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Autore: ___Page    14/05/2016    2 recensioni
-Gray…- lo chiamò Mira, cauta e un po’ incerta.
Gray si limitò ad osservarla, in disperata attesa che la maga dicesse quello che aveva da dire, purché gli dicesse dove diavolo era finita Juvia e cosa diavolo le era successo! Subito!!!
-Juvia non…- Mira si interruppe, puntando per un attimo gli occhi a terra -Lei se n’è andata- riprese, più sicura di sé e tornando a guardarlo mentre il cuore del ragazzo perdeva svariati battiti -Ha lasciato Fairy Tail tre settimane fa. È una maga di Mermaid Heel ora-
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Kagura, Lluvia, Lyon Bastia
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Uscì trafelato dalla gilda e per la prima volta in vita sua maledisse di essere un mago del ghiaccio. Se così non fosse stato avrebbe potuto dare la colpa al freddo per i brividi che lo scuotevano. Certo non che il freddo avrebbe potuto comunque spiegare l’ansia che lo agitava dentro.
Si guardò intorno ma Juvia non sembrava in vista da nessuna parte e una cocente delusione cominciò a impossessarsi di lui, unita a una certa frustrazione che gli fece venire voglia di imprecare.
Si fermò vicino a uno degli alberi di ciliegio del giardino e pestò un pugno sul tronco, liberando un verso di rabbia a labbra serrate, che rimase coperto dalla musica, le chiacchiere e le risate che si sentivano da dentro la gilda.
Niente, non c’era niente da fare! Juvia sembrava decisa a impedirgli di avere una civile conversazione con lei ma Gray non era disposto a rinunciare. L’avrebbe imprigionata in una lastra di ghiaccio se necessario.
Doveva parlarle, doveva spiegarle, non poteva tornare indietro senza sapere se c’era una possibilità per loro, dannazione!
Sgranò gli occhi scioccato a quel pensiero e si girò di scatto, lisciandosi la giacca a disagio, quasi che qualcuno lo avesse sentito.
Perché non era affatto quello che sembrava, lui parlava di tutta Fairy Tail ovviamente, quel “loro” era riferito a tutti i suoi nakama che aspettavano, speranzosi di vedere tornare la maga dell’acqua, non parlava di lui e di Juvia, assolutamente non era quello che…
Uno scroscio d’acqua attirò la sua attenzione.
Era certo di aver sentito bene, non se l’era immaginato e socchiuse gli occhi, concentrato.
Un nuovo scroscio, seguito da una risata. Fu più il fremito che lo attraversò che le sue orecchie a confermargli che era la risata di Juvia, quella.
Cercò di individuarne la provenienza e si soffermò con lo sguardo su un gruppo di alberi più fitto, a qualche metro dalle due vasche d’acqua decorative che si trovavano subito fuori dalla sede della gilda.
Lì dietro, ben nascosta da occhi indiscreti, c’era una terza vasca di acqua termale, circondata dai ciliegi, dove le maghe di Mermaid Heel facevano il bagno senza paura di venire spiate da qualche maniaco.
E non perché non fosse possibile ma perché l’eventuale maniaco non avrebbe fatto per niente una bella fine una volta scoperto. Ed era sicuro che lo avrebbero scoperto, eccome se lo era.
Gray non voleva nemmeno immaginare le sorti di un eventuale malcapitato ma fu senza paura né ripensamenti che si diresse verso la macchia di ciliegi, anche perché era sicuro al 99,9% che la ragazza nascosta lì dietro, che rideva e giocava con l’acqua, fosse Juvia.
E se non fosse stata Juvia avrebbe corso qualsiasi rischio fosse necessario.
Cosa diceva sempre Lyon?!
Ah giusto!
Questo e altro per amore!
Anche se nel suo caso era “amicizia” la parola giusta, ovviamente.
Ovviamente!
Si accostò nell’unico punto in cui due ciliegi crescevano abbastanza vicini da non permettere di spiare all’interno ma da consentire a una persona di scivolare oltre gli alberi per raggiungere la vasca. Era talmente ben nascosto, il passaggio, che bisognava sapere che c’era per poterlo trovare e se Lyon non glielo avesse detto che c’era quell’altra vasca Gray non avrebbe mai capito da dove proveniva quella risata.
In effetti, non aveva idea di come Lyon facesse a saperlo ma non era certo il suo primo pensiero  in quel momento, anzi. Quando, superato il limitare della macchia, Juvia entrò nel suo campo visivo, le gambe immerse nella vasca, una mano posata nell’erba e l’altra intenta a far danzare lingue di acqua intorno a sé, come un prestigiatore o un direttore di orchestra, Gray non fu più in grado di pensare a niente.
Niente che non fosse lei e il suo sorriso e quanto fosse bella con la luce lunare che le illuminava il viso, riverberando attraverso le spirali d’acqua  che lei stessa aveva creato.
Il cuore gli accelerò nel petto e Gray si sentì mancare l’aria, eppure sarebbe rimasto a fissarla anche per tutta la notte. Il solo fatto di stare lì con lei, respirare la sua stessa aria, poter godere del suo viso sereno e sorridente lo faceva sentire… felice?!
Beh non ci sarebbe stato niente di strano, non era la prima volta che si sentiva felice perché le persone a cui teneva si sentivano felici. Ma era la prima volta che gli capitava di agognare un contatto fisico con quella persona, abbracciarla in una muta richiesta di condividere quella felicità con lui e solo con lui.
Scosse energicamente la testa.
Non sapeva cosa gli prendesse ma decise che a quello avrebbe pensato più tardi.
Finalmente erano lui e Juvia da soli, senza nessuno che potesse disturbarli o interromperli e la maga era abbastanza di buonumore da sperare che sarebbe stata disposta ad ascoltarlo. Non avrebbe avuto un’altra occasione del genere, doveva approfittarne.
Cauto, si mosse verso di lei, senza distogliere lo sguardo dal suo viso. Per quanto sapesse che era ridicolo, a Gray sembrava la prima volta che la vedeva.
Perché quella ragazza sorridente era innegabilmente Juvia, la vera Juvia, la sua Juvia ma c’erano tanti dettagli che Gray non aveva mai notato.
Come le fossette che le si formavano ai lati della bocca quando sorrideva, i suoi occhi che si accendevano fino quasi a emanare luce propria, quanto fossero affusolate le sue dita, come il movimento dei suoi capelli nel vento ricordasse le onde del mare.
Un suono secco risuonò nella piccola radura, riecheggiando sull’acqua. Gray si bloccò, irrigidito, mentre Juvia si girava di scatto, emettendo un verso di spavento e sorpresa. Si ritrovò a fissare direttamente dentro i suoi grandi occhi blu, sgranati per l’incredulità.
-Gray-s…- cominciò Juvia, serrando di colpo le labbra.
Qualcosa di simile a speranza e sollievo prese a scorrere nelle vene di Gray.
-Gray!- tentò di nuovo la maga, stavolta più convinta -Cosa fai qui?! Juvia non sapeva che Gray era a conoscenza di questo p…-
-Ti cercavo!- tagliò corto l’Ice-maker, un’espressione talmente seria che, suo malgrado, Juvia dovette mandare giù un po’ di saliva per inumidire la gola.
-Gray ha bisogno di qualcosa?- s’informò poi, raddrizzando la schiena e riprendendo il tono formale che da giorni ormai usava con il ragazzo.
Il moro strinse i pugni, controllando a stento la rabbia.
Per un attimo l’aveva rivista e ora la stava già perdendo di nuovo.
Avanzò di un altro passo, determinato come non mai.
-Ti devo parlare!- affermò deciso e quasi furioso, prima di prendere un profondo respiro e passarsi stancamente una mano trai capelli -Ti prego- aggiunse in un sussurro, implorante.
Juvia sobbalzò, perdendo di nuovo la propria freddezza, anche se solo per un attimo. Fiera e bellissima, lo fissò per un interminabile istante prima di muovere una sola volta il capo, dall’alto verso il basso, in un cenno d’assenso.
Gray liberò un respiro che nemmeno si era accorto di trattenere e coprì la distanza che lo separava dal bordo della vasca, dove si sedette, con la schiena rivolta verso l’acqua, una gamba piegata a terra, l’altra piegata in verticale per fare d’appoggio al braccio libero dal compito di sostenere il suo peso, puntellandosi al suolo.
Lasciò scorrere gli occhi sul viso della maga, mai così vicina da settimane ormai, godendosi quel breve attimo di intimità e silenzio, destinato a durare poco. Un senso di crescente eccitazione si gonfiò nel suo petto, così travolgente da renderlo difficile da gestire persino per lui, il freddo mago del ghiaccio, obbligandolo a distogliere bruscamente lo sguardo da Juvia e puntarlo alle proprie spalle.
Si accorse che le gambe della ragazza non erano visibili sotto il pelo dell’acqua ma erano diventate un tutt’uno con essa e sorrise appena, ritrovando in quel gesto tutta la vivacità della Juvia che conosceva lui.
Della Juvia che rivoleva indietro.
-Juvia può trasformare in acqua anche ciò che indossa- mormorò di punto in bianco la maga e Gray si girò a guardarla, sorpreso e interrogativo.
E il cuore gli perse un battito quando gli sembrò di intravedere un certo rossore sulle guance di Juvia.
-Juvia pensava che forse Gray si stesse chiedendo che fine avevano fatto le sue scarpe-
Gray sorrise di nuovo, scuotendo appena il capo.
-Me lo ricordo che puoi trasformare anche i tuoi vestiti. Ho ben presente l’estensione della tua magia- mormorò, portando in automatico la mano al fianco.
Non registrò di non avere più la giacca sulle spalle né di avere la camicia completamente sbottonata mentre si intrufolava con le dita sotto il cotone bianco e, con i polpastrelli, sfiorava un punto ben preciso poco sopra l’anca, dove la cute era più liscia e tesa e, lo sapeva anche senza vederlo, di un bianco quasi perlaceo. Una piccola cicatrice, causata da una bruciatura che Juvia gli aveva lasciato nel corso del loro primo scontro, ustionandolo con dell’acqua bollente.
Non aveva pensato un solo istante mentre compiva quel gesto e, non un solo istante, aveva distolto gli occhi da Juvia. Il palloncino di eccitazione aveva ripreso a gonfiarsi nel suo petto, al doppio della velocità, ed era come se tutto intorno a loro stesse svanendo lentamente, tutto tranne il profumo dei ciliegi in fiore, la tiepida brezza notturna, i giochi di luce provocati dalle lingue d’acqua di Juvia in combutta con la luna.
Gray si accigliò nel notare quanto la maga sembrasse tesa e stava già per  chiederle cosa non andasse quando gli occhi di Juvia si mossero fulminei verso il suo addome esposto, posandosi per un brevissimo istante proprio là dove Gray aveva posato la mano.
Fu appena un battito di ciglia ma non sfuggì al moro, così come non gli sfuggì ciò che gli occhi della ragazza trasmettevano quando tornò a puntarli nei suoi. Desiderio. Quasi disperato.
E Gray perse completamente il controllo.
Un movimento fulmineo e si ritrovò con la mano a coppa intorno alla guancia di Juvia, la punta del suo naso a solleticarle il volto, le labbra a pochi millimetri di distanza.
Prese un profondo respiro, inalando il suo profumo di mare e fiori, sempre meno presente a se stesso.
-Gray…- lo chiamò Juvia, le palpebre pronte a chiudersi, le mani posate sul petto nudo di Gray.
Lo chiamò con l’intento di fermarlo, forse.
Ma la sua voce, improvvisamente roca, non fece che distruggere ancora di più il già poco autocontrollo residuo del mago che chiuse gli occhi ed era già pronto a spingere il volto in avanti per annullare ogni distanza quando un grido bucò la perfetta atmosfera in cui erano immersi, facendoli sobbalzare e allontanare bruscamente l’uno dall’altra.
-Ti ho detto di lasciarmi in pace!- esclamò una voce, la stessa che li aveva appena interrotti, rabbiosa e lievemente sofferente.
Juvia uscì completamente dallo stato di semi-trance in cui era caduta, sgranando gli occhi mentre Gray si accigliava.
-Kagura- mormorò, più a se stessa che a lui.
-No, non finché non mi ascolti!- protestò un’altra voce, lasciandoli entrambi interdetti.
-Lyon?!- domandò Gray a un non meglio precisato interlocutore, mentre cercava di trovare un plausibile motivo per cui suo fratello e Kagura stessero litigando.
-Non c’è niente che tu possa dire che mi interessi!- ribatté la guerriera, la sua voce sempre più vicina e ora mischiata a un rumore di passi rapidi.
Juvia trattenne il fiato con orrore.
-Stanno venendo qui- sussurrò, in panico -Juvia non vuole interrompere un momento così importante per Lyon e Kagura-san- aggiunse parlando a macchinetta.
Gray la guardò stranito.
-Momento import…-
-Dobbiamo nasconderci!- esclamò Juvia, scattando in piedi e schizzando acqua ovunque.
Gray si riparò dalla pioggia di gocce tiepide prima di alzarsi a sua volta e seguire la maga che si diresse decisa verso due ciliegi della macchia tra cui si apriva una piccola nicchia, non abbastanza ampia per uscire da lì ma sufficiente per nascondersi agli occhi di chi stava per entrarci dall’unico ingresso disponibile.
 Gray scivolò contro il tronco, imprecando mentalmente contro gli altri due maghi. Loro avevano appena interrotto il suo momento importante con Juvia, non il contrario! Dannazione!
Ma fece appena in tempo a pensarlo che si ritrovò con il corpo di Juvia spalmato contro il proprio, la sua testa appoggiata al torace, il proprio naso immerso nei suoi capelli. Lo spazio nella nicchia era così poco che non capiva neppure come potessero starci fisicamente in due ma la cosa non gli dispiaceva affatto.
La sentì trattenere il fiato quando portò una mano sul suo fianco e l’altra sulla sua nuca e stava per chiamarla quando Kagura e Lyon fecero la loro comparsa nella radura.
La coppia nascosta si mise in ascolto mentre i due continuava a litigare, i toni sempre più accesi.
-Non puoi ignorarmi così!- protestò l’albino, con rabbia.
-Io faccio ciò che voglio, Lyon! Questa è la mia Gilda, è casa mia! E sei tu che ti sei presentato qui, solo per cercare lei! E io dovrei anche esserne felice?!? Dopo che sei sparito mi è concessa la grazia di rivederti solo perché la tua preziosa Juvia ora si trova qui a Mermaid Heel?!-
Juvia strinse i baveri della camicia di Gray a quelle parole, difficile dire se il motivo fosse la voce ora incrinata della sua amica o un altro. E in effetti anche il moro era piuttosto stranito da quello scambio di battute, dal fatto che Kagura, la combattiva e inscalfibile Kagura fosse sul punto di scoppiare a piangere, dalla nota sofferente che non gli era sfuggita nella voce di Lyon.
-Mesi! Sono mesi che non ti fai vivo e ora…-
-Sei stata tu!- la interruppe l’altro mago, facendo calare un silenzio improvviso e assordante, nel quale il respiro affannato di Kagura rimbombava a tutto spiano.
Gray sentì Lyon sospirare e avrebbe scommesso qualsiasi cosa che si stesse passando una mano tra i capelli.
-Sei… sei stata tu. Mi hai detto di non tornare senza un invito e io l’ho fatto, ho rispettato la tua decisione. Io vivo a venti minuti da qui, dannazione! Hai un’idea di quante volte sarei voluto venire a trovarti?! Hai un’idea di quanto sia stato difficile starti lontano?! Ma tu hai detto di non farmi rivedere e io l’ho fatto, Kagura! Che altro avrei dovuto fare?!-
-Combattere- rispose senza esitare la mora -Combattere per noi!-
-Ma l’ho fatto! Maledizione, è dai Dai Matou Embu che combatto per noi, per te! Credevo non volessi più avere niente a che fare con me e forse sono stato un vigliacco ma ora sono qui e sto combattendo! Perché ti rivoglio e non…-
La voce di Lyon si trasformò in un mugugno inarticolato a cui dopo pochi istanti si aggiunsero ansiti soffocati e Gray sgranò gli occhi, scioccato.
Lyon e Kagura si stavano baciando?!?!
Beh dai rumori che sentiva non è che ci fossero molti dubbi su cosa stessero facendo.
Okay, okay.
Lyon e Kagura si stavano baciando.
Non era niente di così sconvolgente per carità se non che quello sarebbe dovuto essere il SUO bacio, dannazione! Suo e di Juvia!
Soffocò un ringhio, mentre appoggiava la nuca al legno. Quanto meno, quella situazione spiegava perché Lyon si fosse orientato così bene da subito nella sede della Mermaid Heel, come facesse a conoscere la piscina nascosta e anche…
-Ecco perché lui lo lasciavano in pace!- esclamò sottovoce.
Uno scroscio d’acqua risuonò nell’aria, come se qualcuno si fosse tuffato nelle vasca e i gemiti soffocati che seguirono non lasciarono più dubbi ai due maghi nascosti.
Lyon e Kagura erano passati al livello successivo e in quel momento erano sicuramente immersi nella tiepida acqua termale, nudi e così schiacciati l’una contro l’altro da rendere difficile capire dove finisse l’albino e iniziasse la mora.
Gray grugnì, esasperato. 
Che aveva fatto di male per ritrovarsi testimone dell’attività sessuale di Lyon?!
No, okay, lo sapeva che una punizione la meritava ma essere migliore amico di Natsu non era sufficiente?! Sul serio?!
-Meno male che Juvia non si è mischiata all’acqua della vasca per nascondersi- mormorò la maga, rossa come in viso come i capelli di Erza.
Gray la osservò un istante trattenendo una risata e poi scivolò cauto lungo il tronco del ciliegio a cui era appoggiato, fino a sedersi a gambe incrociate nello stretto spazio della nicchia, con Juvia in grembo. La ragazza si aggrappò ancor di più a lui diventando praticamente viola.
-Gray, cosa…-
-Sembra che rimarremo bloccati qui per un po’, meglio mettersi comodi- si giustificò il moro, evitando il suo sguardo.
Stare immobili in uno spazio tanto stretto con Juvia addossata al suo torace nudo, mentre a pochi metri altri due facevano passionalmente l’amore non era certo una prova facile per i suoi ormoni. Ma si rilassò quando Juvia si lasciò andare tra le sue braccia, posando il capo sulla sua spalla.
Gray prese un profondo respiro, un po’ per calmarsi, un po’ per inebriarsi del suo odore, un po’ per l’imbarazzo. Certo, ben riparati com’erano, non era poi tanto diverso da quelle volte che, in missione, alloggiando in qualche albergo, si erano ritrovati dei vicini di stanza piuttosto attivi ma almeno in quelle occasioni non conosceva l’identità dei due amanti.
Mentre stavolta sì e uno dei due era pure suo fratello!
-Dannazione, è più imbarazzante persino si quella volta che ho beccato Erza fare le prove con il proprio riflesso fingendo che fosse Gerard-
-O di quando Juvia ha sentito Gajeel-kun parlare con il suo “drago di ferro”- mormorò la blu, il capo infossato tra la spalla e la gola dell’ice maker.
Gray le lanciò una scioccata occhiata. 
Eh?!?! Cosa… cosa… No, okay, non voleva saperlo!
Poi Juvia sorrise, con un velo di malinconia negli occhi, persa in chissà che ricordo anche se Gray sperava vivamente non c’entrasse “il drago di ferro” di Gajeel. 
-O di quella volta che Gray ha strizzato un seno a Juvia-
Il viso del moro prese fuoco.
-È stato un incidente!- ci tenne a mettere in chiaro e Juvia inclinò appena il capo per poterlo guardare, un sopracciglio sollevato.
-Sicuro?!- domandò scettica, facendolo sobbalzare.
Gray aprì e richiuse la bocca un paio di volte, boccheggiando come un pesce fuor d’acqua.
Oh magnifico! Ora non riusciva più nemmeno a parlare!
Juvia scoppiò in una sommessa risata, tornando a posare la testa sul suo petto.
-Juvia lo sa, Gray. Stava solo scherzando- soffiò e il cuore di Gray accelerò la propria corsa mentre le sue mani si stringevano intorno alla snella figura della maga.
Sapeva che avrebbe dovuto approfittare per parlare con lei, dirle ciò che doveva, ma per un qualche motivo non riusciva a decidersi. Non voleva rovinare quel momento, quell’attimo tutto loro, così bello, intimo e surreale.
Aveva la sua Juvia tra le braccia e voleva solo godersela.
Abbassò il capo, per posare il mento tra i suoi capelli e si rilassò contro l’albero, gli occhi chiusi, stringendola un po’ di più a sé. I suoni intorno a loro divennero sempre più distanti e ovattati.
-Beh forse non potremo raccontarlo in giro ma di sicuro avremo qualcosa con cui ricattarli dopo stasera- articolò Gray con voce impastata.
Non si era nemmeno reso conto di essere così stanco anche se non era certo incomprensibile, visto che erano settimane che dormiva male, quando dormiva. Juvia mugugnò un’indecifrabile risposta, già persa  per metà nel mondo dei sogni. 
Ci vollero solo pochi minuti perché entrambi scivolassero nel sonno, senza neanche rendersene conto e  immersi nel calore l’uno dell’altra.  
  
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