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Autore: Evil_Regal    13/05/2016    4 recensioni
Ho deciso di fare una serie di oneshot SwanQueen,tutte indipendenti l'una dall'altra.
Saranno per la maggior parte fluff.
Genere: Demenziale, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Emma era riuscita a convincere i suoi genitori a trascorrere un weekend via da Storybrooke. Per avere del tempo da dedicare a loro stessi e per rilassarsi un po’.
David era stato, sin dal primo momento, entusiasta ma Mary Margaret un po’ di meno.
Era preoccupata per Neal.Emma ci aveva messo tantissimo tempo a convincerla. C’erano voluti tantissimi “So come badare a mio fratello,mamma” e “Regina ha cresciuto Henry e guarda come è uscito. Ci sarà anche lei. Non hai niente di cui preoccuparti”

E Regina era stata la ciliegina sulla torta. Mary Margaret si era convinta.  E così erano partiti. Emma li salutò tenendo il suo fratellino in braccio e quando chiusero la porta Regina sospirò “E’ stato il saluto più lungo della storia della mia vita”

“Andiamo Regina non puoi biasimarli. Scommetto che tu eri peggio con Henry”

Regina fece per protestare ma non appena aprì bocca le parole le morirono. Era vero.

“Bhe-“ provò ma Emma scoppiò a ridere “Non hai niente da dire perché sai che ho ragione”

Regina sbuffò “Taci Swan”

Emma rise e Regina cambiò argomento “Henry, è ora di andare. Prendi le tue cose”

“Sei sicura che non volete rimanere a cena? Siamo solo io e lui, un po’ di compagnia non farebbe male”

“No Emma. Lui non mi dispiace ma meno tempo passo con te, meglio è”

“Regina è inutile che cerchi di comportarti come se mi odiassi. So che mi vuoi bene e so di essere la tua migliore amica”

Regina rise “Quanti anni hai? Otto? Vuoi fare un pigiama party e regalarmi un braccialetto dell’amicizia?”

“Potrei”

Henry si avvicinò a Regina e la bruna le avvolse il braccio attorno alle spalle “Ci vediamo domani. Non fare tardi”

“Sai che farò tardi”

Regina sospirò “Vero infatti non so perché continuo a sprecare fiato ricordandotelo”

“Ciao Regina”

“Ciao Neal” Regina si avvicinò ad Emma ma la snobbò. Fece una carezza al bambino e gli diede un bacio, continuando ad ignorare Emma. Henry salutò sia Neal che Emma e poi insieme lasciarono l’appartamento.

Regina ed Henry tornarono a casa. Henry  finì i suoi compiti con la tv in sottofondo anche se Regina più volte gli aveva detto “Henry spegni la tv”.
Regina aveva fatto un po’ di lavori in casa. Aveva fatto il bucato, innaffiato le piante e aveva finalmnete messo via i vecchi vestiti di Henry che poi avrebbe portato dalle suore.
Stava preparando  la cena quando Henry la raggiunse in cucina. Il ragazzo cominciò a fissarla e Regina se ne accorse “Che c’è?” chiese ed Henry le sorrise avvicinandosi a lei. “Nulla” le sorrise, poi le avvolse un braccio attorno alla vita e la strinse. Regina gli cinse le spalle con il braccio libero e gli diede un bacio sulla fronte “Tutto okay?” lo guardò e lui le sorrise di nuovo, annuendo “Si tutto okay. Deve per forza esserci un motivo per abbracciare mia madre?”

Regina rise “Assolutamente no” Henry rise con lei  “Apparecchia la tavola” sussurrò dolcemente e lui annuì ma non se ne andò prima di darle un bacio sulla guancia. Regina era confusa ma non disse nulla. Henry era un ragazzo, e, nonostante qualche volta si allontanasse, aveva pur sempre bisogno dell’affetto della madre. Forse era solo questo. Forse non c’era altro. Regina lo guardò e sorrise, fiera di lui.

Cenarono e dopo guardarono un film insieme. Henry attaccato al fianco di Regina, come quando era bambino. Regina lo teneva stretto a lei…proprio come quando era bambino.

Era stata una bella serata. Una di quelle che ti lasciano col sorriso e col cuore pieno di gioia. Ninete di speciale ma allo stesso tempo qualcosa di unico. Era stato il capo del figlio appoggiato al suo petto, le sue braccia attorno alla sua vita. Era stato il sentire il suo respiro sulla sua pelle e le sue dita giocare con la sua camicetta. Era stato il modo in cui cercava il suo affetto e la sua protezione. Erano state piccole e semplici cose che possono essere date per scontate ma che invece non lo sono mai.

Così quella sera Regina era andata a letto felice, leggera. Aveva preso sonno in fretta, cosa che succedeva raramente. Ma ovviamente ad ogni gioia c’è fine. Era il cuore della notte quando squillò il telefono. Aveva il sonno leggero, quindi si svegliò subito.

“Pronto?” rispose con la voce impastata da sonno.

“Regina, ciao, scusa, sono Emma. Mi dispiace svegliarti ma ho un problema”

La mente di Regina subito pensò a Neal e che ci fosse qualcosa che non andava. Scattò in piedi, sveglia e attenta “Che succede?” chiese.

“Ho un’emergenza alla stazione e devo correre ma non posso lasciare Neal da solo. Posso portarlo da te? Tanto dorme”

Regina fu sollevata che non era niente di grave e prese un sospiro di sollievo “Si, certo”

“Okay grazie. A fra poco. Scusami ancora”

Regina attaccò il telefono  e scese dal letto. Si infilò la vestaglia e le ciabatte e scese di sotto dove poco dopo Emma bussò alla porta.

Regina aprì con un sorriso stanco.

“Ehy” la bionda ricambiò il sorriso. “Qui c’è la sua borsa con le sue cose ma sai già tutto. E qui” e guardòil fratello avvolto da una copertina “Bhe qui c’è lui”

Regina rise e prese prima la borsa, appoggiandola sulla spalla e poi delicatamente prese il bambino addormentato tra le sue braccia.

“Grazie mille e scusami ancora”

“Tranquilla” Regina sussurrò.

Emma si girò e si allontanò ma Regina la chiamò “Emma” sussurrò.

Emma si girò e le due si guardarono a lungo. “Sta’ attenta”

Emma sorrise e annuì.

Regina chiuse la porta e salì di sopra. Mise dei cuscini al lato del letto per tenere Neal al sicuro e si riaddormentò con il bambino tra le braccia.

Ma, evidentemente, non era destino che Regina dormisse quella sera. Verso l’alba sentì la porta aprirsi e chiudersi. Si sarebbe spaventata se non avesse sentito la persona inciampare e borbottare un “Diavolo”. Capì che era Emma. La sentì salire le scale ma andò in panico e fece finta di dormire. Emma si fermò sulla soglia della porta e guardò Regina e suo fratello dormire. Si sedette al suo fianco e la osservò. Sorrise e le accarezzò la guancia. A quel punto Regina non riuscì più a fingere e aprì gli occhi.

“Emma…”

“Ehy”

“Tutto-“

“Si, tutto okay”

Regina annuì.

Si guardarono.

“Emma…”

“Lo so”

Si guardarono ancora.

“Non possiamo far finta di niente, Regina”

“Lo so…”

“Regina-“

“Emma ti prego.”

“No ascolta. So che sei spaventata e lo sono anche io però che senso ha ignorare tutto solo perché abbiamo paura? Stiamo vivendo nel mezzo e si, stiamo evitando un probabile problema ma stiamo evitanto anche una motlo più probabile cosa meravigliosa. Quello che voglio dire è che è un rischio che secondo me dobbiamo affrontare perché potrebbe essere qualcosa di catastrofico ma anche qualcosa di assurdamente bello. Non posso continuare a fingere che non sia mai successo nulla. Non riesco a guardarti e non pensare che ti baciata e che ti ho amata e che ti amo. Voglio baciarti quando ne ho voglia solo perché posso. Voglio tenerti la mano quando ne ho voglia. Voglio perdermi per ore nei tuoi occhi senza dover dare spiegazioni”

Regina distolse lo sguardo “So che stai combattendo contro i tuoi sentimenti, perché ti conosco. Perché so cosa significano il tuo sguardo basso e la tua fronte aggrottata. So che sei nervosa perché ogni volta che sei nervosa ti tormenti le mani, proprio come stai facendo adesso. So che hai paura che questo possa essere reale, perché stai evitando il mio sguardo. E va bene. Perché questo è davvero reale e sarà sempre qui. Quindi quando alzerai di nuovo lo sguardo, aspettandoti di non trovarmi più, io ci sarò ancora. Perché è vero ed è reale ed è qualcosa che voglio e che anche tu vuoi. So che lo vuoi .Ma so anche che hai paura. Ma va bene anche questo.  Posso aspettare e posso aiutarti a non avere più paura.

Ci furono lunghi attimi di silenzio e poi un sussurro spezzato “Credo che tu debba andare”

“Regina…”

“Emma, ti prego” era un singhiozzo o un sussurro? Emma non lo capì ma deglutì e poi annuì, anche se Regina non poteva vederla. Si alzò, prese suo fratello tra le braccia e poi andò via. Era l’alba e quando lasciò la villa, Regina lasciò andare il respiro che stava trattenendo e scese dal letto per andare in camera di Henry. Salì sul suo letto e si infilò sotto le coperte per poi stringere suo figlio a sé.

Henry era la cosa più reale che avesse, era l’unica cosa vera che lei aveva accettato e accolto.

La mattina dopo Henry si svegliò e rimase confuso. Che ci faceva sua madre lì? Non era la prima volta ma succedeva raramente. Di solito quando aveva degli incubi o era particolarmente triste. Henry decise di lasciarla dormire e di continuare a dormire ma adesso, consapevole della presenza della madre, la strinse e appoggiò la testa sul suo petto ascoltando e lasciandosi cullare dal battito del suo cuore.

Il giorno dopo Emma e Regina non si videro né parlarono.
E così fu per tutta la settimana succcessiva.

Fino a che una sera, Regina, non riuscendo a prenere sonno, nonostante la tarda ora, non decise di prendere provvedimenti. Si cambiò ed entrò in camera di Henry, per assicurarsi che stesse dormendo. Poi mise il cappotto e uscì.

Faceva freddo e l’aria ghiacciata le aveva fatto diventare il naso rosso e le mani gelide, anche se le teneva nelle tasche. Aveva dimenticato i guanti. Camminava a passo svelto ma si stava comunque godendo la calma, la quiete, il silenzio.

Giunse a destinazione e bussò energicamente alla porta.

Venne ad aprire David.

“Regina?!” esclamò assonnato “Che ci fai qui alle-“ guardò l’orologio che portava al polso “SONO LE DUE!”

“Si, lo so. Mi dispiace. Ma devo parlare con Emma”

“Oh okay, entra” la fece entrare e poi le disse che andava a svegliarla.

Emma scese di sotto praticamente con gli occhi chiusi. Regina le sorrise e le prese la giacca, passandogliela.

“Regina sono stanca ed è troppo tardi per queste cose”

“Solo una passeggiata”

Emma si infilò la giacca e Regina la guardò “Che c’è?”

Regina inclinò la testa e poi agitò delicatamente la mano. Emma era vestita in maniera completamente diversa.

“Ehyyy”

“Fa freddo. Mi ringrazierai quando non avrai la febbre”

“Ehy, sei tu la psicopatica che vuole fare una passeggiata alle due di notte”

Regina la guardò, a lungo “Ma tu non mi hai detto di no”

Emma la guardò, a lungo “Sai che non ci riesco”

Regina sorrise e poi uscì, Emma dietro di lei. Camminarono per un po’ e all’inizio nessuna delle due parlò.

“Emma?” Regina ruppe il silenzio.

“Si?”

Regina si fermò. Emma qualche passo più avanti, si fermò dopo di lei e si girò verso di lei. La guardò e vide la fronte aggrottata di Regina.

“Ehy, tutto okay?” chiese cominciando a preoccuparsi.

Regina annuì leggermente ma poi cominciò a scuotere la testa e con voce rotta sussurrò “Non voglio più far finta di niente”

Emma sgranò gli occhi. Ci volle un attimo per capire cosa voleva dire. Un lungo attimo in cui così tante cose le passarono per la testa che non riusciva nemmeno più a capire dove fosse e cosa stesse facendo. Ma quando quell’attimo finì, sapeva fin troppo bene cosa stava fecendo e dove era.

Afferrò Regina per il braccio e la tirò a sé e la baciò come se non ci fosse un domani.

Si rese conto che Regina stava piangendo così interruppe il bacio e la strinse a sé, accarezzandole i capelli.

“E’ tutto okay” sussurrò “Andrà tutto bene” Regina si sfogò tra le braccia della persone che amava e si lasciò cullare dalla sua dolce e rassicurante voce.

Ad un certo punto il pianto diventò una risata. Una risata piena e gioiosa. Luminosa e forte. Emma rise con lei, senza mai lasciarla. La sollevò e la baciò di nuovo.

“Andiamo a casa?” chiese Emma.

Regina annuì, sfregando il suo naso contro quello di Emma. “Andiamo a casa” ripetè Regina in un sussurro.

Ma entrame erano già a casa.
  
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