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Autore: Frasca94    14/05/2016    1 recensioni
dal testo:
“Ricordati che il Dittamo non può guarire tutto, ma noi possiamo aggiustare sempre le cose, se solo lo vogliamo” gli disse, passando ancora un paio di volte il fazzoletto sul taglio. Quando glielo restituì, il suo cuore accelerò nello sfiorare la sua mano.
“Grazie, Evans” riuscì a dire James, dispiaciuto che quel momento così magico fosse già finito.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Il Dittamo non può guarire tutto






Era l’alba e Hogwarts era ancora immersa nella tranquillità ovattata del sonno.
L’unica persona già fuori dal suo letto sembrava una ragazza dai folti capelli rossi che stava tornando in quel momento alla Torre di Grifondoro carica di libri. Si era svegliata quando il cielo era ancora scuro per andare in biblioteca a procurarsi alcuni libri che le sarebbero serviti in vista dei Mago. Nonostante fosse solo febbraio, voleva già portarsi avanti per gli esami che avrebbero decretato il suo futuro dopo la scuola.
Arrivata davanti al ritratto, sbadigliò prima di farsi venire in mente la parola d’ordine: “Potius mori quam foedari”.
“Ben detto!” esclamò la Signora Grassa, lasciandola entrare.
“Chissà chi l’ha scelta” si chiese la ragazza mentre attraversava il buco dietro la tela. Non era riuscita a partecipare all’ultima riunione dei Capiscuola a causa di una delle noiose feste del Lumaclub. Forse era stato il Caposcuola dei Tassorosso.
Nella Sala Comune regnava ancora un silenzio immobile, anche se qualcosa sembrava mutato da quando l’aveva lasciata. Si guardò attorno, prima di notare la figura di un ragazzo alla sua destra davanti al camino.
Là, seduto sul divano davanti al fuoco che si stava ormai estinguendo, stava James Potter con la testa reclinata all’indietro e gli occhi chiusi: sembrava sfinito.
In un giorno qualsiasi l’avrebbe trovato particolarmente sospetto, ma la notte appena trascorsa era di luna piena e ciò giustificava nel giorno successivo la stanchezza dei Malandrini che si adoperavano in qualche modo per Remus. Non aveva mai scoperto cosa facessero durante le lune piene, ma le bastava sapere che aiutavano il suo migliore amico.
Si riscosse da quella strana atmosfera e, il più silenziosamente possibile, fece un passo per raggiungere il suo Dormitorio, proprio quando dalle scale di quello maschile uscì Black con un’espressione cupa. Non la degnò nemmeno di uno sguardo e la superò, dirigendosi in fretta verso Potter.
“Vieni su, dobbiamo parlare!” gli ordinò con un tono irritato, ponendosi davanti a lui.
“Vattene, Sirius! Abbiamo già discusso abbastanza. Ho bisogno di stare da solo” lo liquidò l’altro senza nemmeno aprire gli occhi.
Lily non poteva credere a quello a cui stava assistendo: nessuno aveva mai sentito quei due litigare… almeno non seriamente.
“Ramoso…” provò a chiamarlo Black con una nota esasperata nella voce.
“Va’ via!” urlò l’altro, scattando in avanti con gli occhi pieni di amarezza. Black con un gesto di stizza tornò di sopra imprecando, mentre Potter si buttò di nuovo all’indietro, posandosi un braccio sul volto per difendersi dal sole che stava spiando la loro lite oltre la finestra.
Lily strinse forte al petto i libri della Biblioteca e cercò di raggiungere la scala del Dormitorio femminile senza farsi sentire. Tuttavia i riflessi da Quiddich del ragazzo dovevano aver capito che c’era ancora qualcuno in Sala Comune.
“Sei sordo, per caso?” esclamò irato, alzandosi e girandosi di scatto. Ma, quando il suo sguardo si posò su di lei, inevitabilmente perse ogni durezza nei lineamenti del viso. “Evans… pensavo che fossi Sirius…” iniziò a dire con un tono dispiaciuto e triste.
“Non c’è problema…” riuscì a rispondere Lily, prima di osservarlo bene: la parte sinistra del suo volto era attraversata da un lungo taglio e in mano teneva un fazzoletto macchiato di sangue. Tutto il suo corpo era rigido e teso e i suoi occhi non erano mai stati così spenti. Era stato Black a ferirlo sul volto e nell’anima?
“Cosa ti è successo?” non riuscì a trattenersi, facendo un passo verso di lui.
Potter abbassò lo sguardo, prima di rispondere: “Niente di cui preoccuparsi, Evans”.
“Ti conviene andare da Madama Chips” gli suggerì Lily, osservando attentamente la sua espressione depressa.
“Ora è occupata. Buona giornata, Evans!” esclamò Potter con un sorriso stanco e ben diverso dal solito, sedendosi di nuovo sul divano e premendosi il fazzoletto sulla ferita. Chiuse gli occhi mentre sentiva lo sbuffo seccato e i passi veloci della ragazza che saliva in fretta le scale del proprio Dormitorio.
Gli dispiacque averla trattata così freddamente (sembrava davvero interessata alla sua condizione), ma non poteva sapere cosa era successo quella notte: era stato appena cacciato dall’Infermeria, dove era stato costretto a lasciare Remus che veniva controllato da Madama Chips come dopo ogni luna piena e insieme a lui, questa volta, Piton che si stava scolando una pozione post trauma per calmare i suoi nervi unticci dopo l’incontro evitato, per fortuna, con il piccolo problema peloso sotto le radici del Platano Picchiatore. Doveva ringraziare la poderosa pianta per il taglio sulla guancia, ma soprattutto per essere riuscito a trattenere l’amico all’interno del tunnel, evitando che ferisse, o peggio uccidesse, lui e Mocciosus.
Come aveva potuto Sirius pensare che fosse divertente? Non aveva provato a immedesimarsi in Remus? Il tormento che avrebbe provato per il resto della sua vita, se avesse fatto del male a qualcuno, non gli era nemmeno passato per la testa?
Un rumore alle sue spalle lo riportò alla realtà e al dolore del taglio sul suo volto: Lily Evans era di nuovo davanti a lui con dell’Essenza di Dittamo tra le mani.
Lily guardò la sua espressione stranita, prima di affermare: “Se non la curi, potrebbe peggiorare”.
Potter sospirò e tese una mano per prendere il Dittamo, ma la ragazza lo sorprese di nuovo sedendosi al suo fianco.
“Faccio io, tu faresti un disastro” commentò, pulendo con un Tergeo il suo fazzoletto e imbevendolo di Dittamo. Vide Potter alzare un sopracciglio: evidentemente non credeva a ciò che stava accadendo; e, in effetti, nemmeno lei spiegava la strana situazione che si stava creando. “Stai fermo” gli disse, sollevandogli il mento con una mano per vedere meglio la ferita. Lui non rispose, sembrava troppo concentrato a guardarla. Appoggiò delicatamente il fazzoletto sui bordi, ma ritrasse subito la mano a causa di un lamento del ragazzo. “Scusa, farò più piano” disse, osservando attentamente i suoi occhi nocciola per accertarsi che non l’avesse presa in giro. Doveva fargli molto male se non riusciva a scherzare.
“Sicura di essere capace?” chiese in un sussurro James, ignorando il bruciore grazie al suo profumo.
“Mi ha insegnato Remus” mise fine a ogni dubbio Lily con un timido sorriso, mentre procedeva nel ripulire il taglio. “Non posso sapere come te lo sei procurato, vero?” provò a domandare e, incrociando di nuovo il suo sguardo cupo, capì che non le avrebbe detto nulla.
“È una lunga storia, ma non è stato Sirius, se è questo che stai pensando” decretò Potter convinto, perdendosi però nel verde dei suoi occhi.
“Ho notato che avete litigato…”
“Non mi farebbe mai del male!” esclamò James in difesa del suo migliore amico, anche se, dopo quello che era successo, forse non lo meritava, mentre si beava del suo tocco gentile sulla guancia.
“Non intendevo insinuare nulla del genere, Potter” rispose Lily offesa. “Avrete anche litigato, ma farete pace. Questo è poco, ma sicuro” commentò, tentando di rimanere concentrata sulla ferita.
“Questa volta non ne sono così sicuro” ammise il ragazzo con uno sguardo arrabbiato e triste. Lei lo guardò intensamente, dimenticandosi del suo lavoro per un momento, sembrava che non avesse alcuna intenzione di perdonare Black.
“Cosa è successo di così grave…”
“Ricordati che il Dittamo non può guarire tutto, ma noi possiamo aggiustare sempre le cose, se solo lo vogliamo” gli disse, passando ancora un paio di volte il fazzoletto sul taglio. Quando glielo restituì, il suo cuore accelerò nello sfiorare la sua mano.
“Grazie, Evans” riuscì a dire James, dispiaciuto che quel momento così magico fosse già finito.
“Grazie a te…” lo corresse Lily con un’espressione seria “… per quello che fai per Remus. Non so cosa e come fai, ma… grazie a te e agli altri lui sta meglio”.
“Se solo sapessi cosa abbiamo rischiato durante questa luna piena, non diresti così Evans” pensò arrabbiato.
“Mi preoccupa pensare a Remus dopo Hogwarts…” ammise Lily senza sapere bene perché stesse confidando le sue preoccupazioni a Potter.
“Io ci sarò sempre per lui! Io ci sarò sempre per i miei amici…” non la lasciò finire James con un tono deciso e che non ammetteva repliche, stringendo forte tra le mani il fazzoletto. E sapeva nel profondo che ciò valeva anche per Sirius, benché ora non riuscisse nemmeno a guardarlo in faccia. “Preferirei morire piuttosto che tradire…” sussurrò a se stesso come giustificazione a quell’affermazione di lealtà, ma non abbastanza piano perché lei non sentisse.
Lily rimase molto colpita dalla convinzione con cui pronunciò quelle parole e lasciò passare un po’ di tempo prima di parlare di nuovo: “Ho appena capito chi ha scelto la parola d’ordine, Caposcuola Potter”.
Il ragazzo alzò le spalle, prima di ribattere: “Di questi tempi è utile ricordarlo…”
I loro occhi si incrociarono e rimasero a lungo in silenzio, prima che Lily mettesse fine a quell’attimo sospeso: “B-bene… meglio che vada ora”.
Si alzò e raccolse la bottiglia di Dittamo senza una parola. Non sapeva cosa dire. Quella coraggiosa dichiarazione di affetto nei confronti di Remus e degli amici, così sentita, l’aveva spiazzata e commossa. Era la prima volta che ammetteva a se stessa che Potter non era più l’arrogante esibizionista a cui piaceva pavoneggiarsi nel castello: era cambiato… o almeno così sembrava.
Aveva già il piede sul primo gradino, quando si ricordò di essere Lily Evans: non poteva lasciare una stanza dove c’era Potter in silenzio. “Ah, Potter… prima di perdere il tuo bel faccino che conquista tutte, vieni da me la prossima volta” gli suggerì, mettendo bene in vista il Dittamo.
James riuscì finalmente a ridere e la guardò con uno sguardo riconoscente, prima di risponderle: “ci puoi giurare, Evans!”
Lily gli sorrise e salì nel suo Dormitorio, mentre le sue guance iniziavano a bruciare:
“Maledetto Potter, quella ferita deve essere contagiosa! Metterò anche io un bel po’ di Dittamo!”





Note dell’autrice:

Ciao a tutti,
scusate il lungo periodo di assenza, ma ho avuto un periodo difficile durante il quale l’ispirazione mi ha abbandonata.
Bene, questo è un Missing Moment che racconta cosa è successo dopo la notte in cui Piton si reca al Platano Picchiatore su invito di Sirius e viene salvato da James. Credo che sia l’unica volta in cui James e Sirius litighino seriamente. Io non ho mai capito perché Felpato si sia comportato così (le domande che si pone James riguardo le azioni dell’amico sono le stesse che mi pongo io: non ha pensato a Remus? Non ha pensato al senso di colpa (come se non ne avesse già abbastanza XD) che l’avrebbe perseguitato per tutta la vita se avesse ucciso qualcuno?).
Da questa idea si è aggiunta poi l’incontro con Lily e la scena per niente originale (mi dispiace, ma in questi giorni ho gli occhi a cuore per ogni tocco innocente di coppie che non stanno ancora insieme… sono consapevole di non stare bene, tranquilli!) di lei che cura James. Era da tantissimo che volevo scrivere una cosa del genere e ora che l’ho scritta, prometto di andare avanti ah ah.
E alla fine Lily crede di essere stata contagiata dalla ferita di James… che in un certo senso è vero, dato che si insinua in lei il morbo dell’amore…

Basta! Dopo questa metafora sull’amore come malattia, mi eclisso per non fare ulteriori danni.
Grazie per aver letto la storia e per aver sopportato i miei pensieri deliranti
Un bacione,
FRASCA

 
  
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