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Autore: ShawnSpenstar    11/05/2016    1 recensioni
Tutti noi conoscamo bene la storia dei sei maestri della luce (sette con Kajitsu) che liberarono Gran RoRo dalla tirannia del re del mondo Altrove ma, prima di Dan e soci, c'è stato sicuramente almeno un altro maestro della luce che ha portato quasi a compimento la sua missione. Quella che vi racconterò è l'avventura di questo guerriero, è la storia di una sconfitta certo ma è comunque degna di essere raccontata e io spero di farlo al mio meglio.
Siete pronti per un nuovo, vecchio, viaggio a Gran RoRo?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Julian Fines, Magisa, Nuovo personaggio, Re del mondo Altrove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cronache di morte e rinascita
 
 
Il bambino dai capelli arancioni avanzò a piccoli passi, tastando costantemente il terreno per capire a che punto del corridoio superiore si trovasse; la luce del giorno se n'era ormai andata e non poteva assolutamente dare nell'occhio accendendo le luci artificiali. Tecnicamente, lui non avrebbe dovuto nemmeno essere a gattoni nel corridoio del primo piano bensì nell'enorme letto della sua cameretta, come da ordine di suo padre, ma la sua voglia di dare un ultimo saluto segreto alla maga e, soprattutto, duellante che aveva appena sconfitto il suo vecchio era davvero troppo forte… alla fine era rimasto nel letto solo sette minuti e trentanove secondi.
 
Se i suoi calcoli fossero stati esatti, e lo erano, avrebbe dovuto trovarsi a pochi metri dall'ingresso di quel corridoio scuro che, durante la giornata, aveva percorso più e più volte e che, ora, avrebbe dovuto essere vuoto; il piccolo Karma si avvicinò così alla grande porta che conduceva al santuario di Walhalance e Gugnir, unico elemento davvero visibile in mezzo a tanta oscurità, conscio che averlo come punto di riferimento gli sarebbe stato di grande aiuto per raggiungere la rampa di scale; in quel preciso istante, tuttavia, il portale si spalancò e uno dei suoi guardiani in toga bianca ne uscì, troppo trafelato per rendersi conto della presenza del bambino, seguito a distanza dal rumore dei passi degli altri.
 
-Perché sono rimasti? E cosa dovevano fare nel santuario? Al di là della statua di Walhalance non c'è nulla li dentro- si domandò ingenuamente prima di ritornare a forza alla realtà. Doveva scendere le scale; nella posizione in cui si trovava sarebbe stato scoperto di sicuro e, nel caso fosse tornato in camera per ingannare il padre, lord Julian e lady Magisa avrebbero, nel frattempo, lasciato il palazzo, quindi ora o mai più.
 
Con uno scatto impressionante per una creatura della sua età, per di più a gattoni, il piccolo arrivò al primo gradino della rampa e iniziò a scenderli silenziosamente, poi, completata l'operazione raggiunse l'uscita secondaria in cucina e corse lungo il viale all'inseguimento dei suoi due miti che, per sua fortuna, intravide pochi metri più avanti.
 
"Lord Julian! Lady Magisa!" esclamò stando attento a non esagerare con la voce
 
Non senza una certa sorpresa, i due chiamati in causa si voltarono per capire la provenienza della voce bianca che li chiamava; avevano ovviamente intuito di chi si trattasse ma erano comunque piuttosto curiosi di capire perché avesse disobbedito al padre… cosa che, peraltro, faceva enorme piacere ad entrambi.
 
"Cosa ci fai qui fuori a quest'ora, Karma?" domandò Magisa raggiungendolo
 
"I-io volevo so-solo ve-vedervi" balbettò il bambino, imbarazzato
 
I due compagni di viaggio lo osservarono attentamente, era sudato e odorava di cibo il che significava che: uno, doveva essersi sforzato parecchio per raggiungerli ; due, era passato per le cucine, un'area riservata alla servitù in cui gli era proibito entrare, cosa che, conoscendo lo "stile educativo" del padre, avrebbe potuto costargli anche qualche scudisciata di punizione nel caso fosse stato scoperto, ma, nonostante ciò, aveva deciso di rischiare. Era chiaro che c'era qualcos'altro sotto.
 
"E' solo per questo che sei venuto qui, piccolo?" domandò la maga abbassandosi fino ad arrivare circa alla sua altezza
 
Le parole con cui il piccolo avrebbe voluto comporre la sua risposta turbinavano disordinate nella sua giovane mente. Desiderava ardentemente avere più tempo per riflettere, trovare un modo meno evidente per esprimere ciò che volesse perché era certo che, se fosse stato diretto, i due si sarebbero rifiutati di ascoltarlo.
 
Furono i dodici secondi più inutili della sua, finora breve, esistenza.
 
"I-io… i… i-i-io vo-vorrei…" balbettò cercando di trovare un po' di coraggio "i-io vorrei ve-venire c-c-con voi ne-nel vostro v-viaggio"
 
La maga e l'umano si scambiarono una sottile occhiata d'intesa: avevano intuito quale fosse, all'incirca, la volontà del bambino, ma c'erano ancora molte questioni che andavano chiarite.
 
"Perché vorresti seguirci?" domandò la maga avvolgendo il piccolo nel suo mantello "cosa ti spinge a questa scelta"
 
"M-mi… mi piace mo-moltissimo Battle Spirits" spiegò "e voi siete eccezionali ne-nel gioco, i-i… i migliori di tu-tutto l'u-universo"
 
"Beh, ma questo titolo non dovrebbe spettare al vostro re?" chiese delicatamente Julian
 
"N-non lo so, no-non ho ma-mai vi-visto il re del mondo Altrove so-sostenere u-un duello" replicò l'altro "ma è… è chi-chiaro che la-lady Magisa è-è  u-una su-super esperta di Battle Spirits me-mentre l-lei, lord Julian, è i-il miglior duellante di se-sempre"
 
A quella risposta, lo sguardo della donna si intenerì e lei si sedette a terra, proprio di fronte all'interlocutore;  seguitò a parlargli cercando di scorgere nei suoi occhi qualcosa di più della semplice esaltazione di un bambino nei confronti di due persone che l'avevano impressionato al suo gioco preferito, di capire se albergava in lui un sentimento, per quanto in stadio embrionale, più profondo.
 
Ma, dietro le luci, non c'era nulla.
 
"Sei conscio che, se tu ci seguissi nella nostra missione, finiresti per metterti contro il re del mondo Altrove?" fece la maga, provando ad esplicitare il vero punto critico della questione; nei suoi viaggi aveva incontrato moltissime persone, bambini, giovani e vecchi, che si erano dette disposte ad aiutarla, tuttavia troppi di questi non capivano il vero significato delle sue peregrinazioni.
In loro non bruciava la fiamma della libertà.
 
"Non mi interessa!" rispose con sicurezza Berger "io voglio venire con voi!"
 
Julian gli tese la mano salutando la sua grinta con un sorriso
 
"E allora sei il benv…"
 
 "Torna a casa, piccolo"
 
Quella frase, pronunciata con un tono affettuoso, congelò l'aria circostante. Perfino il vento aveva smesso di soffiare, quando Julian rivolse il suo sguardo interdetto alla compagna di viaggio per chiederle spiegazioni; non riusciva proprio a capirla, un bambino... anzi no, il figlio del re di perla, strenuo alleato del dittatore che tiranneggiava Gran RoRo, aveva detto loro di essere pronto a partire e lei lo rifiutava? Non aveva alcun senso.
 
"Non voglio!" ribatté il piccoletto all'invito della maga
 
"Noi non possiamo riportati là, lo sai; " proseguì lei con voce supplichevole "per favore, torna a casa, tuo padre sarà in pensiero per te"
 
"Non mi importa niente di lui!" gridò Karma "è uno stupido, un debole e un perdente! Io lo o…"
 
Prima che il bambino potesse finire la frase, un sonoro schiaffo impattò contro la sua guancia sinistra. Immediatamente, il piccolo dai capelli arancioni si mise in posizione difensiva a testa bassa, quando, poi, trovò il coraggio di rialzarla incontrò subito lo sguardo severo della donna.
 
"Non azzardarti mai più a dire certe cose di tuo padre" sibilò con voce tagliente
 
Terrorizzato, Berger si limitò ad un cenno di assenso con la testa; alla vista di ciò, sul volto della maga torno a dipingersi un dolce sorriso, allungò la mano e diede una leggera scollata ai sorprendentemente folti capelli del granroriano.
 
"Scusami per lo schiaffo, ma sai anche tu che quello che hai detto di tuo padre non è vero; lui è un grande duellante e ti vuole bene, tu non lo odi affatto" sussurrò accarezzandogli la guancia arrossata "forza, ora torna a casa da lui"
 
Accennando un sorriso, il giovanissimo granroriano salutò i due che tanto ammirava e, come da ordine di Magisa, si affrettò in direzione del suo palazzo; Julian, che dopo essere stato silenziato dalla collega non aveva più aperto bocca, osservò la corsa del piccolo fan a fianco della donna e, dopo essersi assicurato che quello fosse abbastanza lontano, recuperò anche la parola.
 
"A che razza di gioco stai giocando?" domandò rabbioso "prima mi fai tutti quei discorsi sul la malvagità dell'usurpatore di perla e poi lo difendi, sei davvero un ipocrita"
 
"Quindi per te avrei dovuto lasciare che odiasse il padre?" replicò lei con un'altra domanda "avrei dovuto accogliere la sua richiesta e farlo venire con noi?"
 
"Perché no? Ha detto lui stesso che non ha paura del re del mondo Altrove e, viaggiando con noi, diventerebbe una persona migl…"

"Kyyaaaa!!"
 
Il rumore sordo dell'impatto rimbombò in tutta l'area circostante: il pugno destro della maga aveva centrato in pieno, all'altezza dello zigomo, il viso dell'umano causandogli un istante di smarrimento ed una lieve perdita di sangue.
Ripreso il totale controllo del suo corpo, Julian si voltò verso di lei pronto ad un eventuale proseguo dello scontro, ma tutto ciò che trovò fu la maga che lo fissava cercando di trattenere le lacrime.
 
"Sei un vero bastardo, sai? Chiedere ad un bambino di abbandonare il proprio padre" sussurrò lei con un filo di voce
 
"Ma cosa diavolo stai dicendo?" ribatté l'altro "quell'essere immondo lo riempirà delle sue idee di merda e lo trasformerà in un mostro!"
 
"E allora? Tanto non finirebbe per "perdere" comunque?" disse retoricamente ad un Fines ancora piuttosto interdetto "se la nostra missione dovesse riuscire, tutte le menzogne del re risulterebbero inutili, se dovessimo fallire ci penseranno i prossimi maestri della luce a dargli una lezione; qualunque che sia l'esito della nostra storia, Ulrich Von Berger sarà sconfitto"
 
Istintivamente, l'umano si preparò a controbattere all'affermazione, l'aveva ascoltata attentamente ed era sicuro che un ultimo ripasso avrebbe evidenziato tutti i buchi di quell'ipotesi.
 
Non ne trovò nemmeno uno.
 
"L'unico motivo per cui volevi portarlo con noi…" proseguì "… era per fare un dispetto al padre, vero? E' incredibile quanto vi somigliate, voi due"
 
"COSA?! IO NON SOMIGLIO AFFATTO A QUEL RIFIUTO!"
 
"E invece si, avete lo stesso disgustoso atteggiamento di chi si sente superiore agli altri, l'unica differenza è che lui non si preoccupa di nasconderlo; in questo senso, si può dire che sia perfino più onesto di te"
 
"Ma io sono sup…"
 
"STAI ZITTO!!"
 
Le pupille dell'inglese si dilatarono all'udire il perentorio ordine della maga e un rapido brivido gli percorse la schiena costringendolo ad ergersi e alzare la testa in direzione del suo volto. C'era dell'odio nel suo sguardo, proprio come in quella voce che gli aveva intimato di smettere di parlare; non aveva mai pensato che la prima persona, escludendo il re del mondo Altrove, su cui Magisa avrebbe riversato del disprezzo sarebbe stato lui.
 
"Stai. Zitto… per favore…" sussurrò con voce flebile "… o potrei pentirmi di averti anche solo preso in considerazione come possibile salvatore di Gran RoRo"
 
"Ora non esagerare" replicò Julian con la tranquillità di colui che crede che il peggio sia passato… e che in questo caso si sbaglia perché, terminata la sua frase, il biondo umano non fece nemmeno in tempo ad abbassare la testa che un potente schiaffo, simile a quello che prima era toccato al bambino dai capelli arancioni, centrò in pieno la sua guancia.
 
"Andate al diavolo, tu e il tuo "non esagerare"!" sbottò lei "sei così concentrato su te stesso che non ti rendi nemmeno conto delle stronzate che dici, davvero avresti il coraggio di spingere un bambino a disprezzare il padre solo perché detesti quest'ultimo?"
 
"Certo che no!" sbottò l'uomo, evidentemente imbarazzato "volevo solo che divenisse un nostro alleato nella lotta con…"
 
"Per favore, sii sincero almeno con me" supplicò la maga "è sufficientemente da vigliacchi voler mettere un bambino piccolo contro il proprio padre; non cercare anche di giustificarti con scuse senza senso, ti rende solo più detestabile"
 
Non aveva di che replicare ad una simile offensiva, lei l'aveva letto alla perfezione e, data la foga con cui l'aveva aggredito, gli era chiaro che c'era qualcos'altro sotto.
 
"Perdonami Magisa" sussurrò, cercando di trarre la maga in un abbraccio da cui lei, tuttavia, si tolse "no, non scappare… cos'è che non mi stai dicendo?"
 
"E' una lunga storia" mormorò lei incamminandosi verso la fine del viale ciottolato, ove li attendeva la navetta preposta a riportali in città
 
"Beh, direi che ho tutto il tempo!" replicò l'inglese affiancandola nella sua camminata veloce
 
Dopo aver accennato ad un mezzo sorriso, la donna dai capelli rosa fece un profondo respiro per riempire i polmoni e si spostò davanti al compagno di viaggio, continuando la camminata con il volto rivolto al maestro della luce.
 
"Ero molto giovane quando decisi di diventare la maga guardiana e mio padre era, per usare un eufemismo, poco concorde" raccontò con un espressione di sofferenza dipinta sul volto "la nostra famiglia era composta solo da noi due poiché mia madre era morta dandomi alla luce ma, nonostante ciò, siamo riusciti ad avere una vita felice… perlomeno fino a che non ho deciso di diventare una maga guardiana; da li in poi il nostro rapporto è andato in pezzi: litigavamo in continuazione; io lo accusavo di volermi tarpare le ali e lui mi accusava di volerlo abbandonare per inseguire delle chimere…"
 
"Beh, non c'è nulla di particolarmente strano in tutto questo; genitori e figli litigano di continuo, avresti dovuto vedere le discussioni dei miei amici Michael e Amy con i loro"
 
"… decisi allora di partire di nascosto e, dopo lunghe suppliche, acconsentirono ad eseguire il rituale di consacrazione al nucleo progenitore di notte in modo tale che io potessi lasciare il regno di topazio in segreto;  allora mi era sembrata la scelta più giusta, avevo realizzato il mio sogno e senza nemmeno litigare fino all'ultimo con mio padre"
 
"Trovo anche io che sia stata una buona decisione" si inserì nuovamente l'umano "non è mai bello salutare i propri genitori con cattivi sentimenti nel cuore"
 
"Nemmeno se si tratta dell'ultimo saluto?"
 
A quella domanda, Julian sentì il suo sangue gelarsi nelle vene; si voltò lentamente ed incrociò il suo sguardo con l'espressione dolce e, al tempo stesso, triste della donna dai capelli rosa.
 
"Già… mio padre stava morendo… ed io non me ne ero nemmeno accorta" sussurrò con una voce colma di malinconia "non si sforzava nemmeno di nasconderlo, non ci sarebbe neanche riuscito essendo molto anziano, ma io sono stata così egoista da non notare nulla, come al solito ho fatto ciò che faceva comodo a me senza considerare gli altri"
 
"Ma lui avrebbe potuto dirti qualcosa"
 
"Voleva che io rimanessi perché avevo compreso le sue ragioni, non perché ero obbligata!"
 
"Questo lo rende egoista quanto te"
 
"Stava. Morendo!!"
 
"Ma quella era la tua grande occasione! Avrebbe potuto essere l'unica della tua vita!"
 
"Ma per favore! La storia dell' "unica occasione" è solo una stronzata inventata dai vigliacchi che non hanno il coraggio di crearsi da soli le successive occasioni; solo la vita è unica ed io, quando mio padre stava concludendo la sua, non ero nemmeno lì per stargli accanto! Con che coraggio lo definisci egoista; siete stati proprio voi umani ad insegnarci la bellezza di avere dei legami familiari, non puoi negarci una delle poche cose belle che ci avete trasmesso"
 
"Io non…"
 
"Non provare mai più a portare un bambino ad odiare il proprio padre" sibilò asciugandosi le lacrime e salendo sulla navetta "o il nostro rapporto di collaborazione finisce qui"
 
"Ok" replicò Julian montando a sua volta sul veicolo
 
Il silenzio dominò la discesa a terra. Consci di aver espresso tutto ciò che dovevano dirsi, i due compagni di viaggio strinsero un implicito patto di non più belligeranza suggellato dal reciproco adagiarsi sulla spalla dell'altro.
Ascoltarono allora i suoni dell'ambiente circostante: il ronzio della navicella, le folate di freddo vento che sferzavano l'aria notturna, il suono appena percepibile delle cascate nate dall'incontro tra i fiumi provenienti dalle montagne e il bordo della conca fecero dimenticare ai due tutto il veleno che si erano vicendevolmente sputati addosso poco prima; una volta giunti a terra, scesero dalla navetta appoggiandosi l'uno all'altra e, sempre così, si incamminarono in direzione dell'albergo, mentre le ultime luci della città della purezza davano il loro addio al giorno.
 
 
Quando il mondo altrove cominciò a dare i primi segni di vita, Julian era già sveglio da tempo; aveva trascorso la notte accovacciato alla meglio sull'unica poltrona presente nella camera monolocale, non la miglior nottata della sua vita di certo ma perlomeno era riuscita a scacciare tutte le tensioni del giorno prima.
 
Dirimpetto rispetto al suo "trono" stava quella persona che, il giorno prima, l'aveva accusato di quello che era da poco divenuto, nella sua mente, uno dei più gravi crimini da cui l'umano aveva memoria; non l'aveva mai vista così tranquilla, da quando si erano conosciuti si erano susseguite solo preoccupazioni ed era bello osservarla almeno una volta in un momento di totale distensione: era davvero molto bella, in quella posizione distesa e rilassata, la sua figura appariva molto più morbida e fluida e i capelli sciolti ricadevano su tutto il materasso creando un impressionante effetto visivo.
 
-E difficile farci caso quando ti sbraita contro, ma è senza dubbio una delle donne più attraenti che abbia mai visto- si disse mentalmente -chissà quanto pagherebbe Mike per essere al mio posto-
 
"Cosa diavolo hai da fissare? Guarda che sono vestita" mugugnò improvvisamente la leggiadra figura
 
"Cos… sei sveglia?!" fece stupito l'altro, osservandola mentre si sollevava, sorridente "perché diamine non ti sei alzata prima?"
 
"Perché mi sarei persa la tua impagabile figura da pervertito" replicò lei colpendo la guancia sinistra dell'umano con dei buffetti "mi dispiace dirtelo, ma io sono una ragazza per bene"
 
"Vaffanculo!"
 
"Su, su, un po'' di cortesia" proseguì lei in un tono moolto divertito "ci aspetta una giornata piuttosto complicata in biblioteca, evitiamo di rovinarci il gioco di squadra prima ancora di cominciare"
 
"E perché mai? Ricordami un momento in cui abbiamo fatto gioco di squadra?"
 
"La volta in cui ho cercato di farvi da guida con il mio veicolo conta?" domandò la ragazza ricevendo in risposta uno sguardo esasperato
 
"E' chiaro che funzioniamo meglio come due corpi separati" sentenziò il maestro della luce lanciando alla maga il suo mantello
 
"Cosa lo lanci a fare? Devo prima darmi una lavata non trovi" fece lei appoggiando l'indumento su una sedia prima di entrare nel bagno
 
La maga trascorse circa dieci minuti nel piccolo locale prima di lasciare il posto al compagno di camera; approfittò di quel lasso di tempo per sbattere e indossare il mantello e, dopo averle recuperate dal cassetto in cui le aveva messe, sistemare le poche carte ancora in suo possesso, dividendole per colore e riordinandole secondo lo schema "spirit - magie - nexus", un po' per verificare di non averne persa nessuna e un po' per cercare di essere più pronta possibile qualora i suoi due amici duellanti avessero avuto bisogno di qualche carta extra.
Un grido di Julian che le intimava di non abbandonarlo al suo destino, come aveva fatto dopo l'ultima notte trascorsa in locanda la richiamò per un momento al tempo presente, ma, dopo una rapida rassicurazione condita da un malizioso riferimento a come il duellante non potesse proprio fare a meno di lei, la maga tornò a dare la sua totale attenzione alle carte, sue e del maestro della luce; scorrendo le quarantotto carte rosse risultava chiaro come quel mazzo fosse stato costruito con cura e anni di studio del gioco.
 
"Se duellassi contro di lui, mi batterebbe" sussurrò lei osservando alcuni spirit chiave
 


 
"Puoi ripetere per favore?"
 
Stupita, la maga si voltò repentinamente solo per trovarsi a non più di venti centimetri dalla faccia sorridente del suo compagno di viaggio; l'aveva sentita, lo stronzo, e adesso lei è costretta a sorbirsi quell'espressione idiota.
 
"Davvero,non ho sentito bene" scherzò ancora lui "potrebbe ripetere, milady?"
 
"Sta zitto, per favore"
 
"Temo di non poterlo fare"
 
"Preferisci che ti lanci fuori dalla stanza con il mio scettro?"
 
"Ehi piano, non c'è bisogno di infiammarsi" blandì il biondo inglese "la violenza non può certo cancellare la sacrosanta verità che hai appena evidenziato"
 
Dopo aver borbottato un ultimo "lasciamo perdere", la maga uscì dalla stanza, seguita poco più tardi dal collega.
Pagarono l'economico conto e si immersero nella vita della città della purezza; non erano proprio sicuri di come sarebbe stato il giorno successivo alla vittoria sul re di perla ma, dato che, per ora, erano costretti a rimanere in città causa appuntamento con Vey, era meglio tenere gli occhi bene aperti: Ulrich era esattamente il tipo da rappresaglie.
 
Per la prima mezz'ora, i due vagarono per la città come veri e propri turisti con l'obiettivo di sviare eventuali occhi indiscreti, si lanciarono in un percorso labirintico con numerose svolte e cambi di direzione improvvisi  passandosi più volte il mantello tra loro, fino a raggiungere un certo grado di sicurezza e si ritrovarono infine in una delle arterie secondarie della città.
Raggiunsero la biblioteca centrale dopo quasi due ore di cammino: il maestoso edificio bianco li accolse con una stanza delle dimensioni titaniche in cui si potevano già ammirare alcuni dei suoi pezzi pregiati mentre il sistema dei nuclei centrale diffondeva nell'ambiente un delicato tepore che evitava il rischio umidità e rendeva più piacevole la consultazione dei testi; i due visitatori vagarono per l'ambiente cercando di orientarsi con le targhe fornite dall'ente stesso ma, fortunatamente, uno dei bibliotecari decise di andare in loro soccorso.
 
"Buongiorno signori, avete bisogno d'aiuto?"
 
"Si, grazie" replicò Magisa "ci potrebbe indicare dove si trova la sezione dei documenti riservati?"
 
"M-ma signori, i-io no-non  posso farvi e-e-entrare ne-nella se…"
 
"Non preoccuparti" fece la rosa estraendo il documento che il piccolo Berger gli aveva consegnato "come puoi vedere abbiamo un permesso ufficiale"
 
Se prima lo sguardo dell'uomo appariva al massimo lievemente intimidito, dopo aver preso visione del foglio proposto, esso si trasfigurò in un'espressione di assoluto terrore: erano almeno ottant'anni che lavorava per la "Bianca Biblioteca" e in tutta la sua vita non aveva mai visto nessuno presentarsi veramente con quel documento… per di più autentico; era solo una delle casistiche comprese dal regolamento, ormai nessuno pensava che esistesse davvero.
 
"Se-sentite, n-non mi sembrate ca-cattive p-persone…" balbettò il granroriano "… per-per cui non v-vi denuncerò, pro-probabilmente si… si t-t-tratta d-di un ma-malinteso"
 
"Nessun malinteso" ribatté la donna "il documento è perfettamente autentico"
 
"Lo so, è proprio questo il problema" spiego l'altro, dopo aver recuperato in parte la calma "vedete, presumibilmente si tratta di un documento rubato o andato disperso; non posso considerarlo valido"
 
"Veramente, a me era stato detto che questo fosse il premio per coloro in grado di battere il re in un duello a Battle Spirits"
 
"E' corretto, ma anche impossibile; nessuno puoi battere re Berger in un d… PER LA LUCE DEL NUCLEO! STA DICENDO CHE LEI HA SCONFITTO IL RE IN DUELLO?"
 
"Non io" disse la maga puntando il suo indice destro verso il suo compagno di viaggio "è stato lui; vedi, è un maestro della luce"
 
"U-un maestro d-della luce? Qui-quindi… esistono?"
 
"Esatto, ora però puoi indicarci l'area riservata mantenendo il segreto sulla nostra identità"
 
"Si, seguitemi" concluse quello estraendo una chiave e incamminandosi con i due visitatori in un corridoio posto dietro al bancone all'ingresso
 
Arrivati in fondo al tunnel, il granroriano aprì loro la porta nascosta lasciando poi il passo ai due visitatori; l'ambiente della sezione segreta era sostanzialmente all'opposto rispetto alla struttura dell'edificio: una stanza piccola illuminata da una luce soffusa, con un soffitto basso e gli scaffali dei testi a coprire quasi interamente le quattro pareti del quadrilatero; solo la temperatura degli ambienti, essendo regolata dal sistema dei nuclei, era simile.
 
Accettato il  secondo "benvenuto" della biblioteca, la maga diresse immediatamente la sua attenzione agli scaffali sfruttando le indicazioni, estremamente precise, per orientarsi nella ricerca di qualcosa di utile alla loro causa: rimase impressionata dalla qualità della collezione segreta, fu in grado di riconoscere volumi rari, che lei stessa aveva letto, provenienti da tutti i regni di Gran RoRo più una serie di pezzi provenienti dal regno di rubino di cui si riteneva non esistessero più copie e, accanto ad essi, altri pezzi di minor valore storico ma di interesse sicuramente maggiore per colui che era, di fatto, l'unico fruitore della sezione segreta: le genealogie della famiglia reale, la raccolta delle leggi e degli ordinamenti; le cronache dei giorni del colpo di stato e tutte le accuse contro il regime dei cavalieri d'argento; doleva ammetterlo, ma la "purissima" famiglia Von Berger aveva lavorato davvero bene.
Al contrario della compagna, Julian non sapeva bene cosa cercare ma la sorte decise di venire in suo aiuto facendogli notare, nella fila centrale di uno scaffale, un volume chiaramente fuori posto; istintivamente, il maestro della luce provò a dare un occhiata al contenuto del libro, ed ebbe ragione perché davanti a suoi occhi si palesarono pagine di dettagliata narrazione della storia, delle tradizioni e delle leggende del regno di zaffiro.
 
"Forse ci siamo, Magisa!" esclamò "vieni qua a vedere"
 
La donna si avvicinò a lui, come da comando, e lesse a sua volta da quelle pagine; capì subito che probabilmente Julian aveva fatto centro, ma ancor più che l'argomento fu il modo in cui era narrato ad attirare la sua attenzione.
 
"Aspetta un attimo, chi è l'autore?" domandò
 
"Non lo so, qui dice "Autori vari" ma penso che, da qualche parte nel libro, ci sia un elenco di chi ha collaborato alla stesura"
 
"Giusto…" fece la maga sfogliando rapidamente le pagine "… trovato, ora vediamo se… si, lo sapevo!"
 
"Che cosa sapevi?"
 
"L'elenco degli autori" rispose lei criptica facendo poi cenno all'uomo di avvicinarsi "guarda qua, non noti nessuno di familiare?"
 
"Vediamo" sussurrò l'altro scorrendo i vari nomi "no non mi sem… aspetta un attimo, qui c'è scritto "Halgurii" o sbaglio?!"
 
"Non sbagli affatto!"
 
"Oh, merda; quindi il nostro amico sarebbe uno dei relatori di questa enciclopedia granroriana e tu non ne sapevi niente?" chiese il duellante con un aggressività forse eccessiva "conosci per caso qualcun altro di quelli che sono qui elencati?"
 
"Provo a dare un'occhiata" replicò lei immergendosi nuovamente nella lettura "si, alcuni li ho sentiti nominare, di questo Zeli Astoria, ad esempio, conosco la famiglia, di Bareno Sylverian so tutto dato che è il cugino della famosa principessa farfalla, lord Krel è noto in tutto il mondo Altrove per essere uno dei pochi mazoku pacifici e buoni di cuore… ehi, aspetta! Krel, Bareno, Astoria, Halgurii… no, non può essere"
 
"Cosa non può essere?"
 
" Tutti coloro che hanno scritto parte di questi testi hanno anche partecipato come rappresentanti del mondo Altrove alla spedizione del primo umano di Gran RoRo"
 
"Vuoi dire che sono stati tra i promotori di quell'accordo… come diavolo si chiamava?"
 
"Il patto dell'equilibrio!" ricordò la rosa "comunque si, alcuni di loro, oltre ad Halgurii ovviamente, li ho anche conosciuti di persona, lord Krel, ad esempio, l'ho incontrato e mi ha impressionato, non credevo esistesse un mazoku tanto sensibile e generoso"
 
"Ed è ancora vivo? Dici che potrei incontrarlo?" domandò Julian soddisfatto
 
"E' difficile, si dice che, da quando ha perso l'amata moglie, si sia un po' chiuso in se stesso" ribatté la maga smorzando l'entusiasmo del compagno "penso sia più facile incontrare suo figlio o, ancor più probabile, uno  dei suoi nipoti; ne ha quattro, tutti di un età simile a quella di Vey, e ho sentito dire che somigliano molto a loro nonno"
 
"No, non fa niente" concluse il biondo "concentriamoci sui libri piuttosto; abbiamo un campione, se facciamo una comparazione possiamo trovare il resto della collezione, dopodiché ci basta individuare i testi che trattano del regno di perla e seguire la narrazione fino ad arrivare al punto che ci interessa"
 
"Ottimo piano" osservò la maga avvicinandosi agli scaffali dopo aver preso il libro dalle mani dell'inglese "credo siano qui… si, sono questi, sono… quindici volumi, ad occhio"
 
"Li metto tutti sul tavolo" fece Julian iniziando a spostare i diversi tomi
 
Il sistema a catena di montaggio organizzato diede immediatamente i primi risultati; Magisa riuscì ad identificare con certezza i paragrafi che facevano riferimento al regno di perla, aggiornando costantemente Julian sul contenuto.
Le pagine continuavano a scorrere ma di informazioni riguardo alla stele ancestrale nessuna traccia; agli occhi della maga tutto ciò era molto strano: le parti storiche erano narrate con estrema dovizia di particolari, era impossibile che la stessa persona fosse stata così lacunosa per quanto riguardasse le leggende e il folklore.
 
Talmente presa dalla ricerca di una traccia, la rosa quasi non si accorse degli ultimi libri che il compagno di viaggio stava gettando sul tavolo.
 
"Fai attenzione!" si lamentò lei
 
"Scusami" rispose l'altro "dai un'occhiata a questi libri, sono un po' diversi dagli altri"
 
Era vero, gli ultimi tomi erano nettamente più voluminosi e, circa a metà di uno di essi, si notavano chiaramente delle pagine fatte in una carta diversa da tutte le altre.
Raggiunto il punto incriminato, i due analizzarono i fogli di carta: avevano un taglio differente ed erano più scuri e spessi rispetto a tutti gli altri ma nei contenuti non sembrava esserci nulla di particolare, una trattazione abbastanza esauriente di alcune delle tradizionali disuguaglianze giuridiche tra i cittadini del regno di perla e gli abitanti della campagna.
Deluso, l'inglese fece per chiudere anche l'ultimo volume ma la compagna glielo impedì afferrandogli la mano e conducendola lungo il bordo di una pagina.
 
"Non senti niente di particolare?" domandò trattenendo a stento l'entusiasmo
 
"Sinceramente no"
 
"La "pagina" ha due bordi!"
 
"Si… e con questo?"
 
"Questa non è una pagina!" esultò la rosa "sono due pagine fatte con i due diversi tipi di carta incollate tra loro!"
 
"Intendi dire che…"
 
"Esatto!" concluse estraendo lo scettro
 
Seppur privata di molta della sua energia magica, la donna riuscì a sviluppare il calore necessario per sciogliere l'adesivo senza rovinare troppo le pagine e le voltò delicatamente cercando di trattenere le lacrime; era davvero sorprendente il cammino che il destino aveva tracciato per lei, era "morta" tempo prima nel regno di perla e nel regno di perla ora ritornava a vivere.
 
"E' un testo scritto da Harel Oleissen, il settantaquattresimo Stormester della Midgard!" esclamò
 
"Stormester?" chiese Julian istintivamente
 
"E' il titolo assegnato al capo ingegnere di un'officina di aeronavi; la Midgard invece è la grande officina della città di Krystalliza, penso che anche Vey si sia recato là"
 
"Capito… allora, cosa dice?"
 
"Vediamo… Tutto ciò per cui l'umano, io e gli amici della compagnia abbiamo lottato è perduto. L'avversario nell'ombra, quello che ognuno di noi aveva deciso di ignorare, si è rivelato più spietato di un demone dei tempi antichi e più astuto degli usurpatori della mia terra ed ora si arroga il titolo, da lui stesso creato, di re del mondo Altrove. Gran RoRo, tuttavia, non ha ancora subito lo scacco matto: le sei steli ancestrali narreranno ai salvatori la storia leggendaria del nostro mondo e la loro missione e solo così gli eroi del nucleo potranno riconsegnare alla nostra amata terra la libertà"
 
"Beh, è come avevamo pensato" osservò Julian "dice qualcosa riguardo a queste steli?"
 
"Pare di si… ed ora, a te che stai leggendo, sei hai a cuore le sorti di questo mondo, ascoltami: ognuno di noi ha iscritto sulla stele del proprio mondo una parte della leggenda del destino di Gran RoRo, in modo che voi possiate trarne insegnamento, in quelle parole abbiamo messo tutta la nostra conoscenza della storia passata e la profezia sui tempi futuri così come ci è stata tramandata per generazioni"
 
"Dove si trova quella di questo regno? Per caso lo dice?"
 
"Si , qui in fondo… essa è celata agli occhi del nemico poiché egli non abbassa mai lo sguardo sulla plebe… aspetta, non può essere!"
 
"Cosa?"


"… Il nucleo stesso la protegge, il suo scudo può riflettere ad ogni ondata nemica, tuttavia basta un affondo per fendere la sua difesa… ma certo!"
 
"Mi ripeto: cosa è certo?"
 
"Ora lo so, so dove trovare la stele bianca!"
 
 
Il respiro affannato del maestro della luce, impegnato in un vero e proprio inseguimento alla sua collega, era l'unico rumore che risuonava nel vicolo che stavano percorrendo; non gli era ancora chiaro ne perché la maga gli avesse detto di seguirla ne perché stessero correndo attraverso una rete di vicoletti stretti e impossibili da percorrere.
 
-"Perché purtroppo la strada principale verso il palazzo del re è stranamente poco trafficata!" ha risposto quella matta- riepilogò mentalmente l'inglese -e perché cazzo dovrebbe importarci qualcosa? Non abbiamo certo intenzione di fare una visita di cortesia a Berger-
 
"Pensa di meno e corri di più, lumaca!" gridò la rosa accelerando ancor di più il passo
 
"Correre dove?" chiese "e poi, perché abbiamo dovuto rubare quella corda?"
 
"Beh, è ovvio no?" lo irrise lei "sfortunatamente abbiamo lasciato quasi tutti i nostri fondi a Veirhal e quindi non avremmo avuto di che pagarla"

"Non era questo che… uff… che intendevo" fece l'altro recuperando terreno "ciò che chiedevo è a cosa ci servisse una corda"
 
"Ma come, ancora non hai capito dove stiamo andando e cosa dobbiamo fare?"
 
"Come diavolo potrei, le hai lette solo tu quelle pagine e una volta conclusa la lettura mi hai intimato di rimettere tutto in perfetto ordine e, poi, mi hai trascinato di fuori"
 
"Ok… ammetto che forse…  sono stata un po' parsimoniosa nelle spiegazioni"
 
"Una novità assoluta!" esclamò ironico Fines "di solito mi fai sempre partecipe dei tuoi pensieri"
 
"Ahahah, molto divertente" ribatté "io invece non ho bisogno che tu li espliciti per conoscere i tuoi pensieri; in fondo, gli uomini sono tutti uguali"
 
"Hai così poca fiducia in noi umani?"
 
"No, ho così poca fiducia nei maschi; si sa che, in fin dei conti, pensano tutti alla stessa cosa"
 
"Mi stai sottilmente dando del porco?"
 
"Oh, no" fece lei con un incantevole sorriso dipinto in faccia
 
"Come sarebbe a dire no?!"
 
"Beh, non lo sto affatto facendo sottilmente" lo irrise l'altra "dai, siamo quasi arrivati"
 
"Quasi arrivati dove?"
 
La maga rallentò improvvisamente dando all'alleato la possibilità di affiancarla, con un cenno della testa fece segno di imboccare una stradina sulla destra, ordine a cui l'umano obbedì immediatamente, fino a raggiungere una piccola casa malconcia in un'area defilata; la donna bussò alla porta ricevendo un immediata risposta dal padrone, un uomo di mezza età con corti capelli chiari e una vistosa cicatrice sulla guancia destra.
 
"Magisa?!" esclamò stupito
 
"Proprio io, Jurga!" rispose lei "ci faresti entrare?"
 
Sorridente, l'uomo fece strada ai due visitatori all'interno dell'abitazione: vista da dentro, la casa sembrava ancora più piccola, le pareti erano decisamente spoglie e, dagli oggetti disposti sull'unico tavolo, era abbastanza chiaro che Jurga fosse il solo a vivere in quell'edificio.
 
"Scusate il disordine" fece il granroriano "è che preferisco essere pronto ad ogni evenienza"
 
"Quindi ho visto giusto" osservò Julian con fare scherzoso "quelle sono armi"
 
"Già… i resti della mia precedente occupazione"
 
"Precedente occupazione?" domandò l'inglese incuriosito
 
"Ero nel corpo dei cavalier…"
 
"COSA?!!" gridò l'umano intuendo ciò che l'altro stava per dire
 
"La mamma non ti ha insegnato a non giudicare un libro dalla copertina" lo prese in giro Magisa "tu, addirittura, lo stai giudicando della prima lettera del titolo"
 
"No, io lo sto giudicando sulla base di letture precedenti… e lasciamelo dire, sono state pessime letture"
 
"Beh, questo libro, per fortuna è un po' differente" prosegui scherzando "vedi, Jurga è uno di quei cavalieri d'argento che hanno abbandonato il corpo in seguito al colpo di stato, non sono stati in molti a farlo, è vero, ma qualcuno anche tra loro c'è stato"
 
"Felice di saperlo, ma ancora non ho capito perché mi hai portato qui"
 
"Perché…" esordì la maga spalancando una delle finestre della casa "… il retro di questo edificio da direttamente sul nostro obiettivo"
 
I due interlocutori si scambiarono una veloce occhiata solo per poi rivolgerne una dubbiosa alla collega che, da parte sua, si limitò a sorridere.
 
"Ehi, Jurga" disse Magisa estraendo la corda "riusciresti a trovare un solido appiglio per questa?"
 
 
La paresi facciale rimasta sul volto di Julian era la perfetta testimonianza di ciò che era accaduto dall'arrivo alla casa di Jurga in poi, un crescendo di incredulità che non viveva dal momento in cui aveva scoperto che esiste un mondo parallelo al proprio in cui le carte del suo gioco preferito erano uno strumento di guerra; era conscio di non essere un genio, poteva al massimo definirsi poco sopra la media, eppure era sicuro che ci sarebbe dovuto arrivare, del resto, come aveva "gentilmente" specificato circa cinquecento volte la sua compagna,  nel foglio c'erano tutte le informazioni necessarie.
 
"Devo ammettere che Oleissen è stato geniale; l'usare le metafore al posto di qualche complicato codice, lo sviare l'attenzione del re e al contempo usarlo come punto di riferimento, è stato tutto organizzato con molta cura"
 
"Probabilmente le informazioni sulla stele sono particolarmente importanti" intervenne Julian impegnato a scavalcare un piccolo corso d'acqua "è davvero pazzesco" riuscì finalmente ad ammettere "la conca? Non l'avrei mai immaginato"
 
"Sai come si dice di solito: "il miglior nascondiglio è quello che ai trova sotto gli occhi di tutti" e, fidati, non esiste un luogo in tutto il regno di perla, anzi, forse in tutti e sei i regni, che ha più occhi addosso di questo piccolo paradiso"
 
"Non fatico a crederlo" replicò l'umano cogliendo una primula dal prato "per lei, milady"
 
"Grazie, mio cavaliere" lo prese in giro lei afferrando l'omaggio floreale "ora dobbiamo solo arrivare alla stele"
 
"Già, giusto… ecco, diciamo che potrei non aver ben capito dove si trovi di preciso"
 
"Ma devo dirti tutto io?" continuò a scherzare la rosa "è protetta del nucleo progenitore, il quale crea uno scudo che riflette; ora prova ad immaginare il nucleo progenitore come il vostro sole, non ti vengono in mente le possibili corrispondenze"
 
"Aspetta… ma certo! L'acqua che riflette… lo scudo creato dal nucleo… è l'acqua, la stele è nascosta dietro la cascata!"
 
"Esatto! L'energia del nucleo scioglie i ghiacciai dei monti celesti e crea una rete di corsi d'acqua , uno di questi scorre fino alla conca dove da vita a questa spettacolare cascata, la quale, probabilmente, va a coprire una grotta dentro cui, anni dopo, Oleissen andrà a incidere le parole della leggenda"
 
"Detto così, sembriamo parlare di una mente di caratura superiore"
 
"Beh, una vecchia battuta granroriana dice che coloro che solo dei geni o dei pazzi potevano credere nel piano del primo umano"
 
"Allora speriamo che questo Oleissen appartenesse alla prima categoria"
 
Avanzarono nel meraviglioso prato fiorito scavalcando alcune rocce sporgenti e rigagnoli cristallini. L'ombra proiettata dall'isola fluttuante li copriva da sopra proteggendoli sia dalla luce del nucleo sia, speravano, dai possibili sguardi provenienti dal bordo della conca, continuarono fino ad oltrepassarla completamente, arrivando così alla loro destinazione.
Magisa si avvicinò cauta alla cascata saltando tra le rocce bagnate, il rumore delle ondate era tutto intorno a lei e sembrava condurla in un mondo a parte, un mondo che comprendeva soltanto lei e la sua piccola porta per il paradiso. Col cuore in gola, la donna allungò un dito fino a toccare l'acqua aprendo una serie di lievissimi squarci nella delicata muraglia e rivelando ai due visitatori il suo grande segreto.
 
"Hai visto Julian, "l'affondo che fende la difesa"?" disse sorridente facendo come per volgersi verso il maestro della luce "dobbiamo solo trovare un modo per non ba…"
 
 "Già trovato!"
 
Non lasciò alla maga neanche il tempo della replica; prima che potesse anche solo voltarsi, il maestro della luce la prese in braccio e, di slancio, saltarono lo specchio d'acqua atterrando nella grotta dietro la cascata… lavati dalla testa ai piedi.
 
"Sei un imbecille!" gridò Magisa a metà fra l'arrabbiato e il divertito mentre il compagno di viaggio la riappoggiava sulla terra
 
"Ma se stai ridendo anche tu" replicò l'altro
 
"Lasciamo perdere" concluse la donna estraendo lo scettro dai capelli
 
Con la mano sinistra, la rosa accarezzò la gemma posta in cima al bordone che iniziò a brillare di luce propria illuminando l'oscura via dei due.
Avanzarono lentamente e tenendosi sempre a stretto contatto; il soffitto si abbassava sempre di più fino a risultare opprimente, segno che si era quasi alla conclusione del tunnel, e due viandanti seguitavano a guardarsi intorno cercando di cogliere, lungo le pareti rocciose, delle incisioni simili a lettere che annunciassero la presenza della stele, ma fino ad ora niente.
 
Arrivarono alla fine del tunnel con sempre più dubbi e sempre meno certezze, certezze che si dissolsero definitivamente nel momento in cui Magisa passò la sua mano lungo la parete rocciosa: non c'era niente, solo la dura, fredda roccia.
 
"Nononono… non può finire così!" sbraitò la maga visibilmente abbattuta "Oleissen non può aver mentito, deve esserci qualcosa qui"
 
Provò ad avvicinarsi ancora, tastando ogni centimetro della parete rocciosa: le sarebbe bastato un segno qualunque da identificare, una scanalatura innaturale, un segno, anche minimo, di discontinuità sulla superficie; niente da fare, non trovò nulla.
Si voltò di scatto, tutta tremante e con una voglia tremenda di scappare da quella orribile grotta, ma non riuscì nemmeno a completare il primo passo perché la sua gamba d'appoggio cedette all'improvviso; immediatamente Julian la raggiunse per aiutarla, si chinò verso di lei e diede un occhiata alla sua caviglia per sincerarsi delle condizioni.
 
"Senti qualche dolore?"  domandò accarezzando delicatamente la parte lesa
 
"Si, ma non è di natura fisica" rispose lei con voce malinconica
 
"Mi… mi dispiace molto, Magisa" sussurrò il biondo spostando la sua attenzione al volto della donna
 
"Non è colpa tua" replicò dolcemente la rosa "troveremo un altro modo, non ti preoccupare; ora, per favore potresti aiutarmi a rimettermi in piedi?"
 
"Certo!" fece sicuro l'inglese prendendole la mano "su, forza… no ,attent…"
 
La gamba della maga cedette di nuovo facendole fare un secondo capitombolo, che peraltro trascinò a terra anche l'umano; la maga digrignò i denti rabbiosa, in un'altra situazione avrebbe riso delle stupide disgrazie che le stavano accadendo, ma, dato il momento, non poté non pensare che qualcuno stesse cercando di umiliarla.
 
"COMPLIMENTI JULIAN, SEI STATO DAVVERO UTILE!!" sbottò
 
"Ah, quindi adesso sarebbe colpa mia se tu non riesci a stare in piedi" ribatté ironico "non c'è possibilità che invece tu sia semplicemente troppo orgogliosa per ammettere di esserti procurata una distorsione alla caviglia in modo stupido, vero?"
 
"COME TE LO DEVO DIRE? NON. HO. NESSUNA. DISTORSIONE!!" lo attaccò lei, per nulla interessata a calmarsi "CONTROLLA DI NUOVO, SE VUOI… GUARDA, TI FACCIO ANCHE LUCE CON LO SCETTRO!"
 
La maga puntò la gemma lucente in direzione della zona incriminata per dissipare ogni dubbio.
 
-Ha ragione- pensò Julian osservandola meglio -non c'è traccia di infortuni o cose simili, però c'è comunque qualcosa di strano-
 
"Credo di aver capito cosa è successo" affermò il biondo trentaduenne rialzando la testa "ho notato adesso che il tacco del tuo stivale si è arrotondato, probabilmente hai messo il piede in una specie di buca"
 
"Una buca, questa è la tua soluzione?" fece l'altra poco convinta "come può esserci una buca nel pavimento roccioso di una grotta priva di corsi d'acqua e in cui nessuno entra da centinaia di anni?"
 
"Oh, al diavolo, come posso saperlo? Fino a prova contraria, la granroriana qui sei tu" imprecò "e comunque, se proprio ti interessa, sappi che di buche ne ho viste tante, tutte con una forma davvero strana"
 
Quella frase, per la donna, ebbe l'effetto della scarica di un defibrillatore, improvvisamente riacquistò colore, rialzò la testa e montò un'espressione seria e coinvolta.
 
"In che senso "forma strana"? Riesci a descriverli?"
 
"Puoi vederli anche tu" replicò l'altro, ancora contrariato per le costanti scortesie della compagna "sono su tutto il pavimento"
 
Una seconda scarica elettrica attraversò il sistema nervoso della rosa che si tirò in piedi di slancio e puntò il suo scettro luminoso verso il pavimento; immediatamente, una serie di strani segni apparve davanti alle sue pupille dilatate per lo stupore.
 
"Il segreto è nello scudo" sussurrò "ma certo, ho capito!"
 
"Cosa?" le domando il duellante avvicinandosi a lei
 
"Sulla pagina segreta di quel volume, dopo lo scritto dello Stormester Oleissen c'era scritta, in piccolo, un'altra frase che recitava "il segreto è nello scudo", fino ad ora avevo immaginato che si riferisse alla grotta ma in realtà parlava di questi segni" spiegò la donna ricevendo dall'altro, come risposta, un'espressione di confusione "pensaci bene, di cosa è fatto lo scudo?"
 
"Beh, di acqua" rispose l'inglese
 
"Bene, ora prova collegare l'acqua e queste piccole conche, ti viene in mente niente?"
 
"Forse se… aspetta un attimo, vuoi dire che…"
 
"Esatto!" fece lei gioiosa
 
"Non posso crederci!" esclamò il biondo "quindi queste conche sono le lettere e il pavimento è la stele"
 
"Già" confermò la granroriana "presto, versiamo l'acqua delle nostre borracce e andiamo a prenderne altra alla cascata"
 
"Perché… anf, anf… perché non mi hai detto… non mi hai detto di quell'appunto?" domandò Julian mentre inseguiva la maga in direzione della cascata
 
"Perché, data la mia prima interpretazione, la ritenevo un'informazione ridondante" esplicò lei "e, in più, era scritta con una calligrafia completamente diversa; non sapevo quanto valore assegnare a quelle parole"
 
"Direi un valore alto" replicò scherzoso l'uomo "ora sbrighiamoci a completare questo lavoro"
 
Dovettero faticare non poco e compiere numerosi viaggi per riempire tutte le conche componenti il frammento della leggenda riportato in quella grotta; per loro fortuna, il tipo di roccia che componeva la caverna era impermeabile e racchiudeva perfettamente l'acqua impendendole di drenare nel sottosuolo.
Ora il messaggio era finalmente completo e pronto per essere letto.
 
"… Gran RoRo vivrà giorni duri sotto il dominio del re umano… fino al giorno in cui sorgeranno dei coraggiosi combattenti, esperti nell'arte del duello… ecco la parte che più ci interessa!" fece una raggiante Magisa a Julian, intento ad appuntare quelle parole sul suo taccuino "… viaggeranno per i sei regni di Gran RoRo, portando ovunque la speranza; i sei mondi risplenderanno di nuovo e le loro luci contrasteranno il bagliore nero, la sec… aspetta, cosa vuol dire questo?"
 
"Cosa c'è?"
 
"Qui dice "la seconda vita di Gran RoRo così avrà fine"!"
 
"Seconda vita? Vuoi dire che questo mondo ha avuto più di una vita?"
 
"i-io… io non lo so, è-è l-la prima volta c-che riesco a le-leggere la vera leggenda"
 
"Beh, direi che dobbiamo cercare le altre steli per saperne di più" concluse Julian con un sorriso che contagiò anche la rosa "e per quella frase, io non mi preoccuperei troppo, il racconto continua qui sotto con la frase "la vita che verrà sarà…" quindi, anche secondo questo racconto, il tuo mondo non finirà"
 
"Si, ha-hai ra-ragione" sussurrò la maga tranquillizzata "grazie Julian"
 
"Di nulla Magisa, ora però direi di cancellare le tracce e andarcene da qui"
 
"Giu-giusto" fece lei con una voce ancora sottile, mentre con lo scettro faceva evaporare l'acqua
 
Cancellata anche l'ultima goccia, i due viandanti uscirono dalla grotta e, con la stessa cautela di quando erano scesi, risalirono la conca con l'aiuto dell'amico di Magisa; salutato Jurga, si incamminarono, mantenendo una certa prudenza, di nuovo verso il loro albergo dove, per il resto della giornata, avrebbero atteso l'arrivo del loro compagno di viaggio con la sua nave riparata.
 
"E se non riuscisse a tornare entro la giornata?" chiese l'altro tanto incuriosito quanto preoccupato
 
"Beh, ammetto che questa potrebbe rivelarsi un'eventualità problematica" rispose lei "non pensarci troppo su però; gli Håndverker della Midgard sono i migliori in tutti i sei regni, è quasi impossibile che impieghino più di due giorni per concludere questo lavoro… in fondo la Stella è una nave piccola"
 
L'inglese sorrise, soddisfatto della risposta ricevuta, e si accostò di più alla maga, era da parecchio che camminavano divisi, o perlomeno distanti, ed entrambi ritennero che ormai la strategia doveva avere già dato i suoi frutti; tuttavia, non fece nemmeno in tempo a concludere l'azione che una voce tanto nota quanto inattesa richiamo l'attenzione di entrambi.
 
"Magisa! Lord Julian!" gridò
 
"Cos… Lord Berger, cosa ci fa qui?" domandò la granroriana incredula
 
"Per fortuna vi ho trovati" fece il re con voce affannata "dovete sapere  che siete in grave pericolo!"
 
I due viaggiatori si irrigidirono all'improvviso: era surreale che Ulrich Von Berger avesse abbandonato il regio palazzo, figurarsi che l'avesse fatto per andare in loro aiuto.
 
"Si spieghi, per favore" disse la maga tradendo una certa tensione
 
"Nella convinzione di "vendicare" la mia sconfitta, una delle guardie del mio palazzo ha commesso un atto irresponsabile: ha inviato un messaggio a Lord Philippe Gaudin, il comandante del Leone Dorato"
 
"CO-COSA?!"
 
"Naturalmente, questo cavaliere è stato prontamente arrestato, ma temo che l'ammiraglia del re sia già sulla via della capitale"
 
"Cosa facciamo Magisa?"chiese Julian
 
"C'è poco da fare: non torneremo all'albergo, usciremo dalla città e proveremo a trovare rifugio nel contado" replicò la donna pronta ad una lunga corsa "grazie per l'informazione, Lord Berger; la prego, non punisca troppo quel soldato, in fondo pensava di fare la cosa giusta"
 
"Certamente, ora però andate"
 
Come da consiglio, i due corsero a grande velocità verso alcune vie secondarie e meno trafficate della città della purezza, sparendo quasi subito da campo visivo del re.
Un ghigno indecifrabile si compose sul volto del capitano dei cavalieri d'argento mentre questi estraeva dalla tasca un piccolo proiettore olografico, replicante un immagine del figlio.
 
"Sarò solo io a vincere in questo gioco, figliolo" sussurrò "solo io"

 
 
 
SPAZIO DELL'AUTORE
 
Wow, quanto tempo è passato dall'ultimo capitolo; mi scuso sinceramente con tutti voi lettori per avervi fatto aspettare così tanto (grazie della vostra fiducia) ma volevo assolutamente pubblicare almeno una storia su Bleach, il mio "shonen puro" preferito, e quindi il tempo da dedicare a questa storia è improvvisamente calato (se ci aggiungete pure l'università e altre cose poi), ora però sono tornato e non ho alcuna intenzione di andarmene.
 
Venendo al capitolo, posso dire che ne sono soddisfatto, credevo che, dopo una pausa così lunga, sarebbe venuto fuori qualcosa di molto peggiore e invece è esattamente come lo immaginavo (forse è giusto un po' confusionario a causa di tutti i cambi di situazione che si succedono nella parte centrale, ma spero che il tutto risulti comunque comprensibile); per essere un capitolo che non ha uno straccio di duello, anzi, non vengono neppure nominate delle carte, c'è parecchia azione e, sinceramente, questo è ciò che mi soddisfa di più: vorrei imitare il più possibile la struttura ad episodi dell'anime, ma non voglio che l'azione sia per forza legata al duello, diciamo che, in questo, avere per protagonista un uomo di trentadue anni  invece che un ragazzino di dodici aiuta non poco.
Come avrete notato, anche in questo capitolo ci sono nuove espressioni in norvegese e altri nomi che si vanno ad aggiungere ad una già lunga lista, per aiutarvi vi do due informazioni:
1) la parola Stormester significa Gran Maestro (terminologia tipica degli ordini cavallereschi) e sta ad indicare appunto i capi ingegneri delle officine; nella mia storia il titolo del capo ingegnere della Midgard in realtà sarebbe Høyeste Stormester (Massimo Gran Maestro o Supremo Gran Maestro) ma Magisa non lo sa in quanto non è mai stata ne un'esperta ne un'appassionata di aeronavi.
2) tranquilli, non è necessario ricordarsi tutti i nuovi nomi apparsi nel capitolo, in tutti i casi si tratta di personaggi morti (Oleissen, Sylverian, Astoria) o che comunque non compariranno (Jurga, Lord Krel); apparirà invece il citato figlio di Lord Krel che, nel canon di questa storia è un antenato del comandante Duc di "Brave" (in particolare è il nonno del suo bisnonno).
 
Credo non ci sia altro da aggiungere, nel caso ci fossero altri punti che non vi sono chiari vi invito a farmelo sapere con una recensione; vi do appuntamento al prossimo capitolo che cercherò di pubblicare in tempi meno biblici (essendo un capitolo breve dovrei riuscirci).
Grazie di aver atteso fino ad ora.
 
Alla prossima da ShawnSpenstar.
  
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