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Autore: Ambaraba    17/05/2016    3 recensioni
Cosa accadrebbe se i personaggi che ben conosciamo si muovessero in un mondo in cui non ci sono creature a cui dare la caccia, ma ugualmente pericolose? E se gli angeli fossero robot? E se i fratelli Winchester fossero i capi di un manipolo di esseri umani che lottano per la libertà e Metatron fosse l'artefice di una dittatura in un mondo futuristico?
E se qualcuno, caduto dal cielo per sbaglio, venisse a salvarli?
(Piccola rivisitazione fantascientifica sulla nona stagione.)
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gadreel, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Capitolo 1 - Inizio

CAPITOLO UNO.

    «Dannazione!»
Dean entra nel locale – o per meglio dire, fa irruzione, - sbattendo rabbiosamente un pesante zaino militare sul bancone. Lo seguono, a passo più calmo e composto ma con la stessa espressione amareggiata, Castiel e Benny. Quest'ultimo ha, come Dean, l'aria di qualcuno che avrebbe bisogno di una doccia, di cibo e di qualche ora di sonno. Ma il massiccio ex-Marine è bravo a mascherare le sue necessità, soprattutto per il bene di una missione. E poi, quando le cose vanno male, dev'esserci sempre qualcuno a mantenere la calma nel gruppo e a ricordare a tutti, Dean per primo, che la collera non è una buona consigliera.
    Da dietro il bancone, Bobby accoglie l'entrata burrascosa dei tre senza scomporsi troppo.
    «Buongiorno anche a te, Dean,» dice, col suo solito tono burbero e un certo sarcasmo. «Dalla tua espressione felice, deduco che l'operazione sia andata a puttane.»
La luce bluastra dei led getta ombre iridescenti sul volto stanco e provato del giovane.
    «Oh, molto più che a puttane... Diciamo pure che è stata un totale fallimento,» commenta infatti il Winchester, stizzito. «Eravamo dentro, c'eravamo quasi... Ma le guardie di Metatron ci hanno scoperti e hanno attaccato la base. Dev'essere scattato qualche stupido allarme... Abbiamo avuto uno scontro a fuoco con quei figli di puttana, e per fuggire siamo stati costretti a provocare un'esplosione. Metà base è saltata in aria, ma non siamo riusciti a recuperare i prototipi... Mi serve qualcosa di forte,» sbraita, allungando le mani per versarsi del whisky. Accanto a lui, Castiel siede silenzioso e pallido ma quasi impassibile, tranne che per una leggerissima righina di preoccupazione tra le sopracciglia.
    «È vero, noi non abbiamo i prototipi... Ma nemmeno Metatron,» aggiunge Benny, con un sospiro. Apre e chiude lentamente la mano destra, grossa e forte - come tutto di lui, del resto. Qualcosa scintilla, sotto la pelle squarciata del palmo: è metallo. Il suo braccio destro, dal gomito in giù, è stato ricostruito con una lega praticamente indistruttibile, dopo un combattimento finito male. «Io non lo definirei proprio un fallimento... Piuttosto, una vittoria a metà. Possiamo sempre organizzare delle squadre per recuperare gli esemplari perduti,» propone, calmo e ragionevole, dando una pacca sulla spalla di Dean: un gesto familiare, pieno di quella solidarietà che naturalmente si instaura tra commilitoni. Per anni hanno combattuto assieme nella Marina militare - finché è esistita. Dopo il Terzo conflitto mondiale, però, entrambi hanno lasciato l'esercito per arruolarsi nella Resistenza, in difesa degli uomini.
    Ora vivono costantemente ricercati - sia dalla polizia che dalle guardie di Metatron. Questo significa che devono vivere principalmente di notte, come clandestini. Trascorrono settimane e mesi interi progettando attacchi, combattendo e sabotando le basi nemiche. Tutti gli esseri umani sopravvissuti al Terzo conflitto, ormai, vivono così: sacrificando le loro vite per la libertà e accettando un'esistenza di lotta senza pause, senza rese, senza tregua.
    Bobby ascolta scuotendo la testa - e, anche se la visiera del berretto proietta un'indecifrabile ombra scura sui suoi occhi, Dean non ha bisogno di guardarlo per sapere che ha le sopracciglia aggrottate.
    «Sarà dura,» commenta il più vecchio. «Quel figlio di puttana ha occhi e orecchie dappertutto. Dovrete sbrigarvi, se volete trovarli prima di lui.»
Soltanto ora, posando i begli occhi azzurri sul profilo corrucciato di Dean – intento a versarsi un secondo bicchiere, - Castiel prende finalmente parola.
    «Faremo del nostro meglio, batteremo palmo a palmo tutta la città. Abbiamo bisogno di attivare quegli androidi... Sono stati progettati da Chuck, e potrebbero rivelarsi fondamentali per aiutarci ad abbattere la dittatura di Metatron. Ci servono tutti gli alleati possibili,» spiega l'androide. È l'unico umanoide presente in quel momento, nel bar clandestino di Bobby - scavato sottoterra e rivestito con le spesse pareti di un bunker per sfuggire ai rilevamenti termici dei robot di Metatron. Sia Bobby che Dean e Benny sono esseri umani in tutto e per tutto, mentre Castiel... Castiel è un'altra cosa. Lui fa parte di quella schiera di androidi con fattezze umane che si sono perfettamente inseriti nella società dopo la rivoluzione tecnologica. Esseri avanzatissimi, con una consapevolezza collettiva – quella di essere creature robotiche, - ma con una volontà e un carattere individuale. Ormai è quasi impossibile distinguerli dagli esseri umani, ad occhio nudo. E anche nei comportamenti, ormai Castiel si è umanizzato più di quanto sia disposto ad ammettere... Ma questo, ancora oggi, non impedisce a lui e Dean di avere saltuariamente qualche attrito.
    Dean si passa una mano sulla faccia, distrutto. Sono settimane che dorme nei ritagli di tempo, poco e male: la tensione per la battaglia lo sta logorando.
    «Dean, se per te va bene io andrei ad organizzare le pattuglie,» chiede Castiel, cortese e pacato come sempre. Nonostante gli sconvolgimenti degli ultimi tempi, su di lui non vi sono tracce visibili di preoccupazione o di stanchezza: è questo, forse, l'unico indizio evidente della sua natura di macchina.
    «Vai, vai...», lo congeda l'uomo, più bruscamente di quanto vorrebbe. «Io ho bisogno di dormire almeno un paio d'ore, sono stanco.»
Castiel si sofferma a scrutarlo per un attimo, indeciso. Dovrebbe davvero andarsene, come l'altro gli chiede? A volte, gli esseri umani dicono una cosa ma intendono esattamente il suo contrario. Forse, con quel tono imperioso, Dean gli sta dicendo che lo vorrebbe vicino... È così difficile capire i sentimenti, per un androide.
    «Va bene... Allora ci vediamo più tardi.» L'umanoide quasi lo soffia, congedandosi, per timore di disturbare l'altro con la propria presenza. Uscendo, urta contro Sam, il fratello minore di Dean, e a malapena riesce a guardarlo negli occhi per salutarlo.
    Il più piccolo dei Winchester conosce il fratello meglio delle proprie tasche, e già solo guardandolo seduto di spalle riesce a percepire la spessa coltre di tensione che lo avvolge. Bobby e Benny sono impegnati sul retro a nascondere le armi. I due fratelli, ora, hanno tempo per starsene seduti uno accanto all'altro e scambiare due chiacchiere.
    «Ehi, ho saputo quello che è successo. Come stai

    «Come devo stare?» Dean si stringe nelle spalle. Il whiskey rotea lungo le pareti del bicchiere, mentre se lo rigira tra le dita. «La missione
è andata uno schifo, e Castiel...»   
    «L'ho incrociato, poco fa. Aveva una faccia strana... Avete litigato?» Sam sa che c'
è qualcosa, tra l'androide e suo fratello. Un sentimento ha impiegato anni per svilupparsi, ma poche settimane per mandare completamente in crisi Dean. Non tanto perché Castiel ha le sembianze di un uomo – un bell'uomo, - ma perché... Be', Dean è innamorato perso di Cas, ma teme che siano troppo differenti per potersi amare davvero. Perché Cas è una macchina e, in quanto tale, non possiede sentimenti suoi: può soltanto apprenderli, così come ha appreso tutto il resto. E, ogni volta che gli sta accanto, Dean non può fare a meno di chiedersi se l'amore di Cas sia autentico oppure no. È qualcosa che prova davvero o che ha soltanto imparato a manifestare? È spontaneo, o è un sentimento appreso? Ormai i robot si sono umanizzati così tanto che ci si dimentica facilmente dei loro sistemi e dei loro circuiti... 
Almeno fino a quando non fanno qualcosa di indiscutibilmente sovrumano, come ad esempio tagliarsi inavvertitamente un dito senza sanguinare, oppure saltare gi
ù dal decimo piano senza farsi neanche un graffio. E allora, tornano le classiche domande: quanto in là può spingersi la volontà individuale di un robot? Quanto a fondo un androide può comprendere davvero sentimenti tanto umani come l'affetto, il desiderio, la condivisione?
... E soprattutto:
è possibile che un automa diventi così sofisticato da provare, in tutto e per tutto, i sentimenti e i pensieri di un uomo?
    «No... Credo. Anche se in realtà non te lo so dire. Non capisco quasi mai fino in fondo quello che succede tra noi,» ammette Dean, massaggiandosi stancamente le tempie. Il bar di Bobby
è cupo, le luci dei led virano sui toni del blu, del verde e del viola e non bastano a illuminarlo in modo allegro. Sono troppo fredde: e il locale, nell'insieme, sembra più un grosso acquario che un luogo di ritrovo. «Non riesco a mantenere sempre lo stesso atteggiamento, con lui. A volte sono tranquillissimo e mi fa piacere quando stiamo insieme; in altri momenti, invece, mi arrabbio per un nonnulla e me la prendo con lui,» continua il fratello maggiore, consapevole che il minore lo sta ascoltando. «Ma in realtà non ce l'ho con lui. Sono arrabbiato, sì... Ma col destino o come vuoi chiamarlo, per averci fatti così diversi... E forse incompatibili.» L'alcol brucia, nella gola, ma è un buon modo per ingoiare i pensieri amari.
    Sam guarda il fratello con uno strano misto di tenerezza e rammarico negli occhi.
    «Credo che non dovresti pensarci troppo. Sarà il tempo a mostrarvi se avete qualche possibilità oppure no. Ma non potete starvene tutti e due a farvi il broncio come i bambini... Non vi porterà da nessuna parte.»
    «
Lo so.» Dean quasi frantuma il fondo del bicchiere vuoto, sbattendolo forte sul bancone. «È solo che... Dio, quanto vorrei che avesse un cuore. Sarebbe tutto più semplice, non credi? Saprei che ciò che prova lo prova realmente, qualunque cosa sia. È più facile, tra esseri umani, no?--» Un istante prima di finire la frase, Dean si rende conto della gaffe che ha commesso, ma ormai è troppo tardi per rimangiarsi tutto.
    Sam abbassa lo sguardo. Il ricordo di Jess ancora lo tormenta, nonostante siano passati anni. Lei era umana, come lui, e aveva sposato la causa della Resistenza soprattutto per stare accanto a Sam, che allora combatteva attivamente accanto a suo fratello. Ma poi, la ragazza era morta in battaglia; e, da allora, Sam si era rifiutato di prendere di nuovo un
'arma in mano e si era ritirato a vivere di studio all'Istituto di ricerca, dove sviluppava nuove armi e strumentazioni per supportare i ribelli.
    «A volte non è facile nemmeno così,» mormora il fratello più piccolo, mentre la puntura conosciuta del rammarico lo pizzica nel petto. Non ha amato più nessuno, da allora... Quella parte di lui è morta con lei.
    «Ehi Sam!» Benny gli rivolge un cenno amichevole, dopo aver terminato di sistemare il magazzino assieme a Bobby.
    «Ciao Benny,» lo saluta il Winchester, dissimulando la tristezza con un lieve sorriso. «Che hai fatto al braccio?»
Il corpulento ex soldato scuote la mano con noncuranza, sorridendo.
    «Niente di che, dev'essere stato un proiettile.»
    «
Dovresti farti dare un'occhiata, comunque. Passa al centro riparazioni, più tardi,» gli suggerisce Sam.
    «Magari dopo.
Fra poco scatta il coprifuoco e ho promesso a Balthazar di aiutarlo a recuperare tre casse di munizioni nel Quartiere Vecchio. Fanno sempre comodo,» risponde Benny, infilandosi una vecchia giacca verde, ricordo del servizio militare, consumata dall'uso e dalle battaglie.
    «Sono troppo vecchio per queste cose,» borbotta Dean, sfinito dalla stanchezza e dall'emicrania, con la testa posata sulle braccia conserte.
    «Non dirlo a me,»
commenta Bobby, da chissà quale angolo sperduto di quel sotterraneo infinito.

  
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