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Autore: Ale_Larry    15/05/2016    0 recensioni
Harry e Louis ormai non si vedono da un anno. Tutto è cambiato ma i loro sentimenti sono ancora lì, rinchiusi... (questa one shot si ricollega alla storia pubblicata in precedenza da me.) buona lettura.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                   -BE STILL-
Diario personale.
2016
Non tutti sanno cosa significa amare ed essere amati. L’amore non si può definire a parole. A volte l’amore distrugge e tu glielo lasci fare perché è così dolce-amara quella sensazione che, non sai, se rimanere o lasciare andare. Se non hai amato almeno una volta, non sei mai stato distrutto, non sai quanto può far bene sentirsi amato e amare a tua volta. A volte penso che quello che ho avuto sia stato un dono, che l’amore che ho ricevuto da lui sia stato più di quanto meritassi. Lo amo e l’ho amato con tutto me stesso. A volte sono arrivato al punto di odiarlo per le sue scelte, mi feriva e lo sapeva, ed io, glielo lasciavo fare. Gli lasciavo prendere dei pezzi di me ogni volta che tornava, si prendeva tutto, mi restituiva l’amore, l’essere amato. Quando litigavamo, in realtà tutt’ora, si comporta come se dovesse ferirmi per farmi capire che ha il potere di distruggermi con una sola parola, ma non sa, che quello è solo il potere che gli d’ho io perché non saprei stare senza. Abbiamo passato mesi senza parlarci, a urlarci addosso solo la rabbia che avevamo dentro senza poter parlare realmente, urlavamo stando muti, ci odiavamo amandoci, ci facevamo a pezzi solo per poi curarci. Mi feriva solo per potermi amare di più.
***
10 Settembre 2013, venerdì
“non ti sto chiedendo di perdonarmi solo.. sposami. Vuoi sposarmi Harry?”
   ***
2 settembre 2013, giovedì
Non riuscivo ancora a capire perché in questa casa non rispondesse mai nessuno al telefono:
“pronto” risposi,
“Harry, sono Johannah”
Mi prese il panico. Non parlavo con Jay da quando io e Louis, beh da quando non c’era più un noi, so che mia madre ancora la vedeva, io oltre a qualche saluto avevo chiuso ogni rapporto,
“Harry sei ancora lì?”
“si, scusa… ciao Jay, come stai?”
“tutto bene caro”
Era strano sentire la sua voce,
“mamma al momento non è qui e non so il perché vuoi che..”
“no Harry non ho chiamato per Anne, volevo parlare con te”
E adesso?
“oh..”
“so che probabilmente non ti interessa più ma, Louis la prossima settimana torna a casa  e mi farebbe piacere se insomma ci fossi anche tu, so che è una cosa assurda ma credo che gli farebbe piacere rivederti, so che è passato un anno, ci saranno anche gli altri”
“non credo sia una buona idea, mi dispiace” riattaccai. Un anno, era passato un fottuto anno ed ora.. Sarebbe tornato e non potei chiedermi se mi avrebbe cercato, no, era sbagliato pensarla così.
“Harry chi era al telefono?” ora si era decisa a scendere? Scherziamo?
“era Johannah”
“oh, ora la richiamo”
“no, voleva parlare con me, voleva dirmi che Louis la prossima settimana torna in città” non rimasi abbastanza per sentire la sua risposta, mi diressi nella mia stanza, mi misi seduto sul letto e presi il mio’diario’, mi ero ridotto ad un diario,
2 settembre 2013,
credevo di averlo superato, non è così. Sta per tornare in città ed io, Dio vorrei aspettarlo a casa con tutti gli altri ma non posso, io lo odio giusto? Si credo proprio che dovrei. Lui ha scelto il pianoforte a me… lo amo ancora così tanto dopo un anno? Sono uno stupido, stupido Harry..
  ***
6 settembre 2013, lunedì
“tornerà in città!”
“a me ha detto che viene solo per sua madre, dice di aver trovato casa a Londra”
“si gli prenderà un colpo quando…”
Non ce la facevo più,
“basta, per favore potete… non parlare di lui” era già abbastanza per me tutto quello, se volevano parlare della fottuta festa che gli avrebbero organizzato avrebbero potuto farlo altrove,
“scusa Harry” mi disse Niall, non era colpa sua infondo, era un suo amico, ma non lo sopportavo. Ero uscito con i ragazzi per farmi un giro e non pensare a quello che sarebbe successo e loro non facevano altro che parlarne.
“potresti venire anche tu, non credo gli dispiacerebbe”
“no Zay è escluso” sbuffai.
8 settembre 2013 , mercoledì
Ore 12:20p.m
Erano giorni che non riuscivo a togliermi dalla testa l’idea di Louis in città di nuovo, Jay aveva detto che sarebbe tornato in settimana ma non mi aveva detto il giorno preciso, non gliene avevo dato il tempo,
“sai quando rientra?” chiesi a Niall. Eravamo in mensa, eravamo al 5° anno e finalmente saremmo usciti,
“chi?” chiese guardandomi confuso,
“Louis, venerdì gli farete una festa ma lui quando,insomma..”
“oh, oggi, credo sia già arrivato a casa” lo disse con tanta leggerezza che mi diede fastidio. Deglutii , oggi, dannazione. Fortuna che oggi saremmo usciti alle 13 per mancanza dei professori.
“sei deciso proprio a non venire vero?”, feci un cenno d’assenso con la testa senza rispondere a parole. Probabilmente se lo avessi evitato se ne sarebbe semplicemente andato dopo la festa, così non avrei avuto nulla da ricostruire, il mio cuore non avrebbe perso altri pezzi nel vederlo. La campanella suonò, ed io avrei tanto voluto uccidere Niall quando uscimmo da scuola e lo vidi lì, davanti ai miei occhi con gli altri ad aspettare noi, o meglio Niall, ad aspettare Niall nel parcheggio, rimasi di pietra quando lo vidi parlare con Anne, mia madre,
“wooh è tornato il pianista” urlò Niall riportandomi al presente, avrei voluto sprofondare,
“Nialler” urlò Louis. La sua voce mi risuonò dentro ogni singola fibra del corpo facendomi sussultare, Dio quanto mi era mancata la sua voce, non me ne resi conto fino al quel momento, non riuscivo a muovermi mentre lui veniva verso di noi, “come stai biondo?” rimasi paralizzato ad ascoltare la sua conversazione con Niall, rimasi a fissare il loro abbraccio e ha desiderare di ritrovarmi nelle sue braccia inalando il suo odore che dal maglione era svanito ormai da tempo, solo quando chiamò il mio nome mi destai,
“ciao Harry, è un piacere rivederti” mi sorrise, un sorriso timido, chiuso in sé. Deglutii per l’ennesima volta e non risposi, le mie gambe andarono da sole verso l’auto di mia madre e salii senza batter ciglio.
“andiamo a casa mamma”.
8 settembre 2013,
ore 23:56 p.m
non riesco a dormire. Oggi ho rivisto Louis è stato, come una bomba che ti esplode in faccia senza preavviso. Non l‘ho salutato… ora me ne pento perché avrei voluto vedergli quel sorriso che mi manca ormai da tempo. Era diverso, più magro, capelli un poco più lunghi e non sistemati, sembrava stanco. Vorrei sapere come sta, ma sto cercando di frenare l’istinto di chiamarlo per sentire solamente la sua voce… cosa pensava quando mi ha salutato che mi era passata, che stavo bene? Mi sento così sporco al pensiero di averlo fatto star male. Che devo fare? Qual è la cosa giusta? Dammi un consiglio.. ti prego.
H .
 ***
10 settembre 2013, venerdì
“no Niall te l’ho detto non mi va!”
“okay.. gli darò il bentornato anche da parte tua”
“evita per una volta per favore, ora ho da fare ci sentiamo” attaccai.
Erano le otto di sera e stavo nel letto a compiangermi. Mandai un messaggio a mio padre, gli avevo detto che ci saremmo sentiti, era il minimo che potessi fare, negli ultimi tempi avevo fatto parecchie volte avanti e dietro da Londra a Los Angeles, solo per non pensare, ma questo mi aveva avvicinato parecchio a lui.
-ciao papà come stai?-
-Harry tutto bene, tu che dici?-
-nulla la solita noia qui. A L.A come va?-
-sempre il solito bel tempo. Scusa ma ora devo lasciarti non sono in casa. Ci sentiamo figliolo-
Lasciai cadere il telefono sul letto accanto a me, presi la macchinetta fotografica dal comodino, me l’aveva regalata mio padre per il mio diciannovesimo compleanno, l’accesi e iniziai a sfogliare l’album delle foto. Le foto, la maggior parte in bianco e nero, mi permettevano di esprimere ciò che sentivo in un preciso istante, per questo amavo la fotografia, si era rivelata un ottima amica. Credo che presi sonno con la macchinetta ancora accesa perché quando mi svegliai era sul mio petto. Guardai l’orologio ed era l’uno del mattino e sentii di nuovo quel fastidioso ticchettio sulla finestra, mi alzai e mi affacciai; merda. Che ci faceva Louis Tomlnson sotto la mia finestra a l’una del mattino,
“che cazzo ci fai qui?”
“non volevo svegliare tutti suonando la porta”
“non intendo sotto la mia finestra, cioè anche questo ma..”
“scendi”
“no”
“avanti Harry, se non scendi giuro che sveglierò tutti” lo vidi sparire da sotto la mia finestra e sentii già bussare alla porta, sapevo che l’avrebbe fatto. Mi sbrigai a scendere le scale nella speranza che ancora nessuno si fosse svegliato e aprii di scatto la porta,
“sei pazzo lo sai” dissi aprendo la porta, e me lo ritrovai lì, alla luce della luna, e mi sorprese ancora una volta,
“sposami”
Lo disse tutto d’un fiato, non credevo di aver capito bene,
“c-come scusa?
“non ti sto chiedendo di perdonarmi solo.. sposami. Vuoi sposarmi Harry?”
E.. invece avevo capito benissimo,dopo un anno quell’idiota era alla mia porta chiedendomi di sposarlo, assurdo no? Eppure per quanto assurdo potesse essere, il mio cuore iniziò a galoppare e la gola mi si serrò del tutto, non poteva dire sul serio, non poteva… poteva invece, quello che io avevo rimosso dalla mia testa era la promessa che gli lasciai nell’ e-mail ad Oxford, che lui aveva tenuto custodita e che adesso mi rimetteva in mano -l’aveva stampata- assurdo:
Caro Louis,
sai anche tu che sarebbe finita quando sono arrivato lì. Ti amo con tutto me stesso e so quanto questo fa male perché mi sembra di bruciare. Ti aspetterò sempre se tornerai a casa, avrei voluto ripartire con te ma questo purtroppo non è stato possibile, viviti il tuo sogno, non ce l‘ho con te non potrei mai. Ti amo, il tuo piccolo Harry, spero tu possa perdonarmi prima o poi.
Rileggendola gli occhi iniziarono a bruciare e mi sentii subito le guance bagnate e le labbra salate.
“Harry dì qualcosa.. ti prego”
La sua voce tremava eppure, non sapevo come descrivere ciò che stavo provando in quel’istante, non credo ci siano abbastanza aggettivi per descrivere la marea di emozioni che mi sovrastarono, amore, odio, disprezzo, speranza, rabbia.. rabbia perchè aveva fatto passare un anno prima di tornare a casa da me, odio perché non riuscivo ad amarlo più di quanto ancora non stavo facendo, amore, cedo che l’amore e l’odio sovrastavano tutto, infondo una linea sottile li divide e in questo momento era annullata. La mia voce non usciva, mi sforzai a emettere qualche suono comprensibile.. fottuto Tomlinson.
“perché..?” fu talmente lieve, che avevo paura che non lo avesse sentito, così lo ripetei “perché, ora?”
“lo so, sono stato uno stronzo o aspettato troppo, ma dimmi che… se non ci avessi provato me ne sarei pentito quindi, accetterò ogni tua risposta ma.. dì di sì! Dimmi sì Harry..” lo guardai negli occhi, quegli occhi che mi avevano fottuto già una volta, brillavano al buoi della notte, sembravano cielo liquido, si univano con esso e diventò così difficile rispondere.
“mi serve tempo” non era un no, neppure un sì era.. Un mi serve tempo,
“okay, giusto… io torno a casa”
Tornare a casa? Era fuori, no, erano quasi le due del mattino e non l’avrei lasciato guidare nelle condizioni in cui era e poi, credo che volevo che restasse.
“resta, insomma è tardi o .. presto, e in più non puoi guidare in.. queste condizioni”
“vuoi che resti qui?” lo disse come se non avesse capito appieno come me prima, era assurda questa situazione,
“si” risposi solamente, aprii di più la porta di casa per lasciarlo entrare. Il mio cuore in quel momento mi stava ringraziando, ma la mia testa, la mia testa mi stava maledendo per ciò che avrei fatto passare ancora al cuore.
11 settembre 2013, sabato
Ore 03:20 a.m
Louis è nel mio letto, si è addormentato, era stanco. Sono seduto alla scrivania per non disturbarlo credo, o solo perché non voglio che veda ciò che sto facendo. So di aver detto di odiarlo, ma l’amore e la mancanza hanno vinto ancora una volta. Non gli ho saputo chiedere nulla della festa.. avevo altro per la testa, tipo la proposta di matrimonio che mi ha fatto. Già il mio ex ragazzo mi ha chiesto di sposarlo non è ..assurdo. dovevo dirgli di no subito. Come potremmo mai sposarci.. dove poi!! No no no, non mi interessa dove, dovrei dirgli di no appena si sveglia, forse dovrei svegliarlo e dirglielo..no, lo lascerò dormire. Amo vederlo dormire, sembra così sereno, ed io adesso sono così stanco per affrontarlo…
H .
Ore 11:30 a.m
Mi svegliai perché il mio cellulare continuava a vibrare sul comodino ed iniziava a darmi fastidio, mi accorsi di non riuscire a muovermi, ero bloccato da qualcosa o qualcuno. Aprii gli occhi e lo vidi abbracciato al mio petto e con una gamba intrecciata alla mia –Louis- credevo di averlo sognato. Allungai la mano e risposi,
“pronto”bisbigliai per non svegliarlo,
“Harry sono la mamma ti sei svegliato”
“no, cioè si..adesso che succede?”
“mi ha chiamato Jay preoccupata questa mattina, dicendomi che Louis non era a casa e se sapessi dove fosse, così gli ho detto che era da noi, anche se non so quando è arrivato..”
“mamma rallenta mi sono svegliato ora, che vuoi dire?”
“sono da Jay vi aspettiamo per pranzo, baci a dopo..ah e Harry, buon giorno caro”
“buon giorno” risposi con voce roca. Louis si mosse su di me alzando la testa ancora ad occhi chiusi ed accennando un sorriso,
“buon giorno” disse, aprì gli occhi e li incastonò ai miei. Mi sembrò di averlo sempre tenuto lì tra le mie braccia per una lunga notte durata un anno. Si spostò, “scusami n-non me ne sono reso conto” abbassò lo sguardo. Io mi alzai e presi dei vestiti dalla sedia, poi mi rivolsi a lui,
“tua madre e mia madre ci aspettano per pranzo, non sapeva dove fossi e mia madre gli ha detto che la tua auto era qui… beh è una lunga storia ma, dovremmo sbrigarci”
“okay” rispose semplicemente,
“okay vado prima io poi ti lascio il bagno libero”
 ***
2016
8 Maggio
Tutti commettiamo degli errori e io e Louis lo sappiamo. Ci siamo ripromessi che qualsiasi cosa sarebbe successa tra noi, a fine giornata, bella o brutta che essa sarebbe stata, saremmo tornati l’uno da l’altro, non era un obbligo, semplicemente saremmo tornati a casa. Saremmo tornati nell’unico posto che ci salvava.. da l’altro. Amo Louis ogni giorno e con lui niente è scontato, lo amo semplicemente per ciò che è, con le sue paure e insicurezze che non vuole mostrare, ma se lo consci abbastanza sai distinguere … Tranne oggi. Oggi abbiamo litigato ed è uscito di casa sbattendo la porta. Odio quando se ne va arrabbiato … dopo 5 anni in questo non è ancora cambiato.
“<> le chiesi.
<>
<>
<< Per me?>> Ella domandò, timida e umile
<>”
-Gabriele D’Annunzio ‘L’innocente’.
11 settembre 2013
Restare a quel tavolo senza esplodere diventò difficile soprattutto quando tua madre si complimentava con il tuo ex, che quella mattina ti aveva fatto una proposta indecente che nessuno sapeva e che, per di più, aveva una casa a tre ore di macchina da te, Londra, assurdo..
“e com’è Londra? Voglio dire sicuramente è molto più popolata di qua!”
“si Anne sicuramente, ma il clima è lo stesso. In realtà mi sento un po’ solo laggiù, la casa è molto grande” si voltò verso di me, ma era pazzo??
Comunque l’ora del pranzo era quasi terminata e se mia madre non si alzava da quel tavolo me la sarei caricata in spalla, io e Lou..Louis, non avevamo più parlato.
“Harry tu che ci dici?” mi chiese Johannah “come ti è andata l’estate?”
“bene, in realtà non sono stato molto nei paraggi, sono stato del tempo con Des a L.A, ho conosciuto molta gente nuova e simpatica, per il resto, quest’anno non vedo l’ora che finisca scuola”
“hai già in mente cosa farai dopo?”
Fu mia madre ad intervenire,
“una cosa assurda, vuole tornare a Los Angeles per un corso di fotografia, ma non lo farà è troppo lontano”
“volevi che passassi più tempo con papà no”
“si ma no che ti trasferissi da lui”
“avrò 20 anni l’anno prossimo.. decido io per me da un pezzo”
“L.A è lontano” la sua voce irruppe così cristallina, “voglio dire è in un altro continente!”
“lo so”
“c’è la possibilità che tu cambi idea?” lo chiese guardandomi negli occhi, dovetti distogliere lo sguardo. C’era una possibilità? Non lo so.
“io… non lo so. Ho tante cose da valutare”
Perché quando si trattava di lui, le certezze che credevo di avere crollavano. Ancora lo stesso effetto. Dovevo parlare con qualcuno di quello che.. mi serviva Gemma.
“mamma Gemma è a casa?”
“credo sia rientrata perché?”
“niente.. mi serve per un.. consiglio”
  ***
Quando rientrammo corsi verso la sua stanza, aveva la porta chiusa, bussai per evitare situazioni scomode,
“Gem posso entrare”
“si”
Quando entrai lei stava curiosando nell’armadio, chiusi la porta alle mie spalle e glielo dissi quando ancora era non mi guardava,
“Louis mi ha chiesto di sposarlo” si blocco con un vestito in mano, fantastico bella reazione sorella, si girò ed era letteralmente a bocca spalancata,
“stai scherzando?”
“no”
“stai scherzando”
“no”
“stai..”
“smettila di chiedermi se sto scherzando e dammi un consiglio” mi avviai verso il suo letto e mi misi seduto, lei si avvicino mettendosi accanto a me.
“tu che gli hai risposto?”
“che mi serve del tempo per pensare” iniziai a giocherellare con le mie dita,
“e cosa vorresti fare.. nel senso tu, lo ami ancora giusto, altrimenti non ci staresti nemmeno pensando” era proprio mia sorella. Mi era stata vicino quando tornai da Oxford dopo la rottura, ero a pezzi e lei mi ha aiutato a rimettermi in piedi, lei e gli altri ovviamente, ma le crisi notturne se le è prese tutte lei.
“si io, insomma credo di si” la guardai e lei mi sorrise, le feci un sorriso anch’io e poi iniziammo a ridere, stavo diventando pazzo “mamma impazzirà”
“oh si. Ma credo che dovresti prima dare la risposta a Louis no, dovrebbe saperlo”
“credo che lo farò aspettare ancora un po’, infondo io ho aspettato un anno lui può aspettare 24 ore ancora. Grazie” gli baciai una guancia e mi alzai dal suo letto per andare nella mia stanza,
“Harry”
Mi girai in attesa che continuasse,
“alla fine non sei tornato ad essere lo stronzo di prima”
Sorrisi, sapevo a cosa si riferisse, aveva ragione.
 ***
‘M’accorsi come le sue pupille erano rosse di pianto. Non mi parlò, ma mi ammazzò con un’occhiata, quasi volesse dirmi “Tu mi hai ridotta così”’ –Ugo Foscolo
14 settembre 2013
Ore 17:20 p.m
I sistemi dell’ultimo anno erano impossibili, la matematica mi odiava e io odiavo lei, incomprensibile, inutile e piena di numeri , troppi numeri.
“Harry tesoro..”
“mamma, non ti ho sentito bussare, scusa. Che c’è?”
“puoi prenderti una pausa.. Louis è giù di sotto”
Louis. Ancora non gli avevo dato la risposta alla sua domanda,
“scendo subito” trattenni a stento un sorriso. Lasciai la penna sul quaderno e mi sbrigai a scendere. Poi vidi lui ai piedi delle scale.
“ciao” dissi accennando un sorriso, forse non se lo aspettava perché sbarrò gli occhi e mi rispose dopo un po’,
“ciao, sembri star bene?”
“no in realtà sono contento di aver preso una pausa dalla matematica, andiamo di là vuoi un thè?”
“si grazie” mi seguì fino alla cucina e si accomodò.
“vi lascio un po’ soli” mi disse mia madre lasciando la cucina. Alzai gli occhi al cielo, forse sarebbe stato meglio, non sapevo da dove iniziare, misi su il tegame dell’acqua,
“come stai? Sembri stanco” ero preoccupato, appariva dimagrito e stanco da giorni, odiavo non sapere il perché stava così,
“si, ma adesso sto bene grazie Harry” mi fece un sorriso “tu come stai?”
“bene, stanco ma bene” gli sorrisi facendo spuntare le fossette e strizzando gli occhi. Quando li riaprii lo vidi illuminarsi, accidenti dovevo dirglielo prima di saltargli addosso, ma prima..
“quando tornerai a casa.. a Londra?”
“parto venerdì, per questo sono venuto, volevo avvisarti” abbassò lo sguardo,
“oh” la teiera iniziò a fischiare, la levai dal fuoco e presi le tazze da thè, le riempii e le portai al tavolo, presi il latte e senza chiederglielo glielo versai nella tazza e lo rimisi a posto, accomodandomi davanti a lui, mi guardò “che c’è?”
“ti sei ricordato del latte..” fece un sorriso. Alzai le spalle come se non importasse, in realtà riguardavo ogni cosa riguardasse lui, ogni piccola cosa e la conservavo solo per me.
“se parti venerdì starai già preparando le valigie con quello che hai lasciato qui?”
“si più o meno, non tutto posso mettere in valigia”
Mi mossi a disagio sulla sedia, mi schiarii la voce,
“sai ho..”
“ciao Lou” Gemma, puntualmente ovviamente,
“ciao Gemma che vuoi?” sorrise alla mia domanda ma non rispose, “vattene” le dissi,
“non essere sgarbato con tua sorella, anch’io prendo del thè!”
“è finito mi dispiace” la guardai e la incitai ad andarsene,
“oh avanti!”
“Gemma va via”
“48 non 24 ne sono passate.. comunque me ne vado, antipatico” sbuffò e se ne andò. Io alzai gli occhi al cielo,
“di che parlava?” chiese Lou corrugando le sopracciglia e indicando mia sorella col dito e il naso arricciato. Era adorabile…
“nulla… stavo dicendo che.. ho pensato molto sai” sospirai e puntai gli occhi sul mio thè, mi mossi ancora a disagio,
“oh, sono.. sono contento che tu ci abbia riflettuto”
“già e sono giunto ad un punto.. o conclusione” presi un’altra boccata d’aria,
“aspetta fammi prima dire una cosa” incominciò lui, no non doveva parlare, era il mio turno, “voglio solo dirti che va bene, che è assurdo ma ora so che non posso stare senza te e l’ho capito tardi, ma l’ho capito sai, l’altro giorno hai detto che hai conosciuto gente nuova e non avevo nemmeno minimamente pensato che tu potessi essere impegnato che avessi trovato qualcuno per… io” stava blaterando e dovevo farlo stare zitto. Trovare qualcun’altro era impazzito, come se potesse essere possibile…
“Louis..”
“no va bene, succede lo so, solo che…”
“si” sputai, non stava zitto e non sapevo come fermarlo,
“s-si hai trovato.. trovato qualcuno o sì, nel senso che sì..”
“si”
“non sei affatto divertente Styles”
Mi alzi perché iniziai ad essere nervoso, mi passai una mano nei capelli e quando alzai il mio sguardo su di lui lo vidi che era in piedi anche lui, così lo guardai negli occhi, non dovevo chiedere, non dovevo spiegarmi con lui, e ringraziai ancora che fosse ancora così. Feci un cenno d’assenso con la testa e lo ripetei di nuovo, solo che stavolta la voce si spezzò,
“si..”
Vidi i suoi occhi sciogliersi, non capii nemmeno come me lo ritrovai tra le braccia che mi stava abbracciando, solo quando le nostre labbra si toccarono notai il salato sopra, il salato delle sue lacrime, forse anche delle mie perché quando aprii gli occhi –che non ricordai di aver chiuso- era tutto sfocato e riconobbi il suo viso vicino al mio e le se mani che mi accarezzavano il viso bagnato e le sue labbra, le sue labbra che tornarono a baciarmi. Udimmo solamente un urlo e ci girammo entrambi,
“si può sapere che succede?”
Oltre mia sorella che si copriva la bocca con le mani ora c’era anche mia madre in cucina,
“state bene?”
“si mamma” abbassai lo sguardo e strinsi la mano di Lou nella mia,
“posso dirlo io alla mamma” saltellò Gemma sul posto, la trafissi lo sguardo,
“dirmi cosa?”
“stasera siete invitati a cena da noi, Anne” disse Louis, dirglielo stasera a entrambe era un suicidio,
“oh okay ma non ho preparato ancora nulla, farò un dolce”
Mamma uscì dalla cucina ed io iniziai a minacciar Gemma, le volevo bene ma, no spettava a me a NOI ..
“Gemma per favore..”
“so aspettare fino a stasera, ma nel frattempo” si avventò su Lou, il mio Lou abbracciandolo, lo tirai per la mano cercando di farlo staccare,
“mi dispiace che mio fratello ti abbia fatto aspettare così tanto per..”
“Gemma..” avrei voluto strozzarla,
“okay vado a sistemarmi per stasera” sorrise andandosene,
“aspettare così tanto?? 48 non si riferiva alle ore che hai aspettato per dirmelo vero?”
“volevo dirtelo prima, poi c’è stata scuola e i compiti.. e poi volevo farti tribolare un po”
“se non ti amassi tanto e in questo momento non fossi così felice ti odierei” mi sorrise e poi mi bacio ancora e ancora…
 ***
17 settembre 2013, venerdì
The Wolves ore 21:20 p.m
Non potevamo immaginare come l’avrebbero presa I ragazzi. Quando l’avevamo detto a mamma e a Jay erano rimate a bocca aperta e poi avevano iniziato ha fare progetti sui fiori, gli abiti il quando e il dove, avevo perfino chiamato mio padre per dirglielo, ne era sembrato entusiasta, mi aveva persino detto che lì in alcune cappelle della zona se ne sposavano in molti…
“credi che la prenderanno bene?” gli chiesi mentre mi stringevo nel giaccone di pelle, faceva freddo,
“beh se la prendono male possono sempre bere siamo qui per questo, bene o male festeggeremo il nostro fidanzamento” sorrise voltandosi verso di me e si avvicinò in punta di piedi, sentii il suo fiato caldo sulle labbra ormai ghiacciate e sorrisi,
“mi sembra giusto” risposi, annullando la distanza tra le nostre labbra.
“woooh che ci siamo persi?”
Ci staccammo appena sentimmo la voce di Niall e le risate di Zay e Lee,
“allora stasera si festeggia” disse Zay, gli avevo chiesto di aspettare ma ovviamente Lou doveva dirlo per prima a lui, sbuffai e mi rivolsi a Lou,
“ti avevo chiesto di non dirglielo ti costava tanto spettare?”
“non so di che parli.. Harry”
“già di che parli Hazza, che dovremmo sapere?”
In quel momento arrossii,
“io mi stavo riferendo al fatto che foste tornati insieme” precisò Zayn. Deglutii capendo lo sbaglio,
“beh vogliamo entrare prima” incitò Louis.
 ***
Passò meno di un’ora quando Louis si alzò dalla sedia accanto a me per fare l’annuncio,
“che c’è Tommo sei già brillo” rise Liam,
“no è una cosa seria, un annuncio serio… ed è da parte mia e di Harold” disse guardandomi, tradiva una tranquillità che io non avevo, “vi annunciamo che ci sposeremo a breve” disse alzando il bicchiere. Niall scoppiò a ridere sputando fuori tutto il drink ed anche gli altri si misero a ridere, era davvero un’idea così assurda? Mi sentii ridicolo,
“tu ed Harry.. vi sposate” disse Zayn ridendo e appoggiandosi a Niall, Liam stava ridendo ma non si era scomposto più di tanto, presi io la parola a quel punto,
“si.. io e Louis ci sposiamo” in quel momento tutti smisero di ridere, non sapevo se era una buona cosa o meno,
“mio Dio siete seri” annunciò Zayn, alla fine sorrise alzandosi in piedi, “beh in bocca al lupo allora, sarà dura da sopportare” gli altri risero e anche Louis. Mi rilassai e iniziammo i festeggiamenti. Quello che ora dovevamo decidere era il quando e il dove, non qui in Inghilterra, forse saremmo andati da mio padre. Diventai impaziente di sposarmi, solo per avere lui, sempre, del resto non mi importava.
 ***
22 settembre 2013, mercoledì
“voi siete impazziti?”
“no, papà mi ha mandato i biglietti per il volo per noi 5, stasera partiamo ed ho anche il vostro” diedi i biglietti a Jay e mamma,
“perché così presto? Avete tempo” chiese Jay
“Mamma ne abbiamo già perso abbastanza di tempo, dovete solo raggiungerci domani, abbiamo trovato una cappella che ci sposerà di sera, è molto carina.. vero tesoro?” si rivolse a me, arrossii
“si giusto, mamma ti prego vorrei che ci fossi anche tu” sospirai e trattenni il fiato,
“ci sarò” sorrise ed io mi rilassai e tornai a respirare “ ci saremo”.
 ***
23 settembre 2013, (CA) ore 22:25 p.m
Era il mio turno ed avevo il cuore in gola, temevo di svenire per l’emozione,
“Prometto di darti sempre di darti il meglio e la parte più vera di me. Prometto di metterti davanti a tutto e a tutti. Sarò ogni cosa di cui avrai bisogno. Ti prometto che cercherò di darti la forza di cui hai bisogno e di aiutarti a superare ogni ostacolo insieme. Prometto di non farti mai soffrire.. e farti piangere solo per commozione e se ne sarò in grado anche farti essere sempre felice. Sarò la mano che ti viene incontro quando sei a terra per aiutarti a rialzarti. Tu promettimi solo che non te ne andrai, così che io possa amarti con tutto me stesso.
 ***
Ore 14:35 p.m L.A (CA)
“Lou.. Lou avanti, Boo svegliati”
Si mosse allontanando il mio braccio che lo muoveva e prese il cuscino e se lo portò sulla testa. Sbuffai.. non era fatto per il fuso orario.
“Louis Tomlinson alzati da questo fottuto letto abbiamo delle cosa da fare.. e poi tua madre arriverà tra qualche ora”
“fammi dormire, è presto… o tardi, si dorme da qualche parte nel mondo”
Mi avvicinai a lui ed iniziai a baciargli la schiena scoperta, dalle spalle, lungo tutta, la spina dorsale,
“mi sto eccitando smettila se non vuoi finire quello ch stai iniziando”
“avanti Lou..” mi lamentai
“ora mi alzo”.
 ***
Quando tutti arrivarono in albergo che papà mi aveva gentilmente pagato uscimmo separatamente con le nostre famiglie per andare a prendere le misurare dei vestiti. Ero stato molto a L.A la scorsa estate per sapermi muovere e indirizzare Lou a qualche negozio. Il fuso orario aveva distrutto Mamma e Gemma che stava dormendo in piedi e la presi un po’ in giro,
“finiscila se non vuoi finire a l’altare con un occhio nero”
“tu non mi picchieresti, non lo faresti mai” corsi da lei e la strinsi in un abbraccio che ci costrinse a fermarci, mi staccai che ancora ridevo e lei sorrise,
“hai conosciuto già il compagno di Jay?” mi chiese mia madre,
“non molto sai è successo tutto così in fretta, ma credo che saprò se accettarlo o meno quando vedrò Louis più tardi” sorrisi, sapevo quanto potesse essere selettivo e protettivo quando si trattava delle persone che amava, della sua famiglia e presto ne saremmo stata un’unica grande famiglia, mi eccitava l’idea.
“entriamo” disse mia madre essendo già davanti al negozio, avevamo l’appuntamento alle 15:30 p.m eravamo in orario.
 ***
Respira.
Inspira. Espira. Non trattenere il fiato, mai.
Inspira. Espira.
I suoi occhi, le labbra. È uno sbaglio.
No rilassati. Non trattenere il fiato.
Ore 22:01 p.m
“sei pronto?” quando Niall entrò nella mia stanza con un fiore in mano stavo sudando freddo, “sono tutti di là, tieni per il tuo vestito” mi puntò il fiore nel taschino,
“grazie” ero in piedi davanti uno specchio e tremavo, “lui è già arrivato?”
“si è di là” sorrise e sorrisi anch’io,
“com’è?”
“non lo so, è molto elegante. Andiamo amico, è ora di sposarsi” Niall mi mise una mano sulla spalla ed iniziammo a uscire.
LOUIS
Ero teso. Dio come ero teso, un fascio di nervi. Liam e Zayn erano alle mie spalle come testimoni, tutto nella sale sembrava così.. non saprei spiegarlo. Mia madre stava già iniziando a piangere e temevo che Anne avrebbe iniziato presto. Cerimonia per pochi intimi, sole le famiglie e il nuovo compagno di mia madre, non era male. Mi asciugai le mani sui pantaloni del vestito. Niall era andato da Harry per portargli il fiore, speravo si sbrigassero. Eccolo … deglutii.
HARRY
La marcia iniziò e ci incamminammo sul tappeto rosso della cappella con Niall dietro di me a sostenermi. Eccolo… era fantastico, bellissimo e indescrivibile. Niall come aveva potuto dire che era semplicemente elegante era più di quello. L’abito era classico nero, la giacca gli cadeva a pennello e i pantaloni erano molto aderenti a fasciargli il didietro in modo perfetto, le cosce… stavo entrando nel panico, mentre camminavo verso di lui le gambe temevo cedessero. Se fossi caduto? Cadere faccia a terra al proprio matrimonio non è elegante. Respira. Louis era davanti a me adesso era… perfetto.
LOUIS
Mi si asciugò la bocca. Il cuore perse un battito ed io, io rimasi impietrito. Era bellissimo, come avevano potuto definirlo semplicemente ‘bello’. Non riuscivo a descriverlo mentre si stava avvicinando a me, era nervoso, lo ero anch’io. L’abito era semplice nero, perfetto addosso a lui, la rosa bianca che aveva appuntata su l’abito lo rendeva ancora più bello, i suoi occhi sembravano smeraldi irradiati di luce, mi fece un sorriso timido quando posò i suoi occhi su di me era… perfetto.
Quando eravamo l’uno di fronte a l’altro il prete iniziò la cerimonia, lo vidi cercare le mie mani così gliele strinsi e sembrò tranquillizzarsi un poco. Anche io avevo bisogno del suo contatto, le mani erano sudate quasi quanto le mie, non prestai molta attenzione al prete finchè non lo sentii poggiare una mano sulla mia spalla. Mi sembrava tutto un sogno e temevo di svegliarmi nel mio letto ad Oxford.
Era così bello.
HARRY
Mi prese le mani quando si accorse che stavo cercando le sue, erano sudate e speravo non ci facesse caso. Ero così nervoso ma da quando lo avevo visto non ero più in dubbio su cosa era giusto o no, questo era giusto. Il prete iniziò a parlare ma me ne accorsi solo quando poggiò una mano sulla spalla di Louis facendo distogliere i suoi occhi dai miei. Era assurdo, credevo di sognare.
 ***
“prego volete dire qualcosa prima che dica i voti?” chiese il prete rivolgendosi prima a Louis,
“oh cielo sono così nervoso”, aveva le mani sudate mentre stringeva le mie,
“non mi sono preparato un discorso ma, ho qualcosa da dirti”, ci siamo,
“io ti amo, voglio dire in fondo ci sposiamo per questo” fece un risolino nervoso che alla fine sorrisi anch’io e tutti gli invitati,
“ti amo e ti prometto che non ti lascerò più andare via da me, ti prometto che ti amerò con tutto me stesso, non sarà facile starmi vicino a volte, ma resisteremo. Ti voglio con me adesso e per sempre, non sarà facile liberarsi di me”, sussurrai un ‘lo spero’ preso dal momento,
“prometto di esserti fedele sempre, di appoggiarti in ogni decisione che prenderai e di seguirti anche in capo al mondo se tu me lo chiedessi, e ti prometto che non avremo più un anno come il precedente, non permetterò più a niente e nessuno di tenerti lontano da me. Ti amo Harry Styles ora e per sempre nel mio cuore” sorrise, aveva il sorriso più bello che avessi ma visto indossare ad una persona, gli occhi lucidi e Dio solo sa quanto sarebbe stato difficile parlare ora.
Era il mio turno ed avevo il cuore in gola, temevo di svenire per l’emozione,
“Prometto di darti sempre di darti il meglio e la parte più vera di me. Prometto di metterti davanti a tutto e a tutti. Sarò ogni cosa di cui avrai bisogno. Ti prometto che cercherò di darti la forza di cui hai bisogno e di aiutarti a superare ogni ostacolo insieme. Prometto di non farti mai soffrire.. e farti piangere solo per commozione e se ne sarò in grado anche farti essere sempre felice. Ti prometto nottate di pizza e playstation” dissi ridendo “ ma anche nottate di amore e abbracci caldi. Se tu mi prometti che non te ne andrai, io ti prometto che ti amerò con tutto me stesso. Ti amo Louis Tomlinson, adesso e per sempre” avevo gli occhi che mi bruciarono e vidi dai suoi scendere una lacrima, appena battei le palpebre per schiarire gli occhi mi sentii bagnare il viso.
“bene, con il potere conferitomi dallo stato della California, io vi dichiaro marito  e marito, potete baciarvi”
Sciolsi le mie mani dalla sua presa e gli presi il viso portandolo vicino a me per baciarlo. Sentii in sottofondo gli applausi delle nostre famiglie. Della nostra famiglia. Ci staccammo richiamati da qualche fischio di Zayn che trascinò Louis fuori dalla cappella e lui prontamente prese la mia mano.
Quando uscimmo sorridenti e felici da lì gli altri si permisero di abbracciarci e congratularsi con noi, mia madre si disse fiera e orgogliosa di me come anche Niall, loro erano le persone che mi avevano visto crescere, cambiare, erano le persone più importanti per me.. oltre Louis, che mi aveva salvato. Era stato il porto sicuro, tra alti e bassi, molto bassi, lui era l’unico che aveva impresso in me un’idea su come volevo amare. Su chi volevo amare. È questo il bello dell’amore, non ti d’ha scelta.
“allora ora si va a festeggiare che dite?” chiese Zayn,
“ovviamente” accordò Liam “credo che torneremo presto qui” proseguì guardando il suo Zay e facendo un sorriso a 32 denti,
“presto un altro matrimonio fantastico” esultò Niall.
“muoviamoci” disse Louis. Festeggiammo tutta la notte, non importava dove, a quale festa, trovammo anche una festa intrattenuta da un indiano che ci fece ballare al centro di un cerchio di persone che tenevano il tempo con le mani, ci divertimmo.
 ***
“Piangere davanti a qualcuno vuol dire fidarsi. E se quel qualcuno ti asciuga anche le lacrime, bè, quello è un altro discorso.
Quello vuol dire essere amati”
9 maggio 2016, lunedì
È tornato a casa ubriaco. Mi sembra di essere tornato indietro di un paio d’anni dopo il matrimonio, le prime litigate nella nostra casa, lui usciva si ubriacava ed io restavo a casa a piangere. Poi lui tornava e si sdraiava affianco a me dicendo che mi amava. Non che non fosse vero, sapevo che lo era, solo che in quei momenti era troppo ubriaco per crederci davvero. Lo ricordo ancora, il matrimonio, eravamo così agitati a una vita insieme. Quando accadde non sapevamo come comportarci, all’inizio andò bene, molto, Londra era stupenda e vivere con lui ancora di più. Ecco siamo tornati a questo l’altra sera… lui che scivola nel letto dicendo di amarmi e che il mattino dopo mi porta ancora il muso, ricordando poco o niente della sera precedente. È tornato anche ad essere triste, non lo sopporto questo, quasi quanto odio vederlo ubriaco.
7 ottobre 2013, venerdì
Avevamo raggiunto un accordo, più che altro mia madre e Louis avevano raggiunto un accordo per me. Sarei andato con lui a Londra nei fine settimana e quando sarebbero iniziate le vacanze di Natale, ovviamente Natale e il compleanno di Lou lo avremmo passato tutti insieme a Londra, diceva che era magica in quel periodo, così decidemmo di farlo da noi, a casa nostra, suona strano ‘casa nostra’. Scesi di nuovo le scale di casa di mia madre e Lou era di sotto a parlare con lei, era venuto a prendermi dopo scuola e mi accompagnava a casa per salutare mia madre, dal momento che il venerdì lo passava in città per prendere me.
“certo Anne guiderò piano” fece una risata, “eccolo, preso tutto?”
“si, tanto ho l’altra roba giù a casa” lui sorrise, “mamma io vado ci vediamo domenica per il pranzo”
“si a domenica ragazzi” mia madre mi abbraccio come se dovessi partire e non mi dovesse più rivedere ogni volta. Gli baciai una guancia e la presi per mano fino alla porta quando mi staccai e andai verso la macchina con la borsa.
“allora che si fa stasera?” dissi rivolgendogli un sorriso tutto fossette,
“beh nelle tue promesse c’erano le nottate di pizza e film, opterei per quello stasera” disse tranquillamente, stava scherzando?
“io non ti tocca da.. una settimana e tu ti preoccupi di pizza e film!!” ero allibito, non potevo crederci, lui iniziò a ridere,
“oh piccolo, ci impiegheremo tre ore per arrivare a casa, quindi metà del pomeriggio e tu vuoi fare sesso? Non arriverai sveglio a casa, nelle ultime due settimane l’ho capito”
Si prendeva gioco di me lo stronzetto, non era colpa mia se il viaggio era lungo e a me veniva sonno. Me l’avrebbe pagata, sarei rimasto sveglio per tutto il viaggio e a casa avrebbe fatto i conti con me.
 ***
Aveva ragione come al solito, eravamo arrivati alle 19 a casa e mi ero ripromesso di stendermi solo qualche minuti, ma quando riaprii gli occhi erano le 22:26 p.m che la sveglia sul mio comodino mi ricordava leggermente. Mi girai nel letto ma non lo trovai affianco a me. Mi alzai dal letto e uscii dalla camera scendendo gli scalini che mi separavano dal piano di sotto, la luce della tv si rifletteva sul divano e sentii la sua risata, misi il broncio e corrugai le sopracciglia,
“sei odioso” dissi con voce roca avvicinandomi al divano, lui si girò di scatto e mi sorrise allargando il braccio, scivolai accanto a lui e poggiai la testa sulla sua spalla,
“sapevo che saresti crollato. Ti sei riposato?”
“perché sei ancora in piedi vieni a letto”
“stavo vedendo un film”
“mmm”
Girai il viso all’insù toccando col la punta del naso il suo collo, poi lo leccai e lui si piegò, mettendomi una mano in faccia,
“fai schifo” disse ridendo,
gli leccai la mano e lui la levò con un urletto, riportai le mie labbra sul suo collo e mi spostai portandomi su di lei stringendomi alle sue spalle, lui mi mise le mani sui fianchi stringendomi a lui. Posai le mie labbra sulle sue trovando subito la sua lingua. L’adoravo, il sapore della sua bocca, il calore che mi scatenò fu un allarme.
“vieni a letto” gli sussurrai a l’orecchio, gli morsi il lobo. Scesi dalle sue gambe e lo presi per le mani facendolo alzare. Lo baciai di nuovo intrecciando le nostre mani, mi girai e lo diressi verso la camera da letto, alla fine avevamo avuto entrambi quello che volevamo.
“ti amo” mi sussurrò sulla spalla, mi girai,
“ti amo”.
 ***
Erano le 11 di mattina quando aprii gli occhi e sentii Lou parlare dal piano sotto anche se la sua voce era indistinguibile. Il  fatto di svegliarmi senza lui addosso già mi innervosiva e non sapere con chi stava parlando ancora di più. Decisi di alzarmi e vedere che succedeva,
“Lou..” provai a chiamarlo ma credo che non mi sentì,
“no lunedì tornerò a dare lezioni te l’ho detto, beh gli starà bene io…ora devo attaccare”
Mi guardò scioccato ma si riprese subito. Lezione? Con chi, di cosa? Credevo avesse abbandonato il pianoforte.
“non mi pace svegliarmi da solo” mi strofinai gli occhi,
“scusa piccolo, ero al telefono”
“con chi?”
“un amico di Oxford”
“credevo che non andassi più a lezione”
“beh non sono lezioni per me”
“ e per chi allora?”
“Dio Harry come pensi che mi paghi questa casa”
Mi urlò addosso. Rimasi immobile impietrito, sgranai gli occhi e quando lui fece un passo avanti sussurrando un ‘scusa’ io ne feci uno indietro.
“non volevo urlarti contro piccolo mi spiace”
“era solo una domanda la mia. Vado a farmi una doccia credo sia meglio” risalii le scale e andai in bagno.
A pranzo non parlammo, o meglio, lui ci provò ma non mi dava le risposte che stavo cercando, non mi interessava quanto provasse a prendermi la mano, volevo solo la verità su questo si basava il matrimonio, no sulle cose taciute e tenute segrete.
Mi stesi sul divano provando ha fare qualche esercizio di matematica, odiavo non potergli parlare, vederlo ancora più stanco di quando lo lasciavo la settimana prima, e non volevo essere una preoccupazione. Vidi lui sedersi ai miei piedi,
“sono lezioni di pianoforte”
“non mi interessa sto studiando”mi tolse il libro di mano ed io alzai la testa e lo guardai,
“d’ho lezione di piano a dei ragazzi e loro mi pagano, tutto qui non c’è nulla sotto”
“allora perché non me lo hai detto prima?”
“non lo so il discorso su Oxford è off da quando sono tornato, non volevo rovinare questi giorni, poi si è fatto difficile eri felice e anch’io e temevo che..”
“che ti avrei attaccato se me lo avessi detto. Beh lascia che ti dica che non sono più un ragazzino anche se tu e mia madre prendete accordi come se lo fossi ancora. Ora ho davvero bisogno di capire qualcosa di quella roba quindi.. puoi ridarmi il libro?”
“non sei arrabbiato?”
“si lo sono ma solo perché non hai voluto dirmelo”
“mi perdoni?”
“si” allungai la mano, “avanti Lou”
“sul serio?”
“si ti ho detto”
“okay allora ti aiuto io”
Mi tirò per le caviglie avvicinandomi a lui e prese possesso del mio libro.
 ***
9 ottobre 2013, domenica
Ore 12:42 a.m
“ma si vedrai che stringendoci entriamo tutti a tavola”
“beh noi siamo tre voi siete una squadra di calcetto, tua madre è per caso di nuovo in dolce attesa..” dissi ridendo
“Harold.. beh magari dovremmo darci da fare noi che dici” mi fece l’occhiolino,
“beh darci da fare non ci manca, ma non credo potremmo mai” feci un mezzo sorriso e abbassai la testa. Una bambina con i suoi occhi..
“a che pensi Hazz?” mi prese il viso tra le sue piccole mani e appoggiò la sua fronte alla mia”
“nulla” suonarono il campanello, “vado ad aprire”
Quando aprii le gemelline si gettarono sulle mie gambe,
“Harry” dissero abbracciandomi,
“ciao piccole” le tirai su prendendole in braccio, ma Lou me le rubò facendole urlare e ridere, “ciao mamma” dissi abbracciandola forte, avevo bisogno di lei in quel momento,
“stai bene?” me lo chiese ancora abbracciandomi non curandosi degli altri che stavano entrando e si stavano già sistemando,
“si mamma, sto bene solo…ti voglio bene”
Non sapevo perché, era successo tutto così in fretta e per una coppia normale, avrebbero già messo in programma di bambini, noi non potevamo, anche se eravamo giovani, nella mia testa si stava facendo largo quel pensiero.
“ti voglio un mondo di bene bimbo mio” mi baciò la guancia e si staccò asciugandosi una lacrima mentre io le trattenni.
“si può sapere cosa state combinando voi due?” chiese mia sorella dalla cucina.
“arriviamo”
 
Gli ospiti si congratularono per il pranzo e io ne presi il merito ridendo, dicendo che Lou era negato in cucina ed era vero ma lui mise il muso. Mi aveva aiutato e cucinato lui del purè con del pollo con mozzarella e prosciutto, dicendo che era la prima volta che cucinava e che lo aveva fatto per me.
“casa è davvero carina è sistemata bene” disse Jay,
“era già ammobiliata mamma, per fortuna non ci ho dovuto mettere mano”
Non potei che pensare a quanto l’aveva pagata. Molto dal momento che era già arredata. Aveva fatto tutti quei soldi con qualche lezione di piano, forse non sapevo quanto prendesse.
“tutto bene Harry?”
“si scusate ero.. pensavo ad altro” dissi spostando lo sguardo da Louis,
“quando penserete ha darmi un nipote?” la domanda proveniva da Felicitè, che sorrise,
“oh bhe credo che sia ancora presto non credi” disse Louis ridendo, la cosa mi irritò
“non credo che potremo Fizzy, noi siamo la parte sbagliata della comunità giusto, per gli altri questo è sbagliato” mi alzai stizzito dal tavola strisciando la sedia a terra,
“Harry.. piccolo” me ne andai nella camera da letto e sbattei la porta.. sentii però i passi di Lou sulle scale e vicino la porta prima che l’aprisse. Sentivo la sua presenza benché fossi di spalle. Avevo le braccia incrociate e trattenevo le lacrime. Lo sentii salire sul letto e abbracciarmi mettendo il viso tra spalla e collo,
“non è solo per quello che ha detto Felicitè vero? Per il ambino dico..piccolo”
“non mi piacciono questi discorsi, non … tu la vuoi una famiglia Lou? Con me..?”
“con chi altro sennò?”
Mi prese il viso con una mano e mi fece voltare verso di lui, mi guardò negli occhi poi mi baciò le palpebre chiuse,
“c’è tempo per questo”
“non avremo mai … non ci saranno altri tuoi occhi”
“ho te mi basta. Ti amo Mr. Styles-Tomlinson”
Sorrisi e lo baciai, lasciandomi stringere e poggiai la testa sulla sua spalla.
 ***
23 novembre 2013, mercoledì
Non vedevo l’ora di uscire da scuola e chiamare Louis, mancavano dieci minuti alle 14 e mi stavo annoiando ad ascoltare la lezione di storia, ‘sono importanti le date’ ‘sono solo alcune’, speravo vivamente che stesse scherzando perché avevo ascoltato da 20 minuti a questa parte solo numeri e date su date senza un senso per me.
“hai programmi per oggi’” mi sussurrò Nialler,
“chiamo Louis dopo scuola poi non so, che vuoi fare?”
“stasera esco con Mary se volevi unirti, vengono anche la coppia felice”, mi misi a ridere, perché definire così Liam e Zayn era assurdo, ma si erano una coppia felice e per di più loro potevano vedersi tutti i giorni avevano preso un piccolo appartamento in affitto che pagavano a metà, con il lavoro di entrambi ce la facevano, gli sforzi erano molti, ma stavano insieme e questo li ripagava. Avrei mille volto preferito mollare scuola e lavorare ma poter vedere ogni giorno il viso di Lou, che stare a scuola e poterlo vedere solo il fine settimana. Sbuffai… ringraziai vivamente quando la campanella suonò e uscimmo.
“oh mio Dio” sentii dire dal biondo accanto a me, alzai d’istinto la testa, le parole mi restarono in bocca,
“Lou…” corsi verso di lui saltandogli addosso,
“felice mesiversario piccolo”
Due mesi che eravamo sposati e pensavo di non poter festeggiare fino a questo week-end, lo abbracciai e iniziai a baciargli il viso senza fermarmi,
“okay” rise “non vuoi i tuoi regali?”
“tu sei il mio regalo” ma mi staccai per guardarlo, mi accorsi che aveva due rose in mano, sorrisi facendo spuntare le fossette,
“queste sono per te.. e questo” allungò una scatolina grigia,
“cos’è?”
“apri avanti dimmi che ne pensi”
Quando l’aprii c’era un anello grigio, con degli orsetti sopra che si tenevano per mano. Cazzo mi aveva fatto un anello. Lo tirai fuori e lo misi subito,
“è.. molto bello, più di bello insomma, grazie” lo guardai e lui sorrise,
“bene. Avanti Sali in macchina per il resto della giornata sei mio, ho già avvertito tua madre che stasera farai tardi”
Sorrisi e non me lo feci ripetere due volte di salire in macchina con lui. Strinsi le rose in mano e sorridevo ancora per l’anello.
“credevo avessi lezione oggi?”
“stamattina , mi sono tenuto libero per oggi” si girò sorridendomi,
“Boo ti vedo stanco!” ero preoccupato so che si faceva in quattro, per me, le lezioni,
“sto bene non preoccuparti” mi prese la mano e me la strise. Gli credetti, sapevo che era stanco ma non voleva darlo a vedere. Lo amavo così tanto ma avrei tanto voluto che con le feste in arrivo si prendesse una pausa e avrei voluto rivederlo star meglio.
 ***
Aveva prenotato la cena in un ristorante, aveva un paio di jeans camicia e giacca blu. Era da togliere il fiato, mi sentivo così fortunato.
“allora ti piace?” mi chiese con un sorriso, mi incantai ad osservarlo o fissarlo per meglio dire,
“sei stupendo.. voglio dire il ristorante è..” arrossii violentemente e lui trattenne una risata ed io mi coprii con il menù,
“neanche tu sei niente male”
“grazie” sussurrai. E lo guardai da sopra il libretto che avevo davanti.
“buona sera, posso portarvi da bere nel mentre voi scegliete?”
“si grazie prendiamo .. questo” gli indicò un qualche nome sul menù “mi scusi ma non so pronunciarlo” il cameriere gli sorrise rivolgendosi completamente a lui,
“non si preoccupi arriva subito” si congedò e solo a l’ora mi concesse il saluto.
“cos’hai?” mi chiese Louis,
“ma l’hai visto? Praticamente mi ha ignorato”, si mise a ridere, pensava che scherzassi forse? “scusami..”
“sei geloso tesoro?”
“cosa? Io.. no.” Alzai le spalle “dico solo che dovresti portare qualcosa che indica che tu sia sposato” riabbassai lo sguardo ma lo sentii ridere,
“beh ho te, qualcosa vorrà pur dire” scoppiò del tutto a ridere ora. Corrugai le sopracciglia e tornai a guardarlo male, si divertiva a prendermi in giro “o attento, il mio spasimante sta tornando”
“non è divertente” sussurrai prima del suo arrivo.
“ecco a voi”
Alzai lo sguardo e inizia a guardarlo. Aveva dei tratti famigliari come se già lo avessi visto ma non ricordavo… lui alzò il suo viso e incrociò il mio sguardo, distolse subito gli occhi e lo vidi deglutire, sapevo che la mia era molto più di una sensazione.
“ora vado, chiamatemi quando avete deciso”
“certo” rispose secco Louis, sentii il suo tono cambiato, lo guardai e aveva lo sguardo fisso su di me, mi impietrii
“che c’è?”
“vedo che il cameriera ha catturato la tua attenzione”
“come.. no ti sbagli”
“beh non gli hai scollato gli occhi di dosso da quando è arrivato”
Abbassai lo sguardo,
“lo conosci?”
“no” risposi d’istinto, so che me ne sarei pentito “allora che vuoi mangiare?” cambia discorso, non volevo rovinare quella serata speravo fosse della mia stessa idea,
“carne direi è molto buona qui”
La cena procedette tranquilla, sapevo di averlo già visto ma lo guardavo di sfuggita non volevo che Lou si innervosisse, ne avrebbe avuto il motivo. Alzai gli occhi a lui e stava sorseggiando un goccio di vino, ne presi anch’io ma mi accorsi di averlo finito, allungai una mano per prendere la bottiglia ma me la sentii sfilare di mano e appena sentii il contatto lasciai la presa come se avessi preso la scossa,
“m-mi scusi verso io” guardai il ragazzo che.. aveva appena balbettato?
“scusa” dissi distogliendo lo sguardo quando mi accorsi che lo stavo fissando,
“lei ne vuole ancora?”
“si grazie. Ma vorrei anche che tu smetta di guardare mio marito quando pensi che io o lui non ti vediamo” io rimasi a bocca aperta e il ragazzo sbiancò,
“m-mi d-dis-dispiace io non stavo ..” il ragazzo abbasso lo sguardo rosso in viso “non sapevo fosse suo marito” posò la bottiglia e se ne andò,
“ma che ti è preso? Povero ragazzo non uscirà più dalla cucina”
“scusa se mi d’ha fastidio che mio marito fissi o venga fissato da qualcuno a cui sembra che gli occhi cerchino solo i suoi”
“ma che dici e poi è solo un cameriere che non avresti rivisto c’era bisogno di reagire così, non sai essere più maturo”
“io dovrei essere più maturo Harry”
“si Louis”
 ***
Quando finimmo la cena lui pagò senza lasciare nemmeno la mancia. Il viaggio in macchina fino a casa di mia madre fu uno dei peggiori, lo passammo a discutere su chi fosse, ribadendo che non lo conoscevo o che probabilmente avevo dimenticato chi fosse, fino ad arrivare a urlarci addosso su come sarei stato più libero di portarmi a letto quel cameriere se non fossi sposato con lui e lui non fosse tornato da Oxford,
“beh forse ho sbagliato io Harry”
“sei tu che hai scelto il pianoforte, non io, non è stata mia la scelta”
“tu potevi scegliere comunque di restare con me Harry invece di andartene”
“avevo la scuola, e poi davvero credi che sia stato facile per me lasciarti?”
“si”
Mi ferì più quel sì, che essere chiamato egoista. Come poteva pensare una cosa simile, lui continuò a urlarmi addosso ed io mi girai semplicemente faccia al finestrino senza rispondere, si stava comportando da stronzo e lo sapeva.
“avresti dovuto dirmi di no, saresti stato più felice giusto? Beh puoi sempre farlo adesso, sono stato senza vederti per un anno posso farlo ancora” inchiodò davanti casa e uscii dalla macchina urlandogli un vaffanculo e sbattendo la portiera, ma sentii la sua aprirsi,
“no vaffanculo Louis non provare a parlare”
“e perché, sai che ho ragione sarebbe tutto più facile adesso per te, o no Harry”
“smettila” urlai “sta’ zitto ti pentirai domani e sai che staremo di merda quindi sta’ zitto” continuai a urlare,
“hey ma che succede qua fuori è mezzanotte” mi girai e mia madre era sulla porta,
“vattene Louis, va a casa hai bevuto e non ragioni quando..”
“ti ho visto Harry, in California, non volevi sposarmi pensavi che fosse sbagliato e sai una cosa..”
“non dirlo sta’ zitto” scossi la testa non volevo sentirlo
“il solito non vuoi sentire mai quando sai che ho ragione. Me ne vado tranquillo ne ho abbastanza per stasera”, salì in macchina e andò via. Mi sentivo distrutto, mi aveva distrutto, aveva voluto e glielo avevo permesso.
23 novembre 2013, mercoledì
Ore 00:22 a.m
Lo odio. Dio quanto lo odio avrei voluto prenderlo a pugni. A rovinato la serata del nostro 2° mesiversario di matrimonio. Lo amo perché gli ho dato ogni spunto a cui appigliarsi, lo odio perché sono stato io a lasciarlo ad Oxford solo. Lo odio perché a tutte le ragioni per odiarmi e in più lo amo. Mi ha urlato cose orribili in macchina e se non lo avessi fermato a metà di una frase avrebbe continuato, mi avrebbe detto che anche lui era in dubbio sul matrimonio e che è stato uno sbaglio, lo so che non l’ha detto solo perché l’ho fermato. So che  lo avrebbe detto solo per ferirmi ma lo avrebbe detto… non credo andrò a scuola domani mi sento a pezzi e mia madre mi lascerà riposare. Per quanto in questo momento stia piangendo non voglio fare altro che chiamarlo e scusarmi con lui e sentire la sua voce e sentire le sue scuse e la voce stanca perché si è pentito, e quelle cose non voleva dirle, perché dopo tutto lo amo… e come faccio a non volerlo qui anche quando mi spezza se solo lui può aggiustarmi.
LOUIS
Ore 01:35 a.m
Arrivato a casa di mia madre salii le scale di corsa neanche preoccupandomi di non svegliare nessuno e mi chiusi dentro la mia vecchia stanza. Ribaltai la sedia e gli diedi un calcio, infine mi misi seduto sul bordo del letto e iniziai a piangere. Patetico. Era colpa mia tutta colpa mia, non pensavo quelle cose eppure le ho dette. Stupido. Dio quanto mi odierà in questo momento e ne ha tutte le ragioni, tutti i suoi dubbi su di noi glieli ho resi realtà. Stupido, non dovevi ferirlo, proteggerlo questo è il tuo ruolo. Volevo chiamarlo ma probabilmente ora stava dormendo o comunque non mi avrebbe risposto. Mi farò perdonare domani, striscerò se necessario ma non posso stare con l’idea di averlo ferito o che non mi voglia più. Lui è tutto per me. Anche se l’ho ferito stasera, è l’unica persona che voglio vedere.
24 novembre 2013, giovedì
Ore 10:26 a.m
Mi svegliai con il ronzio del campanello, guardai la sveglia ed erano le 10 del mattino passate ormai da un pezzo. Mi alzai sapevo che mamma era a lavoro e Gemma ara fuori, scesi le scale, iniziarono a bussare mi infastidii, perché non avevano pazienza, aprii la porta di scatto, Louis,
“ciao, ho portato la colazione” alzò una bustina, “posso entrare?” no stupido idiota non puoi! Credeva fosse così semplice. Continuai a squadrarlo,
“si” mi scostai un poco per farlo passare.
“più che altro, spero sia un’offerta di pace” mi disse girandosi verso di me “sono stato.. un idiota ieri sera, avevo bevuto un po’ troppo credo, scusami”.
Continuava ad essere un idiota perché non capiva quanto mi avesse fatto male,
“volevo chiamarti appena arrivato a casa” continuò “non pensavo quelle cose”
“ma le hai dette” le parole mi uscirono da sole,
“si solo perché sapevo che.. ti avrebbero ferito. Dimmi di andare a ‘fanculo, che sono uno stronzo ma.. non mandarmi via. Urlami addosso ti giuro che non me ne vado”, perché dovevo essere così innamorato.
“facciamo colazione ho fame, non ho dormito bene stanotte” mi diressi verso la cucina,
“neanche io” sussurrò dietro di me.
Ci accomodammo e lui prese la sedia accanto alla mia avvicinandosi il più possibile, non lo allontanai e presi la ciambella con lo zucchero, poi guardai i due bicchieri davanti a noi,
“questo è il tuo” me lo passò e lo presi sfiorando la sua mano,
“grazie” dissi col boccone in bocca “credevo fossi rientrato a Londra ieri notte, dopo che te ne sei andato… credevo che non mi volessi più” non lo guardai ho sarei scoppiato,
“non dire così, come posso non volerti, temevo piuttosto che tu..”
Feci un mezzo sorriso,
“sono troppo debole per lasciarti” ammisi, lui mi carezzò il viso e lo girò verso di sé, aveva le borse sotto gli occhi , forse anch’io, non mi piaceva litigare,
“no tu sei forte, fin troppo piccolo” mi guardò e puntò i suoi occhi sulle mie labbra, passai con la lingua su di esse, le sue pupille si dilatarono, “facciamo un accordo” riportò i suoi occhi nei miei,
“quale?” chiesi,
“più una promessa, anche se dovessimo litigare e io dovessi dirti brutte parole, sappi che tornerò okay, sempre, non mi piace dormire lontano quando litighiamo, okay?”
“si sono d’accordo, neanche a me piace” feci un mezzo sorriso, merda mi ero ripromesso che non avrei dovuto cedervi così velocemente, mi avvicinai fino a sfiorare le sue labbra fino a baciarle e a scostarle tra loro. Mi erano mancate le sue labbra la sera precedente. Continuai a baciarlo,
“c’è qualcuno in casa?”
“no”
“allora andiamo di sopra”.
Acconsentii e mi alzai e ci dirigemmo di sopra. Chiusi la porta e lo bloccai con le spalle verso il muro riprendendo a baciarlo e toccarlo, spinsi il mio bacino verso di lui e lui mi strinse i fianchi. Gli tirai via la maglia, spostandomi a baciargli il collo le spalle, presi un lembo di pelle e succhiai. Ci staccammo solo il tempo necessario per dirigersi a letto e per lui di levarmi la maglia, iniziai e slacciare i pantaloni della sua tuta come lui fece con i miei tirandoli via con tutti i boxer e portandomi sotto di lui. Lui passò la sua lingua sulla mia clavicola e mi morse la punta della spalla , io gemetti alzando il bacino verso di lui, gli misi una mano nei capelli e li tirai, si lamentò, tornò a baciarmi il petto e ha lasciarmi un segno rosso al centro. Sorrise alzando lo sguardo su di me, gli restituii il sorriso. Tirai via i suoi boxer con il suo aiuto, lo riportai sotto di me, gli presi la sua erezione tra la mano e iniziai a toccarlo in modo lento senza smettere di baciarlo. Lo sentii lamentarsi sotto di me, non c’era cosa che amavo di più, lo sentivo mio in quel momento, come io ero suo. Gemette stringendo le coperte con le sue piccole mani,
“ti prego” sussurrò, il respiro di entrambi accelerò. Mi sporsi a prendere un preservativo dal comodino e strappai con i denti l’involucro per tirarlo fuori. Presi le sue gambe e mi ci posizionai nel centro mentre lui si stringeva ai miei fianchi. Aprì gli occhi e mi guardò dritto, mare in tempesta in quel momento erano i suoi occhi, forse rispecchiavano i miei. Aveva le guance arrossate e le labbra più rosse. Lo preparai con due dita e lo vidi stringere gli occhi ma si abituò subito spingendo il suo bacino verso le mie dita e sapevo che era pronto, mi posizionai ed entrai dentro di lui con lentezza lancinante che fece gemere entrambi. Strinse le sue mani sulle mie baraccia adesso, puntai i miei occhi sul suo viso, era così bello in quel momento. Inizia a muovermi lentamente e in maniera circolare mentre lui si accompagnava a me. Si morse il labro inferiore gemendo. Staccò una mano dal mio braccio e iniziò a toccarsi il suo sesso, era arrossato in punta, lui aumentò il ritmo e io lo seguii. Aumentai le spinte che si facevano sempre più frenetiche come i nostri respiri, era una caos dentro e fuori, mi abbassai per baciarlo e lui mi morse le labbra,
“mmm”
Mi lamentai ma non mi staccai, lecco il rivolo di sangue che mi uscì dalle labbra e mi sussurrò uno ‘scusa’ ansimato e rotto. Continuai a baciarlo fin quando lui non portò la testa in dietro e gli baciai l collo, gemette sonoramente e sentii le mie gambe tremare,
“Lou”
Sussurrai su di lui, ebbe i brividi e sentii anche lui pronto, aumentai e spinsi più forte per tre o quattro volte e mentre io venivo in lui, lui veniva sui nostri petti. Appoggiai la testa sulla sua spalla e strinsi la coperta a attutii il gemito con la sua pelle. Uscii riposandomi su di lui. Gli baciai il punto in cui le mie labbra lo toccarono ancora affaticato e ansimante. Mi staccai per levarmi il preservativo e lo rimisi nella bustina che buttai a terra e mi rimisi accanto a lui. Si girò verso di me, e aprì gli occhi, ora il mare nei suoi occhi aveva superato la tempesta egregiamente e ci vidi il sole, solo in quel momento ci accorgemmo che fuori stava piovendo avvertendo un tuono, mi strinsi a lui,
“ssh sono qui” mi sussurrò nei capelli.
Per quanto fuori ci fosse la tempesta, dentro regnava il sole nel suo sguardo. Riportai i miei occhi ai suoi e lui mi scostò un riccio da gli occhi, sbattei le ciglia e lui fece un piccolo sorriso.
“sei al sicuro qui” mi disse.
Si lo ero, con lui ero sempre al sicuro. Mi sentivo al sicuro e protetto quando ero con lui, era inevitabile.
“lo so” sussurrai sporgendomi per dagli un bacio.
 Non mi bastava mai, non era mai abbastanza il tempo che passavamo insieme. Non avrei mai voluto smettere di stare così, tra le sue braccia. Ci avrei abitato volentieri.
 ***
12 maggio 2016, giovedì
Ore 06:18 a.m
In questi due giorni le cose sembrano essere tranquille. Insomma litighiamo ma su cose stupide del tipo ‘ la zuppa invece dell’ hamburgher’. Sa quanto tengo che mangi in modo sano. Adesso Lou sta’ dormendo aggrappato al mio cuscino, in questo momento ci sta strofinando il viso sopra… meglio che torni a letto temo che si svegli senza di me..
H .
 ***
…LOVE, LOVE WILL TEAR US APART AGAIN…
27 novembre 2013, domenica
“non capisco perchè siamo noi a doverci spostare, potevano benissimo venire giù loro come ogni domenica”
“Lou qual è il problema?”
“il problema è che dopo toccherà a me guidare per altre tre ore per tornarmene a casa” iniziai a ridere. La sua voglia di fare le cose era sorprendente. Non gli andava mai di spostarsi, lo capivo era stancante ma per una volta si poteva anche fare…
“è quasi ora di pranzo potresti muoverti ho fame” dissi irritandolo ancora di più, era adorabile. Erano le 13:00 e ancora stavamo per strada, mancavano all’incirca 15 minuti ancora per arrivare da Jay, dove speravo vivamente che mangiassimo presto. Chissà cosa dovevano dirci.
Arrivati finalmente, entrammo e venimmo accolti dalle truppe di assalto, le gemelle, erano adorabili,
“finalmente possiamo iniziare il pranzo” si lamentò Lottie, scoppiai a ridere e ci accomodammo.
Era tutto squisito, il primo e il secondo cucinati da Jay erano buonissimi, mi era mancata la sua cucina,
“si può sapere perché siamo qui mamma?” com’era gentile Louis, lo guardai male,
“oh già” Jay sorrise e si strinse a Dan, “abbiamo un annuncio io e Dan da fare.. ci sposiamo”
“ma è fantastico” disse mia madre alzandosi e andando ad abbracciarli, Louis rimase di stucco,
“Lou non dici niente caro?” vidi Jay preoccupata, ma quando lui sorrise tutti ci rilassammo,
“mamma Dan congratulazioni ne sono felicissimo “ si alzò per abbracciare sua madre, Jay vedendomi in piedi si sporse e l’abbracciai,
“sono contenta per te” dissi,
“grazie tesoro” mi baciò una guancia e mi accarezzò.
 ***
8 dicembre 2013
Il freddo ormai era pungente e sempre più rigido. Quando entrai a casa a Londra, era abbastanza calda. Aveva lasciato il termostato acceso per farmi trovare casa calda, sapeva quanto fossi freddoloso, mi voltai verso di lui,
“grazie” gli sussurrai all’orecchio, lui sorrise baciandomi le labbra.
Erano le sei di pomeriggio quando arrivammo, mi andai a mettere sul divano e mi strinsi nella coperta che era rimasta lì sopra. Me la avvolsi intorno e ci sentii il suo profumo, mi rilassai.
“hai ancora freddo?” mi chiese e si mise accanto a me prendendomi tra le braccia,
“un po’”. Fuori oltre ha fare freddo era brutto tempo, le previsioni davano una nevicata nella notte “credi che per il tuo compleanno nevicherà?”
“non lo so.. perché?”
“nulla così per sapere”
“cosa stai organizzando Tesoro”
“nulla” sapevo che non mi credeva ma non avrei ceduto “è una sorpresa”
“va bene” sussurrò tra i miei capelli e mi abbraccio al suo petto. “Ti amo”
“Ti amo” mi lasciai cullare dalle sue carezze e baci per un po’. Stavo così bene. “come è andata la settimana”
“tutto bene, la tua?”
“noiosa, mi sei mancato” alzai la testa e gli baciai il collo.
“lo vuoi del thè?”
Mossi la testa in segno di sì e lui si alzò. Rimasi lì ad aspettarlo.
“hey piccolo.. ti sei addormentato”
Aprii gli occhi e lui aveva delle tazze fumanti in mano. Mi spostai un po’ e lui si mise dietro di me e lo coprii con la coperta. Rimanemmo beati a bere il nostro thè sotto le coperte, al caldo. Amavo qui momenti sapevano così di felicità, di pace. Si nella mia testa la felicità aveva un sapore e un odore, quello di casa nostra e il sapore del thè col latte che lui prendeva senza zucchero. La felicità aveva il suo odore, sapeva delle sue labbra. Non avrei mai smesso di ripetere che lui era la mia casa e niente più avrebbe potuto separarci.
 13 maggio 2016,
One and Only,
potete immaginare quanto può ferire sentirsi dire no. Un no può uccidere, solamente perchè tu credevi con tutte le tue forze che sarebbe stato un si sicuro. Niente è sicuro. Quelli che noi pensiamo siano sì potrebbero essere no o il contrario. Successe così a me quando chiesi a Louis di venire a vivre con me a L.A, credevo con tutte le mie forze che avrebbe detto si invece, mi disse no. Dissimulai un ‘va bene’ ma no, non andava bene. Avevo 20 e l’unica cosa che volevo era vivere con lui perché lo amavo più di me stesso ed era l’unico. Sapevo che non era un rifiuto per me, ma la presi male comunque. Quel giorno, lui non notò nemmeno quanto ci rimasi di merda, quanto stavo cercando di non piangergli davanti, poi guardammo un film, scoppiai a piangere. Diedi la colpa al film, ma piangevo per ben altro  mentre lui mi teneva stretto per consolarmi dal film io mi aggrappavo a lui per costringermi a pensare che non stava rifiutando me. Non lo capì che piansi per quel motivo, neanche quando il giorno dopo fui più freddo del solito. Era troppo concentrato nel suo per poterlo capire per.. potermi capire. Era l’unico e il solo che volevo. Ma lui a volte non mi capiva e cercavo di credere che non fosse così, cercavo di credere che non se ne accorgeva solamente perché ci stava male anche lui. Ma quando lui, quel giorno mi strinse nel divano, ti giuro, ho creduto che sapesse per cosa piangevo, perché non si può amare una persona e non accorgersene di quando sta male, di quando un ‘va bene’ a un altro tono dal solito, come i suoi occhi si spengono dopo un ‘no’ non puoi. Se ami una persona lo sai, lo senti dentro, come io sento mio tutto il suo dolore e anche quando stiamo in due differenti continenti io lo sento quando lui sta male. È parte di me ormai….
H.
“Guardalo bene, ha l’America negli occhi.” –La leggenda del pianista su l’oceano
16 dicembre 2013, venerdì
“sul serio” sorrisi, non potevo crederci. Quando Louis entro in cucina già urlando gli feci segno di stare zitto e lui rimase a bocca aperta a fissarmi.
“si papà certo me ne rendo conto” ero al telefono con mio padre, “si certo è fantastico. Okay certo, si fammi sapere, ciao” riattaccai ancora sorridente.
“sicuro che era tuo padre al telefono?” mi chiese avvicinandosi. Aveva in dosso i pantaloni della tuta grigia che gli stavano così bene, gli andai incontro e lo presi in braccio ridendo e lo bacia.
“che ti prende?”
“ho una notizia super”
“bene allora che aspetti”  il suo sguardo era curioso, sapevo che ne sarebbe stato contento anche lui, e sapevo che mi avrebbe risposto in modo positivo.
“mio padre mi ha trovato uno stage per la prossima estate per fotografia a Los Angeles, retribuito è chiaro” ma quello che vidi era ben diverso,
“oh bhe è.. grandioso” non era per niente la reazione che immaginavo, forse se..
“e in più, dice che deve lasciare la casa dove è ora perciò ha detto che può lasciarcela a noi, non dovremmo pagare affitto o cose del genere, solo beh le bollette” quando finii la sua espressione sembrava più sconvolta di prima, “che c’è Lou?”
“nulla sono, felice per te”
“per noi.. casa è per noi” stavo entrando nel panico,
“Los Angeles Harry davvero, la mia famiglia è qui, il mio lavoro non ci pensi?”
“anche la mia famiglia è qui Louis”
“si ma tuo padre è lì, io non conoscerei nessuno”
“tu conosci me..” era logica la cosa, oppure no
“si certo e poi. Dovrei mollare tutto per andare a Los Angeles dove la preoccupazione dei ragazzi è l’abbronzatura?”
“non ti sto chiedendo di lasciare il lavoro. Questa estate posso andare solo ha fare il corso poi, decideremo il da farsi su casa”
“hai già deciso non vedi. Casa il lavoro..”
“non è vero. Non gli ho detto ancora nulla a mio padre per casa, non ti sto mica dicendo di.. insomma va bene, capito”
“Harry..”
“si non preoccuparti. Dovresti sistemarti hai una lezione tra mezz’ora. Io scelgo un film per stasera e faccio la cena mentre tu fai il tuo lavoro”.
Era un no, la sua risposta.. non potevo, non riuscivo nemmeno a pensare ‘la mia famiglia è qui’ aveva detto. Ed io cos’ero? Quello che si scopava. Non ero arrabbiato, credo, solo.. sorpreso, speravo fosse un’altra la sua reazione, la sua risposta. In fondo si trattava anche del mio pseudo-lavoro se andava bene lo stage, avrei pagato io se fosse stato il problema. Non avevo intenzione che lasciasse il lavoro, a L.A avrebbe potuto trovare qualcosa da fare. Infondo l’America non era la patria della speranza? Forse mi sbagliavo.
Piansi molto quella sera quando lui rientrò, durante il film che stavamo guardando sul divano e no, non piangevo per il film.
“È come un urlo la voce del mare.”-La leggenda del pianista su l’oceano.
18 dicembre 2013
-Niall, dove vi siete cacciati?-
-calmati stiamo arrivando, ti voglio ricordare che vi siete trasferiti a Londra-
-già a Londra non in un altro continente. Sbrigatevi-
Sentii il clacson suonare fuori e sia io che Louis ci voltammo la testa verso la porta. Si alzò lui, erano le 16:30 p.m e noi non parlavamo molto negli ultimi giorni. Avevamo deciso di invitare i ragazzi per passare una serata diversa, così avremmo festeggiato in casa e poi sarebbero rimasti a dormire.
“hey” sentii Niall urlare dalla porta. “è uno schianto ragazzi”
“accidenti Lou è enorme, la nostra in confronto entra nel tuo salotto” commentò Zayn, “ciao Harry”
“salve ragazzi ben arrivati” sussurrai e mi alzai per abbracciarli. “state bene?”
“si tutto bene” mi rispose.
“abbiamo portato qualcosa da bere” disse Liam alzando una busta con delle bottiglie dentro,
“e ordinato la pizza” commentò Niall,
“avrei cucinato qualcosa io” dissi
“non preoccuparti” disse Lee
“questo sarebbe il vostro albero di Natale” mi girai verso Niall come gli altri che si misero a ridere. Rise anche Lou, mi ferì, anche se era uno stupido albero,
“è stato una sua idea” commentò, come se non fosse già abbastanza imbarazzante, cercai di non farci caso mentre lui si sedette con gli altri aprendo la prima birra,
“non credi che dovresti almeno aspettare per bere?”
“avanti Harreh non fare la mogliettina opprimente” commentò Louis, e poi si mise a ridere bevendone un sorso. Lo odiavo quando si comportava da stronzo.
“non sto facendo la mogliettina, ma preferirei che non iniziassi a bere così presto ultimante lo fai spesso”
“non cominciare sai che sono sotto stress e tu non aiuti, e poi sono in compagnia”
Non commentai per paura di non controllarmi. La gola iniziò ha farmi male e non riuscivo a deglutire, decisi di andare in cucina a prendere almeno delle patatine, volevo evitare di scoppiare a piangere come un ragazzino.
 ***
Presto si fecero le 17 e ancora prima si fecero le 18, aveva bevuto una seconda birra da solo e uno shots di vodka con gli altri. Io non bevvi. Vidi che Niall ogni tanto mi guardava e mi faceva un breve sorriso, sapeva che la stavo prendendo male.
“tesoro perché non bevi un goccio anche tu tra… mezz’ora arrivano e pizze” mi offrì un bicchierino di vodka pieno. Scossi la testa e senza dire parola bevve lui per me. A questo punto vidi Liam guardarmi,
“Louis forse ora dovremmo aspettare la cena abbiamo bevuto abbastanza che dici?”
“oh avanti lasciati andare, sembra che qualcuno vi abbia messo un palo in culo a voi due” fece segno verso di me, e mi strinsi nelle spalle.
Credo che quello che diede fastidio a Liam fu la risata di Zayn, non potevo dargli torto, mio marito gli aveva appena dato del rotto in culo e il suo ragazzo , semplicemente, rideva, dava fastidio anche a me..
“anche tu dovresti allentare con la vodka non la tolleri” disse rivolgendosi a Zay.
“Louis a ragione rilassatevi” disse rivolto a entrambi. Volevano che mi rilassassi, bene,
“volete che mi rilassi.. ok” mi alzai e presi una birra e l’aprii e buttai giù il primo sorso, stavo a stomaco vuoto da quella mattina e sapevo di non reggere l’alcool, peggio non poteva andare, almeno stavamo in casa,
“dovresti mangiarci su Harold” disse Lou, assumendo ora una facciata tra compiaciuta e preoccupata,
“no grazie” rifiutai solo perchè sapesse che stavo una merda.
 ***
Avevo già la testa che girava quando andai a prendere le pizze e le pagai, avevo bevuto una birra e mi sentivo già.. brillo. Avevo mangiato qualche patatine quando mi resi conto che la testa si faceva pesante ma non bastò.
“pizzaaa” urlò Niall, e scoppiai a ridere sedendomi a terra con la schiena al camino e il viso rivolto verso Louis. Aprimmo tutte le scatole e le lasciammo lì su tavolinetto. Presi un tracio e morsi, Louis aveva ripreso a bere vodka, riempì il bicchiere che aveva davanti e, pur di non farlo bere ancora, lo presi e lo bevvi al suo posto. Mi bruciò la gola e scossi la testa tossendo, sentii le risate degli altri, quando mi girai verso Lou stava riempiendo un altro bicchiere, mentre lui posava la bottiglia, anche se non mi ero ripreso da l’ultimo gli fregai anche quel bicchiere e lo buttai giù,
“cazzo Harold” quando lo rimisi giù e cercai di ingoiare, la testa girava più di prima e avevo le vertigini da seduto, lo guardai con aria interrogativa,
“volevi che bevessi no..”
“hahah si sta sciogliendo il ragazzo” disse Niall, ma quando voltai la testa verso di lui, la stanza vorticò e mi tenni al pavimento con entrambe le mani, “è già ubriaco”
Alzai gli occhi a Louis, aveva un espressione indecifrabile, mi guardò a mo’ di sfida e si riempì di nuovo il bicchiere, ammisi che i miei riflessi stavano diventando più lenti quando permisi alle sue labbra di sfiorare il bordo del bicchiere, prima di levarglielo e rovesciandolo a terra,
“ma che cazzo ti prende?” si alzò e mi sembrò vederlo barcollare, cercai di alzarmi anche io, la sua voce da ubriaco mi faceva ridere, cercai di trattenermi,
“devi smetterla di bere”dissi, cercando di apparire lucido anche se le mie gambe non mi reggevano,
“affari miei quanto bevo” ora mi  irritava,
“non mi piace quando bevi sei odioso”
“ a si.. beh è come sono mio caro”
“no non è vero sei meglio di così”
“ragazzi hyi, questa era una serata per rilassarsi” disse Liam,
“già e lui la sta rovinando” disse il mio Louis puntandomi il dito “complimenti” si girò e andò verso la porta mettendosi il giaccone,
“dove vai?”
“a bere fuori se devo essere controllato.. Zayn?” lo richiamò, erano molto legati e il moro si alzò raggiungendolo, mi lanciò un’occhiata e uscì prendendo le chiavi dell’auto,
“No..”urlai dirigendomi verso la porta, Dio si congelava, “rientra ora”
“non sei mia madre. Magari puoi chiamare il tuo bel cameriere ti farà sicuramente compagnia” ai, questa fa male. Vidi Liam uscire e Niall rimase dietro di me,
“va con loro” gli dissi,
“ma no resto, ti faccio compagnia e facciamo quattro chiacchiere come hai vecchi tempi” già i vecchi tempi, accettai inconsapevolmente chiudendo la porta di casa e tornando a sedermi sul divano a fissare il fuoco che scricchiolava nel camino.
“credo che sia ora di… di un po’ di thè” mi alzai,
“lascia mi arrangio io” disse il bondo,
“okay.. nel frattempo levo queste.. cose” le ‘cose’, erano le bottiglie vuote e bicchierini di vodka a terra o mezzi pieni. Cercai di muovermi il più lentamente possibile dal momento che mi girava tutto.
Ore 22:26 p.m
La testa ora faceva solamente male, Niall mi aveva fatto un’altra tazza di thè che stavo bevendo sul divano dopo aver avuto una crisi di pianto davanti a lui,
“davvero scusami.. è stato imbarazzante”
“tranquillo è stato l’alcool” già, “è dura la vita da sposato èh! Fortuna che le vacanze di Natale sono iniziate e dovremmo essere tutti più felici” cercò di sdrammatizzare.
“è stato uno stronzo, so che non sta bene ma vorrei che ne parlasse con me e no che si tenesse tutto dentro”
“lo farà, tu non pressarlo, stasera si era fatto per stare insieme e anche se alzava un po’ il gomito stavamo a casa”
“si ma, non voglio che beva in quel modo”
“ti ricordo che tu eri nella stessa situazione prima di incontrarlo” grazie Niall, davvero un amico. Lo guardai, ma sapevo che aveva ragione.
“vado a letto sono stanco ed ho mal di testa”
“vuoi che venga con te.. insomma”
“no Niall grazie, sono abbastanza sobrio da non voler dormire con te”
“okay io chiedevo” alzò le mani e sorrisi.
Ore 03:17 a.m 19 dicembre 2013, lunedì
Mi sveglio di soprassalto quando sento sbattere la porta di sotto, alzo lo sguardo e sono le 3 del mattino da un po’ ormai, sento dei passi sulle scale la sua voce del buio della stanza che mi chiama,
“Harold… Harold”
Non mi giro non posso. Lo sento levarsi le scarpe e i vestiti di dosso, mi stringo nel cuscino e ci imprimo le mie labbra,
“sei sveglio?”
Lo sentii mettersi sotto le coperte e avvicinarsi a me. Mi abbracciò e aveva le mani ghiacciate e anche i piedi, non potei fare che sobbalzare per il gelo, lui non disse nulla si sistemò solo con il viso sulla mia schiena,
“mi dispiace, ti amo, ti amo…”
Lo continuò a sussurrare finche il suo respiro si fece più pesante e si addormentò. Altre lacrime iniziarono a rigarmi il viso e ricadere nel cuscino, non ce la facevo più. Lui si mosse e si strinse ancora di più a me borbottando qualcosa che non capii, spero solo che non si sia accorto che sto’ piangendo dal momento che i singhiozzi scuotono anche lui che mi è appiccicato, comunque non se lo ricorderebbe.
 ***
22 dicembre 2013, giovedì
Mi aveva chiesto scusa, la mattina dopo la discussione/ festa andata male, si, lo aveva fatto a modo suo occupandosi della vodka sul pavimento e le tracce di birra sul tavolinetto, aveva fatto i piatti e preparato un pranzo… beh aveva tentato di prepararmi il pranzo. Lo avevo perdonato ovviamente, come sempre..
“Harry…”
“scusa Jay.. dicevi” sospirai,
“se per il 24 avevate impegni, Lou ha detto di no così pensavo che potevate passare la vigilia con noi dato che è anche il compleanno di Louis” il compleanno,
“si,no..cioè ho organizzato una cosa in giornata potremmo venire qui per cena se non è un problema” non guardai Louis, ma sentivo i suoi occhi addosso, ma mi concentrai sul sorriso che Jay e mia madre mi rivolsero,
“nessun problema caro, spero tu non gli farai anche il regalo per Natale..”
“Mamma.. ma che centra” le sue sorelle si misero a ridere e anche sua madre e Dan,
“solo che quando eri piccolo ti ho viziato abbastanza” disse. Nascosi una risata arricciando il naso e mi voltai verso Lou che la guardava esterrefatto,
“tu non sei mia madre” scosse la testa.
“Natale verrete a Londra vero?” mi girai verso Gem e mia madre, mi mancava quella rompiscatole,
“si certo tesoro ci saremo” sorrise mia madre “ e verrà anche Robin” non mi era nuovo quel nome, ovviamente, sapevo che mia madre avesse, una sorta di vita privata che..
“tesoro” mi richiamò Louis,
“si certo scusa” balbettai quasi,
“oh avanti non pensavi davvero che dopo tuo io non avessi più una vita..per come dire. Intima” l’ultima cosa che volessi sentire, tutti scoppiarono a ridere,
“mamma ti prego” mi sentii avvampare “possiamo non parlarne ti prego “ abbassai la testa e me la presi tra le mani. Mi servirà uno psicologo per superare l’immagine che mi si è impressa nella testa di mia madre a letto con.. oddio.
“e poi ora che tu non sei più a casa ci servirà un uomo”
“voglio ricordarti, che tornerò a gennaio dal momento che ho ancora scuola.. e non voglio sentire.. nulla da..”
“faremo piano” disse tranquillamente, mi strozzai con la mia saliva
“mamma..” rimasi a bocca aperta. Chiusi gli occhi e scossi la testa, uno psichiatra forse è meglio l’elettro shock. Quando finimmo di pranzare mi sentivo pieno, avevo anche finito tutto il dolce, era buono, e poi non voler far rimanere male Fizzy, già l’aveva fatto lei.
“non credo cenerò stasera” disse Louis, ero d’accordo. Ero felice quando mangiava così tanto, lo vedevo star bene quando era in famiglia: rideva, si divertiva, aveva bevuto giusto un bicchiere a pranzo. Solo quando stavamo soli si distruggeva, forse era colpa mia,  forse non voleva stare solo con me?
“Harry..” fu la sua voce a riportarmi alla realtà, mi sorrise e mi poggiò una mano sulla coscia, “è tutto apposto sembri assente?”
“solo pensieroso” la strinsi nella mia mano “ pensieri che sono andati via” sorrisi allargando il sorriso il più possibile, lui si sporse e mi baciò. Rimasi incastrato alle sue labbra quando si stacco, aprii gli occhi e lo fissai. Non mi baciava mai davanti a gli altri, poche volte,
“che c’è?”
“vorrei tu lo facessi più spesso” mi carezzò il viso e mi diede un altro bacio fuggevole stavolta. Sorrisi, tutto ciò che amavo.
23 dicembre 2013
“solo con te posso ridurmi l’ultimo giorno per fare i regali di Natale Louis”
“oh avanti non essere tragico.. a me cosa mi fai” disse con disinvoltura, alzai gli occhi al cielo,
“nulla, domani è il tuo compleanno, lo avrai domani il regalo”
“ma non vale è ingiusto. Beh se la metti così il tuo non lo avrai?”
“mi hai fatto il regalo? E quando scusa?” mi misi a ridere,
“vorrei ricordarti che non abbiamo passato tutti i giorni insieme. Tu eri a scuola..” mi girai sconvolto verso di lui,
“non ti credo!”
“come vuoi? Iniziamo dalle mamme?” entrò in un negozio per arredamento e cucina, sarà una lunga giornata, pensai tra me e me.
 Ore 17:46 p.m
“tesoro mio, io ti amo lo sai, ma voglio uscire da questo fottuto negozio” Louis stava perdendo la testa ed io risi,
“ora usciamo dammi tempo per decidere”
“prendi quelli da sei, a chi importa quanti sono gli stampini dei dolci?”
“potrei farne di più se ti piacciono, mamma mi ha dato la ricetta. Credo che prenderò quelli da dodici”
“fantastico andiamo” me li tolse di mano e andò alla cassa. Scorbutico e adorabile ragazzo. Sorrisi. Mi avvicinai a lui da dietro e lo abbracciai affondando il viso nel suo collo,
“che fai, mi fai il solletico con..”
“ti amo” borbottai interrompendolo. Fare effusioni in pubblico non era proprio da lui. Alzai la testa e lo fissai, lui si voltò a guardarmi e abbassò a testa, a stento lo sentii,
“ti amo anch’io” e passò per pagare. Lo abbracciai stringendolo al petto,
“Hazza” si lamentò.
 Ore 23:53 p.m
Lui era abbracciato a me. Eravamo sudati ma poco importava, era la parte del dopo aver fatto l’amore che amavo di più, sentirlo ancora addosso. Non importava la stanchezza, il momento che lui si stendeva al mio fianco e poggiava il viso sul mio petto dopo il coito mi risvegliava tutti i sensi. Gli accarezzavo la schiena e lui si stringeva a me,
“allora me lo dici dove mi porti domani” borbottò sul mio petto solleticandomi, feci una risata,
“non te lo dico”
“e qualcuno non avrà il suo regalo” risi più forte.
“va bene Scrooge.. Ora dormi dobbiamo alzarci presto domani” sbuffò, m girai verso la sveglia, “Lou”
“mmh”
“buon compleanno amore” lo sentii sorridere sulla pelle. Era una sensazione fantastica.
 ***
Erano le sei del mattino quando cercai svegliarlo,
“troppo presto!”
“avanti sveglio”
“non ci sarà nessuno per strada è Natale!”
“lo sai ch il 90% delle persone fa i propri regali il giorno stesso”
“non è vero!”
“non vuoi vedere il tuo regalo allora” sentii lui tirarsi via le coperte e alzarsi, quando mi girai aveva ancora gli occhi chiusi che strofinò con le sue mani piccole,
“sei un bugiardo” sorrisi,
“ma no, tieni” gli porsi un pacchetto “ma non dirlo a tua madre”
“posso aprirlo?” sorrise già scartandolo,
“è una stupidaggine, purtroppo finchè non..trovo un lavoro, sai forse non avrei..” lo aprì e non disse una parola…
“non so se ..  è stato stupido lo so”
“no affatto.. mi piacciono i The script ma.. sono due i biglietti, chi dovrei portarci?”
“c-chi vuoi” mi alzai dal letto “ dai muoviti faremo colazione quando..”
“hey Harry?”
“si Lou”
“vuoi venire con me al concerto dei The Script ho giusto appunto due biglietti” sorrise, lo amo, lo amavo,
“vestiti o ti ci lascio al concerto”.
 ***
“siamo arrivati?”
“che c’è già hai problemi di prostata” scoppiai a ridere “ scusami questa era cattiva”
“ho 22 anni, non 80… “
“si lo so Daddy” strizzai l’occhio,
“ci stai per caso provando? Con tuo marito poi, che impertinente” non riuscii a trattenermi, per quanto stavo ridendo le guance facevano male, ma stavo guidando dovevo prestare attenzione,
“già, ma ti ricordo che sei tu quello che mi ha adescato, io ero minorenne dovevano arrestarti” mi guardò a bocca aperta, mi sporsi un attimo per baciarlo e mi riconcentrai sulla strada, passammo il cartello che ci indirizzava le strade e lo notò,
“stiamo andando a Poole nel Dorset?” lo chiese con incredulità, non sapevo se fosse una scelta saggia adesso,
“possiamo.. possiamo tornare indietro e andare da un’altra parte”
“no va bene.. mi fa piacere tornarci solo, come lo sapevi?”
“tua madre” lo vidi guardare fuori il finestrino, lo vidi pensieroso. Per quanto fosse inverno e la vigilia di Natale non nevicava, ma era molto freddo soprattutto quanto più ci spostavamo verso la costa.
Parcheggiai abbastanza vicino alla costa e soprattutto vicino ad un chiosco, avevamo entrambi fame dal momento che non avevamo fatto colazione. Entrammo ,
“buon giorno” dissi educatamente, mi strinsi nel giaccone e vidi Lou soffiarsi nelle mani, mi avvicinai e gliele presi strofinandole,
“meglio?” chiesi, mi sorrise e mi guardò arrossendo, oggi era il suo giorno mi sarei preso cura di lui. Fece un segno d’assenso, il banchista ci richiamò,
“posso aiutarvi?”
“si scusi, due tazze di thè caldo e…”
“io voglio quelli” indicò dei biscotti,
“e alcuni di quelli, grazie”
“porto subito, accomodatevi”
Ci mettemmo seduti ad un tavolo, dentro si stava decisamente meglio che fuori, dalla vetrata vedemmo il vento muovere i rami degli alberi adiacenti a noi. Lo guardai mentre guardava il paesaggio fuori, i suoi occhi avevano preso il colore del cielo, grigi, velati forse dai ricordi, ma comunque uno spettacolo, non so che ricordi avesse o se ne avesse, Jay mi aveva detto che avevano vissuto qui due anni. Lou era piccolo,
“non  ho ricordi di questo posto, o almeno che io ricordi, so che vivemmo qui dai miei 4 ai 6 anni..” sospirò e poi si voltò verso di me sorridendomi,
“ davvero se vuoi andar via, o cambiare posto sono appena le 9 possiamo cambiare”
“no va bene qui, davvero..”
“ecco a voi” il ragazzo del bancone ci portò il thè con del latte a parte e il piattino dei biscotti, dovevamo almeno un po’ scaldarci prima di uscire. Nel frattempo mi tolsi il giaccone con la sciarpa tenendo solo il cappello, Lou si tolse giaccone e cappello, aveva i capelli per aria non potei non ridere,
“che c’è?” si toccò i capelli appiattendoli di lato, ma non risolse molto,
“i tuoi capelli, sei adorabile” sorrisi prendendo un sorso di thè, lui allungò la mano e mi tirò via il cappello, versai del thè sul tavolo, lui scoppiò a ridere,
“dammelo” mi allungai e lui si sporse indietro,
“i tuoi sono messi molto peggio ora” continuò a ridere. Mi rimisi a sedere e incrociai le braccia mettendo il broncio,
“oh Harreh..” scosse la testa ridendo e sporgendosi verso di me baciandomi e ricacciandomi il cappello in testa fino a coprirmi anche gli occhi. Sorrisi come un idiota,
“te la cavi solo perché è il tuo compleanno” dissi tornando al mio thè.
 ***
Quando decidemmo di andare sulla costa stavamo meglio, ma il vento ci congelò quasi istantaneamente il viso e le mani. Mi avvicinai a lui prendendolo a spallate, era vuoto non c’era nessuno o quasi, incontrammo un signore col proprio cane che si rincorrevano, il mare era mosso e scuro, lo abbracciai per i fianchi e appoggiai il viso alla sua spalla,
“come stai?” chiesi,
“infreddolito ahah” la risata era tirata “sto bene Haz grazie” sorrisi, baciandogli il collo.
“sai mi dispiace di essere un completo stronzo alle volte è solo che..”
“lascia perdere non importa”
“no Haz importa, perché tu non meriti di essere trattato come ti tratto alle volte, è che sono insicuro, ti ho fatto così male e tu continui a restare e a non chiedermi nulla ed io..”
“hey, io ti amo per questo resto, e se non ti chiedo nulla è solo perché spero che tu sappia che puoi parlarmi quando hai bisogno” lo feci voltare verso di me e gli presi il viso tra le mani e lo baciai. Le labbra erano ghiacciate e si scaldarono al contatto con le mie, “io scelgo te sempre, prenderò sempre ciò che hai da offrirmi perché senza te io non sono niente Lou” i suoi occhi divennero lucidi e mi bacio stringendomi a lui.
“ti amo!” sussurrò.
 ***
31 dicembre 2013
L’anno sta finendo e ti scrivo ora perché non so se dopo avrò il tempo. Mi sei stato accanto durante la sua assenza ed hai raccolto le mie lacrime, sai quanto l’ho amato e continuo ha farlo. Ho ripreso a respirare quando lui è tornato da me come se per un anno avessi trattenuto il respiro in attesa che succedesse qualcosa, non riuscivo a vivere, la mia era sopravvivenza. Non lo lascerò più andare adesso, non più. Temo ancora di perderlo quando litighiamo ma ci siamo ripromessi che torneremo sempre a casa dopo. Non so cosa ci riserva il futuro, è tutto così nuovo e incerto ma so che avrò lui accanto a me e questo mi basta. Ora mi sento più sicuro di noi, non perché ci siamo sposati, infondo ci sono tanti matrimoni che finiscono, non per questo… sono più sicuro di noi perché so che ne abbiamo passate tante e siamo tornati a noi… ci siamo fatti dei tatuaggi sai, con le prime parole che ci siamo detti in quel pub al primo incontro, è stato il suo regalo di Natale…
“Harry tesoro sei in camera..?”
… accidenti. Devo andare, Lou mi sta cercando, è quasi mezzanotte. Ti auguro buon anno.
 ***
28 dicembre 2013
Eravamo accoccolati sul divano con delle tazze di thè alle cinque di pomeriggio, lo guardai e guardai il tatuaggio che ci eravamo fatti a Natale, sorrisi, credo..
“ti fa male?”
“cosa?”
“il tuo tatuaggio te lo stai massaggiando?”
Era vero e nemmeno me ne ero accorto, scossi la testa e sorrisi. No, non faceva male era solo bello averlo impresso addosso. Quel suo ‘Hi’ mi aveva cambiato la vita, la nostra.
“a te fa male?” chiesi,
“no affatto” mi sorrise. Il nero dell’inchiostro emergeva padrone sul suo avambraccio, lo adoravo, ero stato gran parte della mattina a baciarlo come lui aveva fatto col mio la notte precedente. Amavo stare con lui così con nessuno a disturbarci. I giorni di Natale erano stati un caos, tra regali, i ragazzi che vennero ha farci visita, la famiglia non avevamo avuto un attimo di pace. Ero stato in cucina due giorni per pulirla per bene perché lui, sia mai che si affaticasse. Tra poco un altro anno sarebbe finito e sarebbe stato l’inizio di una lunga sfilza di feste che avrebbe passato come mio marito, tra qualche mese avrei finito scuola e mi sarei trasferito qui definitivamente. Sarebbe stata dura tornare a casa di mia madre dopo la fine delle vacanze e stare con lui solo nei fine settimana, ma so anche che sarebbe stato ancora più piacevole il tempo che avremmo passato insieme. Tra poco saremmo stati liberi di passare tutto il tempo che volevamo insieme, e non potevo chiedere di meglio dal nuovo anno.
I due giorni successivi passarono in fretta, passai la mattinata del 31 in cucina ad organizzare il pranzo e soprattutto la cena dal momento che avremmo avuto le nostre famiglie e i nostri amici insieme, non so esattamente dove saremmo entrati, quando Louis diede questa idea ma, ormai era fatta. Ovviamente Trisha e Maura si erano offerte di portare qualcosa per la cena, avevo accettato volentieri e la madre di Liam si sarebbe occupata del dolce, mia sorella stava arrivando per darmi una mano mentre mia madre e Jay sarebbero venute per cena.
“sei arrabbiato..” era rimasto sulla porta della cucina ad osservarmi per tutta la mattina,
“no sono stanco”
“sei arrabbiato perché siamo tanti e…”
“non sono arrabbiato non è bello essere arrabbiati per quello. Hai fatto una cosa bella Lou e si, sono arrabbiato perché non vorrei essere arrabbiato e questo mi irrita ma… No, non sono arrabbiato”
“mi prese per le mani e posò lo strofinaccio che avevo in mano,
“prometto che domani ti aiuterò a sistemare tutto” mi guardò e sorrise, “ma ora .. è pronto il pranzo ho leggermente fame” sorrisi,
“si il pranzo è pronto. Ma sbrigati tra qualche ora arriva Gem e dobbiamo sistemare per stasera”
“due donne in casa? Il mio cervello esploderà” uscì dalla cucina prendendo il suo piatto del pranzo e se ne andò in salotto, l’avevo appena pulito,
“non guardarmi male Haz ho preso il tovagliolo per non sporcarti nulla” sorrisi.
 ***
Ore 17:35 p.m
“Gemma le persone così saranno tutte attaccate, prendiamo l’altro tavolo si starà meglio”
“non è vero staranno bene.. vedi. C’è abbastanza spazio”
Sbuffai. Eravamo attaccati, non ci sarebbe stato neanche spazio per respirare e sarebbe stato un fiasco. Dovevo calmarmi… Louis entrò in cucina strofinandosi gli occhi,
“siete ancora così.?” Domando , mi venne a salutare con un bacio,
“tu che ne pensi, centreremo tutti?”
“si Harry oddio!!” esordì mia sorella alzando le braccia al cielo,
“non voglio entrarci, ma comunque nessuno rimarrà a sedere per tutta la cena, le gemelle mangeranno si e no il primo piatto, Safaa e Waliyha faranno lo stesso, andrà bene rilassati..”
Rilassarmi come poteva dirmi di … uff. okay forse aveva ragione.
“bene, allora apparecchiamo, mi sono stufato di queste feste”.
Mia sorella e Lou iniziarono a ridere. Li seguii anch’io nella risata, era impossibile trattenersi.
 ***
Ormai eravamo a tavola da un po’ e ci fecero i complimenti per la casa e ancora, le congratulazioni per il matrimonio portandoci i regali di nozze. La cosa mi mise in imbarazzo tanto da arrossire e dare la colpa al caldo della cucina. Lou fu stranamente a disagio anche lui, in po’ mi sollevò. Ringraziai personalmente Maura per essere stata così gentile nel portare il suo timballo. E soprattutto ringraziai i ragazzi per esser venuti. Erano cambiate così tante cose negli ultimi tre mesi che non mi sembrava vero, temevo ancora che fosse troppo bello e che Lou non fosse con me. A quel pensiero gli strinsi la mano sotto al tavolo, lui girandosi, mi sorrise e la strinse a sua volta, tornando poi a parlare con Zayn. C’erano tutte le persone importanti, mia madre, mia sorella, mio marito. Era davvero incredibile come tutto fosse cambiato così drasticamente. Sapevo bene come potessero cambiare le cose da un giorno a l’altro, di come oggi siamo felici e insieme e domani sei solo e triste, perciò prendevo giorno per giorno ciò che accadeva. Lo amava giorno per giorno sempre un poco di più, temevo mi potesse esplodere il cuore per quanto il mio amore per lui cresceva, temevo davvero che di me non ne sarebbe rimasto niente se lui se ne fosse andato un giorno. I miei occhi si inumidirono al pensiero e dovetti abbassare lo sguardo.
“scusate torno subito..” dissi alzandomi dal mio posto. Louis mi guardo preoccupato ed io gli sorrisi sporgendomi a baciarlo ‘faccio presto’ gli sussurrai.
Mi avviai verso la nostra camera e mi chiusi dentro, presi il diario dal cassetto del comò e iniziai..
31 dicembre 2013
L’anno sta finendo e ti scrivo ora perché non so se dopo avrò il tempo. Mi sei stato accanto durante la sua assenza ed hai raccolto le mie lacrime, sai quanto l’ho amato e continuo ha farlo. Ho ripreso a respirare quando lui è tornato da me come se per un anno avessi trattenuto il respiro in attesa che succedesse qualcosa, non riuscivo a vivere la mia era sopravvivenza. Non lo lascerò più andare adesso, non più. Temo ancora di perderlo quando litighiamo ma ci siamo ripromessi che torneremo sempre a casa dopo. Non so cosa ci riserva il futuro, è tutto così nuovo e incerto ma so che avrò lui accanto a me e questo mi basta. Ora mi sento più sicuro di noi, non perché ci siamo sposati, infondo ci sono tanti matrimoni che finiscono, non per questo… sono più sicuro di noi perché so che ne abbiamo passate tante e siamo tornati a noi… ci siamo fatti dei tatuaggi sai, con le prime parole che ci siamo detti in quel pub al primo incontro, è stato il suo regalo di Natale…
“Harry tesoro sei in camera..?”
… accidenti. Devo andare, Lou mi sta cercando, è quasi mezzanotte. Ti auguro buon anno.
p.s: sei stato un diario fidato.
“amore va tutto bene?” entrò in camera appena dopo aver riposto il diario al suo posto, mi girai,
“si certo scendo subito”
“che stavi facendo?”
Mi avvicinai a lui e lo baciai,
“niente di importante, ti amo. Ora scendiamo” lo presi per mano e mi sembrò un deja-vù noi che scendiamo le scale e mia madre che dice a Gemma di alzare il volume della tv,
“oh siete arrivati stanno per iniziare” disse entusiasta e si strinse a Robin, mi piaceva vederla felice,
‘bene un altro anno sta’ per passare siete pronti.. bene’ tutti in salotto risposero al tipo in tv, io mi strinsi a Louis cingendogli i fianchi,
‘iniziamo allora 10, 9, 8’ mi avevano sempre messo l’ansia questo tipo di cose, i conti alla rovescia come se poi cambiasse drasticamente qualcosa, ‘7, 6,5’ in realtà non cambiava niente solo un anno nuovo e pasticci con le date per abituarsi ‘4,3,2,1’
“Buon anno” urlammo tutti e mi girai un secondo prima per baciare Lou per staccarmi da lui dopo che tutti uscirono per vedere i fuochi.
“ti amo”
“ti amo”.
L’anno era finito ed iniziato con lui, non potevo desiderare nient’altro nella mia vita o nel mio anno nuovo se non lui. Lui era il mio tutto. La mia casa, il mio porto sicuro e lo avrei protetto ad ogni costo. Mi aveva insegnato ad amare, mi aveva fatto soffrire e si era fatto perdonare. Ma, me lo sarei ripreso sempre perchè io, senza di lui, non ero niente.
‘TU PROVACI, perché IL RIMPIANTO DI NON AVER FATTO, DI NON AVER DETTO è PEGGIO..’
                                                                            THE END.
   
 
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