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Autore: wangiebaexo    10/05/2016    1 recensioni
Non aveva idea di quanto si stesse sbagliando, di quante volte gli avesse mentito attraverso quelle parole. Chan Yeol non aveva idea di quanto l'instabilità mentale di Baek Hyun fosse più grande di lui e di quello che potesse fare per aiutarlo.
E, agonizzando, si stavano mandando a fondo, stringendosi la mano per salvarsi a vicenda. Ma nessuno dei due aveva la forza per poterlo fare, nessuno dei due ne aveva la capacità.
[ChanBaek/BaekYeol]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Sehun, Sehun, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Waiting For You — X

 

 

 

 

 

 

10 Marzo 2014.

 

 

 

 

 

Chan Yeol lanciò uno sguardo di sfuggita verso la panchina, che a malapena si intravedeva da dov'era, per accertarsi che il maggiore non stesse guardando verso quella direzione. Poi, però, si chiese perché dovesse farlo e, ridendo di se stesso, scosse la testa in segno di rassegnazione. Quando fu certo, lo stesso, che il maggiore non stesse minimamente dando alcuna attenzione all'ospedale, chiuse gli occhi ermeticamente, immergendosi nel nero come la pece, nell'unico luogo che in quel momento trovavo sicuro e pacifico. Sospirò a pieni polmoni, con il cuore in gola, che batteva a mille a causa dell'ansia, il quale sembrava averlo circondato ovunque.

Fece quei pochi passi che lo separavano dalla porta automatica dell'edificio e si fermò davanti al sovrastante palazzo color grigio opaco di fronte a lui. Lo osservò, ammirando quanto fosse sobria, ma, al tempo stesso, appariscente la presentazione frontale - nonostante, non si poteva dire lo stesso del retro.

Con un piede in avanti esitante e gli occhi titubanti puntanti sulla porta d'ingresso, osservava uscire ed entrare freneticamente milioni di persone, a lui, tutte sconosciute e ignote; proprio non riusciva, non poteva immaginarsi, il minuto e fragile corpo di Baek Hyun, varcare quella soglia; nella sua mente, era un'immagine che non trovava spazio per la sua creazione, rimanendo semplicemente un'idea astratta. Ebbe paura per una frazione di tempo, che gli sembrò quasi infinito: le sue sicurezze lentamente stava vaccinando.

L'ospedale, che era stato costruito a più piani, probabilmente, per i numerosi pazienti, che risiedevano al suo interno, era immenso, imponente, lo sovrastava, lo intimoriva.

La verità su Baek Hyun era sempre più vicina e, questo, gli causava dei sensi di colpa poiché stava per richiedere informazioni riservate a insaputa del diretto interessato. Chan Yeol stava andando incontro a quella realtà senza protezioni, senza una sicurezza su cui aggrapparsi, ma doveva sapere, doveva liberarsi da quel peso che quasi lo stava uccidendo. Sentiva un enorme e pesante macigno opprimergli il torace, il cuore. Il fiato iniziò a mancargli, almeno così credeva. E a riportarlo all'agghiacciante realtà della sua vita, alla realtà di quel mondo, era il pensiero di poter scoprire di cosa soffrisse Baek Hyun, e, così, aiutarlo di conseguenza.

Aveva pensato a lungo e meticolosamente per tutte quelle notti passate insonnie; aveva meditato e riflettuto attentamente, ripercorrendo minuziosamente tutti i più piccoli particolari, o dettagli, che gli erano sfuggiti a prima vista, i quali erano impressi nella sua mente, che, però, aveva archiviato in una recondita parte del suo cervello e li aveva dichiarati futili, del tutto inutili, privi di senso. Alla fine, l'unica conclusione a cui riuscì ad arrivare, che sembrava aver senso, aver logica, era solo una, solo quella.

Nonostante tutto però, non voleva accettarlo, non poteva, non doveva essere vero, non voleva crederci, per niente. Baek Hyun non era un paziente di quella clinica, no, non riusciva a capacitarsene, non poteva essere vero. Non si spiegava come potesse uscire per tutto il giorno indisturbato, alla luce del Sole e della Luna, senza che nessuno se ne accorgesse.

No, decisamente non poteva essere vero, mentiva a se stesso, ogni volta che ci pensava.

Prese una grande boccata d'aria, chiudendo gli occhi per raccogliere tutto il coraggio che aveva in corpo, o almeno, quel poco che gli rimaneva. Le mani gli tremavano, sudavano e l'ansia lo stava quasi uccidendo, lasciandolo senza tranquillità, senza pace.

Con il cuore a mille, che batteva nel petto ad un ritmo incostante, varcò la porta di quell'ospedale, mentre anche le sue slanciate gambe iniziavano a tremare. Non poteva farcela, pensò, osservando gli unici cartelloni all'interno dell'ingresso.

Il forte odore di medicinali, misto a una quantità industriale di detersivo, arrivarono alle sue narici come uno schiaffo in pieno viso; intenso e nauseante allo stesso tempo. Chan Yeol si bloccò davanti all'ingresso, otturando l'entrata. Ricevette di conseguenza, sguardi di rimprovero e occhiatacce infastidite da parte degli altri, mentre lo riempivano di parole, ma lui non le sentiva o le ignorava: erano brusii e tali rimanevano.

Prese un profondo respiro, cercando di calmarsi e regolare il battito del cuore: decisamente, era troppo nervoso e ansioso di sapere la verità; forse, non era ancora pronto psicologicamente.

«Salve, come posso aiutarla?». La signora di mezz'età, sentendo l'intenso borbottio, si alzò per vedere cosa stesse succedendo. Era seduta dietro il bancone laccato in nero lucido e mostrò un sorriso gentile, che l'altro trovò estremamente falso.

Chan Yeol si avvicinò riluttante con passo svelto e ansioso, la guardò per quel poco che bastava, per capire che non le stava simpatica. Mostrò uno dei suoi falsi sorrisi e con un ghigno in viso, cercò di sembrare il più gentile possibile, per persuaderla.

«Salve, vorrei avere delle informazioni», rispose con la voce tremolante a causa dell'ansia. Si schiarì la gola, cercando di tornare serio e sicuro.

«Certo, mi dica pure».

Il cuore iniziò a battergli ancora più veloce, se possibile, nel petto, sentendo l'avvicinarsi della verità. Le mani iniziarono a sudargli sempre di più e le pulì sui jeans blu che aveva indossato come portafortuna, almeno, così sperava.

«Vorrei avere delle informazioni su un paziente».

La signora, lanciandogli uno sguardo di sbieco e di rimprovero, non ebbe neanche il tempo di ribattere o di elaborare cosa poter dire, che Chan Yeol continuò a parlare senza sosta, frenando l'imminente risposta negativa. «Si chiama Byun Baek Hyun. Vorrei solo sapere se è ricoverato qui e perché. So che non potrebbe darmi queste informazioni, ma per me sono di vitale importanza. La prego».

«Mi spiace molto, signore. Non posso dirle niente». Chan Yeol la guardò non poco deluso, nonostante sapesse con certezza l'esito di quella richiesta - almeno ci aveva provato, pensò -, con gli occhi di chi aveva perso l'unica speranza. Lei si sentì subito in colpa.

«Va bene», sbuffò alla fine, non potendo vedere qualche secondo di più l'espressione affranta di Chan Yeol. «Confidenzialmente le posso dire che il paziente Byun Baek Hyun è ricoverato qua da anni e so che ha una rara forma di depressione. Per il resto non so niente e non posso dirle altro».

Chan Yeol la ringraziò di cuore, gli bastava sapere quelle informazioni per poter essere certo di una cosa: Baek Hyun gli aveva nascosto tutto, gli aveva mentito. Quando uscì dell'edificio, sentì una straziante sensazione di bruciore al petto.

In quell'istante, Chan Yeol si domandò perché non lo avesse fatto, perché si fosse tenuto tutto dentro. Forse, perché non si fidava, si rispose da solo, sentendo il cuore sgretolarsi sotto le sue stesse mani come la loro piccola ma fragile relazione, che si erano creati in quei pochi mesi.

Le gambe del minore, quasi involontariamente, lo riportarono alla panchina, mentre i suoi occhi vagavano nel nulla, alla ricerca di una sicurezza. Il più grande, non lo notò subito, ma quando lo vide arrivare dalla strada che portava all'ospedale, sentì una strana sensazione al petto. Saltò subito in piedi e gli corse incontro senza pensarci. «Chan Yeol? Non sei andato all'università?».

Il minore, che si era promesso di domandargli tutto, di farlo parlare, quando lo guardò negli occhi, perse la cognizione del tempo, dello spazio e di se stesso. Si dimenticò di tutto e non capì più niente, pensò solo a Baek Hyun e al suo sorriso; la sua mente era in subbuglio e il cuore sottosopra. «Baek...».

«Ehi, che succede?». Il più grande notò subito lo sguardo ferito dell'altro, vide la tristezza dentro di essi, la pietà e la compassione. In cuor suo, sentiva che qualcosa non andava, che qualcosa tra loro si era spezzato, che il loro legame si era incrinato.

Chan Yeol, vedendo l'evidente preoccupazione dipinta sul viso del maggiore, si sentì in colpa. Sorrise nel migliore dei suoi modi e per quello che poteva, cercando di rassicurarlo, di dargli conforto e forza.

«Niente», disse infine, decidendo di rimanere in silenzio, di aspettare che fosse lui, di sua spontanea volontà, a rivelargli tutta la verità.

Chan Yeol però non sapeva che erano un errore. E gli errori non si cancellano, rimangono delle macchie indelebili nel futuro.

Come poteva prevedere quella loro catastrofe?

 

 

 

 

 

 

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10 Marzo 2015.

 

 

 

 

 

 

Il sole illuminava le strade di Seoul dall'alto del cielo, baciando i due ragazzi che rimanevano in silenzio: ognuno immerso nei propri pensieri. Intorno a loro, si sentiva solo il rumore provocato dalle auto misto al parlare degli altri, che erano anche loro in attesa dell'autobus.

Se Hun, osservando di fronte a sé il palazzo grigio con un'espressione indecifrabile, leccò avidamente il suo gelato alla vaniglia e stracciatella, rimirando le piccole e varie venature che ricoprivano il muro dell'ospedale, questi era causato dal logoramento dei mattoni in quei lunghi anni, provocato dalle piogge e da altre cause naturali; semplicemente, era il corso della sua vita.

Baek Hyun, invece, freddoloso qual era, sentiva dei lunghi brividi percorrergli tutto il corpo, mentre lo osservava con gli occhi inebetiti e la bocca semi spalancata; lui si ricordava con certezza che l'altro gli aveva detto che soffriva molto il clima rigido, eppure, in quel momento, si stava gustando con gioia il suo gelato.

Il maggiore tremava dal freddo, si coprì per quel che poteva con i pochi indumenti che indossava, gli unici che possedeva, sentendo la pelle d'oca. A riscaldarlo, per sua fortuna, vi erano i raggi solari, che in quel momento sembravano aver capito quanto stesse soffrendo.

«Tu sei seriamente pazzo», sussurrò lievemente, mentre si sistemava ermeticamente la sua preziosa sciarpa intorno all'esile collo. Inspirò profondamente, assaporando a pieni polmoni il dolce e intenso profumo di Chan Yeol, che ancora emanava quel piccolo indumento, nonostante fosse passato un intero anno. «Ho freddo solo a guardarti».

Se Hun si strinse nelle sue ampie spalle come per dirgli che lui non poteva farci nulla. Le scrollò con nonchalance, non sapendo come rispondergli efficacemente; semplicemente, gli sorrise ironicamente. Poi ridacchiò leggermente, ripensando alle divertenti, così le definiva, parole dell'altro. «Io ho caldo, problemi?».

Non gli rispose, l'unica cosa che l'altro ottenne fu solo un muto silenzio, che Se Hun interpretò come una tacita, ma esplicita risposta da parte di Baek Hyun: non c'erano problemi. Rimasero di nuovo in un silenzio tombale, eppure, questa volta, Se Hun sentiva dentro di sé qualcosa di ben diverso dalle precedenti situazioni, sentiva che nell'aria alleggiava qualcosa che gli fece accapponare la pelle; ebbe la strana sensazione che la causa principale fosse proprio Byun Baek Hyun.

«Vuoi raccontarmi qualcosa?», domandò esitante dopo un po', non sapeva cosa poteva rivelargli l'altro e questo lo spaventava non poco. Nonostante, si sentisse decisamente esasperato a causa del mutismo, in cui si era rilegato l'altro, creando un muro che, ogni volta che parlavano, sembrava sgretolarsi, ma poi, ogni volta, ridiventava sempre più solido. Vide l'espressione vacua e persa, negli occhi color nocciola dell'altro, che in quel momento sembravano diventare sempre più scuri, man mano che passava il tempo.

«Lui sapeva tutto», affermò d'improvviso, spezzando la tensione che s'era creata nell'aria. Aveva la voce rauca e afona come se a causare quel timbro vocale fossero ore di pianti, ma di lacrime non ne aveva versato nemmeno una, almeno, non esternamente. Se Hun sospirò mentalmente, grato di essere riuscito a farlo parlare. Dall'altra parte, però, aveva paura di cosa potesse rivelargli il maggiore. «Sapeva ogni cosa. Gliel'hanno detto».

«Non ti seguo», affermò confuso l'altro, guardandolo impacciato. Il gelato che teneva ancora in mano, si stava lentamente sciogliendo sotto il calore del sole, per atterrare a terra come piccole chiazze di pioggia. A Se Hun, però, non importava in quel momento, Baek Hyun era diventato il suo centro, la sua attenzione era concentrata esclusivamente su di lui.

«Lui sapeva della mia depressione, sapeva tutto. L'ho visto venire fuori dall'ospedale». Lasciò in sospeso la frase. Il minore, invece, sembrava desiderare ardentemente il continuo, di essere a conoscenza di tutti i fatti che legavano quei due ragazzi. Baek Hyun, da parte sua, si avvolse le esili braccia intorno alle sottili gambe che strinse al petto con forza, come per cercare un riparo dai suoi ricordi, un oasi in cui trovare pace. Sentiva qualcosa di opprimente schiacciargli il petto con energia; doloroso, pensò in quel preciso istante.

«Mi ha guardato con occhi disgustati, di chi aveva scoperta la verità ed era rimasto nauseato. Ho visto il terrore e la compassione trasparire dal suo viso». La sua voce si incrinò e tremò verso la fine, trattene i singhiozzi che sentiva premere contro le sue palpebre, mordendosi il labbro inferiore con violenza.

«Baek Hyun». Se Hun sospirò, non sapendo cosa dire per poter consolare l'altro, che sembrava ricordare solo vari frammenti del passato. «Io non credo che lui ti disprezzasse, se lo fosse stato, ti avrebbe lasciato senza dire niente». Annuì, più che certo della sua teoria; sì, decisamente, aveva ragione. «Secondo me, era solo preoccupato per te».

«Allora perché è sparito all'improvviso, senza dire niente?». Baek Hyun non poté fare a meno di far scorrere una lacrima sul suo volto, che subito sparì contro la manica della sua giacca. Se Hun, invece, rimase in silenzio, sentendo una fitta al petto per il dolore che stava provando il maggiore.

Quella semplice è coincisa domanda aleggiò nell'aria senza una precisa risposta.

 

 

 

 

 

 

  
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