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Autore: Tefnuth    19/05/2016    1 recensioni
Georg è sempre stato diverso dagli altri: ha potenti poteri psichici che ha dovuto imparare a controllare sin da piccolo. Come lui anche suo fratello minore, Gustav, ha una capacità particolare: il suo corpo genera elettricità. Sarebbe stato tutto perfetto se una sera un mostro non fosse entrato nella loro casa e non avesse ucciso i loro genitori,una rigida sera d'inverno in cui le loro vite si incrociano con quelle di Bill e Tom, due gemelli dotati anche loro di capacità particolari (per di più sono figli del leggendario Hellboy). Da quella sera la vita di Georg e Gustav non sarà più la stessa, si popolerà di cacce ai demoni in un mondo in cui loro non sono i personaggi più strani e nemmeno i più pericolosi.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~Quando i ragazzi trovarono Hans, vicino all’ingresso del ponte, lui era comodamente seduto su un cumulo di cadaveri intento a creare cerchi di fumo grigio con la sigaretta; per l’occasione aveva abbassato il cappuccio che gli aveva sempre coperto la testa, mostrando così i capelli biondi, gli occhi grigio-verde e un’importante cicatrice
“Cari figlioli, quanto tempo è passato. Mi dispiace di avervi lasciato soli, ma è stata una necessità cui non ho potuto sottrarmi. Oh Tom, sei magnifico, dovresti seriamente pensare di abbandonare per sempre quell’insulsa forma umana che hai ereditato dalla tua genitrice” li salutò Hans con un fare molto tranquillo, per niente coerente con la situazione
“Non farmi la corte, perché non attacca” ringhiò il demone di fuoco, le cui fiamme tornarono a colorarsi di nero
“Quanto sei permaloso, era solo un commento sincero” ribatté Hans con tanta nonchalance
“Parli proprio tu? Bastardo traditore, avvicinati e ti carbonizzo” lo insultò Gustav facendo uscire in un sol colpo l’ira accumulata
“E non è stato nemmeno troppo intelligente, visto che ha usato Bill contro di noi. Sapevi che ti saremmo venuti a cercare col mitra bello carico, no?” aggiunse Georg a braccia conserte
“L’ho fatto solo per movimentare il gioco: è stato molto divertente vedere voi tre contro il vostro fratellino; in realtà sono rimasto meravigliato dalla sua forma demoniaca. A proposito, come sta adesso?” domandò Hans, stava ridendo
“Stronzo! Volevi portarlo alla morte! Sei stato fortunato che io non ero lì quando l’hai portato via, perché stai certo che ti avrei strappato le mani a morsi” gli occhi del pirocineta erano iniettati di sangue
“Quante storie, l’ho solo reso ciò che è veramente, per fargli provare l’ebbrezza di percepire il suo vero essere. Ma tu lo sai, dato che ora sei nella sua stessa condizione, lo sapevi già: ti è già successo una volta” Hans rise ancora, prima di ricominciare a parlare “Era una notte di luna nuova, se non sbaglio, e tu eri al lago con tuo padre. Qualcuno ha attaccato casa vostra, tua madre e tuo fratello sono scappati nel bosco dove hanno incontrato un altro demone. La dolce Elizabeth era troppo debole per fronteggiarlo da sola e l’unica cosa che ha potuto fare tuo fratello è stata quella di difenderla con una barriera. Poi sei arrivato tu, eri riuscito a seminare tuo padre nel bosco, e hai scatenato la bestia anche se per poco; mi hai lasciato un bel segno” Hans indicò la cicatrice, avrebbe aggiunto altro se Tom non gli avesse lanciato una pirosfera nera “Anche quel giorno è iniziata così: una stupenda sfera blu inchiostrata di nero, lanciata da un cucciolo che voleva difendere sua madre” Hans sembrava crogiolare nel fiume di ricordi
“Eri tu! Sei stato tu!” ruggì Tom, le fiamme si fecero ancora più nere e vorticose, le corna divennero più lunghe.

Al fine, per non farlo parlare oltre, il pirocineta si lanciò contro il nemico il quale, con un semplice gesto della mano, bloccò il demone di fuoco e lo scagliò in aria con tutta l’intenzione di lasciarlo cadere in acqua. Lo fermò Georg che si frappose al suo incantesimo, richiamando a se il fratellastro e facendogli fare un atterraggio morbido
“Bravo Georg, hai affinato i tuoi poteri. Sono proprio curioso di vedere cos’altro sapete fare ora tu e Gustav” disse Hans
“Non dovrai aspettare tanto: tra poco te le suoneremo” lo minacciò il moro serrando i pugni
“Non servirà a molto la forza bruta: in tutti questi anni ho esplorato ogni angolo delle mie possibilità; inoltre conosco i vostri poteri” osservò Hans.

Le sue parole erano vere, Georg e Gustav erano sempre stati all’oscuro delle capacità del padre e, anche se avevano constatato che anche lui era un telecineta, non sapevano in che modo aveva sviluppato il suo potere
“Dobbiamo giocare d’astuzia ragazzi” suggerì Georg agli altri tre sottolineando, in un’unica frase, la necessità di trovare una soluzione per sopperire alla mancanza di dati utili
“Una brutta gatta da pelare” disse Gustav mentre osservava il genitore che fumava tranquillamente, una cosa che lo faceva innervosire sempre di più
“Quando volete, io sono pronto” Hans richiamò la loro attenzione, aveva appena tirato l’ultima boccata dalla sigaretta e gettata per terra; una sfida che i ragazzi accettarono con piacere.
Quando il trio impattò contro il muro invisibile, che Hans aveva eretto in sua difesa, fu peggio che andare a sbattere contro un blocco di cemento grezzo
“Insulsi” commentò Hans che non si era mosso dal cumulo
“Verme” ribatté Gustav che, ancor prima di alzarsi, lanciò una potente scarica verso il padre il quale protese in avanti due dita della mano sinistra, assorbì l’elettricità e la scaricò sulla struttura in metallo del ponte; l’energia si propagò anche nell’acqua creando delle mini-scariche che camminavano sulla superficie
“Se permettete, credo che adesso tocchi a me” proferì Hans facendo materializzare dal nulla cinque lunghe lance, le stesse che avevano trafitto il corpo di Bill. Ancora una volta Georg fece da scudo creando una barriera che, innalzandosi, creò anche un muro di cenere da cui poi fuoriuscì, a sorpresa, Tom che cercò un attacco frontale. Il pugno con cui il pirocineta voleva attaccare Hans finì a terra.

Ciò nonostante, a causa della fiamme che avvolgevano il corpo del demone di fuoco, Hans non fece caso al fumo che usciva dalla bocca e dalle narici del ragazzo; fu una sorpresa per lui essere investito dalla fiammata che uscì dalla bocca di Tom. Anche per Georg e Gustav fu una cosa nuova, nemmeno sapevano che lo potesse fare; avevano visto una cosa simile con Bill quando una volta, messo alle strette da un demone, aveva espirato aria congelata dalla bocca; il ghiaccio che poi si era formato sulle labbra gli aveva dato un aspetto ancora più spettrale, come ora il fumo donava un aspetto più terribile a Tom.
“Merda” imprecò Hans indietreggiando mentre spegneva il fuoco sul viso con le mani, era stato del tutto colto di sorpresa e per ripagare il pirocineta lo imprigionò in una bolla d’acqua (ancora elettrificata) richiamata dall’oceano “Fatti una bella doccia” disse il telecineta, poco prima che Tom vaporizzasse la sua prigione con una ondata di calore.

Senza prendere fiato, Tom attaccò di nuovo Hans con un pugno che oltrepassò la barriera del suo avversario, colpendolo nuovamente al volto; la forza che il pirocineta aveva messo in quel colpo era stata tanta l’osso dell’arto sinistro, già incrinato prima da Bill, si ruppe. Il piccolo lamento che uscì dalla bocca del demone di fuoco fu l’unica soddisfazione che potè avere Hans
“Che cosa hanno sentito le mie orecchie: a quanto pare Bill ti ha lasciato un regalino” commentò l’aggressore ridacchiando.

Hans teletrasportò se stesso vicino a Tom e lo colpì con un’onda di energia psichica, all’addome. Il pirocineta sputò sangue e, dopo un tentato contrattacco andato a vuoto, ricevette una seconda ondata che lo mise kappao, facendogli perdere anche la forma demoniaca
“Finalmente il cucciolo si è messo a dormire” proferì Hans scuotendo un paio di volte il polso, per scaricare la tensione accumulata durante gli assalti al demone di fuoco
“TOM” chiamò Gustav, avvicinandosi al fratellastro
“Sta bene: è di tempra dura. Non è certo di lui che vi dovete preoccupare” disse Hans, senza mostrare alcun briciolo di pietà
“Perché hai fatto questo?” chiese Georg, per dare tempo al biondo di controllare il pirocineta
“Per il caos: vedere voi, che con tanta lena vi affaticate nel tentativo di salvare questo schifo di mondo, è per me fonte di piacere. Voglio vedere la terra spaccarsi in due sotto i vostri piedi” rispose il padre, era come se stesse raccontando una favoletta
“Se vuoi distruggere tutto, perché hai fatto dei figli?” domandò ancora il moro
“Per divertimento, credo – ci pensò un istante-, sinceramente non ricordo nemmeno il perché. In ogni caso avevo sperato che voi vi uniste a me, un giorno, ma poiché è ovvio che non sarà mai così mi toccherà uccidervi, come ho fatto con vostra madre. Siete diventati un minaccia, soprattutto tu, Georg, dato che hai il dono della telecinesi come me; Gustav posso gestirlo in sicurezza, tu invece sei complicato” era la risposta più offensiva che si potesse sentire
“Io sarei facile da gestire? Ti faccio vedere io!” Gustav si alzò in piedi, pronto a scatenare la sua frustrazione con tutta l’energia che aveva accumulato nella mano destra. Ciò che colpì non fu il corpo del padre, né il suo viso, bensì un’altra barriera psichica un po’ più particolare; con essa Hans poté assorbire il fulmine e rispedirlo al mittente. Il biondo ne risentì così tanto da fare la stessa fine di Tom.
“Manca ancora il colpo decisivo” affermò Hans mostrando, sulla punta dell’indice sinistro, l’elettricità che ancora non aveva scaricato
“NON OSARE” gli gridò Georg, le cui iridi avevano cominciato a risplendere di un bellissimo color argento
“Ti avevo avvertito, figliolo, che avresti perso la tua famiglia prima di morire” Hans caricò il colpo, aumentando l’effetto dell’elettricità con la propria energia: voleva colpire Tom e Gustav in una sola volta.

Ciò che accadde in seguito si svolse in una manciata di secondi: in un ‘esplosione d’ira Georg colpì il padre con un’onda di energia psichica tanto forte da generare un’onda d’urto secondaria che, da sola, creò uno squarcio nel cemento. Hans si ritrovò, suo malgrado e con gran sorpresa, catapultato contro uno dei pali di sostegno del ponte; se non fosse stato per una barriera d’emergenza da lui creata, si sarebbe fracassato tutte le ossa. Quando riportò lo sguardo sul figlio vide uno spettacolo senza precedenti: il corpo di Georg era scomparso, in favore di una sagoma fatta di pura energia psichica color argento
“E’ mio figlio, quello?” si domandò Hans, un quesito che si fece anche Georg.

Nell’istante in cui tutta la sua rabbia era esplosa, il moro aveva perso ogni contatto con il proprio corpo: non capiva più dove iniziasse e finisse; percepiva solo un enorme e rassicurante flusso si energia. Solo in seguito capì che, forse, era la sua vera forma tenuta insieme dalla sua coscienza.
“Incredibile” si sorprese a sussurrare Hans, che sentiva di invidiare quella figura delicata e potente allo stesso tempo. Tuttavia, il telecineta non ebbe tempo per contemplare il figlio, perché il suo cuore fu stretto da una morsa invisibile; chiedere di chi fosse la mano sarebbe stato inutile poiché gli bastò alzare lo sguardo, per vedere la mano di Georg protesa in avanti e leggermente chiusa, come se stesse stringendo qualcosa. Provò a resistere, creando una barriera attorno al prezioso organo, ma non era nulla in confronto alla potenza del figlio.
Georg stesso si era accorto di non essere più in minoranza, e con un colpo secco strappò il cuore del padre che, negli ultimi suoi istanti prima di morire soffocato nel suo stesso sangue, si maledì per aver ceduto a quell’unico atto di debolezza: avere dei figli.

Come in un ritorno di fiamma, l’energia psichica che si era sprigionata rientrò nel corpo di Georg, ridonandogli consistenza; la cosa fu così repentina che il moro risentì del colpo, come se fosse stato colpito da mille elastici. Il telecineta cadde a terra, e con lui tutto ciò che era stato soggetto a levitazione. Tutto intorno a lui era ridotto in macerie, i palazzi sarebbero potuti crollare da un momento all’altro, ma Georg era troppo stanco per muoversi e a malapena riusciva a tenere gli occhi aperti. Pochi istanti prima di perdere conoscenza vide i volti di Gustav e Tom: gli stavano parlando, ma lui non capiva niente: vedeva solo le labbra dei fratelli che si muovevano, i loro volti preoccupati e, poi, il buio.

“Georg, mi senti?” domandò Tom al moro, senza ricevere risposta
“E’ svenuto, ma sta bene: non ci sono anomalie nel suo sistema nervoso” spiegò Gustav
“Bene, allora possiamo tornare dagli altri” il pirocineta era pronto a prendere il moro in spalla
“Lascia, faccio io. Con quel braccio non avresti vita facile” sin intromise il biondo che, prontamente, prese il fratello in braccio.
 
  
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