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Autore: BebaTaylor    11/05/2016    0 recensioni
Lindsay, Ryan e tutti gli altri tornano, dopo Straight Trough my heart. Ma scordatevi le atmosfere divertente della storia precedente.
Perché le persone crescono, i rapporti cambiano e si evolvono, perché c'è sempre chi non capisce, chi pensa al successo e lo vuole anche a costo di distruggere la felicità degli altri, ignorando le tante lacrime versate.
Risate, lacrime — tante — e dolore. I nostri saranno in grado di superare tutto quanto?
Attenzione: nella seconda parte del settimo capitolo ci sono vaghissimi accenni di lime slash.

«Ryan!» strilla Lindsay quando, del tutto casualmente, le tocco il sedere.
«Che c'è?» domando, «Non ho fatto niente.»
Lei mi fissa e sbuffa, «Lo sai cosa hai fatto.» dice, «Mi hai toccato il culo.» sibila.
Le sorrido, «Non l'ho fatto apposta.» dico. Lindsay sbuffa e si volta, dandomi le spalle e fissando la fila di persone davanti a noi. Stiamo andando a New York, ed è inutile dire che Liam è felice di passare del tempo con Svetlana, poi andremo in Europa, per la promozione dell'album. Prima tappa: Dublino. Credo che mi sfonderò di Guinness.

La presentazione fa schifo, scusate. Giuro che la storia è molto meglio!!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In a World Like this'
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Salve gente! Benritrovati!
Ai nuovi lettori: filate a leggere Straight Trough my heart (scusate sonocon il mio telefono-catorcio e non riesco a fare copiare il link!), altrimenti capirete poco e niente. Lo so che sono tanti capitoli, alcuni dei quali molto lunghi ma dovete farlo, altrimenti non capireste un tubo, visto che molte cose richiamano la storia precedente.
Adesso vi lascio alle nuove avventure di Lindsay, Ryan, Liam, Svetlana e tutti gli altri!

We Start Over

Uno
We've got tonight
*** We are waitin' ***



«Ryan!» strilla Lindsay quando, del tutto casualmente, le tocco il sedere.
«Che c'è?» domando, «Non ho fatto niente.»
Lei mi fissa e sbuffa, «Lo sai cosa hai fatto.» dice, «Mi hai toccato il culo.» sibila.
Le sorrido, «Non l'ho fatto apposta.» dico. Lindsay sbuffa e si volta, dandomi le spalle e fissando la fila di persone davanti a noi. Stiamo andando a New York, ed è inutile dire che Liam è felice di passare del tempo con Svetlana, poi andremo in Europa, per la promozione dell'album. Prima tappa: Dublino. Credo che mi sfonderò di Guinness.
«Non ti credo.» dice Linds, «Lo hai fatto apposta.» esclama girando la testa verso di me.
Miscredente! Giuro che non era mia intenzione farlo! Sospiro mentre avanziamo di qualche passo. Oggi mezza Miami ha deciso di andare a farsi un giro nella Grande Mela.
«Al mio compleanno andiamo al maneggio.» esclama Aaron e Carl gli dice di abbassare la voce, «E cavalcate anche voi.» aggiunge.
«No.» esclamo, «Io su quel coso non ci salgo.» borbotto.
«Invece sì.» replica lui, «Perché è il mio compleanno e fate come dico io.»
Sbuffo e avanziamo ancora, mostriamo i biglietti all'addetta e, finalmente, entriamo nel tunnel che conduce all'aereo.
«Ryan!» sobbalza Lindsay quando le do una pacca sul sedere.
«Questo vuol dire farlo apposta.» le sussurro superandola.
«Tanto il posto vicino al finestrino è mio!» strilla lei.
«Potevi cedermelo.» le dico quando mi raggiunge.
«No.»
«Ma non mi sono distratto per guardare le altre.» borbotto.
«Non importa, il posto vicino al finestrino è sempre mio.»
«E allora non ti tengo la mano durante il decollo.» sussurro mentre entriamo nell'aereo.
Lei mi fissa, arriccia le labbra e sbuffa. «Non importa.» dice, «Io non ho paura.» esclama e avanza alla ricerca dei nostri posti in Business Class.
«Mi dai la mano?» pigola lei mentre l'aereo inizia a rullare.
«No.» esclamo.
«Per favore.» dice.
«No.» ripeto, «Non riuscirai a convincermi, anche se fai quel faccino.» le dico e sorrido.
«Allora non te la do più.» soffia lei e sorride, vittoriosa.
Bhe, questa è un'argomentazione convincente. Sbadiglio e le stringo la mano destra. «Comunque non è valido ricattarmi in questo modo.» borbotto.
«Funziona sempre.» dice lei, «E comunque lo avresti fatto lo stesso.» sorride.
Io sbuffo e guardo Jake che si sta appisolando proprio mentre l'aereo si stacca dalla pista. Non vorrei ammetterlo ma Lindsay ha ragione, lo avrei fatto comunque.

«Dovreste entrare nel Mile High Club.» esclama Chris tornando dai bagni, «È una delle cose che vi manca.»
«Non mi pare il caso.» esclama Carl.
«Mile... cosa?» borbotta Lindsay con uno sbadiglio.
Rido, «Non dirmi che non sai cos'è il Mile High Club.» dico, «Linds... e sì che sei intelligente!»
Lei mi dà un pugno su un braccio, «Idiota.» borbotta, «So cos'è, è solo che ero distratta e non avevo capito.» dice.
«Certo, come no.» rido, «Ahi!» mi lamento quando mi dà un pugno su una coscia, «Linds!»
«Così impari a prendermi in giro.» borbotta lei, poi volta la testa sentendo la hostess che passa con il carrellino. «Due Kit-kat, due Bueno e una Coca Cola, senza ghiaccio, per favore.» ordina, «Mi dia un altro Kit-kat, per favore.» chiede e paga, io e Jake ci limitiamo a un caffè e un muffin a testa.
«Non ti pare di esagerare?» le chiedo.
«Ho fame.» replica lei scartando uno dei Kit-kat.
«Ma se a casa hai mangiato tre fette di pane tostato con burro e marmellata insieme a una tazza di latte!» le ricordo.
«Ho fame.» borbotta lei con la bocca sporca di cioccolato.
«E in aeroporto hai mangiato un cappuccino con due cupcakes!» esclamo.
«Ho fame.» ripete e versa la Coca Cola nel bicchiere.
«Se poi non ti si chiudono i jeans non lamentarti.» dico e la guardo, in attesa di una sua reazione: un insulto, un pugno, uno schiaffo, una doccia di Coca Cola...
«Stupido.» borbotta, «Per colpa di qualcuno,» dice e mi fissa «ho dormito sei ore scarse e lo sai che se non dormo almeno sette ore sono nervosa.»
Io rido, «Bhe, non mi sembra che ti sia dispiaciuto rimanere alzata qualche ora in più...» sussurro e Linds grugnisce un insulto, si ficca in bocca un pezzo di Bueno e guarda fuori dal finestrino.
«È ovvio che non mi sia dispiaciuto.» borbotta fissandomi, le labbra sporche di cioccolato, «Dicevo solo che sono stanca e nervosa, ecco.» aggiunge.
Io prendo il tovagliolino di carta e glielo porgo, «Sei tutta sporca.» le dico, lei lo prende e mi ringrazia, «Se vuoi posso accompagnarti in bagno, così proviamo ad entrare nel club.» le sorrido.
Lindsay mi lancia un'occhiataccia, «Idiota.» dice, «Sei il solito idiota maniaco.» borbotta.
«Lo so che ti piaccio così.» soffio nel suo orecchio. Lei sbuffa, incrocia le braccia, fissando lo sguardo fuori dal finestrino, sospira, prende un pezzo di Kit-kat e lo mangia.
Trattengo una risata, appoggio la testa al poggia testa e mi rilasso.
«Linds, svegliati.» mormoro scuotendola piano, «Stiamo per atterrare.» dico, «Lindsay...» la chiamo, «Lindsay, c'è uno sconto dell'ottanta percento sulle borse di Louis Vuitton.» le sussurro.
Lei apre gli occhi di scatto, sobbalzando sul sedile, «Dove?» borbotta, sbadiglia e si rende conto di dove siamo, «Non si fanno questi scherzi.» dice sistemandosi meglio sul sedile.
«Ma funziona sempre.» dico, «E comunque mi stavi sbavando sulla giacca.»
«Io non sbavo.» replica lei.
«Oh, sì.» dico.
«Idiota.» borbotta.
Io non replico e le stringo la mano mentre l'aereo si abbassa con dolcezza. È quasi un anno che ci conosciamo e sono quattro mesi che stiamo insieme e l'amo ogni giorno di più. Se dovessi incontrare quell'imbecille del suo ex potrei pure ringraziarlo per essere così idiota ed essersi lasciato scappare una persona come Lindsay, che in questo momento mi sta ficcando le unghie nella mano.

«Voglio vedere Svetlana.» piagnucola Liam mentre siamo in attesa dei bagagli. «Mi manca.» sospira.
«La vedrai fra poco.» esclama Lindsay prendendo il suo trolley dal nastro, lo posa sul carrellino e sorride a Liam, «Anche lei è impazientente di vederti.» dice e prende l'altro trolley.
Liam sbuffa, «Lo so, ma mi manca tantissimo.» dice.
«Eddai, la vedrai fra qualche ora.» sbotto.
«Insensibile.» ride Chris, «Ryan, sei insensibile.»
«Oh, taci.» dico prendendo la mia valigia, «Parli proprio tu che hai mollato Clara per un motivo stupido.»
«Mollare una perché ha la stanza tappezzata da quella stupida gatta coreana non è un motivo stupido.» replica Chris sistemando le sue valigie sopra le altre.
«Non credo che sia coreana.» esclama Jake.
«Qualunque cosa sia... è davvero inquietante.» Chris scrolla le spalle, «Troppi gatti dalla faccia enorme e troppo rosa.»
«Finitela.» sbotta Carl, «Andiamo.» dice, «Forza, muovetevi!» ordina e noi obbediamo.
Io spingo il carrello con le mie valigie e quelle di Lindsay. Non posso esserne sicuro al cento per cento, ma credo che qualche suo vestito sia finito in una delle mie valige. Non mi sembravano così pesanti, ieri sera, quando le ho portate nel salotto di Linds.
Scendiamo di un paio di piani, svoltiamo a destra e un urlo mi assorda. Ci saranno almeno una trentina di ragazze che strillano e si sbracciano, gridando i nostri nomi, mostrando pupazzi, cartelloni... e biancheria intima. Guardo Lindsay ma lei indossa gli occhiali da sole e guarda davanti a sé, come se tutto ciò non la sfiorasse. Ma sta ribollendo dalla gelosia, lo so. Oh, se lo so. Lo capisco da come sta stritolando i manici della borsa. La mia gelosona...
Alcune ragazze, sopratutto quelle in prima fila, hanno delle occhiaie da paura. C'è un volo che arriva da Miami all'alba, che siano qui dalle cinque del mattino?
Firmiamo qualche autografo, facciamo qualche foto e poi Lindsay, che sta posando insieme a una ragazza per un selfie, viene agguantata da un sedicenne pieno di brufoli, che urla che vuole fare una foto con lei. Immediatamente, uno dei body-guard afferra Lindsay con una mano mentre con l'altra allontana il ragazzo.
«Tutto bene?» le chiede Aaron.
«Sì.» risponde lei, «Mi ha preso alla sprovvista.» continua sistemandosi la tracolla della borsa.
«Stai bene? Ti ha fatto male?» chiedo, «Io lo ammazzo.» dico.
Linds sorride, «Sto bene.» dice, «E calmati, è solo un ragazzino.» dice.
«Con le mani lunghe.» replico e, finalmente, usciamo dall'aeroporto. Saliamo sulle auto che ci porteranno in albergo e mi rilasso. «Stai bene?» ripeto guardando Lindsay, seduta accanto a me.
«Sì.» risponde lei, «Non mi ha fatto nulla.» dice, «Dai, avrà sedici anni al massimo!»
Sarà pure un sedicenne, ma io un paio di ceffoni glieli darai lo stesso. Come si è permesso?
«E dai, cosa vuoi fare, chiudere Lindsay in una torre e non farla più uscire?» ride Jake.
«No.» sospiro, «Non voglio che gli altri allunghino le mani.» dico.
Linds sospira, «La pianti?» dice, «Non mi ha fatto nulla.» risponde, «E io non dico niente quando delle sedicenni ti palpano il culo come se non ci fosse un domani, eh.»
Jake ride e io rimango in silenzio. «Sei gelosa.» dico.
«Anche tu.»
«Tu di più.»
«Non è vero!»
«Bugiarda.»
«Bugiardo.» dice lei e io la bacio.
«Ehm... fra poco saremo nelle nostre stanze.» esclama Jake, «Fatelo lì, che non ho voglia di un porno in diretta!»
Rido, «Su, rilassati.» gli dico e poso il braccio sulle spalle di Lindsay che si rilassa contro di me, posando la testa contro la mia spalla. Viaggiamo in silenzio per diversi minuti, fino a quando il suo cellulare non squilla.
«Svetlana!» risponde allegramente, «Noi stiamo andando in hotel.» dice, «Uh, per le tre e mezza?» esclama, «Liam impazzirà!» ride e io vorrei sapere cosa le stia dicendo Svetlana. «Sì, tutto okay... e tu? Quella cosa... tutto a posto?» domanda, una leggera preoccupazione nella voce.
«Non l'ho mai detto.» replica e sbuffa, «Lo so che sei brava! Stavo solo chiedendo!» continua, «La lontananza da Liam ti fa male.» ride, «L'hai chiamato? Fallo, prima che faccia impazzire Chris e Aaron!» dice, «A dopo, allora. Ciao, tesoro.» la saluta e rimette il cellulare in borsa.
«Di cosa stavate parlando?» le chiedo, «Cosa state combinando voi due?»
Lei ride, «Niente.» dice.
«Non è vero!» replico, «Dai, dimmelo, giuro che non lo dico a nessuno!» la supplico, tirando fuori il mio miglior sguardo da cucciolo a cui lei non sa resistere, «Per favore.»
Lei sorride, «No.» dice, «Sei un curiosone.»
Jake ride, «Non te lo dirà!» dice, «Curioso!»
Io sbuffo e incrocio le braccia. Io non sono curioso, voglio solo sapere.
No, sono curioso.

✨✨✨

«Linds, tesorino bello... mi dici cosa stai organizzando con Svetlana?»
«No.» rispondo mentre sistemo i miei abiti nell'armadio. «Puoi chiedermelo per tutto il giorno ma non te lo dirò mai.» sorrido.
Dalle mie labbra non uscirà una sola parola su quello che io e Svetlana, con l'approvazione di Carl, abbiamo organizzato per il Primo Maggio, giorno del ventiquattresimo compleanno di Aaron Caine. E non diremo nulla a nessuno, nemmeno a Ryan o Liam. Soprattutto a Liam, che si lascia sfuggire le cose appena ha un po' di alcol in circolo... quindi silenzio stampa da parte nostra.
«Per favore, Lindsay...» mi supplica lui, «Voglio saperlo, puoi dirmelo, lo sai che ti puoi fidare di me.» Ryan sfodera uno dei migliori sguardi da cucciolo.
«No.» ripeto, «Ascolta, è una roba mia e di Svetlana e tu non c'entri.» gli dico, «E non fare quella faccia, tanto non funziona.» sorrido.
Ryan mi blocca contro l'armadio, «Sei cattiva, Linds.» soffia prima di baciarmi, «Non vuoi dirmelo.» dice e fa il broncio.
«È che tu sei curioso.» rido, «E puoi provare qualsiasi cosa, tanto dalle mie labbra non uscirà nulla!»
Lui sbuffa, «Per favore Linds, dai non lo dirò a nessuno!»
«No.» rido e mi scosto.
«Ma... uffa!» brontola lui, «Linds... giuro che non lo dirò a nessuno.»
«Non sono affari tuoi.» rido. «È un segreto fra me e Svetlana.» dico. Ryan sbuffa e si siede sul mio letto.
«Il pranzo è pronto!» grida Chris bussando alla porta, «Venite o siete impegnati a fare sesso?» ride.
«Chris! Smettila!» sbraita Ryan.
«Arriviamo.» dico e prendo la borsa, «Ryan?» chiamo e lui mi guarda sorridendo.
«Hai cambiato idea?» chiede lui, «Vuoi dirmi il tuo segreto?»
«Non è un segreto.» sospiro, «E comunque no, non ti dico nulla.» aggiungo, «Volevo solo sapere se eri pronto, perché ho fame.»
Ryan si stampa un finto broncio in faccia, «Sei cattiva.» borbotta, «E se continui a mangiare così diventerai una balena.»
«Una balena che non te la darà più.» esclamo aprendo la porta, trovandomi davanti Chris, che mi fissa e lancia uno strillo mentre fa un balzo indietro. «Stavi spiando?» gli chiedo.
«Sì!» ride Jake, poco più in là.
«Andiamo.» dice Ryan uscendo dalla mia stanza, «Qualcuna è nervosa perché ha troppa fame.»
«Non sono nervosa!» sbotto chiudendo la porta della mia stanza, «È solo che in questo periodo ho sempre molta fame.» dico.
«Alla fine di Aprile?» chiede Aaron.
«No, quando deve arrivarmi il ciclo.» spiego.
«Il ciclo?» domanda Aaron, «E cosa... oh, ho capito.» dice e le sue guance si fanno pallide, «Non voglio sentire altro!» aggiunge e si avvia agli ascensori.
I miei cinque ragazzi. Sempre i soliti scemi.

✨✨✨

«È tutto pronto?» domando a Svetlana appena scende dal taxi.
«Sì.» sospira lei e mi abbraccia, stringendomi forte. «Tutto bene?» chiede.
«Ryan è il solito imbecille.» rispondo.
«Allora è un “Sì, va tutto bene”.» ride lei.
Alzo gli occhi al cielo, «Sì, va tutto bene.» confermo con un sorriso. Va tutto bene, anche se non possiamo uscire insieme, come una coppia normale, anche se non possiamo fare molte cose... ma starcene chiusi in casa ci piace. Ci piace molto, moltissimo. «Muoviamoci, che Liam starà andando in iperventilazione...» aggiungo ed entriamo nell'hotel.
«Il mio ciccino...» sospira lei, «Mi manca tantissimo!» dice.
«Ma se non lo vedi da una settimana!» ribatto. Svetlana è venuta a Miami settimana scorsa, per il suo compleanno, festeggiato al Soleil tutti insieme, poi lei è andata con Liam nella dependance e hanno festeggiato anche lì.
«Ma mi manca!» piagnucola lei, «Tu Ryan lo vedi tutti i giorni!» dice, «Insensibile.» borbotta.
Pigio il pulsante per chiamare l'ascensore. «Siete uguali, tu e Liam.» rido, «Dite le stesse identiche cose.»
«Perché ci amiamo.» annuisce lei, «Sono così felice!» cinguetta, «Anche perché verrò a Dublino e Londra con voi!»
«Non l'avrai detto a Liam, vero?» chiedo.
«No!» esclama lei, «Il mio ciccino...» sospira, gli occhi rivolti al soffitto dell'ascensore.
Un altro “Il mio ciccino” e giuro che spacco qualcosa. L'ascensore si ferma al piano e così usciamo, camminiamo lungo il corridoio e Svetlana quasi corre, impaziente di vedere Liam.
Anche io mi comporto così? Perché se lo faccio potrei dare una testata al muro!
Quando apro la porta della stanza che Liam divide con Aaron, il ragazzo quasi mi travolge quando corre verso Svetlana, come se non la vedesse da anni e non da dieci giorni scarsi.
«Finalmente.» sospira Jake sedendosi sul letto, «Non ne potevo più!» esclama, «Un altro “Ma quando arriva?” e giuro che l'avrei buttato di sotto!» dice e gli altri annuiscono.
Come lo capisco! Svetlana sa essere terribilmente irritante, alcune volte, sopratutto quando parla di Liam, elencando tutte le sue qualità, i suoi pregi, quello che sa fare... tutte cose che so già, fra l'altro. Diventa noiosa, alcune volte.
Mi siedo vicino a Ryan, che si limita a stringermi la mano. «Tu non mi fai tutte queste feste.» dice.
«Perché non sono un cane.» replico. «Comprati un cucciolo e vedi quante feste ti fa quando torni a casa.»
«Lo so che tu non sei un cane.» borbotta, «Stavo solo dicendo che tu, quando mi vedi, non corri come fa Svetlana.»
«Lei la fa un po' tragica.» ridacchio, «La fanno un po' tragica, tutte e due.» rettifico, «Sembra che non si vedono da anni.» sbuffo.
«I caffè e i cappuccini arrivano subito.» esclama Aaron, «Ehm... Liam?»
«Sì?» risponde l'interpellato, staccandosi dalle labbra di Svetlana quel tanto che basta per parlare.
«Vai sul tuo letto!» esclama Aaron, «Non fatelo sul mio, per piacere.» dice. «Che schifo.»
Liam ride e si alza per poi spostarsi sull'altro letto, accanto a me e Ryan. A questo punto siamo noi due quelli che si alzano e che si siedono sul letto di Aaron.
«Ma a loro due non dici nulla!» sbotta Liam, indicandoci.
«Perché loro hanno la decenza di non scopare davanti agli altri.» ride Jake, «Vedi?» ride ancora, «Si tengono per mano come due ragazzini!»
Che idioti. Tutti quanti.

«Ma guarda te se dobbiamo rimanere in camera perché Svetlana e Liam devono trombare come ricci.» sbuffa Chris, «Io voglio uscire!» si lamenta fissando lo skyline di New York che si può ammirare fuori dalla finestra.
«Quando finiranno andremo a farci un giro.» dico. Oggi è libero, il ventotto, il ventinove e il trenta maggio siamo — o dovrei dire sono? — impegnati con interviste e le riprese del video del nuovo singolo. Saranno a Central Park e Coney Island, una robina semplice semplice. Venerdì primo maggio siamo liberi, così come il due. Il tre partiamo per Dublino, dove avremo un paio di giorni per esplorare la capitale Irlandese e sfondarci di Guinness. Non aveva senso ritornare a casa per poi ripartire e fare comunque uno scalo a New York.
«Sì, ma quando finiranno?» borbotta Chris e la porta che divide le due stanze si apre, rivelando Liam e Svetlana, le guance rosse e un sorriso idiota stampato in viso, «Era ora!» sbotta Chris, «Cosa volevate fare, ripassare l'intero Kamasutra?»
Liam alza gli occhi al cielo e sbuffa, «Che palle che sei.» borbotta, «Dove si va?» domanda, felice come una pasqua.
«Lontani da letti, poltrone, sedie e mobili vari.» risponde Jake.
«E dai cessi.» ride Ryan, ricordando l'episodio di Capodanno.
«Bhe, sto punto eliminiamo qualsiasi superficie.» borbotta Liam.
«Sul pavimento?» strillo, «Lo avete fatto anche sul pavimento?» ripeto, nel chiaro non fosse chiaro il concetto.
Svetlana arrossisce e si mordicchia l'unghia del pollice. Dev'essere veramente in imbarazzo, per farlo. Non rovinerebbe mai una manicure da cinquanta dollari! «Bhe... sì.» mormora.
«Facciamo prima a farci dire dove non l'hanno fatto, allora.» sospira Aaron. «Spero che il mio letto sia ancora intatto.» dice guardando i due.
«Lo è, lo è.» risponde Liam, «Non preoccuparti.»
«Bene.» dice Aaron, «Dove andiamo?»
«Al Botanical Garden?» propongo.
«Un giardino?» sbotta, Chris, «No, grazie.» dice, «Mi basta quello di casa mia.»
«Venire a New York e non vedere il Botanical Garden è un sacrilegio.» esclama Svetlana, le mani sui fianchi.
«Museo di storia naturale?» propongo.
«Quello è già meglio.» borbotta Chris.
Così, visto che siamo tutti d'accordo, andiamo a chiedere il permesso a Carl, che ce lo concede.

«Ommiodio!» strilla Chris, attirando l'attenzione di una quindicina di persone e di un paio di uomini della sicurezza del museo, che lo guardano malissimo. «È un raptor!» esclama, estasiato, di fronte a una riproduzione di un raptor. Chris adora i dinosauri ed è in fibrillazione per l'uscita di Jurassic World.
«Non puoi toccarlo.» esclama Jake, «È vietato.» dice.
«Oh, lo so.» replica l'altra, «Sono in contemplazione.» dice, «Se me ne prendessi uno e lo mettessi in camera mia?» chiede guardandoci.
«Tua madre non sarà d'accordo.» sospira Aaron.
«Dici?» mormora Chris.
«Se entra tua nonna, e lo sai che entra perché lo fa sempre, le verrà un infarto.»
«Allora mamma sarà d'accordo.» ridacchia Chris.
Io sbuffo e mi volto, controllando che nessuna studentessa smetti di ascoltare la propria insegnante e corri verso di noi. Oggi il museo è pieno di scolaresche e sto incominciando a preoccuparmi dopo che un paio di ragazze sono quasi corse addosso a Jake e a Liam, travolgendoli come se fossero due giocatrici di football. Uno dei bodyguard le ha fermate e l'insegnate se le è riprese, sgridandole. Io ho dovuto calmare Svetlana, che era quasi pronta a strappare una clava da un manichino e spaccarla in testa alle due.
«Si possono fare le foto!»
Se prima nessuno ci aveva notato, adesso tutti sapranno che siamo qui. L'urlo di Chris riecheggia contro le pareti.
«Abbassa la voce!» intima Aaron agguantandolo per un braccio, «Ci sbatteranno fuori!»
«Ma posso fare la foto con il raptor!» esclama Chris indicando il cartello, con la mano destra. Ancora un po' e saltella su e giù come fa Cam, solo che mio nipote ha tre anni, Chris ha quasi ventisei anni — li fa settimana prossima — e potrebbe evitare scenette da bambino di tre anni.
Guardo la lunga fila, «Sono bambini.» dico, «Chris, non sei un po' troppo grande per una foto del genere?» chiedo.
«Linds, non sei un po' troppo grande per fare una foto con la statua di Spongebob?» replica lui e incasso il colpo, perché ha ragione, «Ah, ah.» ridacchia, imitando Nelson Muntz. «Io faccio la foto e voi non potete dirmi nulla!» ride e si mette in fila.
Io guardo Carl, dietro di noi, che si limita ad alzare gli occhi al cielo, prima di dire a uno dei gorilloni di rimanere nei paraggi, mentre noi andiamo alla caffetteria.
«Mi lasciate solo?» sbotta Chris.
«Sei grande abbastanza.» replica Carl salendo i gradini per il primo piano.
Quando siamo sul mezzanino mi volto, «Si è già ambientato.» dico fissando Chris che parla con una ragazza di circa vent'anni, con lunghi capelli biondi e lisci, che tiene per mano un bambino di circa otto anni, biondo come lei.
«Speriamo sia il fratello.» commenta Jake.
«Mica può aver partorito a dodici anni!» dico.
«Bhe, non si può mai sapere.» replica Jake.
Rimaniamo in silenzio, prendiamo i nostri caffè, io ci aggiungo un muffin al cioccolato dall'aspetto delizioso, e ci sediamo.
«Che c'è?» sospiro, fissando Ryan che mi guarda mentre mangio il muffin, «Guarda che ce ne erano alti, eh.» borbotto con la bocca piena.
«Mi chiedo dove la metti tutta quella roba.» commenta lui, inarcando il sopracciglio sinistro.
«Dove ti piace.» rispondo.
«Sulle tette?» commenta lui a bassa voce, ma non così bassa: Carl lo sente e sbuffa, commentando con un “Stupido”. «Non mi pare di notare grandi differenze.» aggiunge, fissando la scollatura della mia camicetta.
«Maniaco pervertito.» sibilo, fissandolo. «Sai che se continui così finirai a bocca asciutta per il prossimo mese?» borbotto.
«Non credo.» ridacchia lui.
«La piantate?» sbotta Carl. «Sono stufo di sentire i vostri battibecchi! È da un anno che andate avanti così e se continuate giuro che vi butto nell'Hudson.» dice.
«È colpa sua!» commento indicando Ryan con il pezzo di muffin avanzato. «È lui che fa battute sceme.» dico, «Come sempre.» sospiro. Va bene, amo Ryan e morirei senza di lui, però... però ogni tanto è davvero, ma davvero irritante, così irritante che gli spaccherei la testa contro il tavolo. Anche adesso, che mi tocca il ginocchio... «Piantala.» sibilo e lui ridacchia.
«Non ho fatto niente.» esclama, alzando le mani e mostrandomi i palmi, «Pensi sempre male.» sorride e gli darei una sberla, taccio e continuo a bere il mio cappuccino in silenzio. Quando Ryan fa così, ossia il cretino, è inutile ribattere.
Chris ci raggiunge una mezz'ora dopo, felice. Ha il numero della ragazza, è felice perché il ragazzino è il fratello e non il figlio, e stringe fra le mani una scatola. «Che cos'è?» chiede Jake.
«Il kit per fare l'impronta del raptor!» trilla Chris, allegro.
«Non sei un po' troppo grande per certi giochi?» chiedo.
Lui mi guarda come se fossi scema, «No!» risponde, «Va dai sei anni in su.» dice e mi supera.
«Bambinone!» lo canzona Ryan, perché lui non lo è. No, proprio no. Non ha passato gli ultimi due giorni attaccato alla Wii, proprio no.
Idiota.

✨✨✨

«Siete pronti?» chiedo e Jake schizza in bagno, bianco in volto. Non può continuare così, con lui che vomita prima di ogni esibizione in tv. Ormai dovrebbe essere abituato!
«Noi sì, lui no.» risponde Aaron alzando gli occhi al cielo.
«Svetlana?» chiede Liam.
È il mio turno di alzare gli occhi al cielo, «È fra il pubblico.» gli ricordo per la terza volta in quindici minuti. «Ed è super eccitata.» sospiro. È più che eccitata, è veramente fuori di testa, più del solito.
Jake riemerge dal bagno, «Sto bene.» borbotta.
«Dovresti smetterla.» esclamo, «Ormai sei abituato.»
«È l'ansia da prestazione.» squittisce lui.
«Sì, ansia...» borbotta Chris, «In realtà ti caghi sotto.» ride.
Fortunatamente un assistente di studio ci viene a chiamare, così ci posizioniamo davanti all'entrata da dove i ragazzi faranno i loro ingresso. Ryan mi stringe piano la mano, sfiora con il pollice il dorso e mi sorride, prima di entrare accompagnato da un boato fatto di urla e di mani battute.
Un'altra assistente mi porge un cappuccino e poi io e Carl ci accomodiamo poco lontano, su due poltroncine dall'aspetto comodo, posizionate davanti a un televisore da cui potremmo seguire l'intervista e l'esibizione.
«Tu e Ryan litigate spesso, vero?» domanda l'assistente, di cui ho già scordato il nome, «Vi ho visto anche prima.» sorride.
«Non sempre.» replico, «Sono più che altro scaramucce...» dico.
«Già...» esclama lei e mi guarda, sempre sorridendo, «Non vi sopportate proprio, vero?» chiede e io ho l'istinto di prenderle la testa fra le mani e fracassarla contro il primo spigolo disponibile. Il suo sorriso, così falso, mi fa venire l'orticaria.
«Veramente no.» rispondo e guardo lo schermo, fissando Jake, che ha riacquistato colore. Forse è merito delle ragazze davanti a lui. «Io e Ryan andiamo d'accordo.»
«A me non sembra.» replica quella. «Sai se è impegnato?» domanda dopo qualche secondo di silenzio, durante i quali Ryan risponda a qualche domanda.
«No.» dico, anche se vorrei rispondere che sì, è impegnato, con me. E che se non la smette di guardarlo come se fosse un bignè alla crema la picchio.
«Sicura?»
Dio, quanto mi daranno se le do un paio di ceffoni? Un anno? Due? Bhe, c'è sempre l'infermità mentale. «Sì.» rispondo.
«Dimmi qualcosa su di lui, qualcosa che non dice nelle interviste.» continua a sorridere.
«Perché tutte queste domande?» sbotto, «Taci e fammi sentire.»
«Perché Ryan mi interessa.» risponde lei, con il solito sorriso che le strapperei con i denti.
«Linds?» chiama Carl.
«Sì?»
«Guarda i commenti su Twitter, per favore.»
«Okay.» sospiro e prendo il cellulare. Melanie La Piaga continua a rompere le scatole, anche Jake e Liam l'hanno bloccata, dopo che si sono sentiti dire che sono degli stupidi cretini imbecilli perché non rispondono mai. Due secondi dopo, la Piaga è stata invasa di tweet da parte di altre fans che la insultavano. Lo so perché ho controllato. Ho controllato perché voglio sapere se sparla di me, se dice qualcosa su me e Ryan... invece scrive solo che lo ama tanto, che è triste, che lo vuole... le stesse cose di sempre, insomma.
I tweet sono pieni di entusiasmo, felicità e gioia, anche da parti di chi non è potuta essere qui oggi. Metto fra i preferiti qualche tweet, rispondo ad altri fino a quando un profumo di vaniglia mi stordisce: è l'assistente. Sembra che abbia preso un grosso barattolo di essenza di vaniglia, uno di quelli che si usano per i dolci e che se lo sia versato in testa, per poi spalmarselo addosso. «Bhe?» faccio voltandomi e trovando il suo mento praticamente poggiato sulla mia spalla, «Che vuoi?»
«Niente.» risponde lei e scrolla le spalle, «Stavo solo guardando.»
«Guarda da un'altra parte, grazie.» replico e vorrei ucciderla. Adesso.
Fisso i ragazzi che prendono posto dietro gli strumenti, le dita di Ryan che sfiorano le corde della chitarra, la sua voce che riempe lo studio, che rimbalza sulle pareti, che esplode dagli autoparlanti... è magnifico. Ed è mio. Tutto mio. Per cui, assistente di non so cosa, vedi di tenere le tue zampacce giù da lui oppure sarò costretta a tagliartele. La guardo e lei continua a sorridere fissando lo schermo.
«È sexy, vero?» dice e io rimango in silenzio. «Chissà com'è a letto...»
Io fisso lo schermo dello smartphone, imponendomi di stare calma.
È bravo, bravissimo. Eccezionale. Ma tu non lo saprai mai, oca di merda. Fisso Carl, seduto accanto a me, è piegato in avanti, il gomito destro posato sulla coscia, il mento sopra il palmo della mano. È preoccupato per Annie, lo so. Lei è incinta di quattordici settimane, di due gemelli, e Carl è preoccupato per lei.
Almeno non fa come mio fratello. Quando Brenda è rimasta incinta di Cam, Greg è come impazzito: era servizievole, non le faceva fare nulla in casa, nemmeno mettere il detersivo nella lavatrice o la pasticca nella lavastoviglie o cambiare il sacchetto del bidoncino dell'immondizia. Brenda poteva chiedere qualsiasi cosa e Greg esaudiva qualsiasi richiesta, persino quella di pulire sopra gli armadi o i pensili della cucina. Andiamo, chi è che pulisce sopra gli armadi? Io non l'ho mai fatto, nemmeno quando ero a New York con quel decerebrato del mio ex. Diciamo che un po' Brenda ci marciava, un po' si divertiva e un po' lo faceva perché era stanca sul serio.
Trattengo una risata nel pensare che se Brenda rimanesse incinta di due gemelli come minimo mio fratello darebbe di matto mentre va in iperventilazione! Però mi piacerebbe tanto diventare di nuovo zia, magari di una bambina. Una piccola Mars a cui posso regalare bambole e case di bambole, Barbie con il camper, auto, case e castelli e una montagna di vestiti, una bambina a cui regalare elastici per capelli colorati e pieni di strass, mollettine che luccicano, cerchietti colorati, tricicli e biciclette rosa dalle ruote bianche, come quello che avevo io quando ero piccola. E una montagna di pupazzi. Così tanti orsacchiotti, cagnolini, gattini, ranocchie e coniglietti di pezza che una stanza non basterà a contenerli tutti.
Dio, Greg mi ucciderà se facessi una cosa del genere. Quando lo sento si lamenta che trova pezzi del trenino di legno ovunque... ma se lui non aiuta Cam a mettere a posto non è colpa mia!
Uno squittio mi distoglie dai miei pensieri: i ragazzi hanno finito e tornano da noi. Finisco il cappuccino, getto il bicchiere e mi alzo in piedi, fissando l'assistente che fa la gatta morta con Ryan. Se non la smette, sarà una vera gatta morta, perché le fracasserò il cestino in testa. Infila un biglietto nella tasca posteriore dei jeans di Ryan e lo palpa, senza ritegno.
Jake mi fissa e lo vedo sorridere. «Mantieni una calma zen.» mormora quando lo raggiungo, «Hai iniziato il corso di yoga, kundralini o un'altra roba del genere?» chiede posandomi un braccio sulle spalle.
«Il corso di yoga te lo ficco nel culo, se non la smetti di prendermi in giro.» sibilo.
«Eri così carina!» ride lui, «Poker face, ma dalle orecchie ti usciva il fumo.» ridacchia.
«Oh, ma piantala.» borbotto. «Non sei divertente.» dico e mi volto appena, fissando quella che abbraccia Ryan, stringendogli e palpandogli il sedere come se fossero soli. Lui l'allontana con gentilezza — mentre io la prenderei a sberle fino a domani mattina — Ryan si scusa, le dice che non è interessato. E vorrei vedere se non l'avesse fatto.
«Andiamo?» domanda Jake e io sbuffo, infastidita. Altro che massaggio alle spalle! Ho bisogno che qualcuno mi massaggi dalla testa ai piedi, per almeno due ore buone.
Mi volto, di nuovo, e la vedo. La vedo mentre si butta su Ryan, di nuovo, con le labbra spinte in fuori.
«Chastity Charity!» grida il capo assistente, «Sei licenziata.» sbraita e lei cade, perché Ryan ha fatto un passo indietro.
Chastity Charity!? Ma siamo seri? Chastity Charity? Castità Carità? Ma che nome è?
Trattengo una risata ed entro nel camerino.
«Non ho fatto niente.» esclama Ryan entrando nel camerino e chiudendo la porta dietro di sé, getta un bigliettino nel cestino e mi guarda, «Ha fatto tutto lei.»
«Lo so.» dico, «Ho visto.» gli sorrido e mi avvicino, poso le mani suoi suoi fianchi e lo bacio.
«Ehi!» sbotta Chris, «Avete la vostra stanza.» dice.
«È solo un bacio.» sbuffo e prendo la mia borsa.
«Noi ci dobbiamo cambiare.» esclama Chris e mi fissa a braccia conserte.
«Bhe?» faccio, «E quindi?»
Chris mi fissa e sbuffa, «M'imbarazzo.» borbotta.
«Già.» gli fa eco Aaron.
Scoppio a ridere. «V'imbarazzate?» gracchio, «Non vi ricordate le settimane passate sul tour-bus?» chiedo, «Vi ho visti in mutande, vi ho visti appena svegli, vi ho visti con... con... con... l'alzabandiera.» borbotto.
«Non ricordarmelo.» squittisce Ryan e si posa le mani sulle orecchie, «Io non ricordo niente, non ricordo niente.» cantilena.
«Vi ho visto che controllavate se i gioielli fossero ancora nelle mutande, vi ho visto grattarvi la testa con una mano e il petto con l'altra, sembravate delle scimmie sceme.» continuo, «Vi ho visto ruttare, scorreggiare! E v'imbarazzate?» sbotto. «Idioti.» borbotto ed esco dal camerino, faccio un paio di respiri profondi e vado dentro il bagno, dove trovo l'assistente dal nome idiota che singhiozza come un vitello, appoggiata a uno dei lavabi.
«Dovevi pensarci prima.» sbotto e poso la borsa sulla mensola sopra al lavandino. «Adesso è un po' tardi.» continuo.
«Ma uffa...» squittisce lei e mi ricorda Melanie, «Questa è la quarta, quinta volta che faccio una cosa del genere.» singhiozza, «Poteva darmi un'altra possibilità.» piange.
«Io ti avrei licenziata alla prima.» ribatto e mi lavo le mani.
Lei mi fissa, «Ma non è grave!» squittisce lei. «Ryan mi piace.» dice, «E gli piaccio anche io, lo so.» continua, «Gli ho dato il mio numero, mi chiamerà.» dice, annuendo tutta convinta.
Questo è troppo! Rido e mi avvicino al grosso fono che serve per asciugarsi le mani, «Ehi, Chastity Charity, non è che sei parente di una certa Melanie Green di Miami?» chiedo.
«No.» risponde, «Perché?» squittisce.
«Perché siete uguali.» rido, «Stesse sciocche convinzioni.» aggiungo ed esco dal bagno nello stesso momento in cui suona il mio telefono. È Svetlana. «Sei fuori?» chiedo.
«Non ancora.» sbuffa lei, «Devo recuperare la giacca.» dice, «C'è la fila.»
«Okay.» dico e raggiungo il camerino, la porta è ancora chiusa. Busso e Ryan risponde che servono ancora dieci minuti. «Ce l'hai il pass, vero?» chiedo.
«Sì.» risponde lei, «Quando esco di qui mi fermo allo Starbucks di fronte al parco e poi vado al cesso e me lo metto.» dice. «Oh, sono stati fantastici!» sospira, in piena estasi.
«Mettilo sotto la maglia!»
«Lo so.» sbuffa lei, «Me l'hai già detto tremila volte.» si lamenta.
«Perché ci sono certe fans disposte a tutto, pur di avere uno di quelli.» gli ricordo.
«Sì, lo so.» dice lei, «Sarebbero capaci di tagliarmi la testa, prendere il pass e ricucirmi la testa al collo prima che possa dire bah.» ride. «Uh, la fila si muove!» esclama, allegra, «A dopo, stella.»
«A dopo.» dico e infilo il telefono nella borsa, mi appoggio al muro e attendo. Oh, insomma! Devono solo cambiarsi i vestiti! Altra gente si occupa degli strumenti, che verranno ficcati in un camion diretto a Central Park. «Siamo pronti.» commenta Ryan dopo ben venti minuti.
«Era ora.» dico, «Andiamo, altrimenti arriviamo in ritardo.»
«Okay, boss.» ride lui e mi affianca, sfiorandomi la schiena con la mano. «Tutto bene?» chiede mentre ci avviciniamo all'ascensore.
«Sì.» rispondo, «Non è colpa tua.» dico.
«Pensavo che l'avresti picchiata.» ride e spinge il pulsante di chiamata.
«Chi, io?» faccio, cercando di avere un'aria più innocente possibile, «Ma no!» ridacchio.
«Linds, ti sta crescendo il naso.» ribatte lui, «Si capisce benissimo che vuoi darle anche adesso due ceffoni.» ride mentre le porte si aprono, «Gelosona.» sussurra mentre ci stringiamo nell'ascensore.
«Non qui.» dice Carl, «Non vogliamo assistere.» ride.
Non ribatto, mi limito a sbadigliare e ad appoggiarmi contro Ryan. Sono stanca e la giornata non è ancora finita. Non vedo l'ora di tornare in hotel e ficcarmi nella vasca idromassaggio.
«A cosa pensi?»
Guardo Ryan, «Al bel bagno rilassante che mi farò quando torneremo in albergo.» dico.
«Da sola?» chiede lui.
Sbadiglio, «Certo.» rispondo, «Se ci sei tu non sarà rilassante.» gli faccio notare.
Lui fa una smorfia, «E io?» borbotta.
«Aspetti.» replico.
«Ma io voglio farlo con te.» si lamenta, tirando fuori la usa migliore espressione da cucciolotto abbandonato.
«No.» sospiro.
«E che palle.» sbuffa Aaron, «Tanto lo sappiamo che tu,» indica Ryan «le romperai le palle fino a che Lindsay non cederà.» dice, «E tu,» mi indica «cederai, lo so.»
«Io non rompo le palle!» squittisce Ryan.
«Io non cederò, dovessi buttarlo fuori dal bagno a calci.» sbotto e le porte dell'ascensore si aprono, così usciamo e saliamo sulle auto che ci porteranno al parco.
«Linds.» mi chiama Ryan mentre leggo il messaggio di Svetlana che mi avverte che è riuscita a prendere la sua giacca dal guardaroba e che ci raggiungerà presto, perché vuole vedere il suo “ciccino”.
«Che c'è?» sbotto.
«Non facciamo il bagnetto insieme?» domanda.
Sospiro, «No, rassegnati.» rispondo, «E non fare quel faccino, questa volta non cederò.» dico.
«Uffa.» sbuffa lui, incrociando le braccia al petto.
«Dio, non so se siete peggio voi o Liam e Svetlana.» sbuffa Jake, «Eddai, Lindsay, digli di sì, così poi smette di rompere le palle.»
«No!» esclamo, «E cavolo, non posso neanche farmi un bagno rilassante da sola?» sbuffo, «E che cavolo!»
«No.» ride Ryan, «Dai, ti aiuto a lavarti la schiena...» soffia toccandomi la coscia, «Lo so che ti piace.» sorride, sperando che ceda.
Ma io non cederò. No. «Non questa sera.» ribatto, «Rassegnati, Ryan.» rido, «Guarda che ti do il permesso di fare lo scemo con gli altri.» aggiungo.
Lui spinge in fuori le labbra mentre Jake ride, «Cattiva.» sbuffa incrociando le braccia.
Rido e mi rilasso contro il sedile, nonostante Ryan cerchi di farmi cambiare idea.
Arriviamo a Central Park, proprio al centro del parco, vicino a uno dei vari laghetti. I tecnici sono già all'opera, stanno sistemando gli strumenti da una parte, altri sistemano le luci e altri ancora le telecamere. Un gazebo bianco è sistemato poco più in là, lì sotto i ragazzi verranno truccati e pettinati. Una parte del video è già stata girata in una villa di Miami, quindi non dovremmo restare qui moltissimo, tenendo conto che domani ci sposteremo a Coney Island.
Una ragazza con i capelli neri, lunghi e lisci, con le punte blu ci accoglie e ci chiede se vogliamo da bere, io ordino un cappuccino e un muffin e una ciambella, ignorando lo sguardo di Ryan. Oggi non ho mangiato quasi nulla, ed ora ho una fame da lupi.
Mi accomodo sopra una sedia da registra e fisso i ragazzi che vanno nel gazebo, poso la borsa sul prato e mi rilasso; prendo il cellulare e chiamo Svetlana, «Dove sei?» le chiedo appena risponde.
«Da Starbucks» risponde, «C'è fila anche qui.» sbuffa.
«C'è sempre fila.» replico.
«Lo so.» dice, «È che sono impaziente.» esclama, «Voglio vedere...»
«Il tuo ciccino, lo so.» rido, «Dai, non ci vorrà molto.» dico, «Chiamami quando sei nei pressi.»
«Certo.» dice lei, «A dopo, stella.» mi saluta e riattacca.
Ficco il cellulare in borsa, ringrazio la ragazza che mi porge il cappuccino e un vassoi con i dolcetti, zucchero il cappuccino e lo sorseggio piano, poi mi alzo, la borsa al braccio, il piattino in una mano e il bicchiere del cappuccino nell'altra, mi avvio verso il gazebo. Una ragazza si sta occupando di Ryan e, no, non sono gelosa. Vorrei solo versarle il cappuccino in testa.
Soffio sulla bevanda calda e mi accorgo che Ryan mi fissa attraverso lo specchio, «Bhe?» sbotto.
«Ingrasserai, Linds.» ride lui, «Stai mangiando troppo dolci.»
Mi sa che mi faccio dare un altro cappuccino perché uno lo verso in testa a lui, l'altro sulla testa di quella che sta sistemando i capelli di Ryan.
Sbuffo e ritorno a sedermi, mangio la ciambella in un paio di morsi e prendo una cartellina di cartoncino verde dalla borsa. Su un paio di fogli c'è segnato il programma di queste settimane, con orari dei voli, indirizzi di hotel e i posti dove ci saranno le vari signing session, e tutto ciò che serve. Studio i fogli per qualche istante, mentre finisco il cappuccino e il muffin, in attesa che Svetlana mi chiami, speriamo che faccia presto, ho bisogno di qualcuno a cui raccontare tutto quanto, altrimenti scoppio. Finisco il cappuccino, rimetto la cartellina in borsa e attendo, fissando Carl che parla con il registra, un ragazzo alto alto e magro da far paura. Se viene su un po' di vento potrebbe volare via come se fosse un pezzo di carta.
Mi sto per addormentare, che è meglio dello stare qui e rodermi il fegato nel pensare a quella che tocca i capelli di Ryan.

Dopo una decina di minuti Svetlana mi chiama, «Dove sei?» le chiedo.
«Dietro un gruppo di scimmie urlatrici.» strilla lei. Mi volto, fissando un gruppetto di ragazze — si agitano, strillano, piangono, scattano foto... — tenute a bada dai bodyguard.
«Ce la fai a venire davanti?» le chiedo.
«Ahi!» si lamenta, «Ragazzina, io ti spezzo le ossa!» strilla, «No.» mi risponde, «Ma non demordo.» esclama e insulta qualcuno, probabilmente quella di prima che le avrà schiacciato il piede o dato una gomitata.
Infilo il cellulare in tasca, lascio la borsa sulla sedia e raggiungo il gruppetto, «Svetlana?» chiamo, «Svetlana?»
«Sono qui!» trilla lei, alzando la mano destra e agitandola, «Io ti do un cazzotto.» strilla.
«Puoi farla passare?» chiedo a uno dei gorilloni, un tizio di colore, alto almeno due metri e largo come un armadio a quattro ante. «È la mia migliore amica,» aggiungo «ha il pass della casa discografica.» finisco di dire a bassa voce, ma non così bassa perché un paio di teste si voltano verso noi due.
«Cosa? Ha il pass?» esclama quella più vicina a me, spingendosi gli occhiali sul naso, «Lo voglio anche io!» trilla, «Non è giusto.» piagnucola.
«Stella!» esclama Svetlana sbucando fra due ragazze con in capelli tagliati in modo asimmetrico, «Io ho il pass!» dice e lo mostra, per poi rinfilarlo velocemente sotto al maglioncino celeste, prima che quelle attorno a lei glielo strappino e si azzuffino. È incredibile come un semplice pezzo di carta plastificato possa far uscire di testa le persone.
«Adesso ti tiro fuori.» dico e faccio un cenno al gorilla che la solleva come se pesasse quanto un gattino e la allontana da quelle squinternate, che strillano che vogliono anche loro i pass, che non è giusto e bla bla vari.
Sospiro, prendo sottobraccio Svetlana e mi dirigo verso il gazebo. «Ciccino!» strilla lei, correndo verso Liam, io mi limito a tirare la tenda per chiudere il gazebo. Sono solo loro, quelle che si occupano di trucco e parrucco non ci sono.
«Lo ha visto ieri.» geme Jake, «Lo ha visto anche prima.» sospira.
«Non è la stessa cosa.» sbuffa Liam fra un bacio e l'altro, «Era fra il pubblico, ci siamo visti appena.» brontola.
«Gelosona?» soffia Ryan sul mio collo. È dietro di me e non si muove, non mi tocca, non fa nulla e io lo ignoro. Non sono gelosa. Cioè, lo sono ma non voglio dargli questa soddisfazione.
«Linds?» chiama, «Lo so che mi hai sentit9.» dice.
«Che c'è?» sbotto e vedo che Carl spalanca la tenda.
«Sei gelosa.» ride Ryan.
«Siete pronti?» domanda Carl, «Dovete muovervi.» sbotta, «Liam, tieni giù quelle mani altrimenti giuro che te le taglio.»
Liam si allontana da Svetlana e sbuffa; usciamo dal gazebo e fissiamo i ragazzi che si sistemano dove ordina il registra.
Le scimmie urlatrici iniziano a sbraitare, a urlare e agitarsi, gridano ancora di più quando Ryan e gli altri le salutano.
«Branco di cretine.» sbuffa Svetlana, «Noi non abbiamo mai fatto così.» dice, scordandosi forse che, al ritorno di uno dei concerti dei Backstreet Boys eravamo senza voce. Meglio non dirlo a Ryan, però, altrimenti mi prenderebbe in giro per mesi. Carl cede la sua sedia a Svetlana e noi ci accomodiamo. «Tu non devi fare nulla?» mi domanda.
«No.» rispondo, «Solo rilassarmi, perché ne ho davvero bisogno.» sospiro.
«Che è successo?» domanda.
Faccio un respiro profondo e le racconto di prima, di quella gallina che ci ha provato con Ryan. Lei ride, po si accorge di come la sto guardando e smette, «Okay, scusa, scusa.» dice, fra una risata e l'altra, «Ma... Chastity Charity...» sghignazza, «Ommiodio.» ride ancora.
«Non è divertente.» replico e fisso i cinque che avanzano piano lungo un sentiero del parco, «L'avrei ammazzata, giuro.» sbuffo e Svetlana trattiene una risata. «Pensa se una facesse una cosa del genere a te...»
Lei mi fissa e sbianca, la bocca aperta, «La ucciderei.» dice, «Sì, lo farei.»
«Ecco, quindi smetti subito di ridere.» sbotto.
Lei fa una smorfia e sospira, «Hai ragione.» dice. «Com'è complicato.» mormora, «Come fai?»
«Tanta pazienza.» rispondo, «Ma proprio tanta.» dico, «E una confezione gigante di Malox.»
Svetlana ride e mi stringe la mano. Se non ci fosse lei probabilmente sarei già impazzita.

✨✨✨

Svetlana è con Liam, nella stanza che lui divide con Aaron, che ha preso il posto di Ryan, dividendo la stanza con Jake e Chris.
Ryan, invece, è qui che rompe le palle. «Ho detto no.» dico.
«Ma Linds...» borbotta, «Per favore.» dice, «Ti lavo la schiena.» mi sorride.
Lo fisso mentre mi tolgo i jeans, «Ryan...» sospiro, «Ho bisogno di rilassarmi e di dormire, domani dobbiamo alzarci all'alba.» gli ricordo.
«Ma non ho detto che dobbiamo fare chissà cosa.» replica lui e si toglie la maglietta nera a maniche lunghe.
«Ryan...»
«Mi metto nella vasca con te e faccio il bravo, giuro.» aggiunge slacciandosi i jeans.
«Ryan...»
«Ti massaggio le spalle, Lindsay.» conclude mentre jeans e boxer cadono per terra.
«Imbecille.» sbotto, «Fai il bravo, però.» dico ed entro nella vasca.
«Giuro.» esclama lui e mi raggiunge.
«Saresti entrato anche se avessi detto di no?» domando impostando il programma dell'idromassaggio.
«Certo.» risponde lui con un sorriso.
Sbuffo e alzo gli occhi al cielo, «Idiota.» borbotto e lui ride. Mi sistemo contro il bordo della vasca e chiudo gli occhi. «Un massaggino ai piedi?» mormoro spingendo il piede destro contro la sua pancia, lui lo prende fra le mani e inizia a massaggiare piano.
«Vedi che ho fatto bene ad entrare?» dice lui passando all'altro piede.
Socchiudo gli occhi e lo fisso, «Mmh, sì.» mormoro. «Almeno così non ti sento lamentare.» aggiungo e apro un occhio, «Saresti andato avanti tutta sera.» sorrido.
«Volevi fare l'egoista.» replica lui, «Tenere l'idromassaggio tutto per te...»
«Anche tu hai l'idromassaggio, eh.» borbotto.
«Sì, ma Jake e Chris si sarebbero lamentati tutto il tempo.» esclama.
Apro gli occhi e lo fisso, «Per forza, tu rimani in bagno mezzore intere.» replico, «Hanno ragione a lamentarsi!»
Ryan sbuffa, «Anche loro rimangono in bagno tanto.» si lamenta.
«Mai quanto te.» rido. Ryan smette di massaggiarmi e fa la faccia offesa. «Bhe? Smetti?»
«Sei cattiva.» dice, «Mi prendi in giro.»
Mi metto carponi e gattono piano fino a lui, le bolle che sfiorano i nostri corpi. «Non fare quel faccino offeso.» soffio sul suo viso, «Tanto lo sai che ho ragione.» dico sistemandomi fra le sue gambe e sedendomi sui talloni.
Ryan mi sfiora i fianchi, «Come vuoi.» ride, «Ma anche tu rimani in bagno per un'eternità...» soffia contro la mia guancia.
Mi rigiro fra le sue braccia e appoggio la schiena contro il suo torace, decido di stare zitta un po' perché sono davvero stanca, un po' perché Ryan ha, forse, ragione.
Anche se io non ci impiego tutto il tempo che ci impiega lui per sistemarsi i capelli. E comunque i miei sono lunghi, quindi è normale, e anche giusto, che stia in bagno per mezz'ora quando li devo asciugare.
«A che ora ci dobbiamo alzare domani?» sbadiglia Ryan.
«Alle quattro e mezza massimo.» rispondo posando la testa sulla sua spalla, «Alle cinque ci vengono a prendere e per le sei dobbiamo essere a Coney Island.» continuo e mi godo le sue carezze sulle braccia, «Iniziate a girare per le sei e mezza.» dico. «Nel pomeriggio ritorniamo a Central Park.»
«Impegnativo.» mormora lui.
«Già.» mormoro e sbadiglio. Domani sarà una lunga giornata...

✨✨✨

«Linds?» chiamo e la scuoto piano, «Linds, svegliati.» dico. Lei mugugna nel sonno e si gira dall'altra parte. «Lindsay.» esclamo, «Svegliati.»
«Ho sonno.» mugugna. «Fammi dormire.» dice arrotolandosi ancora di più e avvolgendosi nelle coperte.
«Sono le quattro meno venti.» dico.
Lindsay apre un occhio e mi fissa, «Di già?» sbadiglia e annuisco, «Che palle.» biascica. «Mi alzo.» borbotta sbadigliando.
Si alza e va verso il bagno trascinando i piedi. È stanca, siamo tutti stanchi. Lindsay esce dal bagno dieci minuti dopo, si è cambiata e legata i capelli in una coda alta.
«Cappuccino?» chiedo porgendole una tazza.
«E dove l'hai preso?» domanda lei e sbadiglia di nuovo.
«È quello solubile.» rispondo indicando il bollitore elettrico.
«Fa schifo.» borbotta.
«Ma se non l'hai nemmeno assaggiato!» ribatto, Lindsay sbuffa, soffia sulla tazza e beve un sorso, «Com'è?» domando.
«Non è il massimo.» sospira sedendosi sul letto. «Dio, che sonno...» sbadiglia.
Alle cinque siamo in corridoio, insieme agli altri. Jake dorme praticamente in piedi, Aaron indossa gli occhiali da sole e Chris è taciturno. Liam si limita a tenere la mano di Svetlana che ha l'aria stanca.
Saliamo nelle auto — io, Lindsay, Aaron e Jake in una, gli altri nell'altra con Carl — e partiamo. Non facciamo neanche in tempo a fare cento metri scarsi che Linds si è di nuovo riaddormentata, la testa appoggiata alla mia spalla.
«Dorme.» commenta Jake.
«Ha sonno.» replico a bassa voce.
«Anche io.» sbadiglia lui.
«E dormi anche tu, no?» dico e guardo Jake, «Lui si sta addormentando.» esclamo.
Nel giro di cinque minuti sono l'unico sveglio, escludendo l'autista e spero che almeno lui non si addormenti, altrimenti siamo fregati.

Lindsay si trascina verso Svetlana e la prende sottobraccio mentre parlottano fra di loro, si dirigono verso un grosso masso e si siedono. Se potesse ci si sdraierebbe sopra, lo so.
«Lindsay?» la chiama Carl.
«Che c'è?» esclama lei, «Ho sonno.» borbotta.
«C'è la colazione.» replica Carl senza guardarla.
Lindsay si alza in piedi insieme a Svetlana e si avvicinano al gazebo, «Uh, ho proprio bisogno di un buon cappuccino!» esclama.
«Non sarebbe un cappuccino, ma solo caffè e latte.» replico mentre lei versa caffè e latte in un bicchiere alto di carta, «Anzi, latte e caffè.» mi correggo.
«Oh, ma piantala.» borbotta lei e aggiunge anche della panna e lo zucchero, sistema su un piattino alcuni cupcakes e un paio di ciambelle e si allontana insieme a Svetlana.
«Linds...» la chiamo ma lei mi ignora.
Jake ride e sbadiglia, «Dai, lo sai che se non beve caffè appena sveglia è irritabile.» dice.
«Ma le ho preparato quello solubile che c'era nella stanza...» borbotto.
«Ma quello non conta, fa schifo.» esclama Aaron bevendo in un sorso il suo caffè amaro.
Io non replico e sorseggio il mio caffè. Insomma... quel cappuccino solubile non sarà stato il top, ma neppure così schifoso...
Lindsay, intanto, si gode il suo latte macchiato, mangia i dolci e parlotta con Svetlana. Vorrei tanto sapere cosa si stanno dicendo. Dio, sono curioso.
«Di cosa stanno parlando?» borbotto.
«Delle vostre prestazioni.» ride Chris.
«Oh, taci.» sbotto.
«Sei tu che vuoi saperlo.» replica lui, «E quello è uno dei possibili argomenti.» dice.
Una parte di me sa che Lindsay parla di certe cose con Svetlana, ma l'altra spera vivamente che non lo faccia. Sono cose nostre, private, intime! Non può parlarne con nessuno, nemmeno se è la sua migliore amica.
Ma so anche che non posso impedirglielo, altrimenti mi beccherei un calcio nelle palle.
Uffa.
Dopo dieci minuti arrivano le truccatrici e le parrucchiere — le stesse di ieri — così andiamo sotto a un altro gazebo per prepararci.

Stiamo guardando le riprese, dopo aver girato per quasi tre ore — il regista non era mai soddisfatto — quando delle risate ci strappano dalla visione di noi stessi dallo schermo di un notebook.
Dal gazebo delle truccatrici escono Lindsay e Svetlana, i capelli legati in code alte... e indossano dei bikini.
Dei bikini striminziti, a mio parere.
«Lindsay!» la chiamo, ma lei mi ignora. «Linds!» chiamo ancora, ma loro due ridono e superano i bodyguard, strillano quando l'acqua sfiora i loro piedi e avanzano nell'oceano, per poi tuffarsi in acqua. «Ma che... Lindsay!» grido.
«Cosa stanno facendo?» domanda Liam, rivelando tutta la sua tontaggine.
«Il bagno.» risponde il regista, «Mi sembra ovvio.» dice.
«Sì... ma quel bikini è troppo... troppo piccolo!» esclamo mentre Lindsay emerge dall'acqua, schizza Svetlana e ride.
«È un normale bikini, Ryan.» dice Aaron e gli darei un pugno. Darei un pugno a tutti quelli che la stanno fissando in questo momento. Avrebbe potuto dirmelo, almeno, così mi sarei preparato. Invece mi ha sorpreso, facendomi venire un mezzo infarto.
«Voi due,» mi giro verso Carl «smettetela di rodervi il fegato che non ce ne è bisogno.» dice, «Sono solo due stupidi bikini, e voi state facendo la figura degli stupidi.» sbotta.
Lui lo sapeva? Sapeva che si sarebbero cambiate, indossando minuscoli pezzi di stoffa e che si sarebbero tuffate in acqua? Lo sapeva e non mi ha detto nulla?
Fortunatamente il bagno dura poco e Lindsay e Svetlana escono dall'acqua e si avvicinano a una sedia, recuperano un paio di asciugamani e se li avvolgono attorno al corpo.
«Linds.» esclamo avvicinandomi a lei.
«Che c'è?» ride.
Sospiro, «Potevi dirmelo.» sbuffo, «E poi quel bikini è troppo piccolo e troppo trasparente.» dico.
«Ma se è della mia taglia e verde scuro!» replica lei, «Non si vede niente.» sbotta, «Eddai, Ryan... è solo un bagno!»
«Potevi farlo anche a Miami.» dico, «Scommetto che l'acqua lì è più calda di qua.» esclamo, «Anzi, ne sono praticamente certo.»
Lei guarda Svetlana e sospira, mi spinge un po' più in là e sbuffa, «Tu sei solo geloso.» sbotta, «E piantala, era solo un bagno.» dice.
«Sì che sono geloso.» ammetto, «E quel costume è troppo piccolo.» ripeto e incrocio le braccia.
Lei ride, mi bacia la guancia, «Vado a cambiarmi.» dice.
«Rimarrai con il sale sulla pelle per tutto il giorno!» grido ma lei non dice nulla.
«Ti verrà un'ulcera se continui così.» ride Aaron.
«Oh, taci.» borbotto sedendomi. Lindsay mi farà venire un infarto se continua con queste “sorprese”.

✨✨✨

«Ryan... sei arrabbiato?» chiedo mentre ci dirigiamo verso Central Park.
«Non sono arrabbiato.» risponde lui.
«Allora sei solo geloso.» sbuffo e guardo fuori dal finestrino.
«Quel costume è troppo piccolo.» replica lui guardandomi, «Ti copriva a malapena il culo.» borbotta, «Dovevi prendere una taglia più grande.»
«Se prendevo una taglia più grande ci ballavo dentro.»
«Ma almeno copriva tutto.»
«Se prendeva quello più grande rischiava che si spostasse tutto da una parte, mostrando tutto quanto.» s'intromette Jake.
Annuisco, «Giusto.» dico, «Vedi, Ryan, sarebbe stato peggio!»
Lui mi guarda, gli occhi azzurri spalancati, «Bhe, potevi prendere un altro modello di mutanda.» dice, «Uno che copriva un po' di più.» sbuffa.
Sbuffo anche io e lo abbraccio, «Gelosone.» soffio contro il suo viso, «Ti amo.» mormoro e gli bacio la guancia.
Ryan sorride, «Non sono geloso.» ribatte e io rido, «Avrei voluto saperlo ecco.» borbotta.
«Tu sei geloso.» mormoro sfiorandogli la guancia con due dita e premendomi contro di lui.
«Non è vero.» ribatte.
«Sì che è vero, non negarlo.» ride Jake, «C'è mancato poco e ti sarebbe venuto un infarto!»
«Piantala.» borbotta, «Io non sono geloso.» dice, «Non sono... così geloso.» dice e lo bacio.
Lo so che è geloso. E mi piace perché è veramente adorabile. Oltre che idiota, si intende.
Ed è per questo che lo amo.



Salve pasticcini belli che mi leggete/seguite nei miei deliri.
Pensavo che avrei postato prima il capitolo ma sono stata presa da alcune cose... come una vita sociale, per esmpio xD
Passando alle cose serie: il titolo della storia è del mio amatissimo e pucciosissimo Ben Montague, che mi ha fatto anche gli auguri per il mio compleanno (e fra le altre cose è bastato solo UN tweet di richiesta, non ventrodicimila! Ciccino, lui!), ed è anche il suo nuovo singolo. Cercatelo sul tubo e guardatelo/condividetelo/amatelo.
Il titolo del capitolo è una canzone dei Blue.
Capitolo lungo, come capita spesso! Non ho idea da quantio capitoli sarà formata questa storia, visto che le idee ci sono e sono pure tante! Spero di riuscire a condensare il tutto in venti capitoli, ma non ci giurerei.
Ringrazio chi ha letto, leggerà, metterà la storia in una delle liste e commenterà.
A presto!

   
 
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