Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    15/05/2016    1 recensioni
Ricordate le vicende dei ragazzi di Hèléne e i suoi amici, simpatico telefilm andato in onda nell'ormai lontano 1995 per essere poi brutalmente interrotto solo poco tempo dopo? Bene, perchè in Francia invece non ha subìto alcuna interruzione bensì numerosi cambiamenti che lo hanno portato ad assomigliare a una specie di soap opera, con tanto di nuovi personaggi che mescolandosi agli storici si impegnano a vivere le proprie vite affrontando argomenti ben più seri di quelli a cui ci avevano abituati, poichè la storia continua 20 anni dopo. Attualmente in Francia sta andando in onda la settima stagione, ma gli attori son già pronti per l'ottava. Molte cose sono cambiate negli anni e questa fan fiction comincia proprio da qui... solo con qualcosa in più.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Christian prese la sua foto tra le mani, accarezzandola a lungo prima di riporla sul comodino con aria affranta. La notte appena affrontata era stata lunga e popolata da incubi e lui si sentiva completamente a pezzi, proprio come se qualcosa di molto simile a una bomba lo avesse fatto esplodere all’interno, aprendogli un’enorme voragine nel petto che lo aveva lasciato svuotato e privo di forze. Niente, non riusciva a sentire più niente se non uno strano e a tratti insopportabile calore che gli attraversava il corpo, serpeggiando sapientemente attraverso ogni minuscola fibra del suo essere prima di avvolgerlo tra le sue dolorose spire, inglobandolo senza pietà in quel triste e irreale universo di colori sbiaditi che era ormai diventata la sua vita, da quando lei lo aveva lasciato. Non ricordava nemmeno se fossero passati giorni, settimane o mesi da quando l’aveva vista per l’ultima volta, ma poco importava, poiché una semplice data non sarebbe di certo servita a cambiare le cose. Si mosse lentamente sotto le coperte, facendo appello alle ultime forze rimastegli per provare almeno ad alzarsi dal letto e tornare al mondo reale, ma un improvviso rumore proveniente dal corridoio catturò ben presto la sua attenzione costringendolo ad abbandonare, anche se temporaneamente, quel proposito tutt’altro che allettante. Gli ci volle qualche secondo per capire che qualcuno stava bussando insistentemente alla sua porta, e dopo aver dato il permesso di entrare si ritrovò subito di fronte Hèléne. L’amica, già vestita e truccata di tutto punto gli rivolse un piccolo sorriso che, anche se solo per un breve istante servì a scaldargli il cuore da quell’onta gelida e pungente che lo attraversava, e a cui ormai si era quasi abituato.

- Buongiorno, tutto bene? Come ti senti oggi?

Christian ricambiò il sorriso, invitandola a sedersi sul bordo del letto.

- Me lo chiedi continuamente perché hai paura che mi venga un altro infarto? Non preoccuparti, non succederà. Non c’è più niente qui dentro, e il niente non può essere colpito, giusto?

Disse, sfiorandosi il petto con la mano mentre i suoi occhi scuri si velavano di tristezza. La giovane donna sospirò, affranta, scuotendo la testa.

- Non dire così, perché in te c’è molto più di quanto tu non creda, invece. Lo so che stai soffrendo e ne hai tutto il diritto, ma cerca di non lasciarti annientare da questa situazione.

- Ha detto che con me si sentiva prigioniera di un mondo che non le apparteneva, che aveva bisogno di libertà e…

- Christian – lo interruppe, risoluta – continuare a torturarti così servirà solo a farti stare più male, lo capisci questo?

Stava cercando il più possibile di aiutarlo a riprendere in mano la sua vita nel migliore dei modi, ma la verità era che nemmeno lei riusciva a spiegarsi lo strano comportamento dell’amica. Come poteva aver smesso di amarlo in così poco tempo e, soprattutto, per quale motivo teneva sempre il cellulare staccato? Aveva provato a chiamarla più volte in quei mesi, ma non era mai riuscita a parlarle. Possibile che Johanna avesse deciso di chiudere per sempre con il passato, rifiutandosi persino di parlare con i suoi amici? Per quanto provasse a ragionarci sopra, non riusciva proprio a venire a capo di questa assurda faccenda. L’uomo la fissò, prendendole d’un tratto la mano e stringendola fra le sue.

- E tu invece, come stai?

Le chiese, cercando di accantonare per un momento le sue inquietudini per concentrarsi invece su quelle dell’amica, che tornò lentamente a incrociare il suo sguardo.

- Sto cercando di andare avanti nel miglior modo possibile, anche se non è sempre facile. A proposito, devo correre in ufficio adesso, si è fatto tardi. Un’azienda come quella non si dirige mica da sola!

Scherzò, strizzandogli l’occhio e facendolo sorridere divertito. Di Hèléne aveva sempre ammirato la forza e la tenacia che fin da ragazzina aveva dimostrato di avere e che l’avevano aiutata a uscire a testa alta da ogni situazione, anche la più disperata. Avrebbe tanto voluto somigliarle, specie in quel particolare momento della sua vita, per tornare finalmente a riemergere…

 

 

Le prime luci dell’alba si insinuarono lentamente attraverso i vetri della finestra, disegnandole attorno un morbido mosaico di colori che sembrarono temporaneamente distrarla dalla dolce ninna nanna che era intenta a canticchiare, mentre sdraiata sul pavimento della sua minuscola sala da pranzo si accarezzava il pancione con aria tristemente assente. Negli occhi, la confusa agonia dei terribili giorni che stava vivendo e ai quali, ne era sicura, non sarebbe mai riuscita a sfuggire.

- Cavolo, sei proprio strafatta.

La voce di Justin le arrivò addosso come un’eco indistinta che a malapena riusciva a percepire, così, confusa e stordita lo cercò con lo sguardo, provando inutilmente a mettere a fuoco l’immagine sbiadita che ora la sovrastava dall’alto e il cui fastidioso ghigno le riempiva le orecchie, facendole venire voglia di schiacciarlo come un insetto. Pensò che lo avrebbe sicuramente fatto, se solo ne avesse avuto le forze.

- Fottiti, bastardo.

Fu tutto ciò che riuscì a dire con voce impastata, attraverso un sussurro appena percepibile che fece scoppiare a ridere l’uomo prima di chinarsi su di lei per osservarla più da vicino.

- Ma come siamo gentili, oggi. È questa la gratitudine che dimostri di avere nei miei confronti? Accidenti hai davvero un aspetto orribile, chissà se il tuo piccolo mostriciattolo è ancora vivo lì dentro! Che ne dici di testare la sua resistenza con un’altra dose?

Disse, avvicinandosi pericolosamente con la solita siringa tra le mani che con la sua trasparenza parve rubare i primi raggi del sole, rilucendo come un oggetto prezioso che Johanna, affascinata dai magici colori che sembrava produrre, non riuscì mai a smettere di guardare nemmeno quando l’odiato liquido riempì ancora una volta le sue vene, lasciandola intontita e in preda allo sconforto. Le energie sembravano averla totalmente abbandonata così aveva smesso di lottare, conscia del fatto che non sarebbe comunque servito a niente. Il suo corpo, stanco e tremante reclamava ormai  la droga che, come l’aria che si respira, l’aveva inevitabilmente resa sua schiava. In fondo, perché resistere all’invitante, seppur doloroso richiamo che emanava e che ormai si era trasformato nel suo pane quotidiano? Era finita, ormai lo sapeva, il suo bambino non avrebbe mai visto la luce. E nemmeno lei.

 

- La tua lenta e straziante agonia sarà la mia più dolce vendetta.

Fu l’ultima cosa che sentì prima di scivolare nell’incoscienza…

 

   
 
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