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Autore: Lord_Ainz_Ooal_Gown    14/05/2016    1 recensioni
In un mondo dominato dalla neve e dal ghiaccio, gli umani sopravvivono grazie alle reliquie di fuoco, uniche fonti di vero calore che permettono loro di resistere anche durante i periodi più freddi.
Tuttavia, queste zone non bastano più per tutti e nuove reliquie devono essere trovate per permettere agli umani di continuare a vivere. I fuochi fatui sono coloro che rischiano la vita nel ghiaccio per trovare questi antichi oggetti ma i pericoli del mondo ghiacciato sono sempre in agguato e tra di essi vi sono le Ceneri, gli incubi più antichi.
Quello che però gli uomini non sanno, è che i pericoli non si trovano solo in mezzo al ghiaccio ma anche nel calore delle loro città.
*
Spero che questa intro vi abbia ispirato e ringrazio di cuore tutti quelli che leggeranno questa fic che è scritta con una 'struttura' simile ad un libro se vogliamo perciò potrebbe non essere il massimo (è anche la prima volta che scrivo in questo modo...)
Ad ogni modo, buona lettura!
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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PROLOGO


La neve sotto i loro piedi scricchiolava ad ogni passo.
    «L'ho detto prima e lo ripeterò ora.» Tanek fissò il manto nevoso a terra e poi le sinuose sagome degli alberi che li circondavano. «Abbiamo fatto male a lasciare la strada principale».
    «Credevo fossi un uomo che si adattava a tutto. Rimpiangi già le rocce sotto agli stivali?» Wal pareva divertito dall'osservazione del compagno, fissandolo con un sorrisetto sulle labbra.
    «Ci sono tante cose che rimpiango, ma una strada lastricata di pietre non rientra tra quelle cose.» l'uomo non guardò neanche Wal, continuando a fissare i dintorni «Ad esempio rimpiango il fatto di non aver portato più torce di giada».
    «Quelle che abbiamo con noi saranno sufficienti. Mica dobbiamo andare in una tana di oskur.» Wal era fiducioso delle sue parole. «Finiremo prima dell'alba».
    «Se ci arriveremo all'alba...»
    Wal si girò lentamente, fissando con sguardo seccato il terzo membro della pattuglia. «Non ti facevo così ottimista, Mellon».
    «Sono realista, tutto qui. Siamo nel bel mezzo di un bosco innevato, anche voi sapete cosa può capitarci in un luogo simile, messere.» Mellon pareva l'unico a ricordarsi del titolo nobiliare di Wal ma neanche il diretto interessato ci dava troppo peso, senza tuttavia concedere confidenza a nessuno. «Ci saremmo dovuti accampare vicino alla strada».
    «Se avete tanto fiato per lamentarvi, pensate a camminare più rapidamente o non raggiungeremo mai quella montagna.» Wal tornò a fissare il bosco che si apriva davanti a lui, senza curarsi degli sguardi dei suoi compagni.
    «La neve è un'arma a doppio taglio.» proferì Tanek speranzoso di farlo rallentare. «Se camminiamo troppo velocemente il rumore attirerà qualcosa di indesiderato».
    «Non noti che sta nevicando?» domandò Wal senza fermarsi «In mezzo a questo bosco qualunque cosa potrebbe fare rumore mentre si muove, perciò non ci saranno problemi. Ora muoviamoci».
    «No... non qualunque cosa.» le parole di Mellon vennero a malapena sussurrate ma Tanek, pur restando in silenzio, aveva pensato la stessa cosa.
    In silenzio, continuarono ad avanzare, avvolgendosi per bene nei loro mantelli neri in un vano tentativo di contrastare il freddo. Ormai erano in viaggio da almeno cinque giorni e altrettante notti. La città più vicina era come un miraggio e, al di fuori delle spesse mura, il gelo regnava sovrano, facendo dimenticare a qualunque uomo che cosa fosse il calore del proprio sangue. Nessuno di loro però poteva tirarsi indietro, era il loro compito: dovevano trovare altre reliquie di fuoco per permettere la nascita di un nuovo villaggio o addirittura di una nuova città.
    L'unica cosa che li separava dal loro traguardo era quell'enorme landa innevata, popolata di incubi e paure. Erano pochi i coraggiosi che osavano avventurarsi in quelle terre sconosciute, soprattutto di notte, e tutti loro appartenevano all'ordine dei fuochi fatui. Erano delle piccole fiamme che si allontanavano da un fuoco per cercare un posto dove accenderne uno nuovo.
    L'addestramento temprava i loro corpi. L'insegnamento preparava le loro menti. Il giuramento legava le loro anime. L'esperienza induriva i loro cuori.
    Non erano in molti quelli che potevano considerarsi veterani ma i pochi degni di tale nomea erano coloro che, più di chiunque altro, avevano abbandonato il loro lato umano, diventando un tutt'uno con la notte e con la neve.
    Tanek era entrato nell'ordine dieci anni prima e ancora veniva considerato un novizio da molti altri, così come Mellon che di anni di esperienza ne aveva solo quattro. Il duca Wal Dunofain era arrivato solo da tre mesi ma il suo titolo nobiliare unito ad alcuni agganci nelle alte sfere dell'ordine lo avevano portato a guidare una pattuglia in men che non si dica.
    Il più vecchio di loro si passò una mano tra i corti capelli grigi, rimuovendo un po' di brina, continuando però a guardarsi attorno. Non era per niente convinto di quel posto. Qualcosa li stava seguendo, ne era certo.
    «Tanek smettila, mi sembri paranoico.» la voce di Wal celava irritazione. «Qua non c'è niente, ci siamo solo noi.»
    L'uomo fu davvero tentato di mollargli un ceffone. Era sì il loro caposquadra ma restava un moccioso ignorante ai suoi occhi, che non riusciva a capire quando era il momento di desistere e tornare indietro. «Non abbiamo nessuna scadenza per la nostra missione, possiamo tranquillamente esplorare questa area domani mattina».
    Mellon annuì trovandosi d'accordo col compagno. «La luce del sole ci aiuterà. Stanotte non vi è neanche la luna a guidarci e ritrovare la strada potrebbe essere difficile con questa nevicata».
    Wal si girò di scatto. Il suo volto era furente e pieno di rabbia ma tutte le sue parole di rimprovero gli morirono in gola non appena vide qualcosa in mezzo agli alberi, diversi metri indietro rispetto a Tanek. Era come un'ombra mossa dal vento, senza un corpo vero e proprio. Avanzava lentamente verso di loro muovendo quelle che sembravano gambe ma erano sottili come la lama di uno stocco e rosse come il sangue.
    Chiuse gli occhi per un istante, massaggiandoseli con una mano guantata di nero, e quando li riaprì, la figura era scomparsa nel nulla.
    Mellon si era girato a sua volta per vedere cosa lo avesse sconvolto ma vide solo gli alberi privi di foglie e nient'altro. «Qualche problema?»
    «No... non è niente.» la voce di Wal non era più sicura come prima e la cosa venne prontamente notata da Tanek, il quale non si azzardò a proferir parola, lanciando solo un'occhiata eloquente a Mellon. Wal era un ragazzino petulante ed era di sicuro un gradasso ma non aveva avuto paura di un orso quando se lo era ritrovato davanti, né di alcuni cadaveri fatti a pezzi. Se qualcosa era riuscito a spaventarlo in quel modo, doveva essere qualcosa di oscuro e antico.
    «Tanek, accendi una torcia di giada».
    L'uomo fissò ad occhi sgranati il nobile, sperando di aver sentito male ma lo sguardo che Wal gli riservò non gli lasciò alcun dubbio. «Perché mai dovrei accenderne una adesso? Per attirare l'attenzione dell'intero bosco su di noi?»
    «Perché te l'ho ordinato io. Abbiamo bisogno di luce per vedere dove andare.» la spiegazione di Wal sembrava campata per aria, come se stesse cercando un motivo valido per accendere una torcia di giada. Non solo ne avevano poche ma, a parer suo, dovevano usarne una solo per far luce? Tanek questo non poteva accettarlo.
    «Ascoltami bene, queste torce servono a ben altro. Non posso sprecarne una solo per illuminare il nostro cammino, attirando così tutte le creature del bosco.» la sua voce era ferma e decisa ma Wal sembrava non sentirla.
    «Ti ho detto di accendere una torcia. Ora.» sibilò il ragazzo portando una mano sulla pistola che portava appesa alla cintura di cuoio, stringendo con forza l'impugnatura di legno intagliato. Tanek non si lasciò intimidire e con un solo movimento del braccio, mise la mano sull'elsa della sua spada, iniziando ad estrarla senza fare alcun rumore.
    «Ragazzi...» nella voce di Mellon la paura era percepibile ma non erano le azioni dei suoi compagni a spaventarlo. Era ciò che vedeva tra gli alberi che alimentava in lui quell'emozione tanto fredda e profonda.
    Decine di ombre si muovevano di albero in albero. Le loro gambe diventavano sempre più sottili, diventando quasi invisibili, senza lasciare neanche un'impronta nella neve. Il loro corpo era coperto da svariati strati di pellicce, pelli umane e vestiti strappati, dando loro una forma gonfia ma paurosa allo stesso tempo. I volti completamente neri, tenuti all'oscuro da alcuni lembi di pelle che ricadevano in avanti. Non facevano rumore. Il loro fiato non si condensava nella fredda aria della notte. I loro occhi invisibili scrutavano tutto, soffermandosi sui tre uomini.
    «Fermatevi per l'amor del cielo!» il grido di Mellon riportò in sé Tanek che, guardandosi attorno, impallidì all'istante. Era stato uno stupido. Aveva lasciato che la rabbia prendesse il sopravvento su di lui, facendogli perdere il nume della ragione per qualche istante. Una debolezza che avrebbe rimpianto fino alla fine dei suoi giorni.
    «Per gli dei...» Wal non credeva a ciò che stava osservando. «Cosa ci fanno qua tutte queste Ceneri?»
    «Fermati e chiediglielo se vuoi! Dobbiamo andarcene subito!» tuonò Tanek facendo dietrofront per poi mettersi a correre senza curarsi del rumore prodotto dai suoi passi. Mellon gli fu subito dietro e Wal li seguì senza esitare mentre le Ceneri continuavano ad avanzare con passo lento e regolare.
    Nessuno di loro voleva fermarsi. Le loro gambe erano calde grazie a tutto il movimento fatto fino a quel punto ma l'aria era fredda e i loro polmoni iniziarono a bruciare dopo qualche secondo. Una persona normale si sarebbe tolta parte dell'equipaggiamento per essere più veloce ma loro erano dei fuochi fatui e sapevano bene che qualunque cosa in loro possesso sarebbe potuta essergli d'aiuto, così continuarono a correre, stringendo le loro armi nel vano tentativo di calmarsi.
    «Tanek! Le torce!» urlò Wal rischiando di inciampare su una radice sporgente ma, grazie ad un dio senza volto, riuscì a restare in equilibrio, riprendendo a correre subito dopo.
    Il vecchio guerriero non sembrò sentirlo o per lo meno fece finta di non sentirlo. Ciò che Wal non sapeva, era che le torce di giada potevano tenere lontane le Ceneri solo se posizionate in un determinato modo e non avevano un effetto immediato ma non poteva di certo sprecare il fiato per spiegarglielo.
    «Dove stiamo andando?!» questa volta fu Mellon a parlare e la paura nella sua voce era ancora evidente ma neanche questa volta Tanek parlò. I suoi occhi erano fissi sul terreno, cercando di ritrovare le impronte che avevano lasciato all'andata ma la neve le aveva già coperte così si affidò al semplice istinto e continuò a correre.
    Quando vide un grosso spiazzo davanti a sé, si volto un solo istante e il cuore gli saltò in gola alla vista delle Ceneri sempre più vicine a loro. Si domandò se le leggende su quelle cose fossero vere. Tutti i cantastorie narravano della nascita delle Ceneri, anime di antichi guerrieri ed eroi cadute nell'abisso dei morti e risputate fuori sotto forma di incubi mostruosi, capaci solo di uccidere gli altri esseri viventi. Lente all'apparenza, si diceva che, non appena distoglievi lo sguardo da loro, iniziavano a correre come cavalli imbizzarriti, restando perfettamente silenziose anche mentre estraevano le loro antiche armi incrostate di sangue.
    Con una mano afferrò una piccola sfera metallica appesa alla cintura e, dopo averla colpita con l'altra mano, la lanciò dietro di sé. Mellon e Wal fecero appena in tempo a passare oltre il piccolo oggetto che una luce accecante si sprigionò alle loro spalle.
    Tanek pensò di averle rallentate con quella mossa. Mellon credette di averla scampata di nuovo. Wal si immaginò di vedere la strada principale lì davanti a loro.
    La luce della bomba di Tanek mostrò loro altre Ceneri completamente immobili, in piedi sui cadaveri dei loro cavalli.
    Il colpo fu troppo duro per il vecchio guerriero che crollò in ginocchio, fissando con sguardo vuoto quelle creature così spaventose. Mellon si fermò di fianco a lui, strattonandolo per una manica, mentre estraeva il suo pugnale da caccia. Potevano farcela, ne era certo. Sulla strada non sarebbero stati rallentati dalla neve o comunque non come in mezzo al bosco.
    «Andiamo, muoviti! Devi correre!» le parole del giovane fuoco fatuo furono sovrastate da un rumore assordante. Uno sparo.
    Mellon crollò a terra con sguardo incredulo mentre Wal lo superava, stringendo la pistola nella mano destra con la canna ancora fumante. Il nobile non si voltò neanche verso coloro che avrebbe dovuto considerare compagni e continuò a correre dirigendosi verso destra così da evitare le Ceneri di fronte a lui.
    «Ta... nek...» Mellon vomitò una grossa quantità di sangue, girandosi su un fianco mentre la neve sotto di lui si tingeva di rosso. Non riusciva più a distinguere niente, era come se si trovasse su una barca con il mare in tempesta e non sentiva neanche più il suo corpo.
    Ombre silenziose si fermarono intorno a lui. Le Ceneri abbassarono impercettibilmente gli sguardi sui due uomini e, come una cosa sola, da sotto i vari strati di pelli e stracci, tirarono fuori delle spade all'apparenza arrugginite e dal filo rovinato. Le loro mani avevano solo quattro dita, tutte sottili ed affusolate come la coda di un topo, ma non ebbero difficoltà a stringere le impugnature delle loro armi.
    Le alzarono nello stesso momento mentre Mellon cercava disperatamente di chiedere pietà ma il sapore metallico del sangue ormai riempiva la sua bocca mentre Tanek ormai era come un bozzolo vuoto, privo di qualsivoglia forma di vita.
    Le lame calarono silenziosamente e svariati schizzi di sangue macchiarono la neve. Disegnando archi rossi nell'aria, le spade si alzarono e vennero calate un'altra volta e poi un'altra volta ancora. Continuarono con quella movenza lenta e controllata per almeno due minuti, fino a quando i corpi dei due fuochi fatui non furono ridotti ad un mucchio di pezzi di carne e vestiti.

    Wal cadde in ginocchio solo quando fu certo di non avere nessuno dietro di sé. Cercò di riprendere fiato mettendosi a sedere per poi girarsi con l'arma puntata verso la strada ma non vi era alcuna traccia di Ceneri, né tanto meno dei suoi compagni.
    Una leggera risata si udì nell'aria mentre il fuoco fatuo cercava di rialzarsi, entusiasta per la riuscita della sua fuga.
    «Ormai saranno morti ma non importa... tornerò in città e avviserò gli altri. Stando alle leggende, le Ceneri sono così numerose solo quando proteggono qualcosa.» il suo respirò si fece sempre più calmo fino a quando non udì uno strano ticchettio. Sgranò gli occhi in preda al terrore mentre quel suono echeggiava debolmente nell'aria.
    C'era un motivo se le Ceneri restavano nei boschi. Le loro gambe così sottili non lasciavano impronte nella neve e non producevano alcun suono al contatto con terreno umido e freddo ma sulle pietre lavorate che componevano la strada, la storia cambiava e ogni singolo passo produceva un flebile suono, dando vita ad un ticchettio ritmato.
    Un ticchettio uguale a quello che Wal stava sentendo in quel momento.
    Tremando come un cane bagnato, si voltò di scatto e distese il braccio destro per far fuoco ma, prima ancora che potesse capire che cosa fosse successo, la sua mano cadde a terra, recisa con un taglio perfettamente verticale e preciso.
    Wal urlò. Urlò con tutto il fiato che gli era rimasto in corpo. Urlò per il dolore lancinante che gli stava divorando il corpo. Urlò per l'orrore nel vedere una Cenere torreggiare su di lui con una spada stretta nella mano. Urlò per diversi motivi ma ciò non fece provare compassione alla creatura davanti a lui.
    La Cenere alzò lentamente la sua spada mentre Wal restava completamente paralizzato dalla paura senza riuscire a concepire neanche il più semplice dei pensieri.
    Quando la lama calò, il sangue macchiò la strada, scorrendo silenziosamente attraverso le pietre. Il ticchettio si udì nuovamente nell'aria per alcuni secondi lasciando poi spazio al silenzio che tornò ad essere l'unico vero suono della notte.














Angolo dell'autore:

Ed eccoci qui con la fine del prologo che ho scritto di getto in mezza giornata perciò non è chissà quale gran prologo, anzi credo sia abbastanza banale ma spero comunque che vi sia piaciuto!

Come detto nella intro, questa è la mia prima fic scritta con questa struttura, infatti è una sorta di esperimento ma lo porterò comunque avanti perché mi ispira come cosa (malgrado io abbia creato prima il prologo e poi la trama ma comunque...) e spero che leggerete anche i prossimi capitoli quando arriveranno!

Avviso già che ho molte fic attive perciò ci vorrà un po', inoltre chiedo davvero scusa se qualcuno ha già scritto qualcosa del genere ma io non seguo molto le fic original perciò non so cosa sia stato già scritto. Se dovessi aver copiato qualcuno, ditemelo pure e provvederò a cancellare la fic in caso.

Spero ancora che il prologo vi sia piaciuto e grazie a chi ha letto e a chi recensirà!

See you around!


P.S: il rating potrebbe salire a rosso più avanti.


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