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Autore: pink stone    15/05/2016    0 recensioni
Prologo
Non desidero che prima di mettervi a leggere vi facciate delle aspettative. Sarebbe meglio che non ve ne faceste.
La storia in questione parla della mia vita, per quanto breve, e di come non riesco a immaginarmi in un futuro sin troppo vicino. Ho quasi diciannove anni ma generalmente le persone che incontro me ne danno circa sedici o meno, perché sono molto minuta. Dimostrare meno della mia vera età ha sempre influito sulla mia vita; dal mio punto di vista, negativamente. Secondo le altre persone invece sono avvantaggiata perché in futuro, quando vorrò, sembrerò più giovane. Il mio carattere è difficile e ho problemi di tipo psicologico. Faccio fatica a stare al mondo a volte. Nono giudicate queste informazioni come “vittimistiche”. Non lo sono; il mio unico scopo è quello di raccontarvi lo scorrere del tempo dal mio punto di vista.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo Uno
Permettetemi di presentarmi: il mio nome è Martina – l’ho sempre trovato banale – ho quasi diciannove anni e sono alla fine del mio secondo quarto anno di liceo. Liceo artistico. Sono nata a Savona, in Liguria. Le mie origini sono lunghe da spiegare.
Mio padre era savonese come me. Suo padre – mio nonno – sardo, nato in un piccolo paese della provincia di Cagliari. Sua madre – mia nonna – di Genova, ma con origini francesi. Il mio bisnonno – padre di mia nonna – era di Marsiglia. Mio padre aveva una sorella, anche lei di Savona. Sono nati entrambi nella seconda metà degli anni ’50. Lui nel ’57, lei non me lo ricordo ma è più piccola di lui. Mia nonna ha quasi un secolo. È del 1926. Mio nonno non lo so, ma era più piccolo di mia nonna.
Mia madre è barese, come suo padre e sua madre. Non ha mai vissuto a Bari. È cresciuta a Torino. Quando aveva sei anni è nato suo fratello, nel ’72. Lui infatti è torinese di nascita. E ne va molto fiero.
Dai miei zii non ho mai avuto cugini. La sorella di mio padre ha sempre avuto un compagno ma non si è mai sposata né ha mai avuto figli. Il fratello di mia madre ha sempre cambiato compagna e anche lui non si è mai sposato. Adesso sono due anni che sta con una donna divorziata; lei ha un figlio che frequenta la seconda superiore. Lei e mio zio non vivono insieme. Lei dice che la casa non è abbastanza grande per tutti e tre. Secondo me mente; prima, in quella stessa casa, ci viveva con l’ex marito e il figlio. L’avevano comprata insieme quando lei era incinta, quella casa. Lei non ama veramente mio zio. Ma questo non è più un mio problema. Infatti non ho mai considerato il figlio di lei un cugino.
La sorella di mio padre vive con mia nonna e il suo compagno a Savona, da sempre. Per qualche anno però, quando era molto giovane, ha vissuto a Bruxelles. Infatti parla benissimo il francese.
Mio padre e mia madre si conobbero per caso ad Albisola Marina, in Liguria. Lei – ventunenne – con i suoi genitori e mio zio aveva una casa lì e per un certo periodo di tempo ci visse. La sera in cui i miei genitori si conobbero mia madre aveva un appuntamento con un’amica in un locale notturno. Volevano ubriacarsi e divertirsi insieme. L’amica però dovette darle buca. Mio padre aveva trent’anni ed era in quello stesso locale notturno con degli amici. Lui fu il primo e l’unico uomo con cui mia madre ebbe una storia. Era il 1987. Nel ’90 andarono a vivere insieme in un piccolo comune in provincia di Savona. Era così piccolo che si conoscevano tutti. Due anni dopo, a settembre, si sposarono.
Non so cosa fecero nei cinque anni seguenti, ma aspettarono il 1996 per concepirmi e l’anno seguente per vedermi. Arrivai il 24 luglio 1997. A fatica. Mio padre voleva una femmina. Mia madre ovviamente no. Sembra strano ma non andavano d’accordo in niente (a parte che sul mio nome). Dev’essere per questo che con mio padre ho sempre avuto un rapporto molto forte. Mia madre voleva chiamarmi Gemma – ed è un bellissimo nome, a me piace, ma il mio cognome inizia con la “m”, meglio evitare – perciò Martina. E avanti con ‘sta “m”. Gli piaceva proprio. A entrambi. Fossi nata maschio? Ruben. Fortuna che sono una ragazza. Io volevo chiamarmi Elisa. Oppure Daniel. Ora però mi ricorda una persona, perciò ribadisco: fortuna che sono una ragazza. Ma volevo comunque chiamarmi Elisa.
   
 
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