

Stai tranquillo, vedrai che dopo ti sentirai meglio.” Lo aveva asciugato con un asciugamano e poi con il phon. Gli aveva anche pettinato il pelo con le dita, facendogli dei grattini per calmarlo. “Devo trovarti un nome adesso.” Aveva arricciato il naso mentre lo portava di sotto, lasciandolo libero di camminare mentre cercava qualcosa da dargli per farlo mangiare. “Un nome, un nome, un nome..” Si era poggiato con il fianco al ripiano della cucina, osservando quel batuffolino rosso che saltellava, giocando un la propria coda. “Red!” Aveva esclamato soddisfatto. “Red. E' originale!”

In quel preciso istante il suo cellulare aveva iniziato a squillare. “Dean, dimmi!”

Io ho finito, lascio mamma a casa e vengo. Questa sera siamo a cena da loro, va bene?”

Perfetto!” Aveva riattaccato e aveva dato a Red delle fettine di bacon che aveva trovato nel frigo. Lo aveva osservato mangiare e poi, lo aveva preso in braccio e si era morso il labbro addolcito quando il micetto si addormentò tra le sue braccia.

Dean ne sarebbe stato sicuramente contento, a chi non piacevano i gatti?

E con questa convinzione, quando Dean era arrivato, si era alzato con un enorme sorriso sulle labbra dopo aver nascosto Red dietro la schiena, sperando non miagolasse. Voleva che fosse una sorpresa!

Quindi Dean era rientrato a casa tranquillamente, aveva salutato Cas con un innocente bacio ed era andato in cucina per prendere una birra. Gli andava. Ma prima che potesse stappare la bottiglia, un pizzicore fastidioso al naso lo aveva fatto starnutire più e più volte. Per questo motivo infatti aveva iniziato a grattarsi gli occhi e aveva continuò a starnutire, andando in salone dove trovò Cas con le mani dietro la schiena e un sorriso emozionato sulle labbra.

Che strano..” Starnutì ancora. “E' come se stessi avendo un attacco allergico e mi succede solo quando..” E prima che potesse terminare la frase, un miagolio era giunto alle sue orecchie. Aveva sgranato gli occhi e aveva sbottato. “Gatto! C'è un gatto! Dove cavolo è? Cas dobbiamo trovarlo e cacciarlo, io sono allergico!”

A quella frase Castiel aveva già sgranato gli occhi e negando con il capo si era portato Red al petto. Aveva capito di aver fatto un casino ma voleva provare a convincere Dean. “Lui è Red..”

Dean lo aveva indicato con un'espressione allucinata facendo per urlare per farlo scappare, ma si era bloccato quando realizzò che Castiel aveva appena chiamato quel gattino per nome. “Come si chiama quel coso?”

Non è un coso.” Aveva borbottato. “Lui è Red. L'ho trovato in un cassonetto mentre tornavo da lavoro e l'ho portato qui. Dean, era così piccolo e indifeso, non potevo lasciarlo!”

Un cassonetto? Cas, sarà pieno di zecche!”

No! Gli ho fatto un bagno e l'ho pure pettinato, quindi..” E così aveva solo peggiorato le cose.

UN BAGNO? Un bagno nel mio bagno dove io faccio il bagno?!” Aveva decisamente iniziato a delirare. “Io sono allergico, non possiamo tenerlo!”

E così avevano discusso per venti minuti buoni per far restare Red con loro, ma alla fine Dean aveva vinto grazie a un compromesso: Red sarebbe rimasto a casa di Mary e John. E ciò fu una fortuna, perché se i due non avessero accettato, Cas avrebbe dovuto lasciare il gattino chissà dove e non gli andava.

“Un bagno nel mio bagno dove io faccio il bagno è la frase più bella che io abbia mai sentito, penso che me la tatuerò in fronte!” Sam non riusciva a smettere di ridere.

“Se vuoi te lo tatuo io a cinghiate, imbecille.” Sbuffò Dean, dandogli un pugno sul braccio per scherzare.

“Red, graffialo!” Sam indicò il gatto e poi il fratello, ridendo di più quando anche Castiel si unì a lui.

Dean alzò gli occhi al cielo e poi guardò di sottecchi Castiel che prese a coccolare il gatto. E non poté fare a meno di sorridere perché, da quando quel ragazzo era entrato nella sua vita, tutto era più bello e anche gli episodi quotidiani, con lui diventavano speciali. Dean non aveva mai amato la monotonia ma la calma di quel periodo era decisamente piacevole. Inoltre non aveva più capito cosa fossero, dalla notte in cui si erano baciati. Ma sapeva bene che Cas provava qualcosa per lui e viceversa, quindi stavano praticamente insieme anche se non lo avevano detto esplicitamente.

 

“Oh andiamo, seriamente? Io non ho intenzione di lavorare in queste condizioni!” Dean andò da Castiel e si mise le mani sui fianchi, mostrandogli la nuova uniforme del bar. Questa consisteva in un paio di pantaloni blu, con tanto di gilet dello stesso colore e una camicetta bianca sotto. Il tutto accompagnato da un paio di mocassini neri, lucidissimi. Dovevano fare i baristi o i camerieri di un fottuto ristorante? “Io mi sento piuttosto ridicolo.”

Castiel lo guardò e si mise a ridere, stringendosi nelle spalle. “Vi manca giusto un papillon.”

La risposta di Dean fu fare il medio all'amico..o ragazzo?, che mise su un'espressione offesa per finta.

“E io che stavo per dirti che sei bellissimo.”

Dean sbatté le palpebre preso alla sprovvista e poi si avvicinò a lui, sorridendo soddisfatto. “Lo pensi davvero?” Gli mise le mani sui fianchi e strofinò le labbra alla sua guancia.

“No.” Castiel fuggì dalla presa di Dean che tentò di acchiapparlo e gli fece una pernacchia, mettendosi a ridere di gusto appena lo vide sbuffare e negare con il capo. “Ormai non parlo più.”

Il biondo si mise a riflettere pure troppo sull'ultima frase e si poggiò al muro con la schiena, rivolgendo uno sguardo serio a Castiel che, accorgendosi del suo cambiamento, inclinò il capo confuso. Da quando Cas aveva parlato, la sera di Natale, aveva evitato l'argomento perché non voleva essere troppo invadente ma adesso erano già passate due settimane, quindi poteva anche tentare.

“Cas, posso farti una domanda?”

L'altro annuì, ancora confuso.

“Perché hai smesso di parlare?”

Castiel lo guardò come se avesse un idiota davanti e aprì le braccia di lato, sbottando. “Secondo te?” Si innervosiva sempre quando Dean prendeva l'argomento “Michael e il suo passato”. Prima non gli avrebbe dato fastidio, ma adesso che aveva preso la sua vita in mano ed era felice, non vedeva perché sia lui che Dean dovessero sprecare fiato per lui. E poi quella domanda era così stupida! Non era chiaro il perché? “Beh forse perché mi ha traumatizzato?” Disse sarcastico.

Dean sospirò vedendolo così nervoso e si avvicinò a lui, mettendo le mani avanti ed essendo consapevole che quel che stava per dire avrebbe peggiorato solo la situazione. Ma lui voleva sapere, voleva capire per essergli ancora più vicino. “Io non penso che sia per questo. E' una scusa.”

Castiel strinse i pugni e negò con il capo, distogliendo lo sguardo da colui che in quel momento avrebbe davvero voluto non avere di fronte. “Una scusa? Ho sentito bene?”

“Sì.” Affermò sicuro Dean, nonostante vedesse le spalle dell'amico tremare a causa del nervosismo. “Non metto in dubbio che tu fossi traumatizzato ma sono sicuro c'è dell'altro.”

“Adesso sei anche uno psicologo?”

“Cas, per favore..sto solo cercando di capire.”

“Ma non è necessario che tu lo faccia, okay?!” Sbottò improvvisamente il moro, alzando la voce. “Perché ci tieni tanto a saperlo? Non puoi semplicemente accontentarti del fatto che io sia felice, eh? Non voglio più parlare di Michael o di ciò che ho passato, è morto e quel Castiel è morto con lui. Io sono una persona nuova.”

Dean sospirò e, se avesse visto la scena da spettatore, sarebbe rimasto stupito da ciò che l'amico diceva. Era davvero cresciuto da quando lo aveva conosciuto, era più consapevole di come si sentisse o di cosa provasse. Purtroppo per lui non era uno spettatore. “Voglio solo saperlo, per cercare di capire. So che non è fondamentale che io lo sappia, ma-”

“Ma cosa? Hai paura che io smetta di parlare di punto in bianco?” Castiel sembrava non voler smettere di urlargli contro.

“Beh sì!” Dean si spazientì e alzò la voce di conseguenza. “Perché ho imparato a conoscerti e so che sei molto labile e alle volte ho davvero paura che un giorno possa svegliarmi e trovarti in una pozza di sangue come è successo già una volta, se ricordi! Posso anche sbagliare a pensarlo ma sono giustificato!”

Castiel non poteva credere alle sue orecchie. Si fidava così poco di lui? “Allora è tutta questa la fiducia che hai in me? Credi che io sia ancora così debole nonostante i miei passi avanti?”

“Non era questo che volevo dire.”

“E allora cosa volevi dire? Dimmelo!”

Fantastico, adesso era lui sotto analisi. Perché non stava mai zitto?

“Senti, lascia perdere Castiel.” Mise una mano e la mosse in aria, facendogli capire che la conversazione finiva lì e fece per salire in camera sua, ma la mano di Castiel glielo impedì appena lo tenne per il gilet.

“Fai sempre così. Fai tante domande ma appena tutto si ritorce contro te, ti tiri indietro. Sei un codardo, ecco cosa sei.”

E quella frase fu troppo per lui, perché se l'era già sentita dire da Luke una volta, proprio quando aveva deciso di lasciarlo andare perché non riusciva più a stargli dietro. E non voleva che andasse così, non voleva che Castiel fosse come lui. Eppure..

“Tu sei un codardo! Ti ho fatto una domanda e tu cosa fai?! Rigiri la frittata in modo che l'attenzione si sposti su di me!” Urlò il biondo, scacciando la mano di Castiel quando si girò di scatto verso lui, allontanandosi altrimenti non sarebbe riuscito a trattenersi dal dargli un pugno in pieno viso. Quando gli ritornava in mente ciò che era successo con Luke, la consapevolezza di aver perso, lo faceva imbestialire.

“Vuoi sapere perché ho smesso? Vuoi davvero saperlo?” Castiel urlò e gli andò di fronte, spingendolo con tutta la forza che aveva in corpo. Gli stava scoppiando la testa, non era così che quella giornata sarebbe dovuta andare. “Perché lui si è preso tutto! Si è preso la mia felicità, la mia vita, la mia innocenza, la mia verginità, gli anni più belli della mia vita, il mio corpo e li ha usati a suo piacimento! Li ha usati per calpestarli ogni volta che ne aveva voglia, perché tanto non era importante dato che riguardava me! E io non volevo che lui prendesse anche la mia voce Dean, io non lo volevo!” Urlò a pieni polmoni e fissò gli occhi dell'altro, sentendo i suoi inumidirsi subito dopo e sussurrò. “Non lo volevo..”

Dean lo guardò sconvolto e si sentì immediatamente uno schifo, non voleva farlo stare così. Castiel era qualcosa di prezioso per lui e, come tutte le cose belle che gli accadevano, lui le distruggeva. Castiel si stava rompendo proprio davanti i suoi occhi, per la seconda volta, ma a causa sua e non di qualcun altro. Lui voleva essere colui che lo avrebbe salvato, non colui che gli avrebbe dato il colpo di grazia. “Io non-”

“Io voglio solo essere normale Dean, non chiedo molto. Non voglio essere il ragazzo distrutto, voglio essere un ragazzo come tutti gli altri. Voglio che la gente mi guardi e pensi di me che sono una persona qualunque, e non qualcuno da compatire. Lo sono stato per troppo tempo e non voglio esserlo ancora. Ecco perché ho ripreso a parlare, perché quel Castiel voglio che cessi di esistere. Quando tu mi guardi, io voglio essere normale.” Cas asciugò una lacrima che gli graffiò il viso e guardò Dean. “Quando io guardo te, voglio vedere tranquillità e non paura di dire qualcosa di sbagliato. Smetti di parlare di Michael, non voglio nemmeno che quel nome esca dalla tua bocca. Hai fatto tanto per farmi chiudere questo capitolo, allora perché non lo fai anche tu?”

Castiel aveva ragione da vendere e Dean lo sapeva, ecco perché in quel momento si sentì la persona più cattiva al mondo. Gli aveva promesso di aiutarlo, di salvarlo; ma continuando a chiedergli del proprio passato, non faceva altro che mettergli i bastoni tra le ruote, accorciando ogni piccolo passo avanti che l'altro faceva.

“Comunque, sono quasi le due e oggi ho il turno pomeridiano, quindi vado a prepararmi.” Castiel salì al piano di sopra e non gli importò di aver appena fatto una scenata patetica, non gli importava di niente in quel momento se non di uscire da quella casa e staccare la spina per un paio di ore. A lavoro aveva molto da fare, si sarebbe sicuramente distratto con un batter di ciglia. Entrò in camera e si cambiò, mettendo i pantaloni neri, i mocassini dello stesso colore e il gilet azzurro del supermercato, con la targhetta con il proprio nome sopra. Si guardò allo specchio e respirò profondamente, portandosi una mano al cuore che batteva ancora troppo veloce.

Dean invece si era disteso sul divano e aveva chiuso gli occhi stanco, come se avesse appena corso una maratona. Mise le mani sui capelli e chiuse gli occhi, lasciando andare un verso di frustrazione che non riuscì a trattenere appena ripensò alle parole di Castiel. “Idiota, coglione, testa di cazzo.” Si disse, dando un calcio al bracciolo del divano.

“Io me ne vado.” Castiel non lo guardò nemmeno e uscì dalla porta d'ingresso, sbattendosela alle spalle.

Che giornata.

 

Dean rimase nella stessa posizione per il resto del pomeriggio, si era addormentato per il mal di testa. Fu lo squillo di un cellulare che lo fece svegliare e lo infastidì. Lo prese e sbuffò, alzando gli occhi al cielo perché Castiel non si era ancora abituato ad averne uno per sé e spesso e volentieri lo dimenticava a casa. La curiosità era troppa, quindi Dean sbloccò l'oggetto e aggrottò le sopracciglia appena vide che il numero era sconosciuto. Lo aprì e ciò che lesse lo fece scattare in piedi come una molla.

Cucù.” Ma non fu il testo del messaggio a sconvolgerlo, bensì la firma.

Michael.

Quel dannatissimo messaggio era firmato Michael. Quindi era vivo? E come diavolo faceva ad avere il numero di Castiel? Sapeva dove si trovava e quindi Cas era in pericolo? Tante domande si accavallarono nella mente di Dean che senza pensarci due volte prese la giacca e si chiuse la porta alle spalle, dopo aver preso le chiavi dell'impala. Salì sull'auto e mise in moto, correndo poi più veloce che poté e infischiandosene dei vari insulti che ricevette dalla gente per via della sua guida spericolata. Aveva altro a cui pensare.

“Oh andiamo, muoviti fottuto idiota!” Urlò e batté il pugno sul clacson tre volte, incitando quello di fronte a lui a scollare gli occhi dal cellulare per guidare decentemente. Appena questi si fece da parte, Dean sfrecciò lungo la strada e piantò il piede sul freno non appena fu davanti il supermercato e scese dall'auto di fretta, sapendo benissimo dove avrebbe potuto essere Cas e non andava bene, perché il retro del supermercato era spesso isolato ed era lì che lo avrebbe trovato.

Castiel aveva appena finito di lavorare, era andato tutto bene e si era anche calmato. Non era nemmeno più tanto arrabbiato con Dean per quel che era successo, anzi aveva ragionato ed era giunto alla conclusione che forse aveva esagerato a reagire in quel modo. Aveva preso le sue cose ed era uscito dalla porta del personale sul retro, per poi paralizzarsi quando davanti a sé scorse Michael. Fu come sentirsi cadere tutto il mondo addosso, perché non era possibile che quello davanti a sé fosse davvero colui che credeva morto. Non era possibile che davanti a lui ci fosse davvero colui che lo aveva distrutto. Aveva appena ripreso in mano la sua vita, perché proprio adesso? Perché era tornato? Era stato peggio di ricevere uno schiaffo in pieno viso, si rifiutava di crederci.

“Cosa è quella faccia? Non mi vedi da tanto e questa è l'accoglienza che merito? Nemmeno un sorriso...mi deludi.” Michael sorrise soddisfatto. Era soddisfatto della paura di Castiel, i suoi occhi ne erano iniettati. Mentre lui era sicuro di sé, come lo era sempre stato. Castiel non aveva mai avuto chance contro di lui. Gli aveva fatto credere di essersene liberato ma si sbagliava di grosso. Era appena tornato e si sarebbe divertito con il suo giocattolino, ma quella volta lo avrebbe finito.

“Non sei felice di vedermi, mh?” Si avvicinò a lui e si mise a ridere di gusto quando vide Castiel indietreggiare di tre passi, vedendolo respirare velocemente. Era in preda al panico. Oh, quanto gli era mancato vederlo così. “Dovresti vederti Castiel, sei terrorizzato. E questo mi fa piacere, tanto piacere. Sai, quando mi hanno detto che avevi trovato lavoro non ci potevo credere! Credevo che senza di me fossi una nullità, dato come sei. E invece cosa scopro? Che lavori qui!” Aprì le braccia di lato e sorrise ancora, un sorriso che non coinvolgeva gli occhi. “Ti ho tenuto d'occhio per tutto questo tempo. Non sei mai stato da solo, non ti ho mai lasciato. Non sono stato io in prima persona ad osservarti ma me lo hanno riferito. E così ti ho scoperto e adesso ho deciso di venire qui. Ti aspetto da questa mattina, lo sai? E adesso eccoci, insieme. Io sono sempre forte e tu debole, come i vecchi tempi.” Lo prese in giro.

Castiel sentì le lacrime inumidirgli subito le guance e trattenne il respiro, sentendosi sempre più sconfitto. Non poteva essere davvero lì. Lui era morto, doveva star sognando per forza. Era solo un brutto incubo, voleva svegliarsi. Ma allora perché era tutto così reale?

“Castiel!”

Una voce fin troppo familiare arrivò alle orecchie di Castiel e avrebbe davvero voluto sprofondare. Dean non doveva trovarsi lì, Michael non doveva capire che lui lo conosceva, altrimenti gli avrebbe fatto del male e non voleva. Non voleva che Dean ci andasse di mezzo.

“E tu chi sei?”

“Io sono un amico di Castiel e ti consiglio di stargli lontano, altrimenti-”

“Oh!” Michael sgranò gli occhi e sorrise a Castiel. “Ti sei fatto anche degli amici eh?”

Il moro sentì la terra mancargli sotto i piedi per l'ennesima volta. Doveva fare qualcosa, altrimenti Michael avrebbe fatto del male a Dean e lui non voleva che ciò accadesse. Dean non avrebbe nemmeno dovuto essere lì. Perché tutto gli andava contro? Cosa avrebbe potuto fare adesso? Guardò Dean negli occhi e gli rivolse uno sguardo affranto e colpevole al tempo stesso, non appena fece un passo verso Michael per attirare la sua attenzione.

L'uomo si avvicinò a Castiel di conseguenza e lo prese per il polso, ignorando Dean che stava urlando ma che non osava avvicinarsi. “Lo conosci, sì o no?”

Quell'uomo era uno psicopatico, se si fosse avvicinato troppo avrebbe fatto del male sia a lui che a Castiel e non voleva peggiorare la situazione. Ma non poteva lasciare che lo portasse via.

Castiel trattenne il respiro e guardò la mano di Michael. Gli stava facendo male, data la presa ferrea sul proprio polso. Ma la domanda che questi gli rivolse fu un piccolo spiraglio di luce in mezzo al buio per poter proteggere Dean. Quindi negò energicamente con il capo in risposta e non degnò più Dean di uno sguardo.

“Ma sa il tuo nome.”

Allora Cas si indicò la targhetta sul gilet con il suo nome e si morse il labbro per non scoppiare in singhiozzi. Dio, aveva fatto talmente tanti progressi in quei mesi e adesso che lo aveva davanti non riusciva nemmeno a reagire? Era anche più forte, avrebbe potuto stordirlo con un solo pugno se solo avesse potuto. Eppure era paralizzato, era solo in balia della presenza di Michael e della sua determinazione nel negare di conoscere Dean.

“Non prendermi in giro Castiel, era troppo lontano per leggere il tuo nome. Mi stai dicendo delle bugie, non è vero? Sai che pagherai per questo.”

Il ragazzo negò ancora con il capo e chiuse gli occhi, non riuscendo più a trattenersi e piangendo senza ritegno. Si stava umiliando come non succedeva da tempo. Davanti a Michael cercava sempre di non crollare in un pianto ma ritrovarselo lì, minaccioso come sempre e pieno di voglia di distruggerlo fu come esser colpito come mai niente prima d'ora. Era felice, aveva preso in mano la sua vita, stava costruendo qualcosa di bello e invece era stata tutta un'illusione perché il suo più grande incubo era davanti a lui e lo stava portando di nuovo in quell'inferno.

“Allora, visto che continui a mentire, farò molto male sia a te che a lui.”

“No..” Castiel sussurrò e alzò lo sguardo su Michael che adesso era abbastanza sorpreso. “No.” Disse, con tono più deciso nonostante la voce fosse ancora scossa dai singhiozzi. “Lui è solo un cliente, mi conosce di vista. Non ho niente a che fare con lui, è un ficcanaso che si è fissato con me e lo trovo sempre qui.”

Non gli importava se Michael avesse preso anche la sua voce adesso, doveva far sì che Dean fosse al sicuro. Era lo cosa più bella che gli fosse capitata e non voleva metterlo in pericolo.

“Cas..” Dean lo guardò senza fiato.

“Devo dire che hai una bella voce, chissà quanto sarà bello sentirla mentre ti farò tutto quello che voglio. Non hai più quella vocina fastidiosa che avevi da bambino.”

E Dean capì che in quel momento non c'era niente che potesse fare, perché qualsiasi azione sarebbe stata troppo avventata ed inutile, avrebbe solo peggiorato la situazione. Non gli restava altro che rimandare. Adesso sarebbe andato via, ma di certo non avrebbe lasciato Castiel a quel figlio di puttana. Oh no. Quindi decise di continuare quella messinscena e si avvicinò al suo amico, sospirando affranto appena gli fu di fronte. “Io volevo solo uscire con te e tu non hai mai voluto.” Si avvicinò a lui e lo abbracciò forte, sussurrandogli all'orecchio. “Ti vengo a prendere, non ti preoccupare.”

Castiel rimase immobile per tutto il tempo ad gli occhi sgranati e con le guance rigate di lacrime lasciò che Dean gli mettesse qualcosa nella tasca dei pantaloni senza che Michael se ne accorgesse, dato che il proprio corpo copriva la visuale. Guardò Dean che se ne andò senza voltarsi e si sentì meglio, per quanto fosse possibile. Adesso che lui non era lì, era fuori pericolo.

Solo per il momento.

Perché anche se Michael lo stava lasciando andare, aveva comunque sentito fin troppo e lo sapeva. E non era uno stupido, era certo che Michael non credesse a ciò che aveva visto al cento per cento.

“Abbiamo perso già abbastanza tempo, andiamo. Abbiamo tante cose da fare..” Michael si avvicinò e prese Castiel per il braccio, tirandolo con violenza verso sé e dandogli una testata che lo fece cadere per terra, senza sensi.

L'uomo se lo caricò in spalla e sorrise soddisfatto. “Oh Cas Cas, non saresti dovuto uscire da qui. I posti isolati non sono sicuri la sera, possibile che io non ti abbia davvero insegnato niente?”




NOTE: *si prepara per scappare* Lo so, lo so. Sono una stronza che non dà mai una gioia ma ormai dovreste saperlo, odiatemi pure, so cosa provate in questo momento. Al prossimo capitolo. *scappa via*

  
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