29
Aprile
1988. Casa di Remus Lupin.
Il
patronus di Bill Weasley fece immobilizzare tutti sul
posto.
Harry
Potter era a villa Conchiglia.
Harry,
il loro Harry, era sano e salvo.
Ed
esattamente ad una smaterializzazione da loro.
Immediatamente
gli sguardi di Remus, Tonks, Andromeda e Mary
si fissarono su coloro che avrebbero dovuto essere morti.
Avevano
delle espressioni indecifrabili in volto, in
particolare Lily.
Sirius
fu il primo a riprendersi, e afferrò Remus per un
braccio con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
«Coraggio
Lunastorta, portaci da Harry.» disse emozionato
all’idea di rivedere il suo figlioccio.
Allungò
l’altra mano verso James, e voltandosi il suo sorriso
svanì nel vedere il suo migliore amico immobile.
«Forza,
James! Andiamo ad incontrare tuo figlio!»
Ma
James ancora non si mosse, anzi, abbassò lo sguardo.
Ci
pensò Remus a parlare per lui.
«Sirius,»
disse calmo «Non credo sia il caso che voi vi
facciate vedere da Harry. Sarebbe troppo pericoloso.»
«È
come per lo specchietto.» mormorò James,
avvicinandosi ad
una poltrona per sedersi.
«Se
ci facessimo vedere adesso, e poi morissimo di nuovo nella
battaglia finale, Harry probabilmente impazzirebbe.»
«Ma
voi non morirete! Non permetterò a quel bastardo di
uccidervi di nuovo!» urlò Sirius.
Speranzoso,
si voltò verso Lily, che però aveva lo stesso
sguardo basso del marito.
«Volete
dire che non volete vedere vostro figlio un’ultima
volta?» La sua espressione da incredula divenne rabbiosa.
«E avete mai
pensato
all’eventualità che Harry possa morire contro
Voldemort?» Tutti sussultarono. «Ha
solo diciassette anni Porco Merlino! Come pensate vi sentireste se lui
morisse
e voi foste vivi? Senza aver avuto mai
l’opportunità di incontrarlo da grande e
senza averlo mai stretto in un abbraccio! Lui ha passato una vita da
solo,
prima di andare ad Hogwarts. Lì ha iniziato a farsi degli
amici, ha iniziato a
conoscervi attraverso i nostri racconti, ma se morisse, sarebbe di
nuovo solo perché
nemmeno nella morte avrebbe i suoi genitori a confortarlo! Come vi
sentireste
in quel caso? Con la certezza di averlo abbandonato ancora una
volta!»
Lo
schiaffo di Lily interruppe il suo monologo, e Sirius si
ritrovò a fissare con occhi spalancati la sua espressione
furiosa.
«Stiamo
parlando di mio figlio credi che non mi renda conto di
tutto questo!»
I
suoi occhi verdi mandavano lampi, e Sirius si ritrovò ad
indietreggiare, pur trovando ancora la forza di ribattere.
«E
allora dovresti fare di tutto per ritornare da lui!»
«Non
lo faccio proprio per questo! Tu non capisci, Sirius, non
puoi comprendere nemmeno lontanamente il desiderio che io ho di
rivedere mio
figlio, ma devo pensare alla sua sicurezza. Già il fatto che
l’Ordine sia a
conoscenza di noi è un pericolo, ma se lo sapesse Harry
sarebbe un guaio! Lo
deconcentrerebbe! Se James fosse al posto di Harry e si ritrovasse
davanti
Charlus e Dorea non riuscirebbe a pensare a nient’altro.
Silente ha dato una
missione a nostro figlio, sconfiggere Voldemort una volta per tutte. E
io non
voglio in alcun modo che Harry si faccia uccidere perché
troppo preoccupato di
difendere noi!»
Si
interruppe un attimo, mentre calde lacrime iniziarono a
rigarle il volto. James nel frattempo si era avvicinato a lei e le
aveva
circondato le spalle in un abbraccio.
Nessuno
parlò per tutto il tempo in cui Lily pianse sul
maglione di James, e fu solo in seguito, quando Andromeda
servì della camomilla
per tranquillizzare tutti, che ripresero l’argomento.
«Cosa
avete intenzione di fare allora?»
James
esitò un attimo, poi rivolse un ultimo sguardo alla
moglie.
«Combattiamo.»
25
dicembre 1944. Stanza delle Necessità.
«Vi
abbiamo qui riuniti per far fronte ad un’emergenza che
avrà luogo questa sera al ballo.»
esordì Hermione.
Avevano
riunito quelli che sicuramente non facevano parte del
complotto, ovvero Charlus, Dorea, Cignus, Lyra, Christian e la
McGranitt. Anche
Tom si era convinto di quella scelta. Dopotutto, da soli avrebbero
potuto fare
ben poco contro un esercito.
«Abbiamo
le prove che Abraxas Malfoy stia complottando per
uccidere me e Tom, prendere il controllo dei mangiamorte e sterminare i
nati
babbani e i mezzosangue.»
Bastò
quella frase per sconcertare tutti.
Minerva
scoppiò a ridere ma fu la sola. Vedendo ciò si
alzò in
piedi gettando un’occhiata al resto del gruppo.
«State
scherzando, vero?»
«Sarebbe
davvero bello se tutto ciò fosse uno scherzo,
McGranitt, ma sfortunatamente le nostre fonti sono piuttosto
attendibili.»
disse Tom impassibile.
Vedendo
che anche le espressioni degli altri erano diventate
serie si sedette nuovamente.
«Tom
non scherzerebbe mai su una cosa del genere, e nemmeno
Hermione, Minnie.» le sussurrò Christian
prendendole una mano.
Poi
sospirò, ben conoscendo l’amico.