Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    10/05/2016    8 recensioni
Maya ha vinto la sfida con Ayumi Himekawa, aggiudicandosi la Dea Scarlatta e i diritti dell'opera. Ma proprio come accade nel dramma originale, un fuoco arde sotto le ceneri...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Stage #6. La festa degli attori



La presenza di Shiori all’intervista per “Madama Butterfly” gli aveva inizialmente fatto pensare al peggio. Quando l’aveva raggiunta al centro della sala, lei l’aveva salutato cordialmente con un bacio, come faceva sempre, e gli aveva proposto di cenare insieme. Masumi le aveva chiesto il perché di quell’entrata durante un’intervista ufficiale e lei aveva risposto che altrimenti non riusciva mai a parlare con lui.

Lui l’aveva fissata in silenzio, conscio della propria colpa, intrinseca in quelle parole, poi l’aveva condotta fuori e a cena, proprio come voleva. Non era accaduto nient’altro da allora: Shiori non era più piombata all’improvviso in luoghi dove non avrebbe dovuto essere e lui si era concentrato nuovamente sul Gruppo Takatsu.

I documenti che Hijiri era riuscito a trafugare confermavano alcuni sospetti che gli erano venuti durante le prime analisi dei bilanci che aveva richiesto la settimana seguente il suo matrimonio. Alcuni conti non tornavano e c’erano spostamenti sospetti di capitali. Forse l’azienda non era così sana come suo padre pensava.

Se avesse fuso la Takatsu alla Daito senza le dovute precauzioni, avrebbe rischiato di far collassare entrambe. Doveva muoversi con molta cautela perché se l’Imperatore Takamiya o qualcuno dei suoi collaboratori avesse subodorato le sue indagini, i pericoli sarebbero stati ancora maggiori.

Si appoggiò allo schienale della poltrona, sollevando gli occhi verso il soffitto bianco dell’ufficio. Il regista Ito aveva richiesta un colloquio direttamente con lui. Si avvicinavano Natale e Capodanno, forse voleva chiedere un periodo di requie per tutti. Sapeva che agli studi avrebbe visto forse Maya e il suo cuore si chiuse spaventato. Era la stessa sensazione che aveva provato in passato quando Shiori aveva scoperto le rose e il suo legame con Maya. Non voleva che ricominciasse tutto da capo, incontrarla avrebbe significato dover dominare i propri sentimenti, rischiare che qualcuno scorgesse il debole filo che li legava e trasformasse quell’informazione in un’arma.

L’interfono squillò, Masumi si riscosse e premette il pulsante.

- Signore, l’appuntamento con il regista Ito - gli ricordò la sollecita segretaria. Lui sorrise stancamente e si alzò.

- Sì, Mizuki, grazie. Sto uscendo - la rassicurò.

- Per gli inviti posso spedirli? Vuole portare lei quelli per il cast di “Madama Butterfly”? - aggiunse con tono malizioso - Dato che sta andando là… - lo pizzicò prima di attendere la sua risposta.

Masumi fissò con astio la lucetta rossa che indicava la linea aperta. Vedo che non ha perso il suo smalto…

- No! Mi ha scambiato per un postino? Li invii normalmente! - sbottò chiudendo la linea.

Mizuki sbatté le palpebre in direzione dell’interfono e della luce ora bianca. Sorrise e tornò ad occuparsi del suo lavoro - Nervoso, signor Hayami? - mormorò soddisfatta. Avrà anche smesso di mandarle rose, ma non significa che l’abbia cancellata dal suo cuore…

La porta dell’ufficio si aprì e lui ne uscì con il cappotto al braccio. Oltrepassò la sua scrivania dirigendosi verso gli ascensori, ma Mizuki non seppe resistere alla tentazione.

- Mi saluti Maya Kitajima! - gli chiese con tono allegro.

Lui si fermò, restando di spalle, poi riprese a camminare senza rispondere.



Gli studi della Daito Art erano tra i più belli in cui Maya avesse mai lavorato. Le sale dove provavano erano tutte fornite di palco, attrezzature per le luci e il suono, scenografie e una cabina di regia, fondamentale per registi e sceneggiatori. Quelle sale non venivano utilizzate solo per il teatro, ma anche per filmare le pubblicità o le serie televisive. Quella che stavano usando in quel momento duplicava un teatro in miniatura.

Dall’intervista le prove erano riprese senza intoppi. Lei e Kinji avevano continuato a vedersi anche oltre l’orario di lavoro, approfondendo la reciproca conoscenza. Il regista aveva constato immediatamente il miglioramento delle loro interpretazioni e li aveva spinti a continuare su quella strada. L’attore si era rivelato un ragazzo intelligente e pieno di interessi, con le idee ben chiare in testa circa il suo futuro. Maya si trovava a suo agio ed era indubbio che la confidenza nella vita privata giovasse anche ai loro ruoli.

Ma c’era ancora qualcosa che non andava con Chōchō-san. La scena del suicidio finale proprio non riusciva a immaginarla. Eppure non è così diverso dalla Dea Scarlatta… anche lei si sacrifica... Incassò il mento nelle mani unite a coppa e osservò gli altri attori sul palco. No! Un momento! Non è affatto uguale… Akoya è una dea incarnata… Chōchō-san invece è una donna! La rivelazione scontata l’avvicinò di un passo al tassello che le mancava.

- Basta! Dieci minuti di pausa! - l’urlo del regista Ito la riscosse dai suoi ragionamenti. I colleghi che stavano provando si raccolsero in gruppetti e uscirono lentamente dalla sala. Le luci vennero abbassate e lei rimase seduta sulla sedia di lato al palco. Sbuffò nervosa, cambiò posizione, poi si alzò. Salì sul palco con l’intenzione di fare qualche tentativo e quando si voltò verso la piccola platea e la cabina di regia, lo vide.

Il signor Hayami era in piedi, dietro quel vetro insonorizzato. Il cuore prese a battere incontrollabilmente e il tempo si fermò. Quando i loro occhi si incrociarono, Masumi lasciò scorrere lo sguardo lungo il suo corpo esile. Indossava il kimono di scena, la parrucca acconciata coi kanzahashi e i geta. Sembrava una donna d’altri tempi e le ricordò la sua interpretazione di Midori in “Takekurabe”.

Maya camminò lentamente avanti, senza smettere di guardarlo. Non riusciva proprio a distogliere lo sguardo anche se nel profondo sapeva che era un comportamento sbagliato da tenere con un uomo sposato. Raccolse i lembi del kimono e lo sollevò appena per scendere i gradini del palco. Lo rilasciò e con eleganza raggiunse la fila di sedie appoggiate alla parete della cabina di regia. Masumi la osservò, catturato dal suo movimento fluido e aggraziato. Più evitava d’incontrarla e più cresceva il suo desiderio di vederla da quel giorno a Yokohama.

C’era solo quella parete a dividerli, con gli sguardi allacciati e il cuore in tumulto rimasero immobili per non infrangere quell’attimo di condivisione. Maya mise le ginocchia sulla sedia, allungò una mano e l’appoggiò al vetro spesso. Inclinò la testa e gli sorrise.

Masumi inspirò e trattenne il fiato. Con un gesto semplice aveva espresso i suoi sentimenti, gli stessi che gli stavano divorando l’anima. Fece un passo avanti, allungò una mano e l’appoggiò al vetro, proprio in corrispondenza della sua. Il suo sorriso era dolce e caldo, come quelli che aveva sempre sognato in passato, ma questa volta lo stava rivolgendo a lui nella realtà.

La porta della sala si aprì con forza, la magia s’infranse e entrambi ritirarono la mano di scatto, come scolari colti in flagrante.

- Oh, signor Hayami, è qui? - il regista fece capolino dentro la sala di regia e dal vetro vide Maya Kitajima.

- Sì, signor Ito - ammise Masumi voltandosi e raggiungendolo. Il regista fece un cenno anche a Maya, che lei ricambiò, poi i due uomini se ne andarono insieme.

Lei espirò e si portò una mano al petto. Santo cielo come batte! Ha toccato il vetro anche lui… è ancora tutto come prima… anche se passano i giorni, lui continua a provare gli stessi sentimenti… chissà perché è qui...

Arrossì nella semi oscurità della sala e chinò la testa chiudendo gli occhi. Anche se fosse riuscito nel suo intento di sistemare le cose, cosa sarebbe cambiato per loro? Non avrebbero potuto vivere quell’amore allo scoperto! Come conciliare il suo ruolo di attrice con il suo di produttore? Scosse la testa con forza e fermò le lacrime improvvise. Non c’è alcun modo…

La porta si aprì di nuovo, gli attori e i tecnici rientrarono costringendola a riprendere le prove e concentrarsi sulla recitazione. Erano tutti euforici e non ne comprendeva il motivo.

- Maya! Hai sentito? - Kinji la raggiunse subito appena la vide.

- No, cosa? - lo interrogò Maya perplessa.

- Il signor Ito ha chiesto una settimana di fermo delle prove da Natale a Capodanno! - esultò felice con un’espressione compiaciuta.

Ecco perché il signor Hayami è qui! Lo avrà chiesto direttamente a lui…

- È... è confermato? - domandò lei titubante.

- Sì! Certo che è confermato! E la festa cade precisa in quel periodo! - Kinji appariva euforico e non stava in sé dalla gioia.

- Festa? - chiese ancora Maya senza capire.

- È vero! Tu sei da poco con la Daito Art - ammise l’attore con aria di chi la sa lunga - Viene organizzata una festa degli attori l’ultimo giorno dell’anno! - spiegò allegro - Io potrò andare a trovare Mina e… - la voce gli morì in gola e arrossì, guardandosi intorno furtivo.

Maya ridacchiò scoprendo finalmente il suo segreto e il motivo per cui sviava sempre il discorso quando gli altri parlavano di fidanzati e della risposta gelida e trattenuta che aveva dato al giornalista durante l’intervista.

- È la tua ragazza… - constatò lei con espressione di chi aveva appena conquistato un’arma letale - Non hai motivo di tenerlo nascosto! - aggiunse strizzandogli un occhio.

- Shhh! Non dirlo a voce alta! - la redarguì Kinji mettendole una mano sulla bocca.

- Perché? - bofonchiò Maya incapace di articolare bene la parola, gli occhi spalancati e le mani che cercavano di togliere la sua.

- Mina… suo padre è un regista famoso! Se si sapesse in giro che stiamo insieme, non riuscirei mai a farmi valere come attore! Tutti penserebbero che suo padre mi favorisce! Io invece voglio farcela da solo e dimostrare al mio futuro suocero di essere un uomo degno per sua figlia! - sollevò gli occhi al cielo come un guerriero samurai e strinse con forza i pugni lungo i fianchi.

Maya rimase allibita da tutta quella veemenza, ma non scoppiò a ridere per rispetto nei confronti della sua determinazione. Lui lotta per raggiungere il suo scopo… deve amare molto la sua Mina… la sua situazione però è diversa…

- Sono sicura che ci riuscirai, Kinji! - si congratulò con lui - Sei un ottimo attore e si vede che l’ami molto. Ogni cosa andrà per il meglio, vedrai! - lo rassicurò.

Kinji la fissò, improvvisamente attento. Su Maya Kitajima non giravano voci. L’unica che conosceva era vecchia e riguardava una sua inesistente relazione con Yu Sakurakoji, l’attore che aveva interpretato lo scultore Isshin. Magari anche lei aveva qualcuno nel cuore e soffriva l’impossibilità di vivere appieno quei sentimenti. Era sicuro che non fosse nessuno degli attori di “Madama Butterfly”, forse si trattava di qualcuno che non aveva niente a che vedere con il teatro. La sua espressione, in quel momento, era triste e corrucciata, come se stesse pensando a qualcosa di sgradevole.

A volte aveva sentito di attrici costrette, dai propri manager o produttori, a non intrattenere relazioni pubbliche per non rovinare o infangare il loro nome e danneggiare le produzioni a cui partecipavano, ma Maya Kitajima gli era sempre apparsa estremamente testarda e indipendente, e di sicuro non subiva il potere imposto da Masumi Hayami viste le volte che gli aveva tenuto testa.

- Anche tu devi essere positiva - mormorò avvicinandosi per non farsi sentire da altri due attori che si erano avvicinati. Maya sollevò lo sguardo e annuì, incapace di rispondere a voce per il nodo che le serrava lo stomaco. Avrebbe tanto voluto credere a quelle parole, ma era consapevole di quanto fosse ingarbugliata la sua situazione.



Natale arrivò in un baleno e con esso la pausa prolungata promessa dal regista Ito. Maya trascorse nel suo appartamento quasi tutto il tempo che le era stato concesso, concentrandosi in solitudine sul personaggio di Chōchō-san. Kinji era andato a trovare la sua ragazza senza dire niente a nessuno degli altri attori. Di comune accordo con il regista, avevano deciso di presentarsi alla festa degli attori insieme. Maya si era subito sentita sollevata: l’affinità con Kinji era cresciuta nel tempo e si trovava a proprio agio con lui. Sicuramente meglio che andare da sola.

Aveva sempre odiato quegli appuntamenti mondani che non le interessavano affatto e la innervosivano. Non si sentiva parte del mondo glamour legato al teatro, lei voleva solo recitare. Sapeva che Rei era impegnata con le sue prove, ma alla fine aveva ceduto alla vergogna e le aveva chiesto aiuto per un abito. Quello era un altro aspetto che proprio non riusciva a far diventare parte della sua vita. Concepiva la necessità degli abiti di scena, ma non quelli della vita reale.

Lasciò scivolare la mano sulla seta morbida del vestito disteso sul letto. Era consapevole di essere bassina e con poche forme, ma le sarebbe dispiaciuto far sfigurare Kinji. Rei come al solito era stata pratica e concisa. Dopo averle fatto provare alcuni abiti le aveva assicurato che quello le calzava a pennello. L’aveva obbligata a comprare scarpe, borsa e cappotto che andassero d’accordo con l’abito lasciandola libera di decidere su trucco e capelli. Maya ovviamente non si era affatto interessata e, completamente avvolta da Chōchō-san, non si era resa conto del passare dei giorni fino a quella sera.

In preda al panico, si era lavata asciugandosi i capelli come meglio aveva potuto. Dopo qualche tentativo aveva rinunciato al trucco che la faceva sentire tutta impiastricciata e goffa, ma il momento più esilarante doveva ancora venire.

Come avrebbe fatto a chiudere la cerniera?

Osservò disperata l’abito. Provò ad infilarselo da sopra, ma nulla, non passava anche contorcendosi. Così tentò l’ultima soluzione: mise la cerniera sul davanti e la chiuse, poi iniziò a ruotarlo lentamente per non strappare il tessuto floreale e rovinarlo. La trama scricchiolò pericolosamente, ma piano piano e con tanta pazienza riuscì a girarlo completamente.

Tirò un sospiro di sollievo, terminò con gli accessori e, rincuorata, si guardò allo specchio. L’effetto globale non era male sebbene Rei si sarebbe sicuramente lamentata nel vederle i soliti capelli che le scendevano sulle spalle.

- Spero che Kinji non si senta in imbarazzo… - arrossì tenendo il cappotto scostato dal corpo avvolto nell’abito avorio. Il corpetto rigido sagomato di pizzo sosteneva il peso della gonna al ginocchio, leggermente svasata e gonfiata da alcuni strati di tessuto morbido sottostante. Le scarpe, delle sobrie decoltè con tacco non troppo alto, e la borsa, erano di vernice avorio.

Chiuse il cappotto e sospirò. Non avrebbe mai potuto recuperare in cinque minuti tutte le mancanze che aveva in ambito sociale, così avrebbe fatto del suo meglio per apparire invisibile in mezzo alle altre centinaia di attori della Daito Art e si sarebbe tenuta lontano dai guai.

Uscì di casa, attese un taxi e si fece portare al lussuoso hotel che era stato prenotato per ospitare la festa e i numerosi invitati che sarebbero giunti da tutto il Giappone e dall’estero. Con l’unica compagnia del tassista silenzioso, la sua mente si concentrò su ciò che aveva cercato di tenere lontano in quei giorni senza lavoro: Masumi Hayami. Piegò la bocca in un sorriso malinconico: qualunque impegno mettesse nell’obiettivo di non pensare a lui, falliva miseramente nell’istante in cui i suoi pensieri avevano un attimo di respiro.

Guardò fuori dal finestrino la città euforica per l’imminente capodanno. I negozi erano ancora tutti illuminati e le persone camminavano di fretta con le borse dello shopping inforcate alle braccia. Aspetterò, ammiratore… ma mi manchi ogni giorno… mi sento in colpa a pensare a te, come se questa concessione fosse sconveniente visto che sei sposato… io però non riesco a frenare questi miei sentimenti! Stasera ci saranno tante persone e tu sarai occupato con ciascuna di loro e forse io potrò guardarti sapendo di essere legata a te più di chiunque altro…

Il taxi si fermò, Maya pagò e scese stringendosi il cappotto addosso per il freddo gelido. Salì la scalinata rotonda che portava all’ingresso dell’albergo e, immediatamente fuori dalla grande porta girevole, c’era Kinji, esattamente nel punto in cui le aveva promesso di essere.

Le andò incontro con un sorriso genuino e amichevole e Maya si sentì subito rincuorata. Avrebbe avuto accanto una persona gentile con cui trascorrere la serata senza doversi guardare la spalle ad ogni parola che avrebbe pronunciato.

- Maya! - la salutò calorosamente, raggiungendola. Aveva le guance arrossate dal freddo e lei si sentì in colpa per averlo fatto attendere.

- Kinji! Da quanto tempo sei fuori? - gli chiese preoccupata - Avresti dovuto restare dentro! -

- Non preoccuparti, sono arrivato da poco - la rassicurò - Ma è davvero freddo - aggiunse rabbrividendo e offrendole il braccio - Ci buttiamo nella mischia? - le propose strizzandole un occhio.

Maya annuì e, aggrappata a lui, varcò la porta che un valletto stava tenendo aperta per loro, accanto a quella girevole. All’interno li accolse una temperatura piacevole e un altro valletto li accompagnò al guardaroba, dove Maya e Kinji poterono lasciare i cappotti.

- Sono felice di essere il tuo cavaliere stasera - le sussurrò lui dolcemente all’orecchio - Questo vestito ti sta benissimo - aggiunse con un sorriso.

Maya lo fissò arrossendo lievemente, felice che il suo commento fosse del tutto privo di qualsiasi altro sentimento che non fosse pura amicizia.

- Ti ringrazio, Kinji. Non sono abituata a questo ambiente, spero che ti prenderai cura di me ed eviterai che io combini qualche disastro… - ammise abbassando lo sguardo.

- Non preoccuparti, ci sarà così tanta gente! Inoltre potremo stare in compagnia del regista Ito e di altri attori di “Madama Butterfly” - la rassicurò seguendo il valletto che li stava accompagnando verso la sala.

L’immenso locale aveva una volta altissima, costituita da una spettacolare intelaiatura di metallo e vetro, simile a quella di una serra. Nel cielo notturno, la luna faceva capolino dietro le nuvole scure. Alle pareti erano stati affissi decine di cartelloni delle varie produzioni Daito e Maya lasciò spaziare lo sguardo tutt’intorno.

- Santo cielo… - sussurrò osservando la sala piena di gente dalla loro posizione rialzata. Si trovavano in cima ad una breve scalinata rotonda che scendeva gradatamente fino al punto in cui cominciavano i tavoli rotondi coperti da tovaglie candide. Sulla destra era stato allestito un buffet e in fondo c’era un palco con un’orchestra classica.

- La Daito non bada a spese - disse con orgoglio Kinji. Maya si voltò a guardarlo. È fiero di fare parte di quest’azienda… si capisce dal tono della sua voce e dal suo sguardo…

- È la prima volta che partecipo… - mormorò Maya stringendosi al suo braccio.

- Ci divertiremo! All’inizio la festa è seria, ci sarà qualcuno che farà un discorso sicuramente, ma a mezzanotte, l’orchestra cambierà e ci sarà un gruppo rock a suonare! - le spiegò - Gireranno fiumi di champagne e, come ad ogni festa, le cose degenereranno - scoppiò a ridere e Maya spalancò gli occhi stupita. Non riusciva ad immaginare che il signor Hayami avrebbe permesso che la festa prendesse una piega insolita. Kinji sembrò leggerle nel pensiero.

- Se stai pensando alla dirigenza - sussurrò l’attore mentre altri invitati sfilavano accanto a loro scendendo la scalinata - Se ne andranno tutti poco dopo lo scoccare della mezzanotte, ed è allora che inizierà il divertimento vero! - puntò lo sguardo sollevando il mento. Maya seguì la traiettoria e vide Masumi Hayami che parlava con alcune persone. Il suo cuore rintoccò come una campana facendole salire un lieve rossore alle guance. Accanto a lui c’era Shiori Takamiya. Sono insieme… perché mi meraviglio? È naturale che sia così…

Distolse lo sguardo e scesero le scale. Riconobbe tantissimi attori, alcuni dei quali conosceva solo grazie alla fama raggiunta a teatro o al cinema. Qualcuno la salutò, riconoscendola, ma tutto sommato non si sentì soffocata.

- Visto? Che ti avevo detto? - Kinji le dette di gomito gentilmente mentre si avvicinavano al buffet - Rilassati e divertiti! - le suggerì avvicinandole un bicchiere pieno a metà di una bevanda rosa. Maya lo prese e lo assaggiò. Sapeva di fragola e non era alcolico.

- Grazie, è buonissimo! - disse realmente stupita. Non si era aspettata quel sapore avvolgente e gradevole. Si costrinse a non guardare nella direzione in cui aveva visto lui. Sentiva lo stomaco contorcersi come un’anguilla e la spiacevole scintilla della gelosia scoccò in fondo alla sua gola, che sentiva chiusa da un nodo. Sono cose stupide a cui pensare…

Mangiarono qualcosa dal buffet e riuscì a non macchiarsi. Fiera del proprio autocontrollo, si lasciò guidare da Kinji lungo tutta la sala. Parlarono dei cartelloni affissi, di film e commedie teatrali, attori e attrici finché individuarono il regista Ito insieme a Kuronuma. Maya s’illuminò e li raggiunsero immediatamente.

- Signor Kuronuma! Signor Ito! - li salutò Maya con un inchino, imitata da Kinji.

- Oh, ragazzi! - li apostrofò il regista della “Dea Scarlatta” - Ci siete anche voi! - poi squadrò Maya da capo a piedi facendola arrossire - Kitajima… sei diversa… - valutò scrutandola con insistenza.

- Non potevo venire qui vestita come al solito… - mormorò afflitta - Così… ho pensato che… - non riuscì a finire la frase. Kuronuma scoppiò a ridere e la prese per le spalle.

- Kitajima… stavo scherzando! Non mi devi spiegare! - le fece notare - Nonostante ciò, stasera sei bellissima! - ammise con franchezza riportando la voce ad un tono normale. Lei divenne paonazza e spostò lo sguardo su Kinji che annuì sorridendo, trovandosi d’accordo col regista.

Parlarono a lungo di “Madama Butterfly” e anche dell’opera di Ichiren Ozaki, della quale il signor Ito era un fan sfegatato. Tessé le lodi alla regia di Kuronuma e per come avesse diretto gli attori, includendo Maya nel discorso sebbene lei fosse lì presente.

Kinji ridacchiò e lei incrociò le braccia al petto. Da quando lo aveva conosciuto per “Madama Butterfly” non le aveva mai fatto un complimento né accennato alla “Dea Scarlatta”! Stava per fargli notare che lei era lì in carne e ossa, quando un gruppo di persone davanti a loro si mosse come un’onda unica, lasciando uscire Masumi Hayami e sua moglie. Era impreparata non tanto alla loro presenza, quanto al fatto che lui la stesse guardando. Distolse subito gli occhi, non voleva che qualcuno scorgesse nella sua espressione quei sentimenti che nascondeva così abilmente. È impossibile che stesse guardando proprio me!

- Buonasera, signor Hayami! - lo salutò Kuronuma con la solita voce allegra. Il regista si inchinò a lui e alla signora, imitato dagli altri. Maya riusciva solo a guardarsi le scarpe. Dall’alto della scalinata, quando era entrata, aveva visto il bellissimo abito che indossava lei. Era alta e slanciata, i capelli erano acconciati come usava fra le donne sposate, e i gioielli che sfoggiava illuminavano la sua pelle diafana e perfetta.

- Buonasera, vi state divertendo? - domandò Masumi tenendo lo sguardo su Kuronuma. Da quando aveva visto Maya arrivare, aveva contato i minuti che lo separavano dal poterla incontrare. C’erano molti personaggi illustri da salutare, attori, registi, sponsor, investitori e doveva a loro la priorità. Si sarebbe comportato come ogni anno, dimostrando a Shiori che non faceva preferenze.

- Festa meravigliosa, signor Hayami! - replicò Kuronuma con una risata - Il sake è ottimo! - e gli strizzò un occhio.

Masumi sorrise a sua volta e Maya osservò allibita lo scambio di battute e il modo disinvolto del regista. Sembravano avere un rapporto diverso, come se avessero approfondito la loro conoscenza, ed era sicura che la maggior parte del merito andasse a Kuronuma.

- Come stanno andando le prove per “Madama Butterfly”? - la delicata voce femminile intervenne solo dopo che gli uomini ebbero terminato i convenevoli - Sarà un altro successo degno della “Dea Scarlatta”? - aggiunse Shiori interpellando proprio Maya.

Ci fu qualche secondo di silenzio, in cui Maya cercò di compattare i pensieri. Poi, scacciando inutili timori e senso di inadeguatezza, le rispose come si conveniva.

- Siamo a buon punto anche se è il regista, signor Ito, a decidere quando le scene sono perfette - rispose educatamente Maya e l’uomo annuì con vigore - Con “Madama Butterfly” farò del mio meglio perché sia un degno e proficuo prodotto Daito - concluse seriamente.

Dopo attimi di gelo, Kuronuma decise di rompere il ghiaccio. Shiori Takamiya non gli era mai piaciuta dalla volta in cui aveva provato a corromperlo con del denaro, coinvolgendo anche la sua prima attrice.

- Kitajima è un’attrice eccezionale e sono sicuro che saprà dare nuova vita a Chōchō-san! - e chiese conferma al regista Ito che mosse di nuovo la testa in segno affermativo.

- Deve essere piacevole lavorare sapendo di essere così apprezzata - disse Shiori fissando Maya intensamente. Nonostante le rassicurazioni di Masumi, era sicura che lui continuasse a prendersi cura di lei, rose o meno. Ma adesso io l’ho sposato e non permetterò a nessuno di portarmelo via…

- Mi spinge a fare meglio - ammise Maya annuendo e arrossendo lievemente. Avrebbe voluto rispondere in maniera neutra per dimostrarle che sapeva mantenere il controllo anche di fronte ai complimenti, ma era vero che la spronavano, una sorta di sfida con se stessa. Era certa che sotto quelle domande apparentemente innocue, quella donna nascondesse qualche trama. Non aveva mai dimenticato il modo in cui l’aveva trattata prima della crociera. Aveva addirittura cercato di pagarla per allontanarla da lui!

- È lodevole da parte di una ragazza così giovane - ne convenne Shiori - Altrimenti si potrebbe pensare che viva di rendita - concluse con un sorriso accennato.

Maya ebbe la prontezza di spirito di non rispondere alla provocazione, ma Kuronuma non si fece fermare da alcuna remora.

- Maya Kitajima vivere di rendita? - e scoppiò a ridere. I gruppi intorno a loro si voltarono e Shiori s’immobilizzò. Masumi si scostò appena, ma con quel gesto l’avvisò che era da sola e che lui non l’avrebbe supportata. Sapeva che Shiori non si era rassegnata all’idea che lui ne fosse ancora innamorato, ma sentirla dire quelle parole provocatorie lo aveva allertato.

La risata si protrasse per svariati secondi mettendo in imbarazzo l’algida signora Hayami, che fissava il regista con evidente astio.

- Signor Hayami, dovrebbe spiegare a sua moglie chi è davvero Maya Kitajima - aggiunse il regista ignorando deliberatamente Shiori e rivolgendosi a Masumi. Lui glissò la risposta accennando un sorriso di circostanza.

- Già... - sottolineò Shiori - Chi sei davvero, Maya Kitajima? - domandò rivolgendosi direttamente alla giovane attrice.

L’aria intorno a loro si saturò, diventando quasi elettrica. Eppure Maya si sentiva stranamente tranquilla. C’era Kinji alle sue spalle, che era rimasto in silenzio, ma le aveva fatto sentire la sua presenza. C’erano il signor Kuronuma e il regista Ito, e poi c’era lui, il suo ammiratore. È l’altra metà della mia anima, che a lei piaccia o meno… soffro perché sono costretta lontana da lui e, ora lo so, lui soffre come me…

- Io sono un’attrice - rispose serafica Maya con un sorriso disarmante.

Shiori si trovò a corto di parole. Non c’era niente altro che potesse ribattere ad un’affermazione così schietta e palese. Ragazzina impertinente… magari gli altri si saranno meravigliati del contratto che hai stipulato con la Daito e MIO marito… ma non io! Io so perché l’hai fatto!

Qualcuno parlò nel microfono richiedendo attenzione e annunciando l’inizio ufficiale della festa e l’apertura delle danze.

- Signor Hayami! - lo speaker chiamò il suo nome - Vuole essere lei a rompere il ghiaccio? - lo incitò scherzosamente cercandolo fra la folla. Qualche risatina si levò qua e là.

- Vieni, Shiori, andiamo - la invitò Masumi porgendole la mano col palmo aperto.

La signora Hayami, ben lieta di essere stata salvata dall’impossibilità di ribattere, lasciò l’ultima parola a Maya. Accettò la mano del marito, salutò con un lieve inchino della testa e scoccò un’ultima occhiata alla giovane attrice. Maya la sostenne mantenendo ancora quel sorriso, ma dentro di sé era morta di paura.

- Sembra che quella donna ce l’abbia con te… - sussurrò Kinji avvicinandosi a lei.

- Non capisco cosa voglia… - mormorò Maya girandosi a guardarlo, ma le sue parole, che sarebbero dovute apparire cariche di sfida, contrastarono nettamente con il suo sguardo.

Kinji la fissò perplesso. Dovevano essersi conosciute in qualche modo in passato e Maya non andava a genio alla signora Hayami. Il giovane attore spostò pensieroso lo sguardo sulla coppia che raggiungeva il centro della sala e dava inizio alle danze.

Masumi cinse la vita della moglie con il braccio e seguì perfettamente le note del valzer. Stava nascondendo con grande sforzo l’irritazione che lo pervadeva, mentre l’espressione di Shiori appariva compiaciuta. Chissà cosa aveva voluto dimostrare con quelle battute pungenti.

Altre coppie si unirono dopo qualche minuto e finalmente Shiori alzò lo sguardo incontrando gli occhi gelidi del marito. Che espressione… perché ho toccato la sua… Non riuscì a finire neanche il pensiero. Un nodo le chiuse la gola all’idea che loro si vedessero di nascosto.

- È cresciuta - constatò Shiori alludendo chiaramente a Maya. Le sue forme erano cambiate e quell’abito corto le cadeva perfettamente.

- Shiori - la riprese con tono calmo Masumi - Non sai niente di questo mondo, astieniti dal coinvolgere registi e attori nelle tue chiacchiere - la fece girare su se stessa impedendole una risposta diretta e quando tornarono l’uno di fronte all’altra lei preferì rimanere in silenzio. L’ha messa sul piano professionale, ma si è irritato perché ho coinvolto lei!

Una volta terminato il primo valzer di apertura, Masumi ballò con molte altre attrici e lo stesso fece Shiori con alcuni attori. Sapeva che quello era il suo ruolo come moglie di Masumi Hayami. Probabilmente qualcuno non conosceva neppure il suo nome, era solo “la moglie del capo”. Ogni volta che lui cambiava compagna di ballo, i suoi occhi controllavano chi fosse, per vedere se avrebbe ballato con lei. Si era data della stupida migliaia di volte, ma Masumi mandava le rose a Maya Kitajima mentre corteggiava lei! Come poteva credere alle sue rassicurazioni che per lui fosse solo un’attrice talentuosa a cui non poteva dimostrare pubblicamente il suo apprezzamento?

Dal canto suo, Maya aveva osservato il signor Hayami ballare con la moglie, reprimendo quella punta di gelosia che la coglieva ogni volta che li vedeva insieme. La verità era che erano una coppia perfetta. Età, rango sociale, aspetto: tre qualità che li accomunavano e facevano di loro un esempio da invidiare. Mentre lui ballava, lei poteva osservarlo da un punto riparato, lontana da occhi indiscreti che potessero vedere dove si posava il suo sguardo. Nonostante tutto il suo impegno, non riusciva a fare altro che seguire i suoi movimenti eleganti, ripensando alla volta in cui aveva ballato con lui sull’Astoria. Arrossì al ricordo e abbassò gli occhi, puntandoli sui piedi.

- Vuoi ballare, Maya? - la voce profonda e calma le fece sollevare la testa di scatto. Masumi Hayami le stava porgendo la mano con un sorriso invitante. Spalancò gli occhi atterrita e il suo sguardo corse involontario a Shiori Takamiya.

- Non preoccuparti di niente, vieni - insisté Masumi rimanendo nella stessa posizione. Era spaventata, probabilmente aveva paura delle conseguenze. La prese per un polso e la tirò verso di sé - Non vuoi dire di no al Presidente della Daito Art che invita a ballare la sua attrice più proficua, vero? - aggiunse catturando il suo sguardo dilatato.

Maya lo fissò sconvolta. Non poteva davvero costringerla ad una cosa del genere! Cercò di divincolarsi, ma lui era inamovibile. Lui iniziò a muoversi e, se non voleva essere trascinata, avrebbe dovuto camminargli a fianco. Sarebbe fuggita lontano, se lui non l’avesse guardata dolcemente e le avesse preso la mano.

- Signor Hayami… - sussurrò balbettando, ma era troppo tardi. Si raddrizzò e tenne saldamente la mano sulla sua.

Gli invitati si aprirono davanti a loro per lasciarli passare e l’attimo dopo volteggiavano già in mezzo alle altre coppie. Shiori li vide immediatamente. Era sicura che avrebbe ballato con lei! L’aveva lasciata per ultima e solo uno stupido avrebbe valutato quella scelta associandola al fatto che Maya Kitajima valesse poco.

- Non devi temere - la rassicurò subito Masumi che, nonostante mostrasse assoluta calma, sentiva il cuore battere follemente. Da quando l’aveva incontrata a Yokohama aveva contato i giorni fino a quella sera.

- Ma… - iniziò Maya titubante.

- Sei l’attrice che in questo momento fa guadagnare una montagna di soldi alla Daito, nessuno si meraviglierà se balliamo - le spiegò stringendola ancora un po’.

Maya arrossì appena sentendosi afferrare saldamente, ma allo stesso tempo gioì per quel contatto inaspettato.

- Ti chiedo scusa per prima - le disse oscurandosi e riferendosi all’intervento poco ortodosso della moglie.

- Oh, va tutto bene - si affrettò a rassicurarlo lei.

- Hai dato delle ottime risposte - le fece notare sorridendo e allontanandola da sé per farle fare un giro su se stessa.

- Davvero? - gli domandò stupita lei tornando nel suo abbraccio.

- Sì - ammise lui che era rimasto piacevolmente sorpreso dalla sua calma - Anche quando si è attaccati, in questo ambiente è molto importante farsi valere rispettando l’etichetta -

Maya arrossì tenendo gli occhi dentro i suoi. Cosa sarebbe accaduto se l’avessero vista guardarlo in quel modo? Se l’avesse vista sua moglie? Distolse immediatamente lo sguardo e avvertì la stretta della sua mano. Mi rassicura anche adesso…

Masumi osservò il suo cambio di atteggiamento. Non gli restava molto tempo così inspirò e si accinse a chiederle ciò per cui l’aveva realmente invitata a ballare.

- Vorresti… - iniziò rendendosi conto che per la prima volta era senza fiato. Tossicchiò e riprese - Ti andrebbe di passare del tempo con me? - finì la frase e la vide sollevare lentamente la testa e fissarlo stupita.

- Tempo? - sussurrò Maya basita.

- Sì, solo se ti va, ovviamente - si affrettò ad aggiungere cercando il più possibile di celare il suo imbarazzo.

Maya aveva il cuore che batteva a mille, mentre la sua mente elaborava quella richiesta anomala.

- Sì, certo, signor Hayami - rispose meccanicamente, impegnandosi per non perdere i passi di danza. Con lui? Del tempo?

- Ne sono felice - e lo era davvero. Non aveva immaginato che gli sarebbe occorso così tanto coraggio per tirare fuori quell’unica frase. La sua espressione era un misto di incredulità e dolcezza e dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non abbracciarla in mezzo alla sala. Se lo facessi… cosa accadrebbe? Non m’importa di me… ma lei… lei perderebbe tutto…

La musica finì e sull’ultima nota le loro mani si separarono. Maya fece un lieve inchino ringraziandolo e si allontanò. Non sarebbe stata in grado di fare niente altro e non voleva che qualcuno fraintendesse i suoi gesti o le sue parole. Masumi la seguì con lo sguardo solo per un secondo, poi lo distolse e la sua attenzione venne attirata dal presidente di una società che sovvenzionava spesso produzioni cinematografiche. Per la prima volta nella sua vita fu felice di vederlo e di essere obbligato ad intrattenersi con lui.

Kinji vide Maya andare verso di lui. Camminava rigida come un tronco e la sua espressione era vacua, con lo sguardo perso davanti a sé. Che strana ragazza…

- Maya? Va tutto bene? - le domandò appena le fu di fronte.

- Eh? Oh, sì - annuì schiarendo gli occhi e tornando nel mondo dei vivi.

- Avete parlato di “Madama Butterfly”? - domandò incuriosito.

- Eh? Oh, sì - disse di nuovo Maya con un sorriso ebete. Kinji la fissò alzando un sopracciglio perplesso. Comprese che non era il momento di farle domande a cui non avrebbe dato una risposta coerente. Spostò lo sguardo sul signor Hayami che poco più avanti sulla destra parlava con un gruppo di uomini d’affari. Che strano uomo… chissà cosa si saranno detti…

La festa proseguì e, come anticipato da Kinji, appena scoccata la mezzanotte e stappato lo champagne, la dirigenza della Daito sparì e l’orchestra classica venne sostituita da un gruppo rock che scaldò gli animi degli attori più giovani pronti a fare baldoria per tutta la notte. Maya festeggiò il nuovo anno con un calice in mano e la mente annullata da un’intensa emozione.

Solo più tardi, quella mattina all’alba, mentre Kinji la riportava a casa in taxi, si rese conto che non le aveva detto dove e quando.


   
 
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