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Autore: Doctor Nowhere    14/05/2016    0 recensioni
Cinque figure, flagellate dalla tempesta. Quattro uomini, una bambina. Non hanno un posto dove andare, non hanno un posto dove tornare. Hanno solo qualcosa da cui scappare.
Axel Schmidt, un tedesco grande e grosso ma costretto a sorreggersi su una stampella.
Florin Dragan, un gentiluomo rumeno, raffinato ed egoista.
Theodore Winston Starkey, un americano dotato di grande senso pratico.
Francesco Leone, un piccolo, gobbo e codardo scienziato italiano.
Jackie, una misteriosa bambina dagli occhi color smeraldo.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La debole luce della torcia in mano a Francesco era l'unico bagliore che illuminava il cammino dei compagni. Anche se nella stanza di prima l'illuminazione non mancava, il corridoio in cui si muovevano ora era immerso nella più completa oscurità.

I quattro correvano, desiderosi di terminare la questione una volta per tutte, quando di nuovo risuonò la risata crudele di Stromhager.

“Che sperate di ottenere, mortali? Non sapete che nulla potete contro un essere superiore come me?”

"Risparmiatevi il discorso stereotipato, principe!" ribattè fiero Florin "Abbiamo sconfitto vostro fratello, e ora tocca a voi! Non siete così invincibile come volete farci credere!"

La sghignazzata si trasformò subito in un urlo furioso “VOI AVETE FATTO COSA?!?”

Il conte mosse le labbra a formare una smorfia crudele "Non vi siete chiesto perché il principe supremo non abbia fatto ritorno la scorsa notte? Ho posto fine alla sua vita... o quella patetica imitazione di vita che era... con la mia lama."

Il pavimento iniziò a tremare. Alla già smisurata furia dello spettro si aggiungeva l'indicibile dolore per la perdita del fratello maggiore.

Francesco deglutì "Conte, siete sicuro che sia stata una mossa saggia provocarlo così?"

Starkey annuì "La rabbia distrae il nemico, e lo rende meno prudente. Il conte Dragan ha agito scaltramente"

Jackie alzò lo sguardo. Il suo viso non mostrava nessuna emozione: "Tuttavia, un animale ferito è più pericoloso di uno sano. Ora Meinwald si sente le spalle al muro, ci lancerà contro tutto quello che ha in mano"

"Pensavo l'avesse già fatto" commentò l'americano, mentre avanzavano e le grida iniziavano a diminuire di intensità.

La bambina scosse la testa "Stromhager è uno spirito che ha ormai secoli di permanenza in questo mondo... ha compiuto innumerevoli atti nefandi... anche se non ci sono armature in questa parte del castello, fatta eccezione per quelle che sta combattendo Axel Schmidt... sono certa che abbia ancora qualcosa in mano."

“Hai detto bene, mocciosa!” rimbombò minacciosa la voce del padrone di casa. Di colpo, la parete alla sinistra dei quattro esplose in un lampo di luce, abbagliando i compagni per un istante. Quando poterono vedere di nuovo, tre mastini feroci sbarravano loro la strada per cui erano venuti. La loro pelle sembrava in putrefazione, eppure tutti e tre si reggevano in piedi senza problemi. I loro occhi rossi iniettati di sangue brillavano nell'oscurita e le loro fauci scintillavano. Bava nera cadeva dai loro ringhi, e sfrigolava a contatto col pavimento.

“Non vi lascerò scappare, dopo quello che avete fatto a mio fratello!”

"Non dovete preoccuparvi di questo, principe" continuò a sorridere Dragan "Noi non abbiamo intenzione di andarcene. Voi tre" fece segno agli altri "Andate avanti e occupatevi del fantasma. Per questi cuccioli infernali, io basto e avanzo" e per dimostrare che non si sbagliava, riuscì subito a respingere l'assalto di uno dei tre con un calcio.

Starkey rimase fermo. Si rivolse alla piccola dagli occhi di smeraldo "Jackie... queste creature... sono vive? Intendo, possono essere uccise?"

Jackie rimase impassibile "Non penso possano morire del tutto, finché Meinwald resta vivo... ma questi sono fatti di carne, possono essere danneggiati più facilmente delle armature... temo però che il loro morso possa essere letale per un essere vivente."

"Certo" osservò Francesco "La loro saliva è chiaramente un acido molto corrosivo."

"Molto bene" annuì Theodore Winston, poi si pose davanti ai tre cani. Questi ringhiavano, ma per il momento erano ancora impegnati a valutare gli avversari che avevano davanti. A volte balzavano in avanti contro Florin, ma erano più che altro finte per studiare il nemico.

"Vada avanti lei, conte" disse Starkey "Il mio stile di combattimento è più adatto contro questi nemici. Lei si è già occupato di uno spettro, potrà rifarlo. E io sono molto più addestrato di lei a non farmi ferire neanche di striscio"

"Anche questo è vero... sergente" commentò Dragan. Lanciò un'ultima occhiata ai mostri che aveva di fronte, poi si voltò e raggiunse gli altri due.

L'ex soldato americano invece rimase a fronteggiare i tre canidi. Inspirò profondamente. Sorrise, mentre l'adrenalina invadeva tutto il suo corpo. “Dopotutto... io sono nato per combattere, no?” non potè fare a meno di pensare.

 

Schimdt ansimò. Ormai iniziava a stancarsi. Le due armature, sebbene danneggiate dalla moltitudine di colpi che aveva inflitto loro, erano ancora in piedi. Certo, avevano molte ammaccature, ma sembrava che questo non avesse alcun effetto sui loro movimenti. Axel si lanciò di nuovo in avanti, e col suo bastone colpì di lato lo scudo di una, staccando di netto il guanto dal resto della corazza. Lo scudo rimbalzò per terra con gran fragore. La corazza, noncurante, fece un paio di passi indietro, raccolse il guanto caduto e lo risistemò.

Il tedesco si diede un colpo in testa col palmo della mano. Quanto era stato stupido? Aveva avuto la risposta al suo problema davanti agli occhi per tutto il tempo. Erano armature immortali, non poteva distruggerle... ma ciò non significava necessariamente che lui non aveva alcuna speranza, come aveva pensato. Peccato farselo venire in mente solo quando ormai le energie iniziavano a venirgli meno. Imprecò contro se stesso, contento per una volta di poter inveire ad alta voce senza il timore di traumatizzare la piccola. Poi rivolse di nuovo la sua attenzione agli instancabili colossi.

 

I tre rimasti uniti continuavano a correre, mentre la voce di Meinwald risuonava beffarda “Cosa credete di fare? Non potete sconfiggermi... questo castello, la dimora dei miei antenati, sarà la vostra tomba!”

"Che onore" commentò sarcastico Dragan.

Meinwald rise, e il pavimento tremò di nuovo, poi iniziò a mutare. Sembrava sempre meno composto da pietre e sempre più... sabbioso. Francesco, a corto di fiato, lo osservò sospettoso. Afferrò una manciata di granelli e li esaminò. Poi sbarrò gli occhi. "Sta creando delle sabbie mobili!"

“Perspicace... ma non ti servirà a nulla averlo capito!”

Una pietra si staccò dal muro e volò contro il gobbo, colpendono alla mascella e scaraventandolo a terra. L'italiano si dimenò, tentando goffamente di rialzarsi, mentre iniziava ad affondare nella trappola dello spettro. "Aiuto!" gridò "Signor Dragan, Jackie.... aiutatemi!"

Ma quando il suo sguardo cadde sul luogo dove si aspettava di vedere i suoi compagni, non potè scorgere nessuno.

 

Starkey fu costretto a fare un salto all'indietro per evitare un morso da parte di un mastino. La cosa peggiore di quei cosi era che distruggergli il cervello era inutile... aveva sprecato già diversi colpi contro tutti e tre i suoi bersagli, prima di capire che la testa non era un punto vitale per loro. Puntò la pistola di Herbert sostenendola col braccio con cui teneva il pugnale, mirò e aprì il fuoco. Un proiettile affondò nella coscia, un secondo tranciò mezzo orecchio alla bestia, che guaì per il dolore. L'ex soldato fece una smorfia delusa. Avrebbe voluto colpire all'occhio con il secondo colpo, ma non aveva avuto abbastanza tempo per mirare. Gli altri due cani balzarono contro di lui ruggendo, e dovette scansarsi per non venire azzannato. Riuscì a evitare le letali fauci di quei mostri, ma ora era circondato. Due davanti, uno, ferito, dietro. Con l'ultimo proiettile rimasto, riuscì ad azzoppare un altro dei mostri. Lasciò cadere la pistola, e afferrò con la mano destra il coltello che aveva tenuto da parte. Non si metteva bene...

 

Gli dispiaceva aver lasciato indietro il dottor Leone? Non particolarmente. Certo, un uomo della sua intelligenza avrebbe potuto rivelarsi utile... ma non in quella situazione. Ogni istante era prezioso, e salvare la vita dell'italiano avrebbe potuto significare terminare la sua. Il Conte lo sapeva bene... il mondo non perdona. Anche Jackie lo aveva capito. Mentre correva, osservò il volto della bambina. Freddo, distaccato. Era più indifferente di lui. Forse avrebbe dovuto spaventarsi. Ma in fondo, era quasi divertente...

“Oh... quindi non avete nemmeno intenzione di provare a salvare il vostro amico? Non dovreste essere degli eroi?”

Dragan si abbassò, evitando un'altra pietra volante. Certo che quello Stromhager aveva iniziativa. Visto che non aveva più niente con cui attaccarli nel castello... li attaccava con il castello. Lodevole.

"Credevo che lo sapeste, Meinwald... gli eroi non esistono. Esistono solo i forti e i deboli."

“Oh...” la voce dello spirito per un attimo smise di essere crudele e canzonatoria, passando a un tono più divertito “E' per questo che avete permesso che tutti i vostri compagni si sacrificassero per voi? E con quale diritto ora voi vorreste combattermi? Chi è il mostro fra di noi? Chi sacrifica un bambino che non conosce per riavere una persona amata o chi lascia che i suoi cari muoiano per salvare uno sconosciuto?”

Dragan parò un paio di pietre con la lama e con il fodero, ma un'altra lo colpì alla gamba e lo costrinse in ginocchio.

"In primo luogo, io non avrei voluto nemmeno iniziare questo scontro. Sono stati quegli idioti a trascinarmi qui."

Le pietre smisero di volargli contro e presero a fluttuargli intorno. Lo spettro sembrava interessato a quello che aveva da dire.

 

Axel deviò un colpo di spada e poi colpì con tutte le sue forze la gamba della prima armatura, che finì a ruzzolare a diversi metri di distanza. L'armatura crollò al suolo, cercando inutilmente di colpire il tedesco. Schmidt ridacchiò "Ora lo capisci cosa vuol dire essere zoppo, eh, brutto stronzo?"

Un tonfo metallico alla sua destra gli ricordò che non stava affrontando un solo avversario "Oh mer..." fu tutto quello che il gigante riuscì a dire prima di essere scaraventato contro il muro.

 

L'americano affondò un pugnale nella testa di una creatura, e iniziò a colpirla sul collo con l'altro. Avrebbe potuto decapitarla senza troppi problemi... se fosse stato uno scontro uno contro uno. Gli altri due si avventarono contro di lui e lo scaraventarono via. Starkey si tirò di nuovo in piedi. Uno dei due coltelli era spezzato. Lo gettò via. "Fantastico..." commentò, e l'unica cosa che gli riuscì di pensare fu “Sono fottuto”.

 

Il dottore annaspò, in preda al panico. Nessuno sarebbe venuto ad aiutarlo. Niente poteva salvarlo. Non voleva morire... non voleva morire! Cercò di pensare, cercò di trovare una soluzione... ma il suo cervello sembrava averlo abbandonato. Aprì la bocca per gridare, ma sentì entrare sabbia e la chiuse di scatto. Quanto tempo gli rimaneva prima di affondare del tutto?

 

   
 
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