La
fine di novembre portò con sé una nevicata
precoce, che coprì tutto in un sottile strato di polvere
bianca. La temperatura passò dall'essere pungente all'essere
glaciale, e il tragitto per andare e per tornare da scuola divenne
quasi insopportabile. Minseok doveva vestirti ogni mattina come un
eschimese prima di uscire.
Dentro la scuola, però, le cose erano tanto frenetiche come
sempre. Anche più del solito, anzi. Baekhyun teneva Chanyeol
impegnato con i preparativi per lo spettacolo; tenendo le ultime
audizioni per i ruoli minori, componendo le musiche e così
via. Junmyeon e Jongdae avevano cominciato a incontrarsi dopo la scuola
per cominciare con i preparativi per il grande evento che stavano
organizzando insieme. Luhan, Sehun e Jongin erano come sempre impegnati
a cercare di conoscersi nonostante ci fosse un partecipante decisamente
contrario all'idea. E Minseok sedeva al centro di tutto questo cercando
di non farsi spazzare via da tutta quest'attività, di tanto
in tanto tenendo il ragazzo cinese con i piedi per terra quando Luhan
sembrava farsi trascinare da tutte le cose che stavano accadendo nella
sua vita.
E ragazzi, Luhan sembrava avere molte cose in ballo. Minseok si
considerava una persona abbastanza impegnata, con l'ultimo anno di
scuola e tutti i problemi che lo accompagnavano, in più
doveva aiutare Luhan con alcune cose, ma Luhan sembrava avere un
milione di altre cose da fare. Oltre a cercare di stare al passo in
tutte le materie e di migliorare sempre più il proprio
coreano, Luhan provava ancora ad avvicinarsi a Sehun, così
come passare del tempo con Jongin di tanto in tanto. Era spesso a casa
di Minseok, per fare i compiti o per lavorare al progetto, e stava con
Kyungsoo regolarmente. E come se non fosse abbastanza, diceva ancora di
avere delle cose da fare dopo cena, e arrivava sempre a scuola con
l'aspetto di uno che non aveva dormito affatto. Eppure era sempre
sorridente, sempre felice di essere a scuola e con i suoi amici.
Sorrideva persino quando passava a Minseok i soldi che gli doveva per
averlo aiutato con i compiti. Faceva sentire Minseok terribile, ogni
singola volta, eppure finiva sempre per prenderli senza dire una
parola. Kyungsoo gli diceva che aveva problemi con il confronto.
Kyungsoo solitamente aveva ragione.
“Sai cosa trovo strano?” disse un giorno Chanyeol a
pranzo, in una rara occasione in cui Baekhyun non lo aveva trattenuto
per leggere il copione o qualcosa del genere.
“Il fatto che non riusciresti a memorizzare le battute
nemmeno se la tua vita dipendesse da questo?” lo prese in
giro Baekhyun.
“Zitto tu,” Chanyeol gli lanciò
un'occhiataccia infantile. “Cosa trovo strano è
che Luhan sia qui in Corea da tre mesi e ancora non abbia un
cellulare.”
La testa di Minseok scattò al nome del ragazzo cinese.
Guardò Luhan, che stava ancora parlando con Sehun e Jongin,
sorridendo.
“Immagino che sia un po' strano,” disse Baekhyun,
scambiando i biscotti nel suo vassoio con il cupcake in quello di
Chanyeol. “I miei hanno troppa paura che qualcuno possa
rapirmi o qualcosa del genere per lasciarmi uscire senza
telefono.”
Minseok si accigliò. Luhan gli aveva sempre detto che non
aveva ancora comprato un cellulare, ma tre mesi erano
un po' tanti. Tenne la bocca chiusa.
“E poi,” continuò Chanyeol, mordendo uno
dei biscotti che Baekhyun aveva appena scambiato. “Ha detto
anche di non avere internet a casa, giusto? Anche questo è
strano. Come fa le ricerche per la scuola?”
Minseok si sentì in dovere di difendere Luhan.
“Le fa in biblioteca,” disse, accigliato.
“O a casa mia.”
“Non è questo il punto,”
ribatté Chanyeol, indicandolo con un secondo biscotto.
“Il punto è che la cosa è sospetta.
Diventa sempre vago quando gli chiedi qualcosa al riguardo. E poi
quando gli chiedi dove abita, non dà mai una risposta. Non
l'hai mai notato?”
Minseok non l'aveva notato, davvero. Ma era anche sempre stato
vergognosamente passivo.
“Ecco cosa penso io,” disse Chanyeol, guardando il
proprio pubblico (che consisteva solo in Baekhyun e Minseok) e facendo
una pausa per un effetto drammatico. “Penso stia nascondendo
qualcosa.” Un'altra pausa. “O.
Si sta nascondendo da qualcosa. Avete visto quei
tagli sul viso e sulle mani?”
Baekhyun e Minseok sbatterono le palpebre per un secondo, e poi il
migliore amico grugnì e disse, “Sembri un
lunatico, Yeol. Come uno di quei cospiratori che credono che gli alieni
prenderanno possesso del governo o qualcosa del genere.
Perché pensi che Luhan si stia nascondendo da
qualcosa?”
“Pensaci!” disse Chanyeol, spalancando gli occhi.
“Niente telefono. Niente connessione a internet. Segreti.
Sta rendendo molto difficile essere rintracciato,
no?”
“Io ho il suo numero,” puntualizzò
Minseok, accigliandosi. Non era sicuro di come si sentisse riguardo
alle persone che facevano supposizioni sulla vita di Luhan.
“Tu l'hai mai chiamato,
però?” chiese Chanyeol, alzando le sopracciglia.
“Uh…no,” ammise Minseok. “Mi
dice sempre che raramente è a casa, e di aspettare che sia
lui a chiamarmi.”
“Beh, non è curioso,”
disse Chanyeol, come se Minseok avesse appena confermato la sua teoria.
“Ti chiama da un numero che tu non hai mai chiamato. Potrebbe
essere il telefono di chiunque, davvero. Potrebbe essere un telefono
pubblico.”
Baekhyun alzò gli occhi al cielo.
“Okay,” disse. “Penso dovresti smetterla
di parlare. Luhan sta venendo qui, comunque. Ti prego, non
assillarlo.”
Chanyeol fece una smorfia, ma prima che Minseok potesse dire qualcosa
in difesa dell'onore di Luhan, il ragazzo in questione si sedette
accanto a lui, sorridendo come al solito. “Jongin porta Sehun
a bere una cioccolata calda oggi,” disse orgoglioso.
“Dato che io sono occupato.”
“Occupato a fare cosa?” chiese Chanyeol, abbassando
la voce con fare inquisitore.
Luhan scrollò le spalle. “Devo solo fare qualche
commissione,” disse vagamente, e Minseok si
accigliò.
“Ahh,” disse Chanyeol, annuendo, poi
mimò la parola 'commissioni' a Baekhyun
e Minseok, con un'espressione che diceva chiaramente sì,
ceeerto.
Minseok cercò di non dare peso a Chanyeol e le sue stupide
idee, ma non poteva fare a meno di pensarci.
Il 27 novembre era il compleanno di Chanyeol, e anche se Baekhyun non
se lo sarebbe mai dimenticato, Chanyeol si assicurava sempre di
ricordarglielo un milione di volte. Ogni anno, Baekhyun gli mandava un
messaggio alle 12.01 per augurargli un buon compleanno, e Chanyeol
rispondeva con un'infinità di faccine sorridenti. Era una
specie di rituale.
La seconda parte del rituale era, ovviamente, portare l'amico da
qualche parte. Solitamente Baekhyun lo portava a mangiare qualcosa di
poco consono per una cena. Quest'anno erano pancake con gelato.
“Non sono sicuro di capire,” disse Chanyeol mentre
punzecchiava la fragola in cima alla sua montagna di gelato alla pesca.
“Che senso hanno i pancake se non si riesce nemmeno a
sentirne il sapore sotto tutto questo gelato?”
“Per far sembrare meno indecente mangiare gelato a
cena?” suggerì Baekhyun, con la bocca piena di
sorbetto arcobaleno.
“In questo caso è una buona idea,”
decise Chanyeol abbuffandosi.
Baekhyun gli sorrise affettuoso. Questo era il dodicesimo anno che
festeggiava il compleanno di Chanyeol in questo modo (sarebbe stato il
tredicesimo ma ne avevano saltato uno a causa di un piccolo litigio
avvenuto in quinta elementare del quale non parlavano mai). Erano
migliori amici da oltre tredici anni; dall'asilo. Era stata una di
quelle amicizie lampo, quelle di cui leggi nei libri o che vedi nei
film. A Baekhyun piaceva. Pensava che forse avrebbero avuto anche un
lieto fine da libro.
Calciò leggermente il piede di Chanyeol da sotto il tavolo,
e senza sollevare la testa, Chanyeol ricambiò il calcio, e
Baekhyun sorrise ancora. “Quanti di questi dovrei mangiare
prima di svenire secondo te?” chiese Chanyeol, sussultando
quando si mise troppo gelato in bocca tutto in una volta.
Baekhyun canticchiò, mangiando una fetta di mango.
“Penso che vomiteresti prima di svenire,” disse.
“Tu dici?” chiese Chanyeol, accigliandosi.
“Ho uno stomaco piuttosto forte. Ricordi la volta che ho
mangiato l'intera ciotola di vermi gommosi?”
“Sì. Hai vomitato,” rispose l'amico.
“Solo dopo che ho bevuto tutta quella coca cola,”
gli ricordò Chanyeol. Baekhyun rise. “Se mangiassi
così tanti pancake e gelato da entrare in coma, cosa faresti
tu?”
“Ti chiamerei un idiota,” gli rispose Baekhyun,
alzando gli occhi al cielo.
Chanyeol si accigliò. “Hey, sono serio.
Piangeresti?”
Un'altra occhiata al cielo. “Sì, Chanyeol,
piangerei. Sei felice?”
“Sì,” disse Chanyeol.
“Aspetta, piangeresti di più se entrassi in coma
io o il tuo cane?”
“Io non ho un cane.”
“Ipoteticamente.”
“D'accordo. Tu.”
Chanyeol sorrise. “Bene. Dovevo assicurarmi di essere ancora
la persona più importante per te.”
Baekhyun grugnì. “Sei sempre la persona
più importante per me,” disse, osservando
attentamente il viso di Chanyeol. L'amico sollevò lo sguardo
dal piatto, sorrise, e riprese a mangiare.
E questo la diceva lunga sulla loro amicizia, vero? Era sempre stato
così. Chanyeol diceva qualcosa di carino, Baekhyun qualcosa
di sincero, e Chanyeol la prendeva nel modo più sbagliato
possibile, per quanto era ottuso. Ma era così che doveva
andare. Baekhyun lo sapeva.
Dopo cena – durante la quale, fortunatamente, Chanyeol non
entrò in coma, anche se probabilmente ci era andato vicino
– tornarono a casa di Baekhyun, nonostante il giorno
successivo ci fosse scuola. Lo avevano fatto migliaia di volte.
Chanyeol si portava tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno il giorno
dopo. Si accoccolarono sotto le coperte nel letto di Baekhyun, ridendo
e dimenandosi, poi si sistemarono per guardare un film, ascoltando il
vento soffiare fuori. Baekhyun cominciò a sentire sonno a
metà film, ma non era una sorpresa. Si addormentava sempre
durante i film. E mentre la sua testa cominciava ad oscillare e gli
occhi cominciavano a chiudersi, sentì Chanyeol tirarlo
più vicino, posando la sua testa sulla propria spalla e
facendolo poggiare al proprio fianco. Baekhyun aveva sempre pensato che
il suo posto fosse quello.
Chanyeol e Baekhyun erano sempre stati così. Sempre. Ad
essere sinceri, Baekhyun pensava che forse Chanyeol avesse passato un
po' troppo tempo con la sorella da piccolo, perché lo
trattava sempre nel modo in cui le ragazze trattano le migliori amiche.
Lo teneva per mano, lo abbracciava, gli diceva che il nuovo taglio di
capelli gli stava bene. Se le ragazze potevano trattare così
le migliori amiche, perché non poteva farlo anche Chanyeol?
Non era mai stato un tipo che si atteneva agli standard sociali.
Quelle abitudini non erano scomparse mentre crescevano, e a Baekhyun
non dispiaceva. Era confortante, era normale, e non gli interessava
cosa pensassero le altre persone. Baekhyun teneva molto a Chanyeol, e
sapeva che anche per Chanyeol era lo stesso. A Baekhyun piaceva. Gli
piaceva avere qualcuno così. Cosa pensassero le altre
persone non erano affari suoi.
Ma poi, una volta in seconda media, una ragazza aveva detto scherzando,
“Voi due fareste prima a mettervi insieme.” E
Chanyeol aveva riso e non era stato niente, solo una piccola battuta,
ma da allora, Baekhyun aveva cominciato a provare certi... sentimenti.
Beh, probabilmente erano sempre stati lì, se doveva essere
onesto. Ma fu solo allora che cominciò a notarlo.
Notò come Chanyeol si prendeva cura di lui, e il modo in cui
lo guardava come se fosse la persona più importante del
mondo, e il modo in cui Chanyeol lo faceva sentire caldo e... amato.
Chanyeol faceva sentire Baekhyun amato, e Baekhyun amava Chanyeol.
Baekhyun amava Chanyeol.
Non era niente di che. Andò avanti con la sua vita
normalmente, amando Chanyeol. Dopotutto, se ci pensava, lo aveva sempre
amato. Era un po' doloroso a volte, sì, quando
Chanyeol era così ottuso, o quando guardava qualcun altro.
Ma a Baekhyun stava bene. Avrebbe continuato ad amare Chanyeol come
aveva sempre fatto. Gli piaceva come stavano le cose, come le cose
erano sempre state con lui. Pensò che sarebbe passato oltre
un giorno. Quando il momento fosse arrivato.
C'era, ovviamente, il piccolo problema della commedia, e il fatto che
lui e Chanyeol avrebbero dovuto interpretare i personaggi principali. I
quali, ovviamente, si innamoravano. Ma Baekhyun non era troppo
preoccupato. Ora che aveva trovato il principe perfetto (Chanyeol) e
l'eroina perfetta (se stesso), non avrebbe lasciato che niente sul suo
cammino lo fermasse. Era solo un bacio. Niente che non avessero mai
fatto prima.
(Okay, avevano sei anni ed era stato un incidente, ma non fa niente!
Contava lo stesso!)
Ma ci avrebbe potuto pensare un altro giorno. Ora Baekhyun aveva sonno,
era accoccolato accanto a Chanyeol, e le cose andavano bene. Le cose
andavano sempre bene quando era con Chanyeol. Ecco perché
non poteva permettersi di perderlo.
Il primo giorno di scuola di dicembre portò altri fiocchi di
neve e quel vento frigido che solitamente arrivava solo a
metà inverno. Tutta la scuola si stava lamentando
dell'insolito freddo, a parte i pochi ragazzi ottimisti che dicevano Forse
significa che la primavera arriverà prima! Non
è che fosse un freddo da record, ma nessuno era felice che
l'inverno fosse arrivato in anticipo, soprattutto quelli che andavano a
scuola a piedi. Minseok era uno di loro, e arrivava sempre con le
guance così fredde che a malapena le sentiva.
Luhan lo salutava in classe con un sorriso raggiante e con le mani
calde premute sul suo viso, rimproverandolo per non aver indossato
più strati (come se Luhan avesse potuto parlare; non aveva
nemmeno dei guanti). A volte, Minseok si chiedeva se Luhan si
comportasse in modo così solare solo per coprire le occhiaie
profonde sotto i suoi occhi.
Quel giorno a scienze, venne ricordato alla classe il progetto che
aveva scadenza il giorno seguente, senza eccezioni. Era stato un
progetto di coppia, una ricerca da esporre su un cartellone, e Minseok
e Luhan l'avevano fatta sulle malattie genetiche. Ci avevano lavorato
duramente appena era stato assegnato, ma entrambi erano stati
abbastanza occupati di recente, quindi se ne erano quasi dimenticati.
Quando fu fatto l'annuncio, Luhan e Minseok si guardarono sorpresi.
“Cosa ci manca da fare?” chiese Luhan.
Minseok si accigliò e cominciò a cercare la
propria cartellina nel banco. “Cavolo, dobbiamo ancora
stampare tutte le informazioni. Ma ho tutto nella mia pennetta.
Dobbiamo solo stamparle, incollarle al cartellone e renderlo
presentabile.”
Luhan annuì, sembrando sollevato. “Possiamo farlo
dopo la scuola, giusto? Non devo fare niente, stanotte.”
Per una volta, disse una piccola vocina nella testa
di Minseok. La ignorò. “Certo, nessun problema.
Finiremo in tempo.”
Sorse un problema, però, quando Luhan aprì il
proprio armadietto a fine giornata e si bloccò nel bel mezzo
del racconto sulla più recente conversazione tra Sehun e
Jongin. “—Oh.”
“Cosa?” chiese l'amico, guardandolo.
“Pensavo di avere il cartellone nel mio
armadietto,” disse Luhan, nervoso. “Ma l'ho
lasciato a casa.”
“Oh.” Minseok ci pensò per un secondo,
poi disse, “Beh, possiamo semplicemente farlo a casa tua,
allora.”
Luhan si morse il labbro per un secondo e disse, “No, vado a
casa e lo porto da te.”
Minseok si accigliò. La voce di Chanyeol invase
all'improvviso i suoi pensieri. Quando gli chiedi dove abita
, non ti risponde mai. Penso stia nascondendo qualcosa. No,
era pazzesco. Anche Baekhyun aveva detto che era folle. Non
avrebbe dovuto pensare cose del genere.
Ma non poteva davvero farne a meno.
“È ridicolo,” disse deciso a Luhan.
“Dovresti camminare molto di più, e si congela
là fuori. Possiamo andare a casa tua, e quando abbiamo
finito posso prendere un taxi o qualcosa del genere.”
Gli occhi di Luhan si facevano sempre più grandi e
disperati. “No, no, noi... Non ho una stampante.”
“Possiamo stampare le cose qui, prima di andare
via,” disse Minseok. “Gratis, persino.”
Luhan si morse il labbro ansioso. Aveva ancora la cicatrice di quando
se l'era spaccato. “Possiamo... posso comprare un altro
cartonato... quello che abbiamo è noioso
comunque…”
Minseok si voltò a guardare Luhan, accigliato.
“Lu,” cominciò, e il ragazzo
sollevò lo sguardo su di lui, titubante.
“Perché provi così disperatamente a
tenermi lontano da casa tua?”
Luhan rimase in silenzio per un momento, tenendo un labbro tra i denti.
“Non è…” disse nervosamente.
“So che è così, Luhan. Non mi ci lasci
mai avvicinare. Non mi hai nemmeno mai detto dove vivi.
Perché?”
Il labbro di Luhan tremò leggermente. “Io
non...non voglio che ci vai.”
“Perché no?” chiese Minseok, e
all'improvviso non era nemmeno così curioso, ma preoccupato.
Era preoccupato per Luhan. “Chanyeol comincia a farsi strane
idee. Mi fa pensare che sei un criminale o qualcosa del
genere.”
Luhan sussultò, e Minseok sentì qualcosa
smuoversi nello stomaco. “Io non —è solo
che—” sospirò. “Dobbiamo
proprio andare?”
E Minseok odiava questa cosa – odiava il modo in cui Luhan lo
stava guardando – ma annuì con decisione.
“È l'unica soluzione sensata,” disse,
cercando di convincere se stesso. “Non so perché
sia così restio a farmi venire. Voglio sapere
perché.” Voglio assicurarmi che tu stia
bene.
Luhan abbassò lo sguardo e si voltò, guardando
l'armadietto. “Vedrai,” sussurrò,
così piano che Minseok quasi non lo sentì.
Per stampare tutto quanto impiegarono molto più tempo di
quanto non si fossero aspettati, perché dovettero tagliare e
riformattare alcune cose, e dovettero anche cercare nuovamente tutte le
fonti. Anche Luhan sembrava si stesse prendendo il suo tempo, cercando
di prendersela comoda per rimandare l'inevitabile. Ma alla fine,
riposero tutto al sicuro nello zaino di Minseok e si diressero ancora
una volta agli armadietti, dove si infilarono i giubbotti. Nuovamente,
Luhan si voltò verso Minseok, “Dobbiamo davvero
andare?”
Minseok non osò guardarlo. Sapeva che Luhan aveva ancora quell'espressione.
Quella che riusciva a far fare a Minseok tutto quello gli
chiedeva. “Sì,” disse bruscamente,
tenendo gli occhi sull'armadietto mentre lo chiudeva.
Era sembrato uno stronzo, persino a se stesso, ma Minseok non era mai
stato bravo in questo tipo di cose. Preoccuparsi per qualcun altro
oltre se stesso. Fare qualcosa più per il loro bene che
perché lo volessero. Era difficile per lui. Non era bravo.
Un momento dopo, affrontarono il vento gelido, e Luhan rimase in
silenzio mentre guidava Minseok lungo il marciapiede. Non c'erano molti
pedoni a quest'ora del giorno, non con questo tempo; non c'era rumore,
ma Minseok non disse niente comunque. Non pensava che Luhan fosse
dell'umore per parlare
La strada era familiare all'inizio, erano tutte vie per le quali
Minseok era già passato prima, negozi in cui era entrato in
passato. Ma poi Luhan prese una viuzza che non aveva mai visto prima, e
Minseok lo seguì ubbidiente, guardandosi intorno. Non c'era
decisamente mai stato prima. Mentre si allontanavano dal traffico e
dall'attività frenetica dei negozi, passarono in mezzo a
palazzi residenziali, con ristoranti malandati e supermercati che
rompevano la monotonia. Continuarono a camminare, e camminare, e
Minseok si tirò su la sciarpa e vide Luhan tremare.
È molto sospetto, disse la voce di
Chanyeol nella sua testa. Niente telefono. Niente connessione
internet. Segreti.
Gli edifici che stavano oltrepassando diventavano sempre più
fatiscenti e dall'aspetto nefasto, con un numero di finestre rotte, e
l'immaginazione sin troppo attiva di Minseok gli regalò
immagini squisite di spacciatori di droga e vagabondi con coltelli.
Fortunatamente, però, Luhan svoltò in un'altra
via, in qualche modo meno spaventosa, e Minseok si rilassò
un po'.
Eppure quando Luhan si fermò davanti ad un edificio, Minseok
si ritrovò colto di sorpresa. Non è che fosse un
postaccio, ma era palesemente malmesso, anche dall'esterno. Luhan lo
guidò dentro in silenzio, e la prima reazione di Minseok fu
quella di tossire per il forte odore di fumo rancido e di qualcosa che
assomigliava a muffa. Si morse la lingua, però, e
seguì Luhan su una rampa di scale sporche e scricchiolanti.
Immaginò che l'ascensore fosse rotto, perché
nessuna persona sana di mente avrebbe fatto dieci rampe di scale se non
fosse stato costretto. Quando raggiunsero la porta di Luhan, Minseok
era ansimante e senza fiato. Luhan si fermò di fronte ad
essa e, fissando il pavimento, la indicò e disse
“Casa dolce casa,” , con voce sospettosamente roca.
Minseok non si chiese nemmeno dove avesse imparato a dire quella frase,
troppo impegnato a fissare la porta con i numeri metallici arrugginiti.
“Io—Lu—” si strozzò
Minseok, non sapendo cosa dire.
Luhan non lo lasciò finire, spingendo la porta con un colpo
di spalla ben assestato. Trattenendo il fiato, Minseok lo
seguì dentro, guardandosi intorno scioccato. L'appartamento
era piccolo, questa fu la prima cosa che notò. Non era
sporco, come sembrava essere il resto del palazzo, ma era angusto e
disordinato, con contenitori d'asporto che occupavano il piccolo
bancone, e c'era a malapena abbastanza spazio per poter camminare senza
sbattere contro degli oggetti. E non c'era nemmeno tanta roba dentro
l'appartamento, perché non c'era nemmeno un tavolo o delle
sedie. Solo un singolo divano, un piccolo tavolino da caffè
che sembrava venisse usato come tavolo da pranzo, un vecchio frigo,
qualche coperta piegata per terra. La stanza era buia – Luhan
non aveva acceso le luci quando era entrato – e ci volle un
momento perché Minseok si rendesse conto che c'era anche
freddo, come se il riscaldamento fosse rimasto spento tutto il giorno.
“Luhan, io no—” cominciò a
dire Minseok, guardandosi intorno con gli occhi spalancati.
“Fa pena, non è vero?” chiese Luhan
interrompendolo. Fece una piccola risata amara. “È
a malapena una casa.”
“Non me l'hai mai detto,” disse Minseok, cercando
disperatamente di redimersi. “Non lo sapevo.”
“Certo che non te l'ho mai detto,” disse Luhan,
abbassando le spalle e facendo cadere a terra lo zaino. “Cosa
potevo dire? Ciao, Minseok, piacere di conoscerti. Sono il ragazzo
nuovo che viene dalla Cina, riesco a malapena a parlare coreano, e ho
bisogno che mi aiuti a sopravvivere in un nuovo paese. Comunque, la mia
famiglia non può nemmeno permettersi di tenere
l'appartamento al caldo d'inverno.” Fece una pausa, e poi con
voce leggermente spezzata aggiunse, “Non avrei potuto dirtelo
all'inizio, nemmeno se avessi voluto. Non conoscevo le
parole.”
Minseok sentì l'improvviso istinto di abbracciare Luhan e
non lasciarlo andare, ma si trattenne. “È
– da quanto va avanti così?” chiese.
Luhan si grattò la testa, rifiutandosi di voltarsi a
guardarlo. “Da quando siamo arrivati,” ammise.
“Siamo arrivati con quasi nulla. Avevamo poco più
della somma per pagare questo posto.”
Minseok rimase in silenzio per un momento, guardando ancora la carta da
parati scollata e la lampada impolverata accanto al divano. Poi, con
esitazione disse, “Noi?”
Luhan si voltò, solo leggermente, ma Minseok poté
vedere l'ombra di un sorriso sulle sue labbra. “Io e i miei
genitori,” disse. “Non ho mentito su tutto,
sai.”
Minseok non rise. “Dove sono?” chiese. Non sembrava
che qualcuno fosse stato a casa per tutto il giorno.
“A lavoro,” sospirò Luhan.
“Sono sempre a lavoro.”
Minseok si morse il labbro e prese un profondo respiro. Almeno qui non
c'era puzza di muffa. “Mi dispiace,”
sussurrò. “Se l'avessi saputo, non ti avrei
fatto—”
Luhan agitò velocemente le mani, voltandosi del tutto, anche
se non incontrò il suo sguardo. “No, no, mi sarei
potuto rifiutare. Mi sarei potuto rifiutare e non ti avrei fatto
venire. Ma – voglio dire, è stancante, mantenere
dei segreti così a lungo. Immagino fosse il momento di
dirtelo, comunque.” Sorrise leggermente, ma non raggiunse i
suoi occhi.
Minseok lo guardò attentamente. “Perché
non me lo hai detto prima?” chiese.
Luhan si morse il labbro. “Volevo farlo,” disse.
“Ma era così difficile. Non sapevo nemmeno se
fossi mio amico, per molto tempo. Pensavo già di non
piacerti. Perché aggiungere carne al fuoco?” Si
morse ancora il labbro. “Ero già il ragazzo nuovo.
Perché essere anche il ragazzo povero?”
E davvero, Minseok conosceva quella sensazione.
Aveva così tante domande, però. Così
tante cose che voleva chiedere, sapere. Ma stava già
camminando su del ghiaccio sottile, probabilmente aveva già
superato il limite, quindi ne fece soltanto una.
“Lu—perché diavolo mi hai detto che mi
avresti pagato per il mio aiuto con i compiti, se puoi a malapena
permetterti di... mettere del cibo in
tavola?”
Luhan lo guardò, incontrando il suo sguardo per la prima
volta da quando avevano lasciato la scuola. Sorrise leggermente, con
occhi tristi. “Perché ero disperato,”
disse piano. “Eri l'unica cosa che avessi. I miei genitori
erano sempre via e non avevo amici e tu eri davvero tutto quello che
avevo. A un certo punto, non ti stavo nemmeno più pagando
per i compiti. Stavo pagando per il tuo tempo, perché avevo
bisogno di qualcuno. Non volevo più stare da solo.”
Minseok si sentì pericolosamente vicino alle lacrime,
sentiva la gola chiusa. “Non li volevo nemmeno,”
disse roco. “I soldi non mi interessavano nemmeno. Volevo
solo che non ti sentissi in colpa.”
Luhan gli sorrise, stavolta un po' più genuinamente.
“Beh io—”
“Riprenditeli,” disse Minseok, interrompendolo.
“Non li ho mai spesi. Puoi riaverli.”
Ma Luhan scosse la testa sinceramente. “No, tienili. Li hai
guadagnati, sono tuoi. Mi hai dovuto sopportare per tutto questo tempo,
non li rivoglio.”
“Beh, non li voglio nemmeno io,” insistette
Minseok, ma Luhan era irremovibile. “Bene. Ma non pagarmi
più. Ti prego. Mi sento una persona orribile ora,
davvero.”
“Non farlo,” disse velocemente Luhan, con gli occhi
grandi ed imploranti. “Non sentirti in colpa, non hai fatto
niente di male.”
Minseok rise amaro. “Stai scherzando? Mi sono comportato in
modo orribile con te. Ti ho fatto pagare per qualcosa che avrei dovuto
fare per generosità. È la definizione della
Persona Più Orribile Di Sempre.”
“Non ti ho mai biasimato,” insistette piano Luhan.
Minseok si coprì il viso per la vergogna. “Lo so,
ed è questa la cosa peggiore. Merito il tuo
risentimento.”
Luhan rise leggermente, e questo fece sentire Minseok un pelino meglio.
“Se hai finito di incolparti per questa cosa, avremmo un
progetto da finire,” disse piano.
Giusto. Il progetto. La ragione per cui erano venuti qui. Luhan fece
strada verso camera propria, e sembrò leggermente
imbarazzato quando fece entrare Minseok.
Come il resto dell'appartamento, la stanza era piccola. Non c'era
nemmeno un vero e proprio letto; solo un materasso, spinto contro il
muro, una grande valigia aperta sul pavimento, piena di vestiti
ordinatamente piegati, e un barattolo in vetro con delle banconote
accartocciate e delle monete accanto a dei libri di coreano. Sembrava
così triste, così temporaneo. Non sembrava che
Luhan vivesse qui da tre mesi.
Sarebbe stato così, se non per i muri. Il muro accanto alla
specie di letto era coperto di foto, e Minseok le guardò a
bocca aperta. Non erano tutte nuove, questo era ovvio; c'erano foto di
Luhan da piccolo, e foto di un uomo e una donna che Minseok
immaginò fossero i suoi genitori, e foto di Yixing e altri
ragazzi che però non riconobbe. Ma era chiaro che la maggior
parte delle foto fossero state scattate e sviluppate di recente, non
solo per il loro stato ma anche per il fatto che Minseok stesso fosse
presente in molte di esse. Non tutte, ovviamente, ma vide il proprio
viso in un buon numero di foto, mentre sorrideva o rideva, mentre
aggrottava le sopracciglia concentrato, senza guardare l'obbiettivo,
ignaro che stesse venendo immortalato. C'erano anche altre persone
nelle foto; Jongdae, Kyungsoo, gli altri loro amici. C'erano foto di
Luhan con Sehun, e di Sehun con Jongin. C'erano molte foto scattate al
compleanno di Jongdae o durante la pausa pranzo o a Insadong. Decine e
decine di foto, tutte accuratamente attaccate al muro in un glorioso
collage di ricordi.
“È imbarazzante,” stava mormorando
Luhan, afferrando qualcosa accanto alla valigia e spingendo Minseok di
nuovo verso la cucina-barra-soggiorno. “Lavoriamo
qui.”
Minseok guardò il cartellone tra le mani di Luhan e rise.
“Okay, bene,” acconsentì.
“Penso sia carino, comunque.”
Luhan fece un suono vago e sparse il materiale sul pavimento.
“Tieni il giubbotto,” disse. “Si gela
qui.”
Minseok lo guardò per un momento, poi si sedette sulle
ginocchia e iniziò a togliere le proprie cose dalla borsa.
Lavorarono in silenzio per qualche minuto, tagliando paragrafi di
informazioni e immagini stampate, poi Minseok disse all'improvviso,
“La tua giacca.”
“Huh?” chiese Luhan, sollevando la testa
“Ecco perché avevi ancora quel vecchio giubbotto
consumato. Non potevi comprarne uno nuovo.”
Luhan arrossi leggermente. “Oh. Già. Non avevo mai
avuto bisogno di una giacca pesante in Cina, quindi non ce
l'avevo.”
Minseok grugnì. “Sono così stupido.
Anche la faccenda del telefono. Ovvio che non hai un cellulare. O un
computer a casa.” Le labbra di Luhan si stirarono in un
piccolo sorriso e scrollò le spalle. “Sono
così idiota. È tutto così... davvero,
wow. Sono stato cieco.”
“Un po',” disse Luhan con una risatina.
“Pensavo l'avessi capito ormai, ad essere sinceri.”
“Beh, Chanyeol stava decisamente facendo
congetture,” disse lui. “Pensa che sei un criminale
o qualcosa del genere.”
Luhan fece un piccolo grugnito, ma il suo sorriso era tirato.
“Non a questi livelli,” rassicurò
Minseok, ma stava ovviamente nascondendo qualcos'altro.
Minseok pensò che visto che aveva costretto Luhan a
confessargli così tanto oggi, il ragazzo si meritava una
pausa da tutte le domande. Avrebbe potuto dirgli il resto a suo tempo.
Lavorarono al progetto insieme per molto tempo, tagliando, incollando e
assicurandosi che fosse tutto allineato. Fecero una pausa alle sei per
mettere insieme una merenda, cosa difficile considerando che il frigo
era quasi vuoto, così come gli armadietti. Quando Minseok
chiamò sua madre per dirle che non sarebbe tornato a casa
per cena, la donna non era sembrata troppo felice, ma per una volta
lasciò correre, dando al ragazzo un avvertimento severo.
Minseok vide anche il bagno di Luhan per la prima volta, anche se non
era niente di speciale. Piccolo, ma funzionale. Non è che
l'appartamento di Luhan fosse terribile, dopotutto.
Solo un po' malandato, un po' spoglio, e un po' troppo piccolo. A
quanto pare, era tutto quello che la famiglia di Luhan poteva
permettersi.
Quando ebbero finito fuori era buio, e Minseok già temeva il
freddo che avrebbe dovuto affrontare una volta uscito.
“Quando tornano i tuoi genitori?” chiese mentre
infilava le mani fredde in tasca. “Aspetto qui fino a che non
tornano, così non starai da solo.”
“Oh, è tutto okay,” gli
assicurò velocemente Luhan. “Sono abituato a stare
da solo.”
Minseok si accigliò. “A che ora finisce il loro
turno?” chiese.
Luhan si mosse leggermente, sorridendo a disagio. “Quale dei
tanti?”
“Che vuoi dire?”
Il ragazzo scrollò le spalle, distogliendo lo sguardo.
“Un turno finisce e un altro inizia,” disse
mestamente. “Fanno sempre turni extra a lavoro, in modo che
possa portare il pranzo a scuola. Raramente sono a casa, non so mai
quando aspettarli.”
Minseok sentì una fitta al petto. “Oh. Allora
io... rimarrò qui, immagino.”
“Cosa?” Luhan lo guardò con gli occhi
spalancati. “No, no, non devi farlo. Non vuoi passare la
notte qui. Credimi. Fa molto freddo la notte.”
Minseok scrollò le spalle, già pensando se se ne
sarebbe pentito il mattino seguente. “Ti terrò al
caldo,” disse, poi sussultò per come era suonata
quella frase. “Ci svegliamo presto e andiamo a fare colazione
fuori.”
Luhan sbatté le palpebre velocemente. “Ma tua
madre si arrabbierà,” gli fece notare.
Minseok fece un piccolo sorriso. “Allora non glielo
diremo,” sussurrò con fare cospiratorio.
“Dai, prepariamo il mio letto.”
“Minseok, dico davvero, no devi—”
“Sto già mandando un messaggio a mia
mamma!” lo interruppe Minseok, dirigendosi verso la camera di
Luhan. “Cosa dovrei dirle per non farla
insospettire?”
“Sei pazzo!” disse Luhan, ovviamente imbarazzato.
“No,” rispose Minseok, voltandosi a guardarlo.
“Per una volta, sono un buon amico.”
E questo, almeno, fece sorridere davvero Luhan.