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Autore: Bibliotecaria    14/05/2016    0 recensioni
Il mondo dei maghi è più complesso di quel che immaginiamo, pieno di misteri e segreti.
Harry Potter e la sua generazione hanno fatto la loro parte, ora una nuova generazione deve affrontare la sua sfida; segnata da una profezia e da un nuovo nemico.
L'antica magia verrà risvegliata e una nuova magia nascerà. Il ritorno dei draghi è il primo segno che indica la fine d'un era e l'inizio d'un altra.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuova generazione di streghe e maghi
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una nuova generazione '
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Cap. 1 Gufi, lettere, bacchette

A svegliare Hanna quel giorno non fu il russare dei suoi due fratelli, il nitrire dei cavalli o la voce di suo padre; bensì uno sbatter d’ali e il becchettare alla finestra. Un gufo dall’aspetto sano stava impazientemente attendendo che qualcuno gli aprisse. La bambina saltò giù dall’immenso letto e corse a tutta velocità verso la finestra, la aprì. Il gufo dopo essersi posato sullo schienale della sedia di suo fratello John lasciò cadere tre lettere sul tavolo. Hanna gli diede un buffetto di ringraziamento unito a un boccone di carne, che normalmente davano a J il gufo di famiglia, ma data l’occasione Hanna non ci vide niente di male. Prese le tre lettere dal sigillo e l’inchiostro verde, dalla calligrafia sottile e spigolosa della preside Mcgranitt e le sfogliò fino a trovarne una in particolare. “PAPÀ” urlò la piccola correndo come un fulmine verso la stanza dei suoi genitori. “Papà, papà, papà!” urlò la bambina mentre saltava con insistenza sul letto dei suoi genitori. “Che c’è?” bofonchiò l’uomo con la voce ancora impastata dal sonno “Papà è arrivata!” urlò la piccola. Allora il padre si alzò di scatto dal letto e abbracciò la figlia. La madre percependo tutto quel trambusto si svegliò “Che succede?” le chiese nel linguaggio dei segni “Mamma andrò a Hogwarts!” disse sia parlando che gesticolando allo stesso tempo. Allora la madre la abbracciò esprimendo tutta la sua gioia. Hanna non poteva crederci, o meglio ci credeva aveva entrambi i genitori maghi ma nonostante tutto era magnifico. Gli occhi color miele e tondi della madre, identici ai suoi, si lasciarono sfuggire una lacrima, ma venne cacciata via da un gesto distratto. “Ci sono tante cose a cui pensare: l’uniforme, i libri, il materiale, la tua bacchetta, i bagagli” disse la sua muta madre. “Calma tesoro! Per prima cosa dobbiamo svegliare i ragazzi e questo richiederà già del tempo” Disse il padre. Hanna non partecipò all’immane impresa di svegliare i suoi due fratelli, scese al piano di sotto per leggere con calma la sua lettera. Ma la sua tranquillità venne interrotta da un richiamo che conosceva bene. Posò la lettera e uscì nel bosco davanti casa, conscia di non poter più aspettare.

Nathaniel uscì cauto dal suo letto per non svegliare sua madre la quale aveva lavorato tutta la notte, sua sorella e il nuovo fidanzato della mamma Dreack un ubriacone violento. Nathaniel e la sua disastrata famiglia vivevano in un minuscolo appartamento sopra a King Cross. Lui aveva solo undici anni e si aspettava di poter finalmente passare qualche ora a rilassarsi prima che la città si svegliasse. Aprì la finestra “Stavi per scappare di nuovo n’è vero ragazzo?” Nathaniel si bloccò, un uomo tanto grosso quanto stupido e ubriacone, dalla faccia da maiale come i suoi modi, lo afferrò violento per un braccio. “Non puoi scappare da me ragazzo! Tu mi appartieni! Come mi appartiene tua sorella e quella troia di tua madre” lo sbatté a terra. Il giovane sapeva cosa stava per accadere ma non accadde mai. Il bambino aprì leggermente gli occhi: un uomo abbastanza giovane pieno di cicatrici, di corporatura muscolosa ma dagli occhi dolci, lo stava guardando apprensivo “Tu sei Nathaniel Galleric?” chiese l’uomo. Il bambino non poté che assentire “Ho una cosa per te” gli porse una lettera. Nathaniel la aprì “Caro signor Nathaniel” iniziò a leggere il bambino “le annunciamo che è stato ammesso alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts…” alzò lo sguardo e solo allora notò che Dreack era immobilizzato come se fosse una statua. “Cosa… cosa…?” “L’ho pietrificato” spiegò con ovvietà l’uomo “Resterà fuori combattimento per qualche ora. Giusto il tempo che tu, tua madre e tua sorella raduniate le vostre cose e veniate con me in un posto in cui quest’uomo non potrà mai più causare problemi e tu potrai iniziare a studiare da mago” concluse “Io cosa!!?!!???” chiese il ragazzo svegliando sua sorella e sua madre. “Chi è lei?” chiese la madre di Nathaniel “Non si preoccupi signora Galleric” le disse l’uomo sorridendo. La donna afferrò un ombrello e se lo pose davanti a mo’ di arma. “Mi dica chi è o giuro che chiamo la polizia!” a quel punto l’uomo sconsolato estrasse una bacchetta di legno, cosa che fece sussultare la madre, e, borbottando qualcosa di incomprensibile, apparve quello che pareva lo spirito argenteo d’un cane. “Mamma cosa sta succedendo?” chiese Emily la sorella di Nathaniel “Significa che la nostra vita migliorerà” disse la madre. Nel giro di mezz’ora i bagagli erano pronti. L’uomo pieno di cicatrici fece cenno d’avvicinarsi. Nathaniel si sentì come risucchiato da un tubo minuscolo in cui gli mancò l’aria, non gli fu ben chiaro ciò che accadde, capì solo che un istante prima era nell’appartamento in cui era cresciuto, un istante dopo in una stanza d’un albergo vecchio stile. “Mamma? Stai bene?” chiese Nathaniel apprensivo. La donna gli fece cenno di sì “Cosa sta accadendo mamma?” chiese Emily. “Nathaniel è ora che io ti racconti la storia di tuo padre.” un brivido percosse Nathaniel. Non sapeva nulla di suo padre, solo che aveva abbandonato la mamma, la notte dopo che aveva scoperto di essere incinta.

“Tutto è iniziato quasi dodici anni fa. All’epoca lavoravo come cameriera in un caffè. Fu allora che conobbi tuo padre. Lui era… era…” lo disse con un sorriso dolce “Diverso. Era così dolce, educato e mi accettava così com’ero. Ci innamorammo l’uno dell’altra. La notte in cui si dichiarò, mi mostro il suo segreto: era un mago, me lo dimostrò mostrandomi il suo patronus, la creatura che l’uomo ha creato con la magia. Io continuai ad amarlo e quella notte o una delle notti che seguirono ti concepimmo. Appena seppe che ero incinta sparì. L’unica cosa che mi disse prima di sparire fu che a undici anni dalla tua nascita le nostre vite sarebbero potute cambiare. A quanto pare si riferiva a questo.” Leila guardò l’uomo “Posso sapere il suo nome?” “Fernand Gastworld guardiacaccia e insegnante di creature magiche di Hogwarts. Nonché addetto al contatto delle famiglie di figli di Babbani. E ora io e te Nathaniel abbiamo molte spese da compiere.” disse l’uomo con tono allegro “Non abbiamo molti soldi” dichiarò la donna “Non si preoccupi troveremo un modo per risparmiare” così dicendo l’uomo invitò la famiglia a uscire dalla stanza e andare verso Diagon Alley.

Hanna corse lungo il viale della strada con una energia da far invidia a un folletto. “Hanna rallenta!” gli urlò il padre ma la ragazza non si fermò, anzi, entrò velocemente dentro allo storico negozio di bacchette “Olivander” anche se oramai il gestore era bensì il nipote del fondatore: Michel Olivander. Appena entrata Hanna riconobbe il suo migliore amico Arthur Hunter. “Arthur!” urlò l’amica giusto in tempo per partecipare all’ennesima esplosione di quella mattina. La bambina tossì vistosamente per il denso fumo bluastro che si era formato, così come il suo amico mentre diceva “Ciao Hanna” “Anche questa direi di no signorino Hunter è la decima che prova oramai” dichiarò Olivander “Arthur ma da quanto è che stai provando?” chiese la bambina “Da almeno venti minuti Hanna” dichiarò l’amico “Su non si scoraggi signorino Hunter lo sento la prossima è quella buona” Arthur sconsolato sospirò. L’uomo iniziò a cercare la bacchetta che aveva in mente e dopo pochi secondi tornò con quest’ultima “Ecco qua, sorbo dodici pollici e mezzo polvere di stelle flessibile. Materiale raro il suo nucleo, vediamo se funziona” Arthur scosse leggermente la bacchetta e una strana energia pervase la stanza “Direi che l’abbiamo trovata signorino Hunter, tre galeoni” Arthur mise i tre galeoni sul tavolo e nel medesimo istante entrò Saleric, il padre di Arthur “Hai finito?” “Sì” rispose il giovane che facendo un breve saluto ad Hanna, uscì “Dunque signorina Uther quale mano usa?” “La destra, ma come faceva a sapere che sono una Uther?” chiese Hanna sorpresa “Conosco la famiglia Uther e solo loro hanno i capelli così rossi con striature dorate e ricci” Hanna si passò imbarazzata una mano in quel cespuglio che erano i suoi capelli. Olivander prese le misure e si perse nel retro bottega. “Eccola” disse ricomparendo tre minuti dopo con la bacchetta che aveva in mente dal fondo del negozio. “Allora sedici pollici” Hanna si sorprese, normalmente le bacchette erano molto più piccole “Otano, corda di cuore di drago rigida.” Hanna la afferrò salda, fece un dolce movimento e percepì la strana energia. “Direi che è quella giusta signorina Uther. Tre galeoni” la bambina pagò e uscì velocemente dal negozio andando a sbattere contro un uomo pieno di cicatrici che si portava appresso un bambino e una bambina. Non si scusò neppure e corse dritta dai suoi genitori.

Guardai la bambina dai folti capelli ricci con un leggero disappunto ma feci finta di nulla e entrai da Olivander assieme a quello che sarebbe stato il mio futuro compagno a Hogwarts: Nathaniel. Fin da quando ci eravamo conosciuti a casa mia si era mostrato gentile con me, ma al contempo distaccato come se non volesse conoscermi. Nel negozio v’era un giovane uomo dai lineamenti aguzzi e i piccoli occhi grigi allegri “Ciao Fernand!” lo salutò quello che doveva essere il proprietario “Ciao mio vecchio amico! Come te la passi?” chiese il guardiacaccia “Ah non mi lamento. Tu piuttosto? I nuovi arrivi ti fanno dannare l’anima? Sono fratelli?” chiese guardando i suoi due nuovi clienti “No, ma ne devo prendere due o tre alla volta se voglio finire in tempo per l’inizio della scuola.” disse Fernand allegro. “Allora chi vuole cominciare?” chiese il proprietario guardando nella mia direzione. Sentii le guance arrossirsi e iniziai a giocare con le mani con fare energico “Mi offro volontario!” urlò Nathaniel allegro “Ah bene! Allora giovanotto che mano usi?” Nathaniel ci pensò un attimo “La destra” l’uomo nel contempo aveva iniziato a prendere delle misure. Sparì tra gli scaffali del suo negozio e ne tornò con tre bacchette “Eccoci qua!” disse porgendogliene una “Suvvia la agiti!” il bambino lo fece ma il risultato fu l’esplosione d’un vaso “Credo sia un no” disse Nathaniel notando lo sguardo del mercante. “Va bene proviamo la prossima betulla, dodici pollici e trequarti, sibilante, nucleo di…” un vento terribile si innalzò “DIREI DI NO!” urlò Michel per farsi sentire. Quando il vento si placò l’uomo agitò la sua bacchetta e in un battibaleno tutti gli oggetti tornarono al loro posto. “Proviamo con questa allora” e gliene porse un’altra più chiara delle altre, la scosse e percepii qualcosa “Eccola la prescelta! Edera, undici pollici, crine d’unicorno, fragile. Tienila bene e non ti tradirà mai… tre galeoni” non potei non notare il disappunto di Nathaniel, insomma una bacchetta costava circa sei pound, non mi pareva un prezzo eccessivo. “Posso sapere il suo nome signorino…?” “Nathaniel Galleric signore” rispose prontamente “Nathaniel?” sussurrò l’uomo “Nome insolito e bello tienitelo stretto” dichiarò “E ora lei signorina…? “Elaine Zannet” dissi timidamente “Parlando di nomi rari!... Quale mano usi?” mi chiese già armeggiando con il metro da sarto “La destra” risposi. Allora Olivander sparì dietro il balcone e tornò poco tempo dopo con un paio di bacchette. Il processo per scegliere la bacchetta fu una cosa lenta ed estenuante con me, giacché temevo che non fossi realmente una strega. “Allora…” disse Olivander con le ultime bacchette “Frassino, crine d’unicorno, fragile, dodici pollici…” me la porse, la agitai, non accadde nulla, niente neanche un’esplosione solo il nulla più assoluto, la appoggiai sconsolata “o… Frassino, piuma di fenice, dodici pollici e trequarti sorprendentemente sibilante” la provai. La mano mi parve formicolare e una piacevole sensazione di calore mi avvolse “Sì! È lei! Tre galeoni!” pagai. Ma non riuscii a distogliere lo sguardo da quella bacchetta tanto cercata. Quando tornai a casa mia zia mi chiese “Hai fatto?” “Sì” risposi.

   
 
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