Era
davanti all’edificio.
Gideon
inspirò profondamente.
Finalmente,
avrebbe messo fine a tutto quel delirio, a tutta l’intera storia. Avrebbe
riportato a casa Reid, le cose si sarebbero sistemate al dipartimento e…
Poi un
colpo di pistola risuonò nel corridoio e Gideon pensò che niente sarebbe tornato
a posto. Mai più.
Scostò
cautamente la porta e contemporaneamente si portò una mano alla pistola. Ma la
ritrasse vuota, curioso che l’avesse dimenticata proprio in quel frangente…
“Spencer”
chiamò non vedendo nessuno.
Poi sentì
un gemito. Si voltò di scatto.
A terra
c’era il padre del suo giovane collega intendo a tenersi una gamba, dolorante
“Mi hai sparato, maledizione, mi hai sparato piccolo stupido”.
Dall’altro
lato invece c’era Reid, pisola in mano, indice sul grilletto e uno sguardo
vuoto impresso sul volto. Stava tremando.
“Reid… “
sussurrò Gideon.
Il
giovane parve non averlo nemmeno sentito.
Gideon
avanzò piano nella stanza, con cautela “Reid, è finita…”.
Reid
scosse la stesa, continuando a guardare dritto avanti a sé.
William
continuava a lamentarsi “e faccia qualcosa, maledizione!!”
Gideon
non gli prestò attenzione e si concentrò sul suo giovane collega.
“Spencer
ehi, Spencer” mormorò poi dolcemente, abbassando la voce.
Nessuna
risposta, “guardami” sussurrò abbassandosi all’altezza della canna della
pistola “sono io Gideon…non è successo niente…so che non volevi sparare, ti ha
costretto, ma guardalo, sta bene…” mentre gli parlava Gideon cercava un
contatto visivo.
“Se ne
andrà in prigione e l’ha voluto lui, nessuno te ne farà una colpa, adesso perché
non mi dai quella pistola “ continuò con quel tono conciliante, che tante volte
aveva usato nella sua carriera di agente, porgendo una mano per prendergli
l’arma.
“Avanti
Spencer…dalla a me”.
Finalmente
Reid lo guardò e fece no con la testa “lui…lui…non non
volevo…io…” singhiozzò.
Gideon
gli regalò uno dei suoi caldi sorrisi “so che non volevi, ora puoi darla a me,
tu non ne hai più bisogno…” la sua mano ormai sfiorava la semiautomatica.
Fu allora
che Reid ritrasse il braccio “lui…lui…”
“non ti
farà più del male, non ne farà più a nessuno, sei stato bravo…”.
In
lontananza si udivano le sirene della polizia.
“Non sei
più solo, ora ci sono qua io…” proseguì Gideon stendendo una mano verso di lui.
Reid lo
guardò serrando forte le labbra e annuì. Gideon gli prese l’arma sussurrandogli
“Va tutto bene adesso, va tutto bene”.
“mi
dispiace, mi –mi dispiace” singhiozzò Reid.
“ok va
tutto bene” continuò a ripetergli Gideon accarezzandogli la testa.
Poi
quando gli sembrò che si fosse un po’ calmato si volse verso William,
accasciato dolorante contro una parete.
Si
udivano i primi uomini salire le scale con passo pesante.
Gideon si
inginocchiò verso l’uomo pesto e tremante, che tanto male aveva fatto fino a
quel momento.
Abbassò
la voce in un sussurro quasi impercettibile.
“Guardami”
sibilò vicinissimo a lui.
“Ma
cosa?”
“Ho detto
di guardarmi!!” lo redarguì Gideon duro, afferrandolo per il bavero della
giacca e inchiodandolo alla parete.
William
tacque all’istante, sorpreso, emettendo solo un breve gemito di dolore.
“Bene,
ora vedi questa pistola?” continuò Gideon.
William
annuì con foga “la vedi bene?” gli intimò Gideon agitandogliela davanti.
“Sì sì la vedo, maledizione” ribattè
William col poco fiato che gli rimaneva in gola.
“Sai chi
sono io vero?”
William
annuì di nuovo.
“Dillo!!”esclamò
Gideon stringendolo forte.
“Sei
Jason Gideon” fece William “ma per...”
“Quando,
tra poco, quegli uomini varcheranno la soglia, dovrai dirgli questo, che sono stato
io a spararti hai capito?!”.
William
spalancò gli occhi “ma perché dovrei, è stato lui a …”.
Gideon
gli agitò la pistola sotto il naso.
William
capì all’istante e annuì convinto.
Gideon lo
lasciò andare e aiutò Reid a rialzarsi.
In quel
momento la porta di aprì.