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Autore: EvelynJaneWolfman    14/05/2016    3 recensioni
Cosa ci fa una donna all'areoporto in abito da sposa? Fugge dallo sposo, ovviamente.
* * *
Christina sa che non può assolutamente sposare Gus, non dopo averlo visto baciare un'altra con più passione di quanta ne abbia mai dimostrata a lei in sette anni di fidanzamento. Così, con solo la sua borsa ed il suo abito da sposa, fugge lontano, dall'altra parte dello stato: in Texas.
Ha bisogno di chiarire le idee prima di affrontare i familiari e le chiacchiere che si è lasciata dietro. Peccato che la sua auto a noleggio decida di fermarsi nel bel mezzo del nulla, tutto sembra destinato solamente a peggiorare, ma proprio quando Christina sta per perdere le speranze, arriva in suo soccorso Roy, un'aitante ranchero che sembra disposto a tutto per aiutare lei ed il suo povero cuore ferito a ritrovare la felicità.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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*Una donna in abito da sposa è ferma in mezzo alla strada, al buoio e senza sposo... *

La prima reazione di Roy a quella scena fu di sgomento, seguita subito dopo dall'incredulità e dalla negazione. Era impossibile che una donna vestita di bianco si trovasse in quel posto a quell'ora così tarda.

Quando era uscito per la sua solita ispezione notturna, si era aspettato di vedere qualche vitellino riuscito a scappare dal ranch o un lupo, ma di certo non quello.

Diminuì la velcità del proprio veicolo e vide la sconosciuta portarsi una mano al viso per proteggersi dall'abbagliante luce dei fari del suo pick up, mentre lui decideva se era il caso di fermarsi o ripartire immediatamente. Non avrebbe mai potuto lasciare una donna tutta sola in quel posto, anche se era un luogo tranquillo, le sarebbe potuto accadere qualcosa di male e di sicuro nessuno meritava una cosa del genere. E poi, c'erano i lupi in giro da un po' ed anche se raramente attaccavano un'essere umano, quella sarebbe potuta essere la rara eccezione.

Fermò il suo pick up a pochi centimetri da quello della povera donna, aprì la portiera e scese lentamente senza spegnere il motore. La sfortunata sconosciuta aveva ancora la mano a coprirle il volto e Roy poté solo ammirare i suoi lunghi e lucenti capelli castani raccolti ai lati delle tempie in una semplice ma sofisticata acconciatura che ora sembrava cedere.

<< Signora, serve aiuto?>> Cercò di formulare la domanda con tutta la gentilezza e la sicurezza possibile, nel timore di spaventarla più di quanto già non fosse, a giudicare dalle spalle che tremavano leggermente. E di sicuro non era a causa del freddo, visto che il leggero venticello che tirava non era così pungente.

<< E... lei è un maniaco?>> La sentì chiedere, per borbottare subito dopo tra sé un << complimenti Chris, come se un maniaco se ne andasse in giro sbandierando le sue manie al mondo. Ovvio che ti direbbe di no!>>

Non poté far a meno di sorridere a quel piccolo battibecco tra la ragazza e la sua coscienza. Era un tipo davvero bizzarro e di sicuro non di quelle parti, il vestito che aveva indosso era troppo elegante e curato nei dettagli e nessuno di quella zona lo avrebbe mai acquistato o se lo sarebbe potuto permettere.

<< No, suppongo che se fossi un maniaco non glielo direi, quindi se le dicessi che lo sono riuscirei a rassicurarla?>> Si avvicinò al cofano anteriore del pick up rosso che doveva appartenere per forza alla sconosciuta, chiedendosi dove una ragazza di città avesse preso quel catorcio.

<< Be', forse sì e forse no, ma sono così disperata che credo accetterò il suo aiuto.>> La risposta della ragazza riportò di nuovo la sua attenzione su di lei ed alzò lo sguardo proprio nello stesso istante in cui lei voltò il capo verso di lui, togliendosi la mano dal visto e facendolo scontrare contro due spettacolari occhi grigi, un nasino piccolo e dritto e labbra carnose che stavano perdendo il rossetto color ciliegia che solo qualche ora prima le aveva rese più appariscenti.

No, decisamente non era di quel posto, occhi così non ne aveva mai visti e nessuno nella sua cittadina li possedeva. Anche se il suo sguardo tradiva dolore e stanchezza. E furono proprio quelle emozioni a riportarlo alla realtà, ricordandogli il vero motivo per cui si era fermato.

<< Sarò felice di aiutarla, signora.>> Vide la ragazza storcere le labbra disgustata e si chiese se avesse detto o fatto qualcosa di male.

<< Ti prego, chiamami Christina. Non sono la signora di nessuno... per fortuna.>> Ridacchiò con cupa ironia, rendendogli chiaro, almeno in parte, il motivo della sua reazione.

Quindi, se quella poveretta se ne andava in giro per le campagne sperdute di quel posto, con un vestito da sposa indosso e con un'avversione verso l'appellativo “signora”, doveva per caso immaginare che fosse scappata dal suo matrimonio? Di sicuro sarebbe stata una cosa insolita e mai vista prima, almeno non da lui.

<< Certo, mi scusi... Christina. >> Pronunciò lentamente quel nome, facendolo scivolare sulla lingua ed imprimere nella memoria. La vide sorridere soddisfatta e puntargli il cofano del pick up con l'indice.

<< Il catorcio è andato e purtroppo io di motori non ci capisco nulla.>> Disse, sospirando rassegnata mentre si portava una mano alle labbra per reprimere uno sbadiglio.

Roy lanciò uno sguardo al cofano un po' ammaccato e, successivamente, alla donna, non era il momento più opportuno per controllare un motore, vista l'ora, e non poteva nemmeno lasciare Christina lì con quel problema.

<< È troppo tardi per mettersi a trafficare con il motore di questo catorcio, non so dove fosse diretta ma posso ospitarla nel mio ranch per stanotte e controllarlo domattina insieme ai miei uomini. Se vuole.>> Non che la poverina avesse molta scelta, dopotutto. La vide mordersi il labbro inferiore, indecisa se accettare l'ospitalità di un completo sconosciuto o rimanere lì ad aspettare un miracolo che non sarebbe mai arrivato.

Roy avrebbe voluto tanto rassicurarla, dicendole che lì tutti lo conoscevano e quindi assicurato che con lui era in buone mani, ma Christina non era di quella zona e di sicuro non avrebbe dato retta ai suoi amici.

<< Okay, accetto il suo aiuto e la ringrazio.>> Si arrese infine e lui dovette reprimere la sensazione di vittoria che si espanse nel suo stomaco, come se avesse sperato sin dal primo istante che lei accettasse il suo invito. Be', era probabile; lui non avrebbe mai lasciato qualcuno sul ciglio della strada a quell'ora, stava solo dando una mano ad una povera straniera. Tutto qui.

<< Bene, vedrà che domani tutto si sistemerà.>> Cercò di consolarla, ritornando vicino al suo pick up e facendole segno di salire.

<< Certo, come no. A me importa solo che si aggiusti il motore, per ora questo basta e avanza.>> Il tono cinico e sarcastico con cui gli rispose, gli fece provare un improvviso senso di protezione verso quella ragazza. Qualsiasi cosa fosse accaduta quel giorno, doveva averla ferita molto e se le sue supposizioni si fossero rivelate esatte, aveva tutti i buoni motivi per essere cinica e disillusa.

Salì di nuovo sul pick up, imitato dalla ragazza, che lo raggiunse subito dopo aver recuperato una borsa dal catorcio, sedendosi poi sul sedile accanto al guidatore.

Lanciò uno sguardo alla mora seduta accanto a lui, trovandola a fissare il buio della notte con aria apparentemente assorta. Lo sguardo era diventato malinconico e distante, come se fosse persa in un ricordo lontano -o forse recente- e doloroso.

Riportò la sua attenzione verso la strada e fece ripartire il pick up in direzione del ranch, quello non era il momento adatto per essere curiosi, aveva una ragazza da salvare.


Christina continuava a pensare e ripetersi tutti i buoni motivi per cui non avrebbe dovuto accettare il passaggio di un perfetto sconosciuto.

Primo motivo: quell'uomo avrebbe potuto essere un serial killer o uno stupratore, sempre seriale;
Secondo motivo: stava infrangendo la prima raccomandazione che sua madre le aveva insegnato da piccola.

Ecco, questi erano tutti i buoni motivi.

Be', erano davvero pochi... se n'era aspettata molti di più. Sicuramente, che quest'uomo fosse un malato o meno, rimanere ferma in mezzo al nulla per tutta la notte sarebbe stato altrettanto pericoloso. Quindi, in ogni caso, era comunque nella cacca fino al collo.

E poi, quell'uomo non le sembrava un malintenzionato, anche se non si era ancora presentato ed intorno a lui aleggiava un'aria misteriosa.

Ovvio, Christina, non lo conosci..., le ricordò la voce della coscienza. Una voce piuttosto irritante.

Distolse lo sguardo dal paesaggio scuro e indecifrabile che si scorgeva dal finestrino e lo puntò verso l'uomo che le stava accanto.

Lo sconosciuto, presunto salvatore, aveva gli occhi fissi sulla strada e sembrava molto concentrato. Nonostante la semioscurità, riuscì a notare che il suo naso, una volta dritto, aveva una piccola gobba al centro. Avrebbe tanto voluto scrutarlo meglio, magari sotto la luce del sole, sapere di che colore fossero i suoi capelli o i suoi occhi, ma forse era meglio che rimanesse solo una figura misteriosa per lei. Un'ombra venuta in suo soccorso.

Pregava fosse così.

L'indomani sarebbe ripartita di nuovo e quella brutta esperienza se la sarebbe lasciata alle spalle, almeno se tutto andava bene...

Tornò a fissare il paesaggio reso lugubre a causa della notte, tentando di riconoscere varie figure e farsi un'idea del posto. Ma l'unica cosa che sapeva individuare erano gli alberi.

Sospirò stanca e si rilassò contro il sedile dell'abitacolo, crogiolandosi nel leggero tepore che avvertiva, nonostante non ci fosse il riscaldamento accesso.

Era davvero surreale quanto fosse cambiata la sua vita in ventiquattro ore, sapeva che non doveva più pensarci ma non riusciva a farlo. Le sembrava di star spiando la vita di un'altra persona e non la sua; eppure, la ragazza che viaggiava su quel pick up, accanto ad un perfetto sconosciuto e verso una meta che non conosceva, era proprio lei.

In quel momento, provava emozioni contrastanti, da una parte l'eccitazione di essere in posto nuovo e di vivere situazioni nuove, dall'altra c'era la paura dell'ignoto, del non sapere cosa le avrebbe riservato la vita da quel momento in poi.

Era troppo sperare che fosse qualcosa di bello? Forse per lei sì, ma da stupida sognatrice qual era, non poté fare a meno di credere che qualcosa sarebbe sicuramente cambiata in meglio. Che la vita le stava riservando qualcosa di grandioso, ora che si era lasciata Gus e le sue bugie alle spalle.

Quindi pregava che le fosse concessa una piccola tregua dalla sfortuna, e se l'uomo misterioso che guidava silenzioso accanto a lei non fosse stato un pazzo assassino o uno psicopatico, aveva buone probabilità di un risvolto positivo.

Dopo diversi minuti di tensione, timore e silenzio, il pick up svoltò in una piccola stradina alla sua destra e dopo poco poté scorgere vari edifici di diverse dimensioni, dei recinti e dall'odore sgradevole che aleggiava nell'aria capì di essere arrivata al ranch dell'uomo. Be', almeno su questo non aveva mentito.

Lo sconosciuto parcheggiò accanto ad una grande casa, illuminata solamente da una una lampadina situata sopra la porta d'ingresso, dove alcune falene vi volavano intorno. Indecisa se scendere o meno, si ripeté ancora una volta che non aveva scelta ed ormai era già lì, tanto valeva approfittare.

Sempre che non sia lui ad approfittare di te!, continuò maligna quella fastidiosa vocina.

Stanca e arrabbiata dalle sue stesse paranoie, si mosse per aprire la portiera quando questa venne aperta all'improvviso dallo sconosciuto, facendola spaventare a morte. Non si era resa conto che il tizio avesse fatto il giro dell'abitacolo per venirle ad aprire la portiera, colpa anche dell'oscurità che non permetteva di vedere granché. Ma di solito non dovevano esserci lampioni o cose così in posti del genere?

<< Ti ho spaventata?>> Lo sentì chiedere mortificato, evidentemente aveva sentito il suo singulto terrorizzato, e non poté fare a meno di ammorbidirsi a quel tono così dispiaciuto, ma si riprese in fretta. Meglio non lasciarsi abbindolare, doveva ricordarsi di Gus e di quanto fosse stato stronzo e bugiardo. Gli uomini non erano inaffidabili.

<< No, mi hai solo colta alla sprovvista.>> Scese dall'auto, rifiutando la mano che lui le aveva porto per aiutarla e si avviò verso la casa illuminata, ignorando la vocina che la stava rimproverando per il poco tatto e l'educazione dimostrata.

Solo perché le aveva aperto la portiera non significava che fosse un tipo innocuo, anche gli psicopatici fingono di essere chi non sono per guadagnarsi la fiducia delle proprie vittime.

Salì le scale del portico lentamente ed attese lo sconosciuto accanto alla porta d'ingresso. Il suo sguardo venne catturato da alcuni vasi di fiori posti accanto alle mura esterne dell'abitazione ed intorno al portico, i poveri esseri vegetali che si trovavano all'interno erano completamente rinsecchiti e non poté fare a meno di provare pena per loro. Quell'uomo non riusciva a trovare qualche minuto per annaffiare quei poveri fiori? Anche se ormai era troppo tardi, non si sarebbero mai ripresi visto che erano morti. Quel pensiero le fece salire le lacrime agli occhi e si maledì per quel momento di debolezza, per fortuna riuscì a nascondere il suo turbamento prima che lo sconosciuto la raggiungesse.

L'uomo salì velocemente i gradini e le sorrise timidamente mentre prendeva le chiavi dalla tasca ed apriva la porta. Sotto la luce del portico, scoprì che i capelli dello sconosciuto erano di un biondo scuro mentre gli occhi di un caldo castano, la pelle sembrava abbronzata ma non poteva dirlo con certezza visto la poca illuminazione che forniva la lampadina sopra le loro teste. Non era affascinante come Gus, ma era ugualmente un bell'uomo e questo non poté negarlo, aveva un'aria selvaggia e misteriosa. Si costrinse a spostare lo sguardo sull'ingresso, ricordandosi per l'ennesima volta che non poteva lasciarsi incantare da quel tipo.

Lo sconosciuto aprì la porta d'ingresso e le fece segno di entrare per prima, un altro gesto da gentiluomo, sembrava troppo educato per essere reale.

<< Scusa il disordine, purtroppo non ho molto tempo per poter mettere a posto ciò che lascio in giro.>> Si scusò lui, appena si chiuse la porta alle spalle, ridacchiando nervoso mentre si portava una mano alla nuca.

Christina fece vagare lo sguardo per la stanza e notò con sorpresa che il salotto era molto grande; le pareti erano ricoperte da assi in legno scuro ed alla sua destra faceva bella mostra di sé un grande divano che doveva aver visto giorni migliori, visto che la stoffa verde menta era tutta sbiadita, scucita ed usurata.

Di fronte si trovava un tavolino basso ricolmo di giornali, due tazze e vari fazzolettini. Mentre accanto alla parete opposta, si trovava la televisione, affiancata da un bel camino ed in mezzo alla stanza si trovava un'enorme tavolo in mogano, l'unico mobile in perfette condizioni.

Il cowboy non aveva mentito dicendole di essere disordinato, c'erano oggetti lasciati alla rinfusa un po' ovunque.

Lo sentì schiarirsi la voce prima di riaprire bocca. << Sarai stanca, se vuoi ti mostro la tua stanza, così potrai cambiarti e riposare. Domani vedremo cosa fare con il tuo pick up.>>

La prospettiva di dormire su un letto morbido e comodo, la fece quasi gemere di piacere ed annuì energicamente, incapace di parlare.

Lui rise divertito e le fece segno di seguirla, mentre lasciava quella stanza e saliva le scale che portavano ai piani superiori. Non ebbe molto tempo per ammirare la casa, lui non accese nessuna luce e non riuscì a memorizzare nemmeno il tragitto fatto da lui per accompagnarla nella “sua” stanza... e questo era senz'altro inquietante. Inoltre, era talmente stanca e sconfortata, che non avrebbe prestato attenzione comunque.

<< Ecco, questa è la tua stanza, almeno per sta notte.>> L'uomo le aprì la porta e la sospinse delicatamente dentro la stanza buia. Il terrore s'impossessò di lei e strinse consulvamente una mano intorno ai manici della borsa che aveva sulla spalle, per cercare appiglio a qualunque cosa le fosse familiare. In questo caso, un oggetto che usava tutti i giorni.
La paura svanì non appena lui accese la luce e poté vedere ciò che la circondava, poteva sembrare una cosa stupida, ma in quel modo sentiva di avere più difese attorno a sé; ad esempio, accanto a lei c'era una sedia accostata ad una scrivania in mogano, se lo sconosciuto avesse avuto cattive intenzioni, avrebbe potuto tirargliela dietro e scappare.

Per sicurezza, si avvicino alla possibile arma e strinse i palmi sullo schienale in legno.

<< La porta accanto al letto da al bagno privato di questa stanza, così se vuoi puoi farti una doccia.>> Proferì all'improvviso lui, spezzando il silenzio teso sceso nella stanza.

Annuì senza riuscire ad incontrare il suo sguardo.
<< Grazie.>>

<< Bene. Ti porto alcuni vestiti per cambiarti.>> Detto questo, sparì chiudendosi la porta alle spalle e solo allora lei riprese a respirare, lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo.

Si avvicinò al grande letto matrimoniale, che occupava gran parte della stanza, e vi si lasciò cadere sopra.

Santo cielo, in cosa si era cacciata? Avrebbe fatto meglio a chiamare la famiglia e dire loro dove si trovava, sarebbe stata decisamente la cosa migliore da fare. Ma non riusciva a farlo e non capiva il perché, non c'entrava solo la reazione di suo fratello se avesse scoperto il motivo della sua fuga.
Per lei, trovarsi in quel luogo, nella casa di uno sconosciuto, era mille volte meglio che ritrovarsi al cospetto della sua famiglia e di Gus. Quante domande le avrebbero fatto se fosse tornata indietro, tutti si sarebbero mostrati indignati per ciò che aveva osato fare: mollare Gus Miller all'altare. L'uomo che tutte volevano e che lei aveva avuto, proprio lei che non era degna di restare accanto a lui. Quante volte si era sentita ripetere quelle parole? Troppe. E in tutti quegli anni si era data da fare per dimostrare che lei era alla sua altezza, era riuscita ad entrare a Yale con una borsa di studio e si era laureata con il massimo dei voti, mentre lui ci era entrato grazie ai soldi del padre.

Ma nulla di tutto ciò era mai servito, per alcune persone le apparenze sono tutto. Un uomo ricco e bello, deve per forza avere accanto a sé una donna altrettanto ricca e bella, non importa se tra di loro ci sia o meno l'amore. Tutto ciò che conta, è che apparentemente siano una coppia piacevole alla vista, che sappia intrattenere e che serva a precisi scopi. Gus per quale scopo si sarebbe dovuto servire di lei, se non aveva nulla che poteva interessargli? Al contrario, era lei che avrebbe potuto servirsi di lui.
Era ovvio che tutti credessero che l'uomo fosse follemente innamorato di lei, era talmente patetica che solo l'abbaglio dell'amore, quello più cieco e sconosciuto, avrebbe potuto gettare un Miller ai suoi piedi.

Ma li, in quel posto dov'era capitata per uno strano volere del caso, poteva essere semplicemente Christina. Non doveva dimostrare niente a nessuno, se non il lato più puro e sincero di lei, pregando che questo bastasse a farla accettare per il poco tempo che vi avrebbe trascorso.

La porta della camera venne aperta all'improvviso e lei sobbalzò dallo spavento, aggrappandosi alle coperte come un gattino impaurito.

L'uomo sconosciuto le sorrise titubante e le porse alcuni vestiti. << Sono da uomo, ma credo che dovrebbero starti abbastanza bene. Lì indossavo all'età di quindici anni, quindi non sono il massimo ma per stasera dovrebbe andare. In bagno troverai tutto ciò che ti serve, in caso decidessi di farti una doccia. Se ci sono problemi, chiamami, intesi?>>

Lei annuì, prendendo gli abiti che le stava ancora porgendo, e lo vide cercare di sorriderle rassicurante mentre usciva dalla camera. Prima di chiudersi la porta alle spalle però, si voltò di nuovo a fissarla. << Ah, io mi chiamo Roy.>> Poi se ne andò.

Roy... un nome davvero strano.

Strinse gli abiti che Roy le aveva gentilmente prestato tra le mani, indecisa se concedersi o meno una doccia. Era davvero stanca e l'acqua calda avrebbe lavato via un po' della tensione che sentiva nel corpo.

Ma sì!, pensò, mi merito un po' di relax.

Prima di avviarsi in bagno però, chiuse la porta a chiave e prese la sedia accanto alla scrivania per bloccarla. Non si poteva mai sapere...

Sospirando, si diresse in bagno e quando accesse la luce della piccola stanza, trattenne una risata stupefatta ed involontaria. Papere... un centinaio di papere, dipinte sulle piastrelle blu che occupavano tutte le pareti del bagno, la stavano fissando con i loro enormi occhi neri ed un sorrisino inquietante.

<< Okay, questo è decisamente strano.>> Chiuse anche la porta del bagno a chiave, si avvicinò alla piccola doccia ed aprì il getto dell'acqua calda, si spogliò in fretta e vi si gettò sotto.

Si lavò con altrettanta fretta per la paura nascosta che Roy potesse entrare all'improvviso in bagno, sfondando la porta, e si rivelasse il maniaco sessuale che lei aveva temuto fosse all'inizio. Quindi non si rilassò un granché.
Prese gli abiti, una maglietta bianca un po' larga e dei pantaloni di una tuta, e li indossò in fretta.

Uscì dal bagno lentamente, con i capelli ancora un po' umidi, e si guardò intorno con circospezione, sospirando sollevata quando vide la sedia ancora accanto alla porta. S'infilò sotto le coperte, coprendosi fino al mento senza spegnere la luce perché, se avesse spento quella maledetta luce, non avrebbe chiuso occhio.

Roy si era comportato bene fino a quel momento, ma non riusciva a fidarsi al cento per cento di lui ed era ovvio, essendo uno sconosciuto. Anche se era lei la sconosciuta lì, in quella cittadina, in quella casa e in quel letto. Lanciò uno sguardo alla sveglia posta sul comodino accanto a lei, era già notte fonda ed il cowboy doveva per forza essere già andato a letto, visto che si svegliavano presto. Almeno così aveva appreso nei telefilm.

Sentì la stanchezza invaderla, il jet leg -e tutto ciò che era successo prima di partire-, si faceva sentire e lentamente cadde in un sonno profondo e privo di sogni.


-ANGOLINO DI EVELYN-

Lo so, alcuni di voi vorranno uccidermi, sia per il ritardo che per questo capitolo schifoso. Ed avete assolutamente ragione, ma da brava idiota quale sono, avevo pensato di riuscire a terminare almeno il capitolo 3 – in modo da portarmi un po' avanti -. Ma ovviamente, questo non è stato possibile.

Comunque, finalmente è entrato in scena il nostro Roy, so che non si è ancora fatto conoscere bene ma cosa ne pensate di lui? Io lo adoro, non solo perché è un mio personaggio, ma anche perché è esattamente l'uomo che vorrei! Ah, i sogni...

Bene, dopo questa serie di vaneggiamenti, vi chiedo scusa per gli eventuali errori riscontrati durante la lettura e per il ritardo nel farvelo leggere. Perdonatemi!
Per fortuna ormai questa storia è avviata, quindi a parte un'apocalisse, nulla mi fermerà dallo scrivere ancora.

Grazie a chi ha atteso fino ad ora, ve ne sono immensamente grata.

Alla prossima,

Evelyn! ♡

  
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