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Autore: scarlett_midori    14/05/2016    2 recensioni
Caro Magnus,
è trascorso solo un mese dalla tua morte e non so bene come io sia arrivato vivo a questo giorno.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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21 Dicembre

A volte, credo che nulla sia cambiato, che tutto sia rimasto perfettamente uguale ed immutato.
Poi la mattina apro gli occhi, mi ricordo che tu non ci sei, tocco la parte vuota nel letto, mi ricordo della battaglia. 
Nonostante siano passate un paio di settimane, ho impresso nella memoria quel giorno, come se fosse ieri. 
Sento ancora l'agitazione, la paura che coinvolgeva tutti e che ci faceva essere più uniti.
"È una sfida dura" aveva detto Luke, dopo essere andato in giro con il suo branco per controllare la situazione.
È stata una sfida dura, è vero, ma nessuno di noi pensava che questa battaglia potesse costare la vita proprio a te.
Tu, che quasi invincibile eri apparso nel momento più critico e ci avevi dato un aiuto fondamentale contro i nemici. Amore mio, chi avrebbe mai pensato che ti sarebbe costato la vita?
Avrei offerto la mia, pur di salvare la tua. Dopotutto sono un Cacciatore e noi moriamo in battaglia fin troppo spesso... Dopodiché ci sarebbe stato un bel e grande funerale, qualche lacrima e, alla fine, tutto sarebbe scomparso... 
Invece la tua morte, Magnus, come posso superare una cosa del genere, eh?
Come posso pensare solo di riuscire ad andare avanti senza di te?
Patetico, tutto patetico. Anche il mio dolore lo sembra, dannazione... Ma non è giusto...

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La lettera si era interrotta, non ho potuto continuare a scriverti perché aveva bussato in camera Jace. 
Ho notato subito il suo sguardo cupo, i capelli biondi (ormai un po' troppo lunghi) che gli coprivano la fronte e gli occhi. In braccio aveva Stephen. Da ragazzi ci sembrava così assurdo poter avere dei figli, un giorno ed invece ora, Jace Herondale con un bambino tra le braccia. Mi sorprende sempre, mio amato. 
Mi ricorda te, la prima volta che insieme tenemmo Max tra le braccia... Impacciati, impauriti, ansiosi.
Ad ogni modo, Jace mi ha posto la domanda di rito, come se ce ne fosse bisogno, dopotutto. 
È il mio parabatai, sente quello che sento e anche ciò che ormai non sento più. 
Come l'amore... Infatti ha allungato un braccio attraverso la fessura della porta e mi ha stretto la mano, con forza. Non ha detto molto (non ce n'era davvero bisogno) e poi è andato via, avvisandomi che poco dopo sarebbe arrivata Izzy, munita di coperte calde, cioccolata e abbracci. 
Se solo avesse funzionato davvero, ma io ho comunque annuito e le ho detto che era okay.
Ma chi ci crederebbe?
Ormai sono giorni che non esco dalla tua camera... Non mi muovo, non faccio nulla, a parte scriverti queste stupidissime ed orrende lettere, in cui riverso i miei pensieri. Non sono neanche sicuro che possano essere comprensibili.

Già che ti scrivo, ti parlo un po' del nostro piccolo, Magnus.
Lo sento piangere spesso la notte, quando si infila nel nostro letto e io lo stringo forte tra le mie braccia, sforzandomi di non piangere a tutti i costi. Perché devo essere forte per lui e per tutti noi, mi dico, ma non ci credo e mai capirò il senso di tutto questo.
Alla fine, per calmarlo, l'ho coccolato un po', gli ho accarezzato i capelli, le guance e sembrava stare un po' meglio. 
"Io sono immortale" mi ha sussurrato ieri sera ed io ho annuito. 
"Quindi dovrò stare senza papà per tanto tempo."
Ho annuito di nuovo, trattenendo a stento le lacrime. Di nuovo, per l'Angelo!
"Tu resterai per sempre con me, invece, vero?"
Non ho avuto il coraggio di annuire una terza volta, sarebbe stato un dolore troppo grande, a quel punto.

Ti amo sempre e comunque, Magnus e per tutta la vita che mi resta.

Alexander

 
-
 

21 Dicembre

Magnus,
non ti ho mai scritto nessuna lettera, neanche il giorno delle tue nozze con il mio parabatai. Immaginavo che fosse abbastanza imbarazzante farlo e poi... E poi niente, che importanza ha il passato, adesso? Il passato è trascorso da troppo tempo ormai, non credo faccia qualche differenza, a questo punto. Non credo neanche che scrivere questa lettera faccia qualche differenza, ma mi va, quindi, lo farò. 
Clary e il piccolo stanno dormendo, ma io non credo di riuscirci davvero. 
Appena chiudo gli occhi, le ultime parole che mi hai sussurrato continuano a tornarmi in mente. Probabilmente, mi farai impazzire nonostante tu non sia qui a disturbarmi e a litigare con me su ogni piccola cosa come, ad esempio, il colore perfetto per le panchine di Central Park. 
Sì, è sicuro, probabilmente impazzirò prima del tempo, ne sono certo ormai.
"Hey, biondino, prenditi cura di Alec. Davvero cura, perché ora, sarà difficile che possa farcela da solo, almeno per un po' di tempo."
A quel punto, mi sono allontanato da te, perché, diavolo, la runa parabatai ha cominciato a fare talmente male che sarei potuto svenire. Ho alzato giusto lo sguardo per notare Alec che accorreva da te e si rendeva conto di ciò che era accaduto. La consapevolezza dell'accaduto ha distrutto entrambi. 
Il dolore, nonostante siano passare un paio di settimane, non è andato via (non credevo che sarebbe comunque accaduto).
È strano, sai, Stregone, non averti intorno a noi, si sente la tua assenza... Un'assenza che difficilmente passerà inosservata e potrà essere colmata. Nessuno ci riuscirà mai; nessuno ci proverà mai, credimi.

Sto per bruciare questa dannata ed inutile lettera; ovunque tu sia, sappi che mi prenderò cura di Alexander e di Max fino alla fine, anche se ora non riesco a fare molto altro che non sia stringergli la mano e chiedergli "hey, come va?". Come se la risposta potesse essere davvero sincera fino in fondo.
Non sono bravo con le parole quanto te, mi sa.

 
   
 
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