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Autore: regarde_le_ciel    18/05/2016    1 recensioni
Eccomi qui con una nuova storia!
Ho l'intenzione di proporvi un'esperimento: avete sicuramente visto Sherlock Holmes in tutti i modi possibili, ma se il famoso detective in questa fanfiction non fosse un uomo ma una donna, e se si chiamasse Annabeth Chase?
Percy Jackson è un medico militare reduce della guerra in Afghanistan, la sua fidanzata lo ha tradito, la sua unica compagnia è la sua fidata stampella, ricordo della guerra.
La storia è un cross-over tra Percy Jackson e Sherlock (la serie tv), adatta anche a coloro che non seguono la serie, le battute prese dal telefilm verranno riportate in grassetto.
Fatemi sapere che cosa ne pensate :)
-Alexandra
Genere: Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il Banchiere Cieco

 

 

 

 

-Carta di credito non accettata. Per piacere riprovi.-

-Carta di credito non accettata. Per piacere riprovi.-

-Carta di credito...-

Alzai gli occhi al cielo e sbuffai irritato: se dovevo redigere una lista del cose che detestavo fare, le compere sarebbero state al primo posto. Una decina di persone aspettavano “pazientemente” il loro turno: ovviamente la cassa non ne voleva assolutamente saperne di accettare la mia carta di credito facendo così diminuire il mio imbarazzo e il cattivo umore della clientela.

-Carta di credito non accettata. Per piacere riprovi.

Sbuffai un'ultima volta e decisi di abbandonare gli articoli.

Tornato a casa trovai Annabeth seduta sulla sua poltroncina intenta a leggere il New York Times.

-Dov'è la spesa?- disse alzando lo sguardo su di me.

-Lascia perdere: ho litigato con la cassa...-

-Hai litigato con una cassa?- era alquanto divertita dalla mia affermazione.

-Sì, non funzionava la carta di credito.-

-Prendi pure la mia: il portafoglio si trova sul tavolo della cucina.-

-Ma tu non ti annoi a stare qui ferma tutto il giorno?-

-Niente affatto.- mi disse sorridendo.

Avviandomi in cucina notai sul tavolo un grosso graffio causato da qualche lama, probabilmente un coltello, presi la carta e rassegnato tornai al supermercato.

Tornai al loft con due sacchetti di plastica carichi di frutta, verdura, pane e altri alimenti, la mia coinquilina leggeva tranquilla una mail. Sul mio computer. Nessuno poteva toccare le mie cose senza il mio permesso!

Appoggiai le borse per terra vicino alla porta della cucina, mi avvicinai ad Annabeth e chiusi il laptop.

-E' protetto da una password, non so se te ne sei resa conto!- esclamai sarcastico.

-Appunto: ci ho messo meno di un minuto a trovare la parola giusta, non si tratta mica di qualche password del Pentagono o della Casa Bianca.- disse ovvia.

Ripresi il mio computer e lo misi sul tavolino che stava in mezzo alla sala: sullo stesso mobile c'erano delle buste, bollette della luce e del gas ma anche dell'acqua e del traffico internet, le guardai preoccupato: dopo un mese di convivenza avevamo già dei problemi economici.

-Lo sai che abbiamo bisogno di un caso, vero?- la bionda mi guardò e mi sorrise.

-Dobbiamo andare in banca.-

-A fare cosa?-

-Abbiamo un caso.-

 

Quando qualcuno nomina la parola banca istintivamente le persone l'associano a lunghe code, stress, irritazione e burocrazia; per non parlare dei banchieri, esseri di perenne cattivo umore, menefreghisti che riescono a passare l'intera giornata dietro a un computer e una lastra di vetro pretendendo di lavorare.

La banca in cui mi portò Annabeth non somigliava neanche un po' allo stereotipo a cui la mia mente si stava già preparando psicologicamente da affrontare: appena giunto in Wall Street rimasi a bocca aperta. Non avevo mai visto una costruzione del genere, forse solo nelle foto o nei disegni di Rachel. Non erano certo state le dimensioni della banca a colpirmi, a quelle ci ero abituato, anzi, rispetto ai grandi grattacieli new yorkesi appariva piccola; ricordava molto le costruzioni greche antiche: tutto l'edificio era in marmo bianco pieno di fregi delicati e leggeri bassorilievi, sulle colonne di marmo nero erano dipinti dei piccoli ghirigori dorati, argentati e ramati, c'erano tre grandi porte d'ingresso in ebano.

Oltrepassata la porta centrale d'ingresso entrammo in una grande stanza rettangolare, al centro vi erano quattro divani in pelle nera, posizionati alla mia destra e alla mia sinistra c'erano quattro sportelli in betulla: tutte le segretarie avevano un'aria severa e concentrata sui loro computer e documenti; infondo alla stanza una donna vestita elegante continuava a guardare insistentemente il suo orologio da polso, alzò lo sguardo e si avvicinò a noi.

-La signorina Annabeth Chase?-

-Sì.-

-Potete seguirmi per piacere?-

Seguimmo la segretaria silenziosamente lungo una grande rampa di scale anche esse in marmo, superammo il secondo piano dove gli impiegati e le segretarie lavoravano silenziosamente per raggiungere il terzo piano, la donna ci aprì la porta in ebano e ci salutò con un cenno di capo.

Un uomo vestito in giacca e cravatta camminava nervosamente per tutta la lunghezza della stanza.

-Malcom.- la mia coinquilina pareva irritata

-Annabeth, sei arrivata! E tu sei?-

-Percy Jackson. È un mio amico.- Malcom fu sorpreso

-Collega- puntualizzai

-Accomodatevi...- ci disse prendendo posto e indicandoci le due sedie nere.

-Vedo che te la passi bene Malcom: hai fatto due volte il giro del mondo in soli due mesi.-

-Oh...hahahaha- Malcom iniziò a ridere

-Vedi- mi disse dopo che si riprese dalla risata -Annabeth aveva l'abitudine all'università di fare un giochetto: con uno solo sguardo riusciva a dirti cose e avvenimenti della tua vita che neanche noi stessi sapevamo.-

-Lo so.-

-Ogni volta che noi passavamo la notte con qualcuno, la mattina seguente sapeva con chi l'avevi passata. Non sai quanto la odiavamo.-

-Mi limitavo semplicemente ad osservare.- disse la bionda con uno sguardo vitreo

-Ci hai azzeccato, è vero, ho fatto due volte il giro del mondo in due mesi, sentiamo, da che cosa l'hai capito? Sulla mia camicia c'è una determinata macchia che si trova solo in Azerbaijian? Sul mio orologio c'è un tipo di polvere presente solo in Cina?- disse ironico, sorrisi sotto i baffi pensando che alcune volte appariva leggermente ridicola.

-Precedentemente ho parlato con la tua segretaria, me l'ha riferito lei.- disse a bassa voce e abbassando lo sguardo verso le sue scarpe. Mi voltai verso di lei mentre sgranai gli occhi, quella era la sua parte preferita, spiegare come era arrivata alla soluzione.

-Ah- l'uomo sorrise -Chase, mi stupisci. Tralasciando i bei vecchi tempi dell'università da narrare in ben altri momenti torniamo al motivo per cui ti ho convocata.- l'uomo spostò completamente lo sguardo sulla bionda e iniziò a giocherellare con una penna stilografica, poi la posò sulla scrivania vicino al computer e si alzò, avvicinò la sedia al banco di lavoro, si avvicinò ad Annabeth e le porse la mano per alzarsi che la mia coinquilina accettò restia. Ci alzammo e scendemmo al secondo piano del palazzo dove tutti gli impiegati stavano chini sui portatili.

-C'è stata un'infrazione, nell'ufficio di Hofstader quella stanza è come una specie di monumento: sta notte qualcuno ha forzato la serratura.-

-Cosa hanno rubato?-chiesi curioso

-Niente, hanno solo lasciato un messaggio. Ci hanno messo sessanta secondi. Ieri notte qualcuno è entrato, ha dato qualche spennellata e se n'è andato, tutto ciò in un minuto.-

-Quante entrate ci sono per ufficio?-

-E qui che viene il bello.- disse avvicinandosi ad una grossa macchina-Qualsiasi porta che permetta l'accesso all'edificio viene chiusa da qui, indifferentemente dal fatto che sia un armadio o una camera blindata.-

-Perciò ieri notte la porta è rimasta chiusa?-

Ci spostammo dal computer e ci dirigemmo verso l'ufficio di Hofstader, dipartimento di Hong Kong. La stanza era tutta bianca con un'anonima scrivania e computer, infondo alla stanza c'era un grande ritratto: i malfattori avevano tirato una grossa riga gialla sugli occhi dell'uomo rappresentato nel quadro; vicino all'opera, sulla parete c'era uno scarabocchio giallo. Strabuzzai gli occhi cercando di capire cosa ciò potesse rappresentare.

-C'è una falla nella sicurezza: scoprila e noi ti pagheremo, saremo generosi. Questo è l'anticipo, il prossimo sarà più grande.- disse tirando fuori dal taschino interno della giacca un assegno.

Ad Annabeth non interessavano certo i soldi: gli occhi grigi stavano brillando, mi vennero in mente le parole che mi disse Talia “Sai perché viene qui? Non viene pagata, più il crimine è intricato, più si diverte. Un giorno non le basterà più e scopriremo che Annabeth è l'autrice del crimine.”.

-Non ho bisogno di alcun incentivo Malcom.- disse fredda e sprezzante allontanandosi dall'uomo.

-Lei stava scherzando ovviamente, le dispiace se...grazie.- dissi prendendo l'assegno e andando all'inseguimento della mia coinquilina: si muoveva avanti e indietro, a destra e a sinistra, abbassandosi e saltellando in mezzo ai banchieri che la guardavano straniti, scandalizzati e disprezzanti. Dopo che Annabeth controllò più volte anche la stanza di Hofstader e si assicurò del fatto che la porta fosse stata chiusa dall'interno ci dirigemmo verso l'uscita.

Mentre ci stavamo dirigendo all'uscita non resistetti alla tentazione e le chiesi come aveva fatto a capire che Malcom aveva fatto due volte il giro del mondo in due mesi.

-L'orologio.- disse ovvia con fare altezzoso

-Cos'aveva l'orologio?-

-L'ora era giusta ma la data no, era quella di due giorni fa: ha oltrepassato la linea del cambio giorno due volte.- disse mettendosi la sciarpa grigia

-E i due mesi?-

-Conosco quella marca di orologi, quel modello è uscito due mesi fa.- disse infilandosi il guanto destro e guardando dritta davanti a se. -Quel graffito era un messaggio, per qualcuno che lavora in banca, basta trovare il destinatario e...-

-Lui ci condurrà al mittente- dissi continuando la frase – c'è tanta gente la dentro, a chi era destinato?-

-Gli schedari.- disse guardando l'orario

-Come?- non capivo cosa centrassero gli schedari, sinceramente pensavo che quel scarabocchio astratto fosse qualche lettera scritta in qualche lingua strana.

-Gli schedari. Molti pannelli coprono la visuale del graffito, questo restringe il campo. Il messaggio è stato lasciato alle 23:24:00 altro grosso indizio.- capivo solo parzialmente, era vero, sotto al nome della città e del dipartimento c'erano scritti il nome e il cognome delle persone che lavoravano lì ma non comprendevo il suo ragionamento.

-Ovvero?-

-I trader lavorano a ogni ora; con Hong Kong si lavora in piena notte: un messaggio per chi a mezzanotte sarebbe stato lì. Non ci sono tanti Nakamura sull'elenco telefonico.- mi disse facendomi un occhiolino.

La prossima nostra tappa, com'è facile da intuire fu l'appartamento di Nakamura, Ethan Nakamura. Giunti sotto il condominio mi domandai come potevamo entrare: non avevamo le chiavi.

-Dev'essere nuova.-

-Cosa?-

-La ragazza che sta al piano di sopra.- probabilmente comprese che non avevo capito dove volesse arrivare e aggiunse -targhetta nuova.-

-Può averla cambiata?-

-Sul serio? Hai mai visto qualcuno cambiarla? Non lo fa praticamente nessuno.- detto ciò citofonò.

-Chi è?-

-Buongiorno, non so se ci conosciamo, sono la sua vicina di casa, sto proprio sotto al piano sotto al suo.

-ah, no, mi sono appena trasferita, buongiorno.-

-Senta, io avrei dimenticato le mie chiavi...- solo in quel momento compresi che la mia coinquilina se la cavava incredibilmente con la recitazione.

-Vuole che le apra la porta?-

-Si grazie, senta... potrei utilizzare il suo balcone?- spalancai gli occhi e adesso che cosa aveva in mente?

-Percy, vai davanti alla porta di Nakamura ti aprirò io.-

Aperto il portone principale salì su per le scale che conducevano al loft di Nakamura, improvvisamente sentii un tonfo sordo proveniente dall'altra parte dell'appartamento, a ciò seguì un rumore leggero e il ticchettio del scarpe col tacco di Annabeth.

-Tranquilla, fammi entrare quando ti fa comodo. Potrei rimanere qui per il resto dei miei giorni ad aspettarti.- la bionda si allontanò dalla porta e si riavvicinò, l'aprì.

La trovai intenta e digitare dei numeri sul cellulare e mettere il telefono all'orecchio -Grace, manda una pattuglia in Queen's St. numero 34, c'è un cadavere.- attaccò subito dopo e si spostò verso la camera da letto: di per se tutte le stanze dell'appartamento erano piccole ma erano arredate lussuosamente,basta pensare al frigorifero pieno di bottiglie di champagne e spumante. Steso a pancia in su sul letto, c'era un uomo e vicino al suo corpo ormai senza vita c'era una pistola.-

-Avrà perso tanti soldi? Il suicido tra i fighetti della City è molto diffuso, sembra quasi una moda- dissi schifato

-Non si tratta di uno suicidio.- disse mettendosi un paio di guanti in gomma.

-Andiamo, la porta era chiusa dall'interno, sei entrata dal balcone.- ero abbastanza sicuro di ciò che stavo dicendo. Annabeth si avvicinò ad un bagaglio che si trovava vicino al letto, pieno di indumenti sporchi.

-A giudicare dai vestiti è stato via tre giorni.- si tolse i guanti e li buttò nel cestino che c'era in cucina.

-Quei simboli in banca, il graffito, perché e stato messo lì?- Annabeth mi guardava intensamente cercando di capire se la seguivo.

-E' una specie di...codice...penso.- ero poco sicuro di ciò che dicevo.

-Ovviamente, ma perché dipingerlo? Per comunicare bastava mandare una mail o un SMS- la mia coinquilina voleva farmi ragionare.

-Forse lui non rispondeva.-

-Ah, bene, vedo che mi segui.-

-Sì...no, non ti seguo.-

-Qual è il genere di messaggio che tutti cercano di evitare? Cosa ne dici di stamattina, della lettera che stavi leggendo?-

-Stai forse parlando della bolletta?-

-Sì, era stato minacciato.-

Proprio mentre la ragazza dagli occhi grigi tracciò la propria conclusione uno gruppo di poliziotti della scientifica entrò nell'appartamento seguiti da un uomo che non conoscevo: era alto, scuro e possente.

-Buongiorno, sono la detective Annabeth Chase, dov'è l'ispettore Grace?-

-Aveva da fare così hanno chiamato me, sono l'ispettore Beckendorf, comunque, ti pregherei di non toccare le prove.- fece un giro veloce della casa e guardò frettolosamente il cadavere -potreste rovinarle.-

-E' chiaramente un suicidio, è l'unica opzione plausibile.- disse l'ispettore convinto, un colpetto di tosse di Annabeth molto simile a quello della simpaticissima Dolores Umbridge fece girare tutti i presenti.

-Sbagliato, è una possibile spiegazione ad alcuni indizi. Mi piace usare questa affermazione, state scegliendo di ignorare la strada più complessa, che per la cronaca, è quella corretta.- disse con un largo e falso sorriso.

-Ad esempio?- chiese l'ispettore scettico.

-La tempia destra.-

-E allora?-

-Nakamura era mancino, richiederebbe una gran contorsione.- affermò portando la mano destra verso la sua tempia sinistra.

-Mancino dici?- maledetta la mia bocca!

-Basta guardare e osservare l'appartamento: il tavolino è sul lato sinistro, il manico della tazza è rivolto a sinistra, usava la presa di corrente a sinistra, metteva i fogli alla sinistra del telefono perché rispondeva con la destra e prendeva appunti con la sinistra, continuo?-

-No, va bene così Annabeth, hai ragione tu...-

-Ma ho quasi finito! C'è un coltello sul tagliere con il burro sulla destra della lama perché usava la sinistra. Ora ho finito.-

-Ma la pistola era vicina al suo corpo.-

-Appunto, teneva la pistola accanto a lui proprio per difendersi.-

-Come avrebbero potuto sparargli' La porta era chiusa dall'interno.-

-Semplice, dalla finestra.-

-Investigatrice Chase non dica cavolate, ciò che afferma è assurdo.-

-Ah sì? Aspetti i risultati della balistica e ne riparliamo.- la sua voce era calma e pacata, gli occhi avrebbero potuto ghiacciare chiunque con uno solo sguardo.

-Ma allora come ha fatto...?-

-Bene, finalmente si è deciso a fare le domande giuste!- detto ciò si mise i guanti, mi guardò e uscì dall'appartamento di Nakamura; prima di seguirla diedi un ultimo sguardo ai presenti e li salutai.

-Annabeth dove stiamo andando?-

-Da Malcom, devo riuscire a parlargli prima che lo faccia la polizia: quei idioti hanno un quoziente intellettivo talmente tanto basso che riuscirebbero a contagiare tutti gli altri esseri che hanno un'intelligenza mediocre!- alzai gli occhi al cielo leggermente irritato dalla sua affermazione: cosa intendeva con “persone con un'intelligenza mediocre”?

Dopo una decina di minuti arrivammo davanti al ristorante della famiglia Di Angelo: Malcom, era intento a conversare con una decina di persone davanti a una bottiglia di champagne.

-Non penso sia il momento più adeguato per parlargli di un omicidio.- bisbigliai.

La mia coinquilina parve non sentirmi e si avvicinò al tavolo dell'uomo dagli occhi grigi.

-Buonasera Malcom, ho degli aggiornamenti.-

-Chase, non è il momento più adatto per parlare, prenota un appuntamento con la mia segretaria.- disse versandosi del vino.

-Che ne dici alle nove a Scotland Yard? Un tuo impiegato, trader è stato ucciso.- velenosa, come un arpia.

-Scusatemi.- disse alzandosi e accompagnandoci fuori nel giardino del retro

-Chi è stato ucciso?-

-Ethan Nakamura.-

-Nakamura? Peccato, era un ragazzo brillante, aveva superato Cambridge a pieni voti dopo di ciò lavorò per un periodo in Asia. Una volta perse dieci milioni di dollari in una sola mattinata e riuscì ha recuperarli tutti-

-Per questo gli affidasti il reparto Hong Kong?- il cellulare di Malcom squillò.

-Si tratta di uno suicidio, la polizia mi ha appena mandato i rapporti della balistica.-

-Non è vero, lui era mancino...-

-Ti ho assunto per farmi un lavoro non per distrarti.- disse con uno sguardo severo.

-Ma...- Annabeth arrossì istantaneamente.

-Pericoloso il mestiere del banchiere!- intervenni

-Già, tanta gente gelosa e invidiosa, ma, alla fine tutti hanno dei nemici, no?-

-Ah, e tutti voi venite colpiti da un proiettile in testa?-

-Solitamente no. Buona serata.- si allontanò e tornò dentro al locale lasciandoci soli.

-Sai Annabeth, ho sempre visto i banchieri come dei bastardi senza cuore.-

 

ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Pensavate che fossi stata risucchiata da un buco nero? Che avessi ricevuto la mia letterina per Hogwarts (di parecchi anni di ritardo)? No miei cari, io sono ancora qui a torturarvi con questi fantastici capolavori ;) purtroppo in ritardo ( dopotutto lo sapete anche voi, i mesi di aprile e maggio sono quelli più dannati per i studenti). Diciamo che ho scritto queste due parole qui sotto per dare dei segnali di vita (?). ah, stavo per dimenticare, se avete tempo libero etc. mi farebbe molto piacere leggere i vostri pareri sia su questo nuovo capitolo che su quello “bonus” così che io possa sapere se scrivere o no altri capitoli di questo tipo.

Baci

-Alexandra

 

   
 
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