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Autore: AlBo    17/05/2016    1 recensioni
Ricordati bimba mia, ricordati sempre. Tu sei bellissima. Non ascoltare cosa gli altri ti dicono, mai. Perché loro non vedono la verità. Non vedono la tua bellezza. Bimba mia, tu sei bellissima
#IDAHOT
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Prese un dischetto di cotone, lo bagnò di struccante e cominciò a togliersi il trucco. Ebbe un sussulto quando passò le dita accanto al labbro spaccato, e poi un altro sul livido nero dell’occhio, che piano piano si stava gonfiando.

Dal suo specchio, l’angolo toilette come le dame migliori, si vedeva nel contorno di piume, cartoline e foto. Una rete le copriva i capelli scuri, la parrucca con i suoi amati riccioli ambrati era posata lì accanto.

Il trucco, un po’ pesante, ma ancora perfetto dove non era passata col cotone, era sporcato dal sangue e rigato dalle lacrime.
L’avevano seguita fuori in strada, e poi picchiata in un vicolo, nel buio dell’impunità. Una croce dorata stava al collo di uno di quei pazzi. Luccicava nel buio mentre la colpivano.  

Si guardò in silenzio, continuando a togliersi il trucco. I lineamenti maschili, tanto nascosti e odiati, tornavano a vedere la luce. La pelle cominciava a rivelare la durezza di maschio.

Si tolse anche la rete, i capelli neri, corvini, gli ricaddero sulla fronte di uomo. Altre lacrime cominciarono a scendere, cadendo piano sulla canottiera da notte, rosa chiaro, e poi sulla sedia.

Guardò con disprezzo quella stoffa, sentendo pian piano la rabbia montare dentro. “Perché mi costringi a fare questo!!!” Ne afferrò due pezzi e li strappò con un ruggito.

Respirando affannosamente, tornò a fissare lo specchio.

Lo strappo rivelava ancor di più il suo non esser donna, il suo sterno piatto di uomo, e i lividi di quella sera un po’ più sotto.
Altro dolore, altro ruggito. Poi silenzio.

Si tolse la canottiera, e andò sul tavolo lì vicino, dove c’era la sua macchina da cucire e tutto il resto. Cominciò a riparare lo strappo, prese altra stoffa, fece un bordo. Era più scollato ora.

Sopra il tavolino, le foto continuavano. Ce n’era una con una vecchia signora, ridevano.Era sua nonna, l’unica che l’avesse capita.

Fin da quando era bambino, lei aveva visto che preferiva le gonne e le bambole ai giochi da maschietto. Ne aveva visti tanti da infermiera, e troppi non amati, non capiti, che non ce l’avevano fatta.
Quando il nipote era da lei, le permetteva di far uscire la sua vera natura, le dava i suoi gioielli, la chiamava bimba mia.

Fu l’unica a rimanere in contatto con lei, quando i genitori la cacciarono. Non poteva ospitarla, era stata confinata come una povera vecchia in una casa di riposo.

Finì di cucire in breve tempo. Sua nonna le aveva insegnato bene, era stata una grande maestra. Un supporto vero, l’unico.

Si era costretta a vestirsi da uomo, pur di andarla a trovare. Le suore dell’ospizio non le avrebbero permesso di entrare.
Sembrava essersi rimpicciolita. Era seduta tutta rannicchiata su una poltrona, pallida e con i capelli bianchissimi.
Fu un colpo al cuore vederla così, ferma, lei che sempre era in movimento. Solo gli occhi, scattanti, conservavano la forza che le aveva sempre permesso di affrontare tutto e tutti.

“Bimba mia, ma cos’hai addosso?” Era esclamata, spaventando le persone intorno, che vedevano l’uomo alto, con le spalle larghe, non la vera lei.
Avevano parlato a lungo, nella camera della nonna. L’anziana signora le aveva dato un suo foular, mettendoglielo al collo “Questo non sei tu, non è la mia bella bimba”.

Prima che se ne dovesse andare, le aveva preso la testa fra le vecchie mani “Ricordati bimba mia, ricordati sempre. Tu sei bellissima. Non ascoltare cosa gli altri ti dicono, mai. Perché loro non vedono la verità. Non vedono la tua bellezza. Bimba mia, tu sei bellissima.”
Si erano abbracciate, con le lacrime che scendevano.

Quando la madre seppe che era andata a trovarla, fece in modo che “al mostro” non fosse più possibile entrare.
La nonna morì qualche mese dopo. Nel testamento c’era anche qualcosa per lei, per la transizione.

Tornò davanti allo specchio, non aveva ancora finito di struccarsi.
Appena prese in mano il dischetto, cambiò idea. Riparò i danni, ritruccandosi piano, con l’aiuto di un pennellino nei punti dove le faceva male.  Ci mise un po’, ma alla fine guardandosi allo specchio, ne fu fiera.

Prese la foto con la nonna e la girò. Le aveva scritto con la sua grafia d’altri tempi una specie di dedica.
“Sei bellissima bimba mia”
 
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Oggi è la giornata internazionale contro l’omotransfobia e la bifobia. Ma non solo oggi, troppe persone soffrono ingiustamente. L’omosessualità, la bisessualità, la transessualità non sono scelte. L’odio sì.

http://dayagainsthomophobia.org/
   
 
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