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Autore: Aoboshi    17/05/2016    4 recensioni
Cassandra è ormai prigioniera nella reggia del deserto. Il suo tentativo di fuga viene però interrotto dall'affascinante richiamo della biblioteca della magione, la ragazza si ritrova a vagare tra gli antichi volumi del suo misterioso ospite, il quale la sorprende in quel luogo. Dopo il breve scambio di battute, Cassandra capisce che il breve equilibrio, conquistato dopo anni di tormenti, è stato incrinato e sarà proprio Kuja a condurla verso quel destino a cui lei è sfuggita per troppo tempo. Gli spiriti nella sua mente si sono risvegliati e la reclamano, il loro canto popola imbattuto i suoi incubi e, dopo anni, Cassandra non sa se sarà ancora capace di resistergli.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuja, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Frammenti perduti di Gaya'
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Le stelle erano bellissime, brillavano come piccoli diamanti nel cielo, tutte con un'intensità diversa. Le nebulose  avvolgevano gli astri  come per rivestirli di seta. Finalmente una notte serena, non come quella precedente. La distruzione di quel villaggio, le fiamme attrono all'angelo distruttore, erano state uno spettacolo straordinario, ma sfiancante. Il mago senza poteri si alzò a sedere, la branda sotto di lui puzzava di stantio, come tutto del resto. 
Oltre le sbarre della sua cella, sentì un fruscio, segno che gli stavano portando da mangiare, sebbene, chiamare cibo quella poltiglia, era un lusso che non poteva permettersi. 
Sospirò, non avrebbe sopportato oltre quegli odiosi golem servitori. 
“Sono Kuja, tu chi sei?”, quella dannata domanda, lo stava facendo impazzire. Quelle guardie improbabili puntavano a portarlo sll'orlo della follia, quasi più di quanto quello stupido vecchio non avesse giù fatto. Ora che era senza i suoi abiti, abbigliato solo di una casacca ruvida e per nulla elegante , non sapeva neppure più lui, chi fosse. La sua coda odiosa faceva lì capolino. No... volevano condurlo alla pazzia più completa, quella sì, che era tortura. 
La figura scura zampettò fino alle sbarre, Kuja era già lì per aggredirla, prima, di sentire quell'odiosa domanda. L'immagine di una figuretta piccola e impacciata fece capolino, la pallida luce delle stelle, filatrata attraverso la grande apertura sulla cella, rivelò le piccole mani di una bambina, chiuse attorno ad un vassoio improvvisato. Kuja rimase a fissare quella piccola ombra incerta, aveva gli occhi grandi, spalancati, un po' per la paura, un po' per qualcosa che non riusciva a decifrare.
Ha visto crepare sua madre... E' impazzita pure lei...
I capelli erano lunghi e disordinati, scuri come gli occhi, sulla tela candida del viso.
Kuja si rimise supino, aveva l'arma definitiva a portata di mano, ma non poteva neppure sfiorarla. 
-Signore...-
“Sono Kuja, tu chi sei?” ripeté mentalmente malcelando un sorriso ironico. La bambina rimase lì davanti alle sbarre, si piegò appena facendo scivolare il vassoio di pietra.
-Papà ha detto di mangiare tutto, signore, ha detto che non possiamo più tenerla qui...-
Kuja cercò di controllare un sussulto, lo volevano uccidere? Pensò a come afferrare il collo di quella bimbetta per poi strozzarla come si conveniva.
-Ha detto di mettersi in forze perchè la strada per il primo centro abitato è lunga!-
Kuja si alzò a sedere di scatto. Non riusciva a capire, come poteva quel terano essere così stupido, se l'avesse lasciato libero, cosa gli impediva di tornare e...
Sorrise mesto. Non sarebbe mai tornato, né si sarebbe avvicinato a quel luogo per nessuna ragione, sentirsi svuotato era terribile. Avrebbe trovato altri modi per distruggere il vecchio, e comunque, lo sapeva, il terano non aveva ancora molti  tramonti da vedere, le sue energie erano andate nello scontro con Ultima. Il mago pensò un po' alla bimbetta, avrebbe presto seppellito anche il paparino, oltre che sua madre. Lo sguardo gli cadde allora su di lei, attorno al collo le brillava qualcosa, come un medaglione. La bambina se ne accorse e si portò subito le mani al collo. Kuja si avvicinò al vassoio e prese a mangiare   
-C'è carne di zuu, ma ho messo anche le costolette di rana... io non avevo fame...-
spiegò imbarazzata la bambina. Kuja si chiese cosa provasse, era stata la protagonista di una tragedia, solitamente le rappresentazioni non indagavano sui sopravvissuti, in quel caso aveva la possibilità di approfondire. 
-Bello- disse addentando garbatamente una costoletta di rana. Quel maledetto terano, almeno per sua figlia, era in grado di cucinare qualcosa di decente -Il medaglione, intendo...-
finalmente lo sguardo della bimba si infranse, solo per un secondo, la manina candida era stretta attorno al ciondolo sino a tender le nocche. 
-Era il regalo che papà voleva farle...- la bimba si alzò. Kuja sentì qualcosa serrargli la gola, era una sorta di... magone!? 
-Fare a chi...?- chiese senza pensarci.
La bambina soffocò un singhiozzò, abbassò lo sguardo e si voltò
-Alla mamma...-
dopodichè si allontanò lasciando solo il jenoma.
“Sono Kuja, tu chi sei?”... adesso poteva rispondere a quella domanda, lui era un mostro.
Kuja allontanò il pasto, che differenza faceva lasciare quel posto in forze o meno, l'importante era abbandonarlo e dimenticare. 


NdA: Salve a tutti, spero di terminare al più presto questa long. Come al solito, spero che la lettura non sia stata particolarmente tediosa, per fortuna, in questo caso, non è stata neppure troppo lunga! Non ho molto da dire se non fare i miei soliti ringraziamenti (noiosa come poche eh, non mi smentisco mai) a chiunque abbia avuto la pazienza di leggere. Mi scuso in anticipo per gli eventuali errori ed orrori ortografici e grammaticali. Un grande bacio!
   
 
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