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Autore: il dolce bacio di Harry    13/05/2016    1 recensioni
Stephanie trema di paura al sol pensiero che lui, la sua unica ragione di vita possa andarsene e lasciarla senza un motivo preciso tanto da chiedersi cosa fare, dire e di conseguenza come agire.
Tom non facilita decisamente le cose, anzi...
Esce di casa in piena notte di fretta e furia e girovaga per la città senza una meta o una data destinazione.
Lei è lì ad attenderlo; non vede l'ora di riabbracciarlo e di riabbracciarlo piena di sogni, speranze ed aspettative di vita.
Cosa dovrà dirle Tom alla persona più importante della sua vita?
E perché si sente un emerito vigliacco a dover dire quelle fatidiche parole alla sua Steph?
E lei che da sempre lo segue e lo ama come reagirà ad una notizia inaspettata?
Quando ami ti perfori l'anima, è inutile.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A n s i a.

Cos'è l'ansia veramente?
Bho non saprei definirla in modo chiaro ma posso dire che mi sento proprio cosi oggi.
Sono ansiosa e non so esattamente perché.
Sono in ansia e mi va bene così dato che non posso fare nulla per attutirla.
Mi sono svegliata con una strana sensazione che è rimasta intatta fino ad ora.
Senza cambiamenti, mutamenti o che...
Aumenta di minuto in minuto, ormai di secondo in secondo ad essere onesta con me stessa.
E non so il fottutissimo perché.


O forse.


Ma proprio forse forse...
Dato che potrei sbagliarmi e spero vivamente che sia così.
Anche perché oggi sono sola in casa visto che Julia e Georg sono in viaggio per una mini vacanza in montagna.
Quindi vista la mia situazione preferirei non accadesse nulla di brutto.
Sbuffo più volte e mi do mentalmente della complessata di merda 'fattela finita con questi pensieri Stephanie, hai stufato'.
Scuoto la testa e mi dirigo in cucina per ammirare il cielo scuro pieno di lampi e di nubi grigie e nere.

Come faccio a stare calma?
Come?
Come posso dimenticare l' esistenza di prove così evidenti?


Sono passati due mesi esatti dall'inizio della tortura.
Prima la rosa appassita cosparsa di goccioline di sangue, poi le lettere minatorie e per finire l'episodio terrificante dell'altra sera.

Se ci penso mi viene da piangere e dico sul serio.
Ero in camera mia e stavo mettendo in ordine l'armadio quando all'improvviso ho provato l’orribile sensazione che qualcuno mi stesse spiando.
Mi sono imposta di restar calma, di far finta di nulla ma non ci sono riuscita.
Così col cuore in gola mi sono affacciata alla finestra e ho visto una persona lungo il viale che guardava dritto alla mia finestra.

O meglio che guardava me.


Me e solo me.

Ovviamente nessuno mi ha creduto.
E come potevano?
Sono paranoica e questo lo so per certo ma cavoli quello che ho visto era vero al 101% se non di più.
Sono più che sicura della presenza di quella persona come sono più che sicura di tutto ciò che provo ultimamente.
È facile parlare per loro...
Loro non sanno nulla di ciò che sta succedendo.
Niente di niente.
Non sanno delle lettere, non sanno della rosa insomma non sanno niente.

Nemmeno T o m.

Non volevo farlo spaventare e solo ora mi rendo conto che forse molto probabilmente avrei dovuto dirgli ciò che stava accadendo da un po' di tempo a questa parte.
Prendo il cellulare e controllo la batteria.


45%.

Devo metterlo a caricare assolutamente dato che mi potrebbe servire se mai dovessi chiedere aiuto o che.
'Stephanie' mi rimprovera la vocina che sembra non incoraggiarmi più di tanto ma al contrario sembra condividere la mia teoria e le mie enormi paure.
Velocemente metto a caricare il telefono e compongo il numero di Tom che so a memoria.
< Pronto? > urla la voce dall'altro lato.
< Come stai? > chiedo.
< Io bene, tu invece? Ti sento strana o sbaglio? >.
Rido amaramente e rispondo alla domanda < mh centrata, è che ho una brutta sensazione che non va via >.
< Ancora con questa storia dell'uomo killer incappucciato? > chiede scoppiando a ridere fragorosamente.
Scuoto la testa e offesa ribatto < neanche tu mi credi ora, bene bene io l'ho visto e non sono di certo pazza >.
< Dai, scusami non volevo ridere o dubitare di te ma sai come la penso riguardo questa storia >.
< Che fai sei a casa? Perché magari potresti passare a farmi compagnia > chiedo cambiando argomento ed incrociando veramente le dita.
< No, sono fuori con Gustav appena rientro magari passo così ti tranquillizzi un po' >.
< Mh mh se ti va si grazie > asserisco sussurrando appena; poi sentendolo a tratti lo saluto < ci vediamo dopo in caso... Ah Tom >.
< Mh? >.
< Tieni il telefono vicino per favore, solo questo > lo imploro prima di pigiare il tasto di chiusura.
Mi guardo intorno sospetta e decido che forse la cosa migliore sia prendere un calmante.
Magari così starò bene o almeno spero.
Rischio di impazzire prima di domani ne son certa.
Con un solo gesto ingurgito la pasticca con un po' d' acqua e mi siedo sulla poltrona del salotto pronta a leggere un libro per distrarmi.




'Phil prese il coltello e lentamente si avvicinò a Rachel che tremante di paura chiedeva pietà.
Pietà?
Lui non sapeva cosa fosse la pietà ne voleva conoscerla.
Il suo unico scopo era farle del male e gliene avrebbe fatto.
Oh sì che lo avrebbe fatto; le avrebbe scartato ogni centimetro di pelle giusto per divertirsi un po' e tenersi allenato.
Amava giocare con il corpo delle sue vittime.
Giovani ed innocenti ragazze strappate alla vita in un modo così crudele e così meschino.


E tutto grazie a lui.'



Rabbrividisco mentre chiudo il libro.
Giallo.
Thriller.
Forse non è la lettura consigliata adesso.
Si parla di vittime, di omicidi e di killer seriali.
Una delle vittime potrei essere io.
'No, no e no!' urlo dentro di me mentre mi alzo dalla poltrona per dirigermi in cucina dove decido di chiamare Julia e Georg.
Digito il numero ed aspetto che la mia amica risponda ma niente da fare.
Uno, due, tre, quattro squilli ma niente nessuna risposta.
Bene!
Proprio bene Stephanie.
Adesso che faccio?
Tom l'ho già chiamato prima, Bill sarà in qualche negozio a far shopping.
Mio padre?
Potrei...
Almeno passo un po' di tempo a parlare con qualcuno; il punto è che non ho molta voglia.
Capirebbe subito dalla mia voce che c'è qualcosa che non va, che mi spaventa e non voglio farlo preoccupare inutilmente.
Già mi immagino la conversazione: 'ehm ciao papà ti chiamavo per dirti che da un po' di mesi a questa parte uno stalker o chi per lui mi tortura psicologicamente in diversi modi e niente...
Se oggi dovesse accadere qualcosa di brutto sappi che ti voglio bene'.

B e l l o.
Veramente bello, un'opera d'arte se così posso definirla.



No assolutamente no.


Non posso e non devo chiamarlo.
Ma che faccio allora?
Leggo?
Non se ne parla visto il tema trattato nel libro.
Ascolto musica?
Mhh nemmeno.
Giuro di volermi sotterrare cavoli.
So che è brutto da dire ma almeno starei calma e in pace con me stessa.
Sobbalzo allo squillare del telefono tra le mie mani; dopo aver preso un bel respiro rispondo e tiro un respiro di sollievo quando capisco che l'interlocutore è Bill 'aprimi, sono qui fuori'.

Sia lodato Bill Kaulitz...

< Bill maledizione mi hai fatto prendere un colpo > rimprovero aprendo la porta.
< Lo so, lo so scusa...
Allora hai cinque minuti per decidere quale tra i due vestiti dovrei prendere > asserisce posando sul tavolo i due completi di Armani della nuova collezione.
< Allora quali? > mi incita facendo segno di avvicinarmi per osservare meglio i colori brillanti.
< Ehm credo sia meglio il blu, tu che ne pensi? > rispondo stordita da quello che sta succedendo.
< Anche io, benissimo allora vado altrimenti il negozio chiude >. Ecco come non detto, speravo nella sua compagnia e invece mi tocca ricredermi.
Così provo a balbettare un < ma dai aspetta altri due minuti che ti faccio il caffè >.
< Oh sì Steph, ne avrei bisogno > giudica sedendosi sullo sgabello di pelle nera; poi mentre preparo il caffè domanda < come mai sei sola? Credevo ci fosse Tom con te vista la storia del tizio sotto la finestra >.
< E invece no > ribatto porgendogli la tazza colma di liquido fumante.
< Bhe, in caso stasera passo così non sei da sola... Se ti va > dice sorridendo come un gattino felice.
< Oh certo... Certo che mi va > mi affretto a rispondere carica d'ansia e agitazione.
< Bene > sussurra il bionda prima di trangugiare il caffè bollente per poi continuare < io adesso devo proprio scappare che sennò mi uccidono; a dopo >.
Non faccio in tempo ad alzarmi per accompagnarlo alla porta che Bill è sparito del tutto.


Sei di nuovo sola Stephanie, tutto va a meraviglia no?


Intanto il cellulare segna il 60%.
Mhh ancora troppo scarico per i miei gusti.
Accendo la Tv con un colpo e mi siedo sullo sgabello di legno con la consapevolezza che questa ‘pace’ durerà poco.
Sbuffo facendo zapping visto le trasmissioni noiose e senza senza che offre la rete in questo momento.
Ci si mette pure lei, oh.
È un complotto.
Invece di farmi ridere mi propone cose che mi fanno sentire peggio.
Intanto i tuoni si fanno sentire sempre di più segno di un'imminente acquazzone da film.
Odio i temporali, odio il loro rumore agonizzante, il loro passaggio così marcato ed evidentemente.

Insomma li odio.

Nel vero senso della parola.
Grugnisco infastidita non appena la televisione si spegne a causa del vento forte che tira.
'È l'antenna che fa contatto' mi ripeto come una cantilena assordante.
Dopo due secondi infatti la televisione riprende a funzionare ed io a guardare 'the cake boss' con una concentrazione a dir poco bassa.
Con un colpo cambio canale e rido guardando i partecipanti cadere e sporcarsi di fango fino a che all' improvviso un tuono rombante decide di farmi tremare di paura facendo spegnere la luce con un botto.




Panico;
paura.






È questo che sento in questo momento.
Con il terrore che mi attanaglia prendo il cellulare ed accendo la torcia illuminando l'intera stanza con il timore di scoprire una presenza strana o che.
Ma nulla, la casa non ospita nessuna presenza inquietante o demoniaca.
'È solo il frutto della tua stupidissima immaginazione' continua a piccarmi la mia coscienza.
Deglutisco e con un coraggio che credessi non avere mi avvio verso il salotto per capire se anche lì è saltata la corrente e con grande preoccupazione noto che anche lì è saltata.


Bene.
M e r a v i g l i o s o.

Velocemente compongo il numero di Tom ed aspetto che risponda ma nulla così gli lascio un messaggio in segreteria < Tom è saltata la corrente in tutta casa e niente... Bho per favore richiamami >.

Blackout t o t a l e.

Zero corrente che equivale a dire zero possibilità di caricare il cellulare o che.
Stiamo scherzando?
Cioè se è uno scherzo bisogna che qualcuno me lo venga a dire di persona, perché tutte le sfighe stanno capitando proprio oggi guarda caso.


Guarda caso, oh!


Stephanie sei nella merda lasciatelo dire.
'Shhh shhh' ripeto cercando di calmarmi fallendo miseramente.
Mi volto intorno per osservare qualsiasi movimento ma non accade nulla di strano.
Guardo il cellulare sperando di ricevere una qualche telefonata ma nada de nada.
Maledizione!
Ci fosse mai qualcuno che provi a rispondere?!
Con mia grande sorpresa la casa si illumina tutt'un tratto segno dell'imminente ritorno della corrente.
Uff.
Sobbalzo non appena sento il campanello della porta suonare.


Magari è Tom.

Non magari, sicuramente è Tom.
Vero?

Vero.


Con passo veloce mi dirigo verso la cucina ed esclamo un 'Tom finalmente' mentre apro la porta rimanendo di sasso nello scoprire la presenza di un perfetto sconosciuto.
< Ciao, scusami pensavo fossi un’altra persona; dimmi pure > dico tenendo ben salda la porta.
D’altronde non lo conosco, no?
Non lo conosco e non lo farò entrare di sicuro, anche perché la brutta sensazione che mi ha accompagnata durante il giorno è ricomparsa così all'improvviso.
< Piacere Phil >.

Phil.
Phil come l'assassino del libro?


Oh mio Dio.


< Non ci conosciamo mi sembra > lo metto sull'attenti impugnando la porta sempre più forte.
< Abito qui di fronte > indica la palazzina rosa poi si scusa Il fatto è che il temporale mi ha allagato mezza casa ed avrei bisogno di una bacinella per raccogliere l'acqua.
Solo questo >.
Lo guardo.
Lui mi guarda sorridendo.

Stephanie è un ragazzo che ha bisogno di aiuto, non un serial killer.
Smettila e aiutalo dato che non succederà nulla.
Giusto?

Giusto.

< Ah mannaggia, questa pioggia crea sempre danni; aspettami qui, te la prendo subito' dico sorridendogli socchiudendo la porta ed avviandomi verso il bagno per prendere la fottuta bacinella; compongo il numero di Tom ma niente non risponde così dopo aver preso un bel respiro mi avvio verso la cucina dove con mia grande sorpresa vedo la figura di quel tizio sovrastarmi da dietro.

È entrato.

Perché è entrato?
‘Sta calma dannazione’ mi impongo restando concentrata.
Accidenti.
Sei una cretina, una stupida perché non lo dovevi fare entrare.
Dovevi chiudere la porta e arrivederci e grazie.
Mi volto e con uno scatto esclamo un < mi hai spaventata >.
< Stavo per venire a portarti la bacinella potevi aspettare fuori > asserisco decisa guardandolo negli occhi.
Sorride e risponde senza scomporsi < è che fuori faceva freddo e poi volevo restare solo con te >.
Alzo un sopracciglio e sento cosa ha da dire < comunque ti ho portato un regalo >.
Strabuzzo gli occhi non appena mi porge sto maledetto regalo: una rosa con delle goccioline di sangue.
Mi si rizzano i peli della schiena mentre mi ritrovo a dar voce ai miei pensieri < sei tu >.
Rabbrividisco senza farmi vedere perché ho capito.

È lui, è lui ne sono sicura.

Ha un qualcosa negli occhi che mi fa tremare come se fosse indemoniato o semplicemente pazzo.
Mi schiarisco la voce prima di pensare un piano efficace per mandarlo via senza drammi di nessuna natura.
Vorrei semplicemente dirgli di andarsene e chiamare la polizia ma ho paura che facendo così possa imbestialirsi e fare qualcosa di orrendo.



Se solo avessi dato retta al mio fottuto instinto. . .



Il ragazzo in questione mi guarda storto e prova a giustificarsi < non so di cosa tu stia parlando >.
< Si si che lo sai, vattene ti prego > gli ordino indicando la porta con fare autoritario.
< Ti giuro che non so di cosa tu stia parlando > prova a dire anche se non lo credo.
< Sai perfettamente di cosa sto parlando >.
< Non è vero, ascoltami Stephanie > sbotta all'improvviso.


Stephanie.


Sa il mio nome è non dovrebbe; questa è la prova che lo smaschera.
< Come sai il mio nome? > chiedo cercando di avvicinarmi alla porta.
< Io non lo so infatti >.
< Sbagliato perché lo hai appena detto > affermo cercando di capire quanto manchi per arrivare alla via di fuga.
< Oh... Oh > esclama piegando la testa di scatto; poi senza dire nulla si avvicina sussurrando < vorrei parlarti e fare un bel gioco Steph... >.

Steph.

Mi chiama come se fosse un mio amico o qualcuno di importante, certo.
Senza pensarci due volte mi volto ed inizio a correre verso la porta che sfortunatamente è stata chiusa a chiave con più mandate.
Sento Phil sghignazzare e tirando i capelli per farmi tornare indietro dice < ops, ho chiuso la porta.
Niente via di fuga >.
Emetto un gridolino, mi volto per guardarlo e domando un semplice < che cosa vuoi da me? >.
< Vedi mia cara Stephanie io voglio te, è così semplice > taglia corto il ragazzo dei miei incubi toccandomi i fianchi scendendo poi sul sedere.
Sono paralizzata, non so cosa fare.
So solo che andrà a finire male.
Molto probabilmente se nessuno si farà vivo oggi sarà la fine della mia vita, della mia stupida esistenza per mano di un pazzo psicopatico come questo.
Grandioso direi!
< Lasciami > sbotto togliendomi le sue mani di dosso con un colpo secco.
< Non merita di stare con te quello lì > esprime quasi offeso.
< Chi? > domando non capendo.
< Il moro con la barba, quel pezzente >.
< Non è un pezzente > ribatto seria.
< Non può averti, tu sei mia > giudica con una risatina più o meno satanica.
Lo guardo fare su e giù prima che ricominci a parlare < ti ho osservata sai?
Ho capito i tuoi orari, i tuoi hobby, le tue uscite e così ho progettato di venirti a trovare finalmente >.
Poi senza aspettare una risposta mi rimprovera < e il bello è che la colpa è stata tua.
Hai lasciato la porta aperta invitandomi ad entrare praticamente; forse era meglio dare retta al tuo istinto e chiedere aiuto quando potevi >.
< Lo so > balbetto ormai rassegnata all'idea di dover morire.
< Certo che lo sai ma devi essere felice e sai perché? > chiede prima di guardarmi < oggi finalmente sarai libera di essere felice...
In un'altra vita e in un'altra dimensione >.
Mi vuole ammazzare.
Sul serio, fa sul serio.

Mi vuole uccidere come solo lui sa.
Devo fare qualcosa.
Qualunque cosa basta che la faccia.


Strabuzzo gli occhi e deglutisco poi correndo prendo il cellulare e cerco di comporre il numero della polizia non riuscendo poiché Phil mi blocca le mani stringendole piú forte che può.
< Ahia > imploro lacrimando per via dei lividi sui polsi.
< Shhh la festa è appena iniziata, non rovinarla prima del dovuto > afferma dandomi un bacio schifoso sul naso come farebbe un ragazzo innamorato.


Il bello è che non è innamorato ma soltanto pazzo.


< Per te ho preparato un addio spettacolare > spiega portandomi in salotto ed ordinandomi di sedere.
Lo vedo prendere delle candele, dei fiammiferi e dei coltelli di varie dimensioni.
Come diavolo ha fatto a procurarsele?
Ah semplice erano dentro la busta che aveva per terra.
Ed io ho lasciato che entrasse come una bambina che non capisce niente.
Il sol pensiero che quei coltelli verranno conficcati nel mio corpo mi fa venire la pelle d'oca.
Devo farlo parlare.
Nei film ti insegnano che devi far parlare questi killer il piú possibile.
Magari funziona anche con lui.
'Provaci' ripeto cercando di restare calma.
Così mi ritrovo a chiedere < cosa stai facendo?
Puoi spiegarmi? >.
Annuisce ed osservandomi enuncia < sarebbe più bello se non ti dicessi niente ma ti vedo interessata così farò un'eccezione e ti spiegherò; praticamente il piano prevede tre momenti: il primo consiste nel depurarti utilizzando il fuoco come fonte di salvezza; il secondo consiste nel procurarti delle ferite in base alle cose che dirai e il terzo... >.
< Il terzo? > chiedo preoccupata.
< Il terzo è il più bello e te lo dirò al momento giusto >.

Immagino come sarà bello.

Una sciccheria proprio.
Boccheggio un attimo e provo a chiedere pietà e compassione ricevendo come risposta una grassa risata < non abbiamo ancora iniziato non puoi implorare pietà >.
Detto ciò mi prende le mani e me le lega con una corda abbastanza spessa assicurandosi che non possa slegarmi; poi mi tira su di peso e leccandomi letteralmente le labbra mi fa stendere per terra mentre accende la prima candela.
Cosa diamine vuole fare?
Un rito satanico o qualcosa di simile penso.
Mi immolerà come una qualsiasi bestia e questa cosa mi fa tremare.
< Inizia a chiedere pietà > ordina con gli occhi luccicanti di pazzia.
Scuoto la testa e sto per dire < mai > ma sono costretta a ricredermi e ad urlare per via della fiamma a contatto con i miei polsi.
< Chiedi pietà ora! > urla avvicinando un'altra volta la fiamma scottandomi fino a che non imploro di lasciarmi stare e di avere pietà.
Respiro a fatica mentre tiro su col naso che cola per via delle lacrime che hanno iniziato a scendere imperterrite.
Mi asciuga il volto imperlato di sudore e poi asserisce < sei una dura.
Di solito le altre ragazze urlano subito di smetterla e svengono la maggior parte delle volte
Ma questo è solo l'inizio; hai capito? >.
Cosa?
Aspetta un attimo.



Altre ragazze?
Ci sono state altre ragazze prima di me?



Oh Santissimo Signore.
Annuisco a scatti e chiudo gli occhi quando vedo che prende il primo coltello.
Con un gesto veloce taglia la corda liberandomi le mani divenute violacee per via della stretta troppo forte.
< Scegline uno > ordina indicando i coltelli.
Indico il più piccolo ovviamente cosa che a Phil fa arrabbiare tanto da mollarmi un ceffone in pieno viso senza poter battere ciglio.
< Quello è troppo piccolo, non vale > spiega come se volesse giustificarsi.
Mi tocco la guancia dolorante e indico il più grosso rabbrividendo.
< Bene, ora ci siamo > asserisce avvicinandosi col coltello in mano e puntandolo sotto il mento.


Mi uccide, mi uccide.


Cazzo mi uccide.
'Pensa, pensa a qualcosa' mi sprona la vocina interna che di solito odio e che invece oggi amo tanto.
< Ho... Io ho > inizio a dire prima di fermarmi; poi guardandolo gli chiedo da stupida < posso bere? Ho tantissima sete giuro >.
Lo vedo tentennare per diversi secondi.
‘Sei una stupida, come cazzo può crederti che tu abbia sete in questo momento?’ ripeto più e più volte schiaffeggiandomi moralmente parlando.
Non ho sete, devo soltanto arrivare al cellulare e scrivere a Tom.
Solo questo.
Fosse facile è?!
Non mi lascerà andare così facilmente così riprovo < ti prego, altrimenti sverrò e non guarderò più niente di quello che mi farai >.
Poi chiedo velocemente < tu vuoi che io stia sveglia giusto? >.
Lo vedo annuire.
< Te la prendo io però > giudica dopo un’infinità di tempo spingendomi in cucina.
Controllo per terra dove si trova il mio telefono e finalmente lo trovo.
È sotto il tavolo ma posso farcela.
Devo prenderlo, scrivere e scappare di sopra allo stesso tempo.
Sarà dura ma posso farcela.


Devo farcela.
Devo.


< Ferma qui >.
Annuisco e proprio quando si gira per aprire il frigorifero mi abbasso velocemente e prendendo il cellulare inizio ad indietreggiare per fuggire di sopra bloccandomi non appena mi domanda < cosa stai facendo? >.
< Nulla > affermo mentre lui mi guarda ridendo.
Senza aspettare un secondo di più inizio a scrivere velocemente a Tom sbagliando diverse parole.



'HELP ME T.
POLICE'.





< Dammelo subito! > urla avvicinandosi a grandi falcate mentre io corro verso le scale e allo stesso tempo clicco più volte su invio.
In un lampo mi aggredisce e tirandomi uno schiaffone mi fa cadere per terra insultandomi pesantemente mentre mi rimprovera < cosa volevi fare? Chiedere aiuto?
Nessuno ti aiuterà, solo tu puoi farlo chiedendo pietà >.
Con la gamba destra gli tiro un calcio nello stomaco facendolo accasciare; mi rialzo ed inizio a salire le scale inciampando su me stessa mentre Phil che intanto si è rialzato mi prende i capelli e mi tira diversi schiaffi che fanno sanguinare le labbra spaccate dalla precedente caduta.
Sento il sangue colare e mi impongo di non vomitare ma soprattutto di non svenire perché se svengo é la fine.
< Va bene cambiamo il piano dato che sei cattiva; facciamo che il secondo e il terzo momento li facciamo insieme ora >.
< No no > mi ritrovo a dire incredula mentre mi riporta di sotto e mi obbliga a stendermi.
Poi prende un coltello e con una rabbia infinita mi taglia verso l'angolo della bocca facendomi urlare dal dolore.
Blatero parole incomprensibili mentre sento il sangue invadermi la bocca cosa che mi fa arricciare il naso; sputo per terra e cerco di asciugarmi le lacrime mentre mi lega di nuovo le mani facendomi più male di prima visto le numerose ferite già inferte.
< Io volevo fare le cose per bene ma tu mi costringi a finire subito visto che ti sei comportata male > esplica alzandomi la maglietta fin sopra l'ombelico.
Rido e piango allo stesso tempo non appena sento il cellulare suonare insistentemente e dopo aver preso coraggio lo avviso < Tom sarà qui a breve con la polizia...
Ti conviene andare via >.
Scuote la testa e scrutandomi inizia a schiaffeggiarmi la faccia tante volte da farmi perdere il respiro; poi fa una cosa che mi sconvolge: si slaccia la cinta ed inizia a colpirmi sulla pancia più forte che può usando tutte le energie vitali possibili ed immaginabili.
< Se vuoi uccidermi devi farlo subito > sbiascico provocandolo leggermente.
Sono sicura che tra poco questa situazione finirà.


Più che sicura.


< Sta zitta > ordina mentre si slaccia i pantaloni.
< Che vuoi fare? > domando non respirando per due secondi.
< Finisco l'opera Stephanie > sussurra a contatto con le mie labbra sporche di sangue misto a saliva.
Scuoto la testa più volte, chiudo gli occhi e lo sento ridere mentre mi alza le mani per tenermi ferma.
No, no, no non può farlo.

Se Tom non arriva è veramente finita.


Mi prenderà con la forza prima di uccidermi.


< Shh sta zitta > mi intima legandomi le mani.
Poi spiega cosa sta per fare < questo è l'ultimo passaggio prima che ti uccida Stephanie; ti farò mia, ti prenderò con la forza e poi ti scarterò ogni centimetro di pelle >.
< Oh no, no no no ti prego > supplico iniziando a piangere come un'ossessa mentre si posizione sopra di me.
'Ormai è fatta' penso chiudendo gli occhi.
D' un tratto sento bussare violentemente alla porta così inizio a urlare ma vengo subito zittita da Phil che mi attappa la bocca con la mano.
Poi mi slaccia i pantaloni e si sfrega viscidamente su di me mentre io mi dimeno come un' anguilla per non fare accadere nulla di quello che tra poco accadrà se non interviene subito qualcuno.
Senza pensarci due volte inizio a dimenarmi con le mani e con le gambe, poi gli mordo la mano con tutta la forza possibile iniziando così a chiamare aiuto.
Sento diverse voci che colpiscono la porta più volte la quale però non si decide a cedere e a mettere fine a questo orribile supplizio.
Il mio aguzzino mi guarda, guarda la porta e si rende conto che è rimasto poco tempo prima che lo portino via così fa l'unica cosa che gli sembra essere la più sensata.
< Tom! Aiuto! > tento di urlare prima di boccheggiare letteralmente vista la presa della grossa mano sulla mia gola, cosa che mi impedisce di respirare.
Cerco di respirare il più lentamente possibile ma non ci riesco finendo col farmi ancora più male.



Mi sta strozzando.
Ed io non respiro più.



'Addio Stephanie, addio Tom, addio mondo' dico mentre sento le forze vitali venire sempre meno.
Chiudo gli occhi mentre ripenso alla mia vita.
Immagini su immagini, scene di vita passata.
Apro la bocca e boccheggio mentre sento avvampare la mia faccia.

Completamente.

Poi all'improvviso tutto cambia ed io mi ritrovo a respirare di nuovo mentre dei poliziotti tirano su quel pazzo che mi insulta pesantemente; vedo Tom correre ed avvicinarsi e blaterare parole che mi sembrano incomprensibili a causa dello stordimento.
Mi affretto a tirarmi su mentre mi passano una coperta per riscaldarmi.
Tom mi abbraccia e mormora diverse volte delle scuse, poi mi alza insieme ad un poliziotto che mi chiede come mi chiamo.
< Stephanie, Stephanie Williams >.
< Signorina Williams è tutto finito, è stata molto fortunata...
Cercavamo quel pazzo da tempo ma ci è sempre sfuggito, ora grazie a lei potremo fare giustizia per le altre vittime.
Domani dovrebbe venire in questura per delle domande ma ora la riaccompagno a casa > spiega sorridendomi teneramente mentre ordina delle cose ai suoi colleghi; poi osservandomi chiede < dove abita? >.
Sto per rispondere ma Tom mi anticipa < può portarci a casa mia, grazie >.
< Bene, seguitemi per favore vi scorteremo noi > incita facendoci strada verso la lampeggiante parcheggiata di fuori.
Una volta dentro mi accascio sul sedile ed appoggio la testa sulla spalla di Tom che intanto mi culla dolcemente stringendomi più forte che mai..
< Shh è finita, è finita piccola > inizia a dire il moro a contatto con i miei capelli mentre io chiudo gli occhi e rabbrividisco.

Altre vittime, faremo giustizia per altre vittime . . .




La giornata è finita.

È veramente finita Stephanie.


 
  
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