Family
L’aria secca
e calda che attraversa Tony e Tali appena usciti dall’aeroporto di Tel Aviv
riporta alla mente di lui molti più ricordi di quanto vorrebbe: stringe le mani
sul passeggino di Tali e ricaccia le lacrime che sente premere sugli occhi.
Respira
profondamente, rinfrancandosi e dicendosi che è arrivato lì per trovare delle
risposte ed è precisamente ciò che intende fare.
Grazie
all’aiuto di Orlì, potrà visitare la casa di Ziva già
nel primo pomeriggio mentre lei gentilmente
bada alla piccola Tali.
Stranamente,
l’agente del Mossad non ha fatto nessuna obiezione
alla sua richiesta ma, probabilmente, il dolore di averla persa è qualcosa che
neanche lei può combattere.
Nel primo
pomeriggio, dopo aver noleggiato un auto e guidato nelle trafficate strade
israeliane, Tony parcheggia l’auto in lontananza della casa, deciso ad
arrivarci a piedi.
Mentre
calpesta il terreno sotto di sé, immagina Ziva e Tali che giocano nei pressi
della casa, divertendosi a rincorrersi o, magari, ad osservare le stelle di
sera dal portico della loro piccola dimora.
Si figura
Ziva che aiuta Tali a muovere i primi passi, magari confortandola dalle prime
cadute e poi facendola ridere con qualche smorfia.
Quasi
arrivato all’ingresso, ridotto a un ammasso di travi e porte nere e bruciate,
Tony si ferma, incapace di continuare e di trattenere ulteriormente le lacrime.
Non è rimasto
molto di quel luogo e Tony quasi a fatica giunge fino al corridoio che arriva
nella stanza di Tali, l’unica parte ancora sana della casa.
Il suo sguardo
vaga nella carta da parati, di un delicato rosa pallido e sul lettino con le
sbarre che si erge al centro della camera. Vari giocattoli sono sul pavimento e
un armadio bianco di fronte al letto, con alcune fotografie su di esso di Tali
e Ziva.
Gli trema
anche un po’ il respiro quando vede, insieme alle altre, una foto sua e di
Ziva, scattata da Shmeil quella sera che uscirono
insieme.
La stringe
tra le mani e non può evitare di chiedersi perché Ziva non gli abbia detto
nulla su Tali, per quale diamine di motivo abbia fatto quella scelta.
La ripone sul
mobile, conscio che ormai non potrà mai più chiederglielo. Nel corridoio, in un
altro cassettone, trova alcuni album dove ci sono molte foto della sua famiglia
e molte scattate negli anni all’NCIS. Con stupore trova molte più foto di
quante fosse persino a conoscenza di lui e Ziva, insieme agli altri e anche da
soli.
Recupera
tutto, sistemandolo in un borsone e dandone un’ultima occhiata alla casa,
mentre ricorda le parole di Orlì per descrivere
l’attentato, classificandolo per l’attacco di un missile che avrebbe colpito
l’abitazione.
Uscendo da
lì, continua a rimuginare su quelle parole e, come un’illuminazione, capisce
che la casa non è stata affatto incendiata da un missile o da una bomba, dato
che non vi è nessun segno di esplosione.
Mentre torna
verso la macchina, Tony riesamina gli eventi di quei giorni in modo più lucido
e molte cose gli risultano assolutamente poco chiare.
La casa è
totalmente isolata, come avrebbero fatto i vigili ad arrivare prima che il
fuoco divampasse anche nella stanza di Tali? Perché il Mossad
ha indagato così velocemente, basandosi solo su dei resti che non sono
scientificamente verificabili?
Un occhio gli
cade sul borsone che porta e il pensiero corre a tutte quelle foto che ha visto
nella stanza: perché hanno scelto proprio quella di Parigi da mettere nella
borsa di Tali? Perché metterla in primo luogo? Non è esattamente tra le prime
cose necessarie che vengono in mente, per una bambina.
Nel
pomeriggio parla di questi dubbi con Orlì, ma non
ottiene altro che risposte vaghe e frettolose.
Quando le
chiede riguardo la fotografia, l’agente lo liquida subito, rispondendo che
avessero trovato una borsa con alcuni oggetti personali della bambina e che la
foto dovesse essere lì da prima.
La sera, dopo
essere riuscito a far finire la cena a Tali e averla fatta addormentare, Tony
non riesce a scacciare i pensieri che lo tormentano e, come se un istinto alla
Gibbs si fosse impossessato di lui, decide che deve andare in fondo a quella
storia.
Le sue dita
guizzano veloci sul suo pc e, in modo quasi
istantaneo, il volo per lui e Tali verso Parigi è prenotato.
Non c’è
speranza che lo stia guidando o, almeno, lui nega a se stesso che ci sia perché
non potrebbe sopportare il pensiero di sbagliarsi.
Si dice che
lo fa come promessa per la piccola Tali e, con queste parole, scivola lentamente
nei sogni accanto a sua figlia.
Seduto nel
sedile del taxi, intento a giocare con lei, Tony non presta attenzione
all’ambiente parigino attorno sé, se non per spiegare qualcosa a Tali lungo il
tragitto.
Senza
pensarci due volte, ha dato l’indirizzo dell’hotel dove avevano alloggiato lei
e Ziva in quella lontana missione che ora sembra lontana milioni di anni.
Quando l’auto
si ferma di fronte ad esso, è un altro tuffo al cuore per Tony nel ricordare il
loro arrivo lì. Sistema Tali nel passeggino che, nell’ultimo tratto di strada,
si è addormentata e prosegue verso la reception.
Ed è lì che,
quasi come per miracolo, tutte le sue preghiere si concretizzano e una figura
femminile ben nota attraversa la hall dopo aver sceso le scale.
Indossa un
cappello nero a falda larga, decorato con una sottile catena e un vestito nero
che scende lungo fino alle ginocchia.
Tony sbatte
gli occhi più di una volta, ma non può confondersi, non su di lei.
Come se il
tempo si fosse fermato, Tony non riesce a muovere un passo finché i suoi occhi,
non si alzano dal telefono che ha nelle mani e si guardano intorno, posandosi
infine in quelli di lui.
È la sorpresa
ad animarli, per essere seguita da un sentimento che entrambi conoscono fin
troppo bene.
«Sapevo che
avresti capito.» dice lei, avvicinandosi a Tony con un sorriso sul volto e le
lacrime negli occhi.
«Ziva.»
Senza neanche
darle il tempo di rispondere, Tony la tira a sé, circondandola in un abbraccio
e quasi piangendo nell’incavo della sua spalla.
«Tony.»
risponde lei, stringendosi a lui e godendo di quel momento che tante volte
aveva sognato.
Nessuno dei
due vorrebbe interrompere quel momento, ma l’occhio di Ziva cade
inevitabilmente sulla figura addormentata di Tali.
Si discosta,
avvicinandosi a lei e posandole un lieve bacio sulla fronte, evitando di
svegliarla.
«Si è
addormentata da poco.»
«A quest’ora
del pomeriggio fa sempre un pisolino.»
Consapevole
che ci sia molto da spiegare, Ziva invita Tony ad andare nella sua stanza, per
poter parlare mentre Tali sta dormendo.
«Non so
neanche da dove cominciare. Volevo chiederti di Tali, del perché hai deciso di
non dirmi nulla, di come tu sia… viva.» inizia Tony,
passandosi una mano sulla fronte. «Ma riesco solo a pensare che sei qui e che
non sei morta.» conclude, con la voce che trema nell’ultima parola.
«Ho scoperto
che qualcuno mi stava cercando qualche giorno fa dalle ricerche di Jacobs e ho subito cambiato alloggio con Tali. L’altra sera
c’è stato l’incendio alla mia casa, ho potuto avvertire i vigili in tempo e la
camera di Tali non si è bruciata e questo mi ha dato modo di farla portare via
con Orlì.» rispose Ziva, seduta sul bordo del letto.
«Ma nessuno
era stato catturato e non sapevo che cercassero degli stupidi file in casa di
mio padre. Pensavo fosse un attacco diretto a me e se avessi detto di essere
sopravvissuta Kort avrebbe potuto colpirmi di nuovo.»
«Perciò hai
deciso che saresti fuggita a Parigi.»
Ziva annuì, togliendosi
il cappello e posandolo sul letto: «Ho messo quella foto di proposito. Ma, se non
mi avessi raggiunta, sarei comunque tornata tra qualche giorno.»
Il silenzio
torna nella stanza e un malcelato imbarazzo costringe entrambi a guardare
dettagli insignificanti della camera o Tali che dorme dentro il passeggino.
«Perché?»
chiede Tony, infine, con un tono che quasi gli si spezza in gola.
«Dovevo
essere sicura che nessun altro mi stesse cercando…»
«No. Perché
non mi hai detto di Tali? Ero così arrabbiato con te.» replica lui,
avvicinandosi a lei e prendendole il volto tra le mani.
«Se fossi
morta, avrei dovuto crescerla da sola e senza una madre. Avrei vissuto per
sempre con queste domande, rimpiangendo ogni giorno la mia scelta di averti
lasciato in quel maledetto aeroporto.»
Tony, in un
impeto incontrollato, la tira nuovamente a sé, facendole poggiare la testa sul
suo petto.
«Mi dispiace,
Tony. Inizialmente l’ho fatto perché non volevo incasinare la tua vita ancora,
ma con il tempo, mentre osservavo Tali guardare la tua fotografia, mi ero resa
conto di quanto avessi sbagliato a privarla di un padre e a privare te di tua
figlia.»
«Ziva…»
«So che l’NCIS
era la tua famiglia, non volevo togliertela.»
«Sei tu la mia famiglia. Siete voi la mia
famiglia.» dice Tony, scostandola da sé e avvicinando la fronte alla sua.
«Potrai mai
perdonarmi?»
«Beh… il fatto che tu sia viva te l’ha reso molto più
facile.» risponde, quasi ridendo e osservando il sorriso di Ziva tra le lacrime
del suo volto.
La bacia con
lentezza, come se fosse un momento quasi sacro e si perde nella gioiosa
consapevolezza che tutto andrà bene, che non le lascerà mai più e che Tali non
ha perso la sua amata Imma.
«C’è una cosa
che ho continuato a pensare quando mi hanno detto che eri…
morta. Una cosa che non avrei mai potuto più dirti.»
«Cosa?»
«Ti amo.»
Ziva
annuisce, mentre gli occhi le diventano nuovamente lucidi e il cuore sembra
quasi volerle uscire dal petto.
«Anche io.»
È la voce di
Tali a farli girare quasi di scatto: «Imma!», quando
lei grida rivedendo sua madre e scivola giù dal passeggino, correndo verso di
lei e aggrappandosi a una delle sue gambe.
Ziva scende
per prenderla in braccio e la bacia, conscia di quanto le fosse mancata.
Le dice
qualcosa in ebraico e poi la rassicura sul fatto che la mamma sia tornata e che
staranno sempre insieme.
Tali volge lo
sguardo verso Tony, per poi riguardare Ziva.
«Abba?» dice, quasi domandandolo. Gliel’hanno ripetuto
tutti, ma è dalla sua Imma che Tali ha bisogno di
sentirselo dire.
«Sì, Tali.
Questo è Abba.» dice, poggiando una mano sulla spalla
di Tony e sorridendogli.
La bambina
sorride e si sporge verso di lui, segno che voglia essere presa in braccio.
Tony si
dirige verso la finestra e fa vedere alla bimba i meravigliosi quartieri
parigini che si intravedono da lassù.
«Bene, cara
Tali, dato che ti sei svegliata, io direi che è ora che tu inizi a conoscere la
città preferita della tua Imma.»
Tali saltella
gioiosa, correndo verso Ziva che la sistema e l’aiuta a mettersi il giubbotto,
mentre Tony fruga nella sua valigia, tirando fuori una macchina fotografica che
Ziva conosce molto bene.
«È tempo per
una foto di famiglia, giusto?» chiede lei, lottando per evitare nuovamente di
piangere.
Tony annuisce
e prende per mano Tali, esaltata per la gita che si prospetta, per poi baciare
Ziva e promettersi che avrà sempre cura di loro.
Sempre cura della sua famiglia.
Fine.
Le lacrime, i
pianti, l’ingiustizia, l’amore. Questo (o comunque una versione dove Ziva è
viva) doveva essere il finale di NCIS, Ziva meritava molto di più.
Ho amato
profondamente Tali e le interazioni perfette tra lei e Tony, credo che se non
avessimo imparato a conoscere Ziva e ad amarla questo finale sarebbe stato
perfetto, ma il personaggio di Ziva non meritava assolutamente di morire in
quel modo, magari piena di rimorsi per non aver detto a Tony nulla di Tali.
Detto ciò, io
continuerò a pensare che lei sia viva, li stia aspettando a Parigi. Ci sono
vari buchi nella puntata e vari indizi non messi a caso (il presente usato da
Tony alla fine, Gibbs che gli dice di prendersi cura della sua famiglia, quando poco prima Tony ha
detto a Kort che era Ziva la sua famiglia, la
presenza di quella particolare foto nella borsa di Tali che, insomma, doveva
contenere vestiti e beni di prima necessità.)
Glasberg ha risposto in maniera molto vaga,
lasciandoci nei dubbi e non negando
che Ziva possa essere ancora viva, probabilmente perché non ci daranno mai una
risposta sicura e definitiva.
“You gotta believe what you gotta believe”, bene, io decido di credere in un finale più
felice perché Tony e Ziva e Tali meritano di essere una famiglia felice.
Detto ciò,
grazie Cote de Pablo e Michael Weatherly per i
meravigliosi personaggi che avete interpretato (l’abbigliamento che ho
descritto di Ziva era un tributo alla foto postata da Michael su Twitter) e per la bellissima storia d’amore che è stata
creata.
Questo non è
l’unico finale che mi è venuto in mente, penso che ne scriverò altri, ma per
ora avevo bisogno di un happy ending totale.
Credo che i Tiva rimarranno la mia OTP per eccellenza e io ora torno a
piangere in un angolino, immaginando Tony, Tali e Ziva sotto la torre Eiffel a
farsi tante foto.
Un saluto,
spero che mi lascerete un commentino e viva il Tiva.
EclipseOfHeart