Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: scarlett_midori    15/05/2016    1 recensioni
Caro Magnus,
è trascorso solo un mese dalla tua morte e non so bene come io sia arrivato vivo a questo giorno.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

15 Dicembre

Caro Magnus,

ero fermo davanti a casa tua, questa mattina.
Dall'esterno sembrava tutto così tranquillo: niente cambia se guardo il tuo loft da lontano. Stessa porta, stesse scale. 
Inesorabilmente, mi sono ritrovato a pensare alla prima volta in cui ho visto casa tua. Non dimenticherò mai quel giorno, perché è stato l'inizio di tutto. È stato l'inizio di noi due.
All'epoca ero solo un ragazzino innamorato del proprio parabatai (per l'Angelo, se ci penso ora mi sembra così assurdo) e che credeva che non ci fosse nient'altro all'infuori di lui.
Poi ti ho visto, o meglio, tu hai visto me, io mi sono limitato a fare finta di nulla e a cercare di non arrossire, ma dentro ero così felice, perché tu avevi notato proprio me.
Sono passati così tanti anni da quel momento, dal nostro primo bacio e da quell'imbarazzante primo appuntamento. Imbarazzante, sì, ma il migliore che potessi mai immaginare.
Poi così tante cose sono cambiate, così tanti avvenimenti ci hanno condotto ad allontanarci. Ero così preoccupato di morire e non poter vivere senza di te, tanto da voler quasi negare la tua immortalità. Avevo paura di abbandonarti e di non passare abbastanza tempo con te, Magnus. 
Il tempo trascorso fino ad ora non sarà mai abbastanza, ma almeno non ti ho abbandonato, perché sei morto prima tu e mi hai lasciato qui da solo, a sopravvivere.
Strana la vita di uno Shadowhunter che ama uno Stregone: si pensa sempre a quanto l'altro possa soffrire essendo immortale, mai si crede che le parti si possano invertire.
Ed invece, guarda un po', questa strana sorte è toccata proprio a noi; a noi che credevamo che nient'altro ci avrebbe scalfito, o allontanato. Che niente e nessuno sarebbe stato capace di rovinare ciò che, con tanta cura, pazienza ed amore, stavamo cercando di costruire giorno dopo giorno. 
Guardami ora: seduto piangente alla scrivania, in una camera vuota dell'Istituto, lontano da tutti, ovviamente. 
E non riesco a chiedermi nient'altro altro che: perché, perché è toccata a me?
Perché proprio io ho dovuto perdere l'amore della mia vita, in questo modo così barbaro e ingiusto? 
Non mi sono sempre comportato bene? Rispettando tutti e cercando di fare il mio lavoro? 
Sono così arrabbiato, troppo.
A volte, l'ira prende piede nella mia mente e io sono tentato di distruggere tutto, specialmente la causa della tua... morte. 
Ma ti ho promesso già l'altra volta che non avrei lasciato che la rabbia, la frustrazione e il dolore prendessero il sopravvento e così cercherò di fare... Se solo non fosse così difficile.

---

Ero fuori, oggi pomeriggio. 
Invisibile, con l'arco puntato verso il cielo. 
Non so perché, ma sono rimasto in quella posizione per lunghi minuti.
Non volevo attaccare nessuno, credo, o stavo solo aspettando il momento di distruggere me stesso... 
Poi, ad un tratto, mi è sembrato di vederti: una figura alta, bellissima, dai lunghi capelli neri e con un ciocca blu... Il cappotto viola, le scarpe gialle ed un sorriso divertito sulle labbra.
Anche al buio, il tuo sguardo felino era inconfondibile. 
Ti ho chiamato, sperando che tutto fosse reale, ma invece non lo era. Sei svanito così in fretta, un'altra volta e mi hai lasciato solo a piangere tra gli alberi di Central Park.
Forse, semplicemente, il dolore mi sta facendo impazzire.

 
 
-
 
 

9 Dicembre.

È stata Catarina a suggerirmi di provare a scriverti, con lei funziona. Ha detto che il dolore potrebbe alleviarsi, ma non credo sia davvero possibile dato che si trattava di te...
Ancora non mi capacito di tutto ciò che è accaduto, Magnus. Ancora mi sembra di avvertire la tua presenza accanto a me, la notte. Ma poi apro gli occhi e tu non ci sei più vicino a me. Mi ritrovo pensare a quanto sia miserabile questo destino che ci accomuna, a quanto sia ingiusto tutto questo. Pensavo di poter essere felice e vivere la mia vita onorando il Conclave, amando te, nostro figlio e gli altri e adempiendo al mio dovere di Cacciatore...
 

Mi sono soffermato a pensare al giorno del tuo funerale... Un altro dei miei allegri pensieri.
Non pioveva quel giorno, come ci si aspetterebbe in qualche film (quella robaccia che Simon mi costringeva a vedere), o nei libri. 
"Perfino il cielo sta piangendo" si dice, che frasi stupide, per l'Angelo. 
Il giorno della tua commemorazione, invece, il sole non spendeva di certo, il cielo era solo minacciato da nuvole nere, cariche di speranze infrante. O forse, quelli erano i miei occhi.
Gli Shadowhunters erano vestiti di un bianco che faceva male allo sguardo ed io non riuscivo a non fissare i loro abiti ordinati, i loro volti dispiaciuti e un po' imbarazzati.
Avrei guardato qualunque cosa, pur di non posare il mio sguardo sulla tua tomba, Magnus. 
Non ero pronto, non potevo aspettarmi di poter davvero sopportare un'aspettativa di vita in cui tu non eri presente, in cui eri morto, sparito.
Non poteva essere giusto...
Il giorno del tuo funerale fu quello in cui la mia rabbia raggiunse il sopravvento, non riuscì più a calmarmi. 
Neanche la presenza di Jace ed Izzy al mio fianco fece differenza... Ero animato da una rabbia che mi diede la forza di correre, correre, correre fino al bosco. Ero pronto ad uccidere qualunque creatura del regno delle Fate, se solo fosse apparsa. Ero disposto a disintegrare ogni pezzo di quella dannata stirpe. Uno dopo l'altro, senza rimorsi e paure. 
Ti rendi conto a che punto ero arrivato? Mi vergognavo così tanto di me stesso, ero diventato quasi un mostro. 
Alla fine, fu Jace a trovarmi dopo un paio di ore. Ero inginocchiato tra l'erba, vicino ad un sentiero appena tracciato. L'arco in una mano, una freccia conficcata nella terreno, un'altra in un albero. 
Sentì la mano del mio parabatai sulla spalla, avevo avvertito la sua presenza...
Mi ricordò quanto la runa ci legasse e con quanta facilità avesse avvertito una forte rabbia improvvisamente.
Mi sorprendeva sempre la capacità di empatia del mio amico, forse non sarei più dovuto essere tanto sorpreso...

Fu lui a portarmi all'Istituto. La tua cerimonia era già terminata, non che mi interessasse davvero assistervi. Ero contrario a qualunque cosa mi ricordasse la tua definitiva scomparsa. 
La notte dopo quell'avvenimento fu la peggiore, perché mi ricordai di quanto io fossi diverso da quella persona arrabbiata con il mondo... Mi ricordai della bontà che tu avevi sempre amato, della riservatezza, dell'amore e della forza. 
Mi ricordai di tutto ciò di cui ti eri innamorato, esattamente il vero Alexander Gideon Lightwood.
Ebbi paura di non essere più all'altezza di quella persona, di esserne una completamente diversa. 
Non volevo essere quel genere di uomo che come unico scopo nella vita aveva la vendetta.
Ed infatti, fu in quella stessa notte che ti promisi di essere migliore. Ti promisi di non sterminare le Fate solo perché una era stata la causa della tua morte in una dannata battaglia. Promisi a me stesso di essere migliore, di essere il petit fleur di cui ti eri innamorato e che avresti amato per sempre.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: scarlett_midori