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Autore: redsnow    14/05/2016    0 recensioni
Il mio quaderno lievita, i sogni sono sempre di più e sempre più strani. Perché devono tormentare solo me? Che tormentino anche voi, lettori. E dunque sì, questa è semplicemente una raccolta dei miei sogni. Giusto per mostrarvi che non siete gli unici pazzi.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Le borse pesavano, il latte voleva cadere da quella piccola busta di carta. La chiave proprio non voleva saperne niente, come ogni santissima volta. Spingo, ferro battuto male, non entra. Ottima scusa Kath, ma non è questo il motivo. Semplicemente per due anni non hai mai saputo aprire la porta e quella povera famiglia Smith doveva sentirsi suonare il campanello ogni giorno, aprire la porta e vederti con un sorriso smagliante e la chiave color oro tra le mani. Ma non ci sono più, chi ti aiuterà questa volta? Un uomo fischietta nell’atrio del primo piano, si avvicina piano piano il suono mischiato ad affanni. Avrà qualcosa in mano. Non pensavo che due persone potessero avere così tanta forza, lei ha come quattro mobili su di lei, lui una ventina. “Salve” sorridono, come niente fosse. Apro un po’ la bocca, mi giro. “ Siamo i nuovi vicini, lei, hai bisogno di una mano? “ sospiro “Hm.. “ “No perché non ne abbiamo” sorride, entra in casa. Chiude la porta. Rifletto. Cosa è appena successo? Erano reali? Eppure stamattina non ho bevuto. Non ho preso pillole in più. E anche se fosse, potrebbe potrarmi a immaginare questo? Oscillo tra un passo ad un altro. Prendo coraggio, vado avanti e busso. “E dunque?” apre e ride. “Avrei bisogno di aiuto, potrebbe aprirmi la porta? Non ci riesco..” escono entrambi. Non pensavo che per aprire una porta avrei avuto bisogno di marito e moglie a spingere la chiave. Mi sono quasi sentita umiliata, avevano il loro intero trasloco tra le braccia e testa ed io, una stupidissima chiave nel palmo della mano. Mi aprono la porta. Vedo Chris. Sta cucinando. Corre alla porta pulendosi le mani sporche d’uovo, è in pigiama. “Salve, salve, salve” salve. “Immagino abbiate aiutato Kath ad aprire la porta, non è così?” sorride appoggiandosi allo spigolo “ E tu non mi hai sentito? Aprivi!” “Devi imparare Kath. Non puoi disturbare sempre le persone. E al momento ero in bagno..” alza lo sguardo ai nuovi vicini “E dunque volete entrare..?
Non l’avesse mai detto. I due, in contemporanea, alzarono il piede sinistro ed entrarono nell’appartamento 311 della Jas Avenue. Ma non eravamo più in quel topaio chiamato palazzo. Siamo in un mondo completamente diverso. Lo capisco dal fatto che siamo appoggiati su delle grate alte 10 m. Ci stiamo tutti e quattro mantenendo per non far sì che le punte delle grate ci uccidano, conficcandoci le mani o culo, quel che sia. Chris, come sempre, cerca prima di aiutare me. Poi aiuta se stesso. Siamo qui sopra, sotto c’è una parata di persone. Vorrei che fossero persone ma non lo sono esattamente. Animali? Neanche. Cosa sono? Hanno la testa più grande del corpo, cantano, ballano, suonano. E’ come se fosse una celebrazione, adorazione per qualcuno. Alzo lo sguardo. C’è un monumeto. Ecco la motivazione delle grate. Siamo su un monumento per il quale, ora, mezza città sta festeggiando. A destra della mia visuale qualcuno è appena caduto. C’è un coltello, stanno cadendo dei coltelli, volano, fluttuano e uccidono. Se ne vanno tutti urlando. Caos. Chris mi dice di scendere, di fare come lui. Da appoggiata che ero, mi ritrovo arrampicata, con lo sguardo non più verso le persone, verso il basso, ma verso il cielo rosso. E sopra di noi c’è un piccolo gnomo, accerchiato da una scia verde. Sta lanciando dei coltelli. Noi, insieme all’altra coppia, stiamo cercando di sfuggire ai coltelli. Ancora, per fortuna non ci ha visto. Grande Kath. Te la sei chiamata. Mira Chris. Riesco a prendere il coltello con la mano. Me la squarta. Chris fa lo stesso ma, intelligentemente, prende la parte del manico e non la lama. Sospiriamo, scendiamo, corriamo. Ricomincia la parata e sbadatamente cadiamo tutti e quattro. C’è un serpente. Vuole mordere Chris. Il nanetto sul monumento sta ridendo. Però lancia coltelli sulla mia sinistra. Una pila gigante. Ne prendo uno, riesco a tagliare la testa del serpente. Stupida, non verso di te. Un ultimo morso, sulla gola. Ma non è un vampiro? NO. Svengo. Pensavo. Muoio.
Cosa? Mi ha salvato ed è morta? Perché? Non riesco a connettere. Qui la gente canta, c’è caos. Mi spintonano. Urlano. Io non vorrei fosse finita così. Non so se crederci o no. Eravamo semplicemente nel nostro appartamento. Se solo l’avessi aperta io, la porta. Assalgo il tipo e la tipa dell’appartamento 312. Mi dicono che per salvarla devo riuscire a prendere uno gnomo che pochi riescono a vedere in questo mondo. E’ alto circa 4 cm e viaggia per terra. Cado per terra. E’ più facile vincere alla lotteria. Intanto mi pizzica il culo. Me lo gratto. Ho vinto alla lotteria. E ho pure trovato Mylone, lo gnomo farfallone. Se vuoi raggiungerlo e sei troppo lontano dall’acciuffarlo, cade una volta per essere acchiappato. Ma io ce l’ho tra le mani. Ma lui dice che non vuole aiutarmi perché non sono di questo mondo. Mi arrabbio, non so come ma caccio una strana roba dalle mani, è rosa, lo circonda tutto. I suoi occhi da irati diventano estasiati, tranquilli, rilassati. Mi rivela che per salvarla... 

  
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