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Autore: Kary91    18/05/2016    4 recensioni
[One-Shot | Famiglia Lightwood (Alec, Izzy, Max & Jace) | Slice of Life]
“La cena è pronta!” La voce allegra di Isabelle risuonò nella stanza. Tre paia di occhi preoccupati s’incrociarono. “Ancora?” Max si lasciò ricadere sul divanetto con fare teatrale.“Ma aveva promesso che non avrebbe più cucinato!” Qui ci serve un piano” intervenne Jace, mettendosi a braccia conserte.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Hodge Starkweather, Isabelle Lightwood, Jace Wayland, Max Lightwood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'We're Lightwoods;'
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Questa storia è stata scritta per l’event di maggio del We are Out for Prompts con il prompt “Famiglia LightwoodUna tipica cena a casa Lightwood” di Little Red Bird.

 

 

How to survive Dinner time

 

“La cena è pronta!”

La voce allegra di Isabelle risuonò nella stanza, proveniente dal piano di sotto.

Tre paia di occhi preoccupati s’incrociarono.

“Ancora?”

Max si lasciò ricadere sul divanetto con fare teatrale, lasciando ciondolare il capo su uno dei braccioli.

“Ma aveva promesso che non avrebbe più cucinato!”

“Forse ha ordinato qualcosa…” azzardò Alec, senza tuttavia apparire convinto. L’odore pungente che aveva avvertito qualche minuto prima, quando era sceso di sotto per recuperare il telefono, aveva parlato chiaro: Izzy doveva aver trascorso gli ultimi trenta minuti di fronte ai fornelli.

“Qui ci serve un piano” intervenne Jace, mettendosi a braccia conserte.

“Possiamo buttare tutto il cibo fuori dalla finestra e dire che è stato un folletto…” propose Max, incrociando le gambe sul cuscino.

“Nessun folletto può entrare nell’Istituto senza essere stato invitato, Max…” gli ricordò bonariamente Alec, arruffandogli i capelli.

“Potremmo invitarne uno…” replicò Jace, facendo spallucce.

Un sorrisetto si arrampicò sulle labbra del suo parabatai.

“Sì, sarebbe senz’altro divertente…” commentò, prima di aggrottare appena le sopracciglia. “… Aspetta, non era una battuta, vero? Tu lo faresti sul serio.”

“Ragazzi! La cena!”

La voce di Izzy aveva assunto un’accentuata nota di irritazione.

“Simuliamo un allerta demoni” tentò ancora Jace, appoggiando il gomito a una spalla di Alec. “Poi, intanto che siamo in giro, ci fermiamo a mangiare fuori.”

“Ed io cosa mi mangio?” replicò piccato Max, prima che il maggiore dei fratelli Lightwood potesse aprire bocca. “Lo so che non mi portereste mai dietro…”

“Possiamo dire che siamo allergici a qualsiasi cosa Izzy abbia preparato…” propose Alec, stringendosi nelle spalle.

Jace scosse la testa.

“Tutti e tre? Non funzionerebbe mai e comunque Izzy conosce le nostre abitudini alimentari meglio di noi.”

“Ragazzi!”

La nota di irritazione, ormai, si era trasformata in un’intera sinfonia.

“Hodge, salvaci tu!”

Jace appoggiò le mani sulla scrivania del tutore, che fino a quel momento non aveva proferito parola: era completamente assorto nella stesura di una lettera.

Hodge gli rispose con un’occhiata distratta: sembrava essersi accorto della loro presenza solo in quel momento.

“Temo di non potervi essere d’aiuto, ragazzi…” si scusò, riprendendo a scrivere. “… La cena la passo. Devo mandare una lettera al Conclave e sono giorni che temporeggio.”

“E ci tradisci così?” ribatté Jace, mettendo il broncio come un bambino. “Abbandonandoci in balia della cucina velenosa di Izzy?”

“Potresti per lo meno chiedere al Conclave di venire a salvarci…” scherzò Alec, avvicinandosi alla porta socchiusa per assicurarsi che la sorella non fosse nei paraggi.

L’aria stanca di Hodge sfumò appena e sulle sue labbra apparve un sorriso fievole.

“Isabelle non cucina poi così male” difese la ragazza, in un tono di voce per nulla convincente.

“Certo che no!”

La voce dell’unica femmina fra i fratelli Lightwood li raggiunse dal corridoio, mentre Alec si affrettava a richiudere la porta. Non servì a molto: pochi secondi più tardi sua sorella aveva fatto ingresso nella stanza con le mani ben piantate sui fianchi, un grembiule legato in vita e uno sguardo assassino dipinto in viso.

“E adesso tutti di sotto. O giuro che vi trascinerò giù per le scale uno a uno.”

E, uno ad uno, i tre ragazzi Lightwood si arresero alle minacce di Isabelle.

Borbottando e scambiandosi occhiate truci, Alec e Jace abbandonarono la biblioteca.

“Questa è violenza su minore…” mugugnò fra sé il piccolo Max mentre, strisciando i piedi per terra, si affrettava a seguire i suoi fratelli verso l’orrore che li attendeva in cucina.

Rimase sorpreso quando Alec gli fece scivolare in mano il cellulare, bene attento che Izzy non se ne accorgesse.

Max rifilò un’occhiata interrogativa al ragazzo, che gli rispose mimando una parola con le labbra: pizza.

Il piccolino di casa sorrise, incominciando a rallentare l’andatura. Non appena i fratelli si furono allontanati a sufficienza tornò di corsa in biblioteca per chiedere a Hodge il numero di una qualsiasi pizzeria della zona.

Forse, almeno per quella sera, sarebbero sopravvissuti a una cena in famiglia.

 

 

   
 
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