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Autore: Lala96    14/05/2016    1 recensioni
Lalage, giovanissima promessa della musica classica, a seguito di una serie di eventi dolorosi e di fallimenti professionali si trasferisce dalla capitale francese a Aix en Provence, dove si ritrova a vivere con la bislacca zia materna. Tormentata da dolorosi ricordi ma tenace, troverà ad attenderla persone, ragazzi giovani come lei, che l’aiuteranno a ritrovare l’amore mai scomparso per la musica. E le daranno il coraggio di affacciarsi investigando negli abissi della Storia, alla ricerca dell’amore perduto di sua nonna…
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il sole faceva capolino con difficoltà attraverso un gregge di nuvole candide, che correva nei pascoli infiniti del cielo. Alcuni raggi tiepidi raggiungevano gli escursionisti attraverso il fogliame, nel bosco ricco dei canti delle diverse specie di uccelli che vi vivevano. Rosalya sbuffando si tolse la felpa e se la legò in vita. “Caspiterina, fa caldo per essere marzo!”. Castiel  non rispose. Camminava in silenzio davanti a lei senza dire una parola, da quando erano partiti, salvo raccontarle quanto era successo prima, al punto di partenza, con Lalage. Rolasya alzò gli occhi al cielo e trotterellando si affrettò a raggiungerlo, finché non riuscì a tenere il suo passo e si trovarono a camminare insieme. “Perché devi sempre trattare così le persone, Cass?”. Oltrepassando una radice sporgente, Castiel sibilò a denti stretti in tutta risposta, senza curarsi di lasciarla o meno di nuovo indietro “Così come?” “Come se non ti importasse di niente” replicò lei corrucciata, saltando oltre a piè pari e riguadagnando terreno, fino a camminargli davanti. Si girò improvvisamente e lui fu costretto ad arrestarsi. Si era messa le mani sui fianchi e lo guardava severamente. “Come se non ti importasse nulla delle cose che dici, come se i sentimenti degli altri non contassero”. Castiel la oltrepasso senza degnarla di un’occhiata. “Perché è così. Non mi interessa di cosa provano gli altri. O di quello che pensano. Vivo in modo indipendente, seguendo una massima di vita che è la migliore in assoluto” “Ovvero?”. Scostando un ramo Castiel lo lasciò andare di colpo, e questi colpì in piena fronte Rosalya che cadde a sedere nella polvere con un gridolino stupito. Massaggiandosi dove era stata colpita con la mano si affrettò a raggiungerlo, non senza lanciargli stilettate con gli occhi. “Fatti gli affari tuoi, e che se li facciano anche gli altri” “Se così fosse non staresti in pena per quello che le hai detto, non credi”. Lui si fermò e Rosalya rischiò di sfracellarsi contro la sua schiena, visto che in quel tratto il sentiero era particolarmente ripido. Riuscì a evitarlo e con pochi agili balzi superò il punto impervio e si fermò dove il sentiero tornava pianeggiante. Lo guardò seria “Se non ti importasse di niente, ora non staresti a dannarti l’anima per delle paroline dette a una di cui non ti importa nulla no? E invece eccoci qui, a dover risolvere una situazione dannatamente complicata perché tu non sai relazionarti con gentil sesso”. Castiel alzò gli occhi al cielo con un ringhio che suonava esasperato e irritato e la raggiunse “Sei noiosa” bofonchiò seccato quando fu a tiro delle sue orecchie. Lei proseguì al suo fianco, continuando il suo discorso. “Se ti dispiace e vuoi rimediare, significa che per te Lala è importante, non credi?” “Non ho mai detto di voler rimediare” “ E allora perché mi hai detto tutto quello che è successo?”. Silenzio. Rosalya sospirò. “Cass, pensaci bene un secondo, e lo dico seriamente ‘sta volta. Se Lalage non ti perdonasse e scegliesse un altro…tu saresti così certo di poter lasciar correre?”. Castiel non rispose, ma si fermò e guardò oltre il sentiero, dove questo si allargava in una piccola radura circondata da una mezza collinetta in falso piano. Rosalya sbirciò oltre la sua spalla. “Eccola lì con Lys! Oh, e c’è anche Nathaniel !” poi si morse la lingua, ma troppo tardi. Castiel era sempre impassibile, ma aveva stretto i pugni e si avviò verso la radura, a passo veloce.

“Lalaaaaaaaaaaaaa” urlò allegra Rosa gettandosi tra le braccia della sua migliore amica e facendole volare lei per terra e  il panino per aria, panino che se Nathaniel non avesse avuto i riflessi pronti e un ottima presa sarebbe volato addosso a Kim, che era…letteralmente spiaggiata sull’erba, più simile a una salma che a un corpo vivo. Intanto Rosalya sfregava la guancia contro quella di Lalage, squittendo “Che fate??? Come mai mangiate qui?? Avete avuto problemi??” “Rosa, lasciami respirare!”. Quando Rosalya finì di starle appiccicata come una patella allo scoglio e le permise di alzarsi Lalage le rispose “Siamo TUTTI fermi qui. Guardati intorno!”. Lo fece. “E’ vero!! E come mai??” “Il nuovo professore ha perso il timbro per farci passare alla seconda tappa”. Castiel lo cercò con gli occhi e lo vide, con il capo chino e gli occhi mogi, mentre si assorbiva gli improperi e i rimproveri della preside, che alzando la voce acuta in modo spiacevole continuava a strapazzarlo. Se avesse avuto una coda pelosa da agitare, probabilmente l’avrebbe avuta in mezzo alle gambe. “Che relitto d’uomo” commentò guardando verso di loro. Lalage lo ignorava, osservata da Rosalya che cercava di leggere qualcosa nei suoi occhi, senza riuscire a scorgervi altro che un profondo fastidio. Nathaniel intanto le aveva restituito il panino, e torcendo il busto indietro aveva gettato un urlo a Kim, dicendo “Kim, non sei ancora resuscitata?”. Per tutta risposta una specie di rantolo sottolineo il tentativo di sollevare un braccio, che poi ricadde vinto dalla fatica sull’erba, dove la mulatta era spalmata nella posa della stella marina. “Che l’è successo?” domandò Rosalya tastandola con un dito. Violet si avvicinò a Rosalya scivolando sull’erba e sospirò. “Le avevo detto che stava tenendo rovesciata la cartina, ma lei non mi ha voluto dare retta…quindi abbiamo fatto su e giù per il bosco finché non si è accorta di averla letta completamente al contrario” “E come mai tu non sei stanca?”. Violet si sedette a gambe incrociate tra di loro e sorrise timidamente “Perché io vado spesso a fare escursioni fuori città nel weekend, e sono un po’ allenata. Lei invece” e si voltò a indicare Kim “non è abituata a questi sforzi” “Capisco”. Castiel si sedette accanto a loro. Non gli sfuggì che Lalage si era scostata da lui e si era avvicinata a Lysandro, che lo guardò interrogativo. Kim intanto gorgogliò alzando un secondo la testa. “Il pavimento…punge” “Ha messo la mano su un cardo, cretina” le rispose Castiel prendendole il polso e scostandolo dal punto incriminato. Non giunse risposta. Lalage si voltò verso Kim. “Sai Kim, cantare aiuta in queste circostanze”. Kim con un grugnito si girò su un fianco, ma calcolò male la forza di inerzia e si ritrovò a rotolare giù per il falsopiano finendo addosso ai suoi compagni di classe. Sputando erba dalla bocca gemette “Non credo di essere in grado di cantare”. Rosa si scambiò un’occhiata divertita con Lalage, che capì al volo e annuì ridacchiando. Rosalya intonò con una voce che sarebbe stata bella, se non fosse stata rotta e storpiata dalle risate. “Se cercate un fatto, io ve lo daro’ ”. Lalage continuò a pieni polmoni, con voce decisamente stonata, tanto che Castiel dimenticò per un attimo tutto quello che era accaduto e si tappò le orecchie con le mani esclamando “Oh” e un’imprecazione blasfema lunga ed elaborata che gli guadagnò un’occhiataccia da parte di Nathaniel . “Gli Unni han vita corta, chi vivrà, vedraaa!”. E poi tutti in coro, Lysandro l’unico che svettava con la sua voce melodiosa ma che faceva una ben magra figura tra quelle voci storpie che parevano un incrocio tra un coro degli alpini italiani e un gruppo di ubriachi “e anche se voi  siete deboli lavoreremo ancor di piu’ si vedra’ l’uomo  che non sei tu”. Man mano che quello straziante lamento continuava Kim alzava la testa, con una luce sinistra negli occhi. Fino alla parte dialogata. “davvero non ne posso piu’”( Rosalya, cercando di non strozzarsi dal ridere) “non ci lascerò le penne”(Lysandro sorridendo  e mimando il testo) “Oh ma che schifo la ginnasticaaa” ( un entusiasta Nathaniel straordinariamente partecipe a quello sfoggio di incapacità canora) “Così li distruggerà!!”(Lalage, imperterritamente una mezza nota sotto quella giusta) “spero che non se ne accorga!” (Violet, perfetta nella voce timida di una fanciulla spaurita”) e qui esplose Kim, alzandosi in ginocchio e urlando a pieni polmoni, tanto che anche il nuovo insegnante fece un balzo indietro e tutti si voltarono a guardarla “DI NUOTARE NON SARO’ CAPACE MAIIII!!!” e ripresero a cantare in coro mentre gli altri alunni ridevano, fischiavano e applaudivano, alcuni unendosi a loro. “E sarai veloce come è veloce il vento e sarai un uomo vero senza timore sarai potente come un vulcano attivo, quell’uomo sarai, che adesso non sei tuuuu!”. Rosalya scoppiò a ridere sbellicandosi, generando ilarità anche negli altri. Poi si tirò su e si guardò intorno. “Ma Castiel?” “Già, qui non c’è” gli fece eco Violet guardandosi intorno. Kim, finalmente seduta, azzannava vorace il suo panino, mentre Nathaniel sghignazzando si rivolgeva a Rosalya “Ma come sapevate che l’avrebbe rianimata?” “Al pigiama party di Melody abbiamo improvvisato un karaoke Disney. Ti dico solo che non ho mai riso così tanto” fece l’occhiolino lei. Castiel tornò e gettò addosso al professore qualcosa. “Ecco il suo stupido timbro, ora possiamo muoverci prima che riinizino con quel lamento di morte?? No perché magari attaccano “In fondo al mar” e allora…”. Lalage attaccò “Le alghe del tuo vicino…” “Era solo per dire, donna!!”. Lo sguardo di lei si indurì e improvvisamente gli ricordò come mai non si erano ancora parlati. Prese per mano Lysandro che aveva appena messo in una busta che passava i tovaglioli sporchi e lo trascinò davanti al professore. “Il timbro per piacere” e appena lui tremando un poco impresse un segno sul dorso della mano  un segno a lei e a Lys se lo portò dietro, entrando di nuovo nel bosco.

Solo dopo venti minuti Lalage lasciò la mano di Lysandro e si voltò. “Scusami, sono stata brusca” e si vergognò vedendo che la guardava confuso. Si avvicinò a lei e le posò una mano sulla spalla. “E’ successo qualcosa tra te e Rosa?”. Lalage scosse la testa, e due lacrime fuggirono dai suoi occhi che cercavano di serrarle e scivolarono lungo sulla sua pelle. Le sciugò sibilando “maledizione” con rabbia. Lui le prese entrambe le spalle e la guardò negli occhi. “Con Castiel”. Lalage annuì e iniziò “e ora non so co…”. Poi si interruppe, quando un boato esplose sopra di loro. Pesanti gocce di pioggia iniziarono a cadere. “Oh, accidenti!!”. Lysandro la prese per mano  schermandosi gli occhi contro la pioggia e la trascinò correndo da una parte, fuori dal sentiero “Vieni, dobbiamo cercare un riparo!”. Arrivarono ad una piccola quercia bassa, e si ripararono sotto i suoi rami. “Bene. E’ frondosa e quindi ci proteggerà dalla pioggia, ma è anche bassa rispetto agli altri alberi, e quindi non attirerà i fulmini!”. Lysandro aveva appena finito di dirlo che un diluvio si abbatté su di loro. L’acqua scrosciando colpiva violentemente il terreno, la pioggia era così fitta che non si vedeva a un palmo dal naso. “Mi sa che ne avremo per un po’” sospirò Lysandro lasciandosi scivolare ai piedi dell’albero. Lei rimase in piedi, guardando come ipnotizzata i piccoli ruscelli che scorrevano verso valle. “E’ odioso….Castiel dico. E’ odioso. E’ violento, cattivo. Non è una persona, è una bestia”. Non sapeva nemmeno come le fossero uscite quelle parole. Forse era la rabbia che parlava per lei. Ma continuò con più cattiveria, senza guardarsi dietro le spalle. Avrebbe fatto meglio, avrebbe visto qualcosa che l’avrebbe fatta smettere. “E’ uno schifoso bastardo che gode nel far star male gli altri. Scommetto che se morisse non importerebbe  nessuno. A me no di certo. Perché è solo una bestia”. Una voce profonda  la interruppe urlando rabbiosa. “QUESTO NON E’ VERO”. Si voltò spaventata. Lysandro ancora stringeva i pugni, la mascella contratta per la rabbia: Per alcuni istanti il tempo, accompagnato dal suono dell’acquazzone, sembrò fermarsi.
 
   
 
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