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Autore: Crilu_98    19/05/2016    3 recensioni
"La prima cosa che noto è che cammina in modo strano: tiene le braccia larghe attorno a sé e procede lentamente, titubante. Le sue mani incontrano lo spigolo di uno dei banconi e mi chiedo perplesso perché abbia dovuto toccarlo, prima di aggirarlo. Poi, quando mi soffermo sui suoi occhi, spalancati e fissi su di noi, comprendo.
-Ma è cieca!- urlo, balzando in piedi. La ragazzina si ferma e fa una smorfia sorpresa, voltando il capo proprio verso di me."
Alexandra Jane Sorrentino: origini italiane, orgogliosa, razionale, talmente sicura di sé e delle sue capacità da iscriversi ad un concorso televisivo di cucina. Unico problema: un incidente l'ha resa cieca. Ed è questo che attrae e insieme spaventa Jake Moore, inflessibile e scontroso giudice del concorso: perché Alexandra è diversa, speciale... Ma è probabilmente anche l'unica in grado di capire il suo modo di fare cucina e, con esso, tutto ciò che ha tentato di dimenticare dietro di sé...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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P.O.V. Alexandra
 
Adam è un cuoco dalla tecnica perfetta: non so dove abbia imparato così tante cose in modo così preciso, ma mi ritrovo ad ammirarlo.
Forse non ha né il carisma né il coraggio necessario a diventare un grande chef, ma di sicuro ha talento e perizia: nel preparare la cheesecake è un alleato insostituibile.
-Non appena si sarà raffreddata provvederò a tagliarla!- commenta infilando l'ultima torta nel freezer: mancano poco più di tre ore alla cena e spero che si solidifichino al meglio, visto che abbiamo dovuto preparare sul momento anche le basi. E' quella la parte che mi preoccupa di più: potrebbe risultare granulosa e sfaldarsi...
-Alexandra, mi hai sentito? Ti ho chiesto se posso darti una mano nel preparare la salsa d'accompagnamento!-
-Oh scusami! Certo, anzi, mi fa piacere!-
Iniziamo a mescolare gli stessi ingredienti ma in due grandi ciotole diverse: per coprire tutti e cento gli invitati abbiamo dovuto preparare ben cinque cheesecake alla menta!
Sento Robin lanciare un grido strozzato, ma non posso verificare quello che succede perché proprio in quel momento Adam inizia a parlare e ciò che dice catalizza tutta la mia attenzione.
-Ma guarda, è arrivato Moore!-
Volto la testa di scatto verso di lui, nella speranza di captare una zaffata del suo profumo, ma niente: Moore sembra tenersi a distanza come al solito.
-Quell'uomo mi mette a disagio...- mormora il mio compagno. Io mi esibisco in un sorriso stiracchiato e spero di essere credibile quando dico:
-Oh, ti capisco!-
-No, non parlo del suo comportamento in generale: è arrogante e superbo, ma non intimidisce le persone... Beh, per lo meno non così tanto come sta facendo in questo momento con me: sembra voglia incenerirmi sul posto!-
Ho capito cosa intende e una parte di me non può fare a meno di pensare che sia una sorta di gelosia nei miei confronti. Metto subito a tacere questo pensiero, che per qualche motivo mi causa una fastidiosa tachicardia.
"Alexandra Jane Sorrentino!" tuona la mia coscienza "Non ti starai innamorando di lui?"
Faccio velocemente un bilancio di tutto ciò che caratterizza la mia relazione con Jake Moore: la sua burbera gentilezza che mi fa arrossire, il senso di sicurezza che ho provato quando mi ha stretto tra le braccia, il disperato bisogno di sentire la sua voce accanto, anche solo per ricevere un giudizio sprezzante.... Oh, merda! 
"No. No, no, no, no!" penso, mescolando con più foga la crema alla liquirizia.
-Ehi, attenta, così la verserai per terra!- esclama Adam ridendo - meglio, accennando una risata - e strappandomi la ciotola dalle mani.
-Scusa, sono un po' nervosa!-
-E' per quello che Oliver Smith dice su di te?-
-Come?- balbetto, confusa.
-Quando Robin è finita alla prova eliminatoria e tu sei arrivata scortata da Moore: c'ero anch'io quando hanno fatto quelle insinuazioni. Ho visto... Quanto ti abbia fatto male.-
Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, non so se più per l'ansia o lo stress causatomi dal ripensare a Smith: avverto l'impulso di confessare tutto ad Adam, ma non sarebbe una mossa saggia e mi trattengo.
La sua mano mi accarezza la guancia, raccogliendo quelle lacrime che sono sfuggite dalle mie ciglia.
-Tranquilla, nessuno crede ad una parola di quello che dicono: abbiamo avuto abbastanza tempo per capire di che pasta sono fatti. Ora, questa salsa non si preparerà da sola, perciò... Pronta per tornare a concentrarti sulla gara?-
Annuisco e sorrido: chi l'avrebbe mai detto che quel ragazzo così silenzioso potesse essere un osservatore così rassicurante e comprensivo?
 
Robin mi afferra per un braccio mentre i camerieri portano fuori gli antipasti. Adam sta tagliando le torte in pezzi uguali, prima di rimetterle in frigo: le prepareremo subito prima di doverle portare in sala, in modo che si mantengano fresche e frizzanti fino ai tavoli.
-Alex!- sussurra piagnucolando.
-Che succede?-
-Richard! Lui è... E' gay!-
Tiro un sospiro di sollievo: per un momento mi ero seriamente preoccupata.
-Lo so.-
-Cosa? E perché non mi hai detto nulla?-
-Perché l'ho scoperto anche io da poco e Richard mi ha chiesto di non dirtelo, che te l'avrebbe detto lui... Come ha fatto, a quanto pare.-
Robin emette uno sbuffo infastidito.
-Non è possibile!- si lamenta -Lo dicevo io che un ragazzo così carino, simpatico e gentile non potesse essere disponibile!-
Sorrido:
-L'hai presa bene!-
-Beh, bene bene proprio no... Diciamo che ho dovuto arrendermi per cause di forza maggiore, ed è inutile fantasticarci sopra!-
-Alexandra, invece di chiacchierare perché non aiuti Brooks?- ci interrompe Martinez con voce pacata ma ferma -Fra poco sarà il turno dei dolci!-
Aiuto Adam a versare la salsa alla liquirizia sopra ai piatti: per me è difficile distinguere gli oggetti, nell'informe massa grigiastra che mi si pone davanti agli occhi e che è di fatto una cucina estranea, ma mi impegno al massimo, spalleggiata anche dalle brevi e concise frasi d'incoraggiamento del mio compagno.
Aspetto con ansia il verdetto che dovrà arrivare dalla sala.
-Hanno apprezzato di più l'antipasto dell'altra squadra, mentre hanno fatto un pasticcio con il primo!- annuncia Emma entusiasta -I secondi piatti hanno ricevuto un'accoglienza tiepida!-
-Tutta la fatica che ci sono costati!- brontola Richard, punto sul vivo.
-E il dolce?- chiede Adam. Trattengo il fiato: non siamo solo noi due a dipendere dall'esito del nostro lavoro, ma anche tutta la nostra squadra. Se il dolce non è piaciuto, rischiamo tutti l'eliminazione...
-La maggioranza dei tavoli è in visibilio per la vostra cheesecake alla menta!- trilla Elizaveta, ed immagino il suo sorriso a trentadue denti mentre ci comunica la vittoria.
D'improvviso mi sento stringere da una marea di corpi: Robin, Richard, Adam, ma anche Sean ed Emma. Le uniche che si tengono a distanza sono Ruby, in ansia per la sorte di suo cugino, e Priscilla.
-Abbiamo fatto un buon lavoro!- commenta Adam tendendomi la mano: io ricambio il gesto e sorrido.
-E' stato un piacere lavorare con te, Brooks!-
-Piacere mio, Sorrentino... Sai, quando questa sfida sarà finita non mi dispiacerebbe rincontrarti!-
La frase, pronunciata con leggerezza ed allegria, mi fa uno strano effetto: negli scorsi anni nessuno ha mai nutrito interesse per me, ad eccezione della mia famiglia e dei medici. Ho perso i contatti con tutti i miei vecchi amici e non avevo né il modo né la voglia di crearmene di nuovi; invece ora sembro attirare la curiosità come i fiori attirano le api...
"Ti sei auto-paragonata ad un fiore, che modestia!"
"Zitta tu, acida voce petulante! Come dice Moore, senza presunzione in questo campo non si va avanti!"
E come se l'avessi chiamato, sento la sua voce tagliente alle mie spalle:
-Sorrentino, posso parlarti un attimo... In privato?-
 
P.O.V. Jake
 
Sono un idiota, lo so. Un cretino che si è fumato il cervello, un cerebroleso, un... Un uomo sul punto di scoppiare. Alexandra - ormai ho preso confidenza con il suo nome, e lo ripeto nella mia testa come un mantra - ha seguito alla lettera le mie istruzioni: non gira mai da sola e si tiene alla larga da Smith... E da me.
Era per la sua sicurezza, ma non ce la facevo più a vederla attorniata da altri ragazzi, primo tra tutti Brooks: quando durante la prova li ho visti lavorare con le braccia che si sfioravano, le teste vicine, le labbra piegate in sorrisi orgogliosi... Avrei voluto spostare il ragazzo di peso e prendere il suo posto. E l'intensità di quel desiderio mi ha spaventato, perché non ho mai provato nulla di simile in tutta la mia vita.
Quindi ora sono qui con lei, nell'ampio parco del ristorante di Elizaveta, a fissarla senza trovare nulla di intelligente da dire. Non sono mai stato uno di quegli uomini che necessitano di aprire bocca per ottenere la donna che vogliono: generalmente il mio aspetto e il mio status passavano sopra al mio carattere. Ma con Alexandra è diverso, la mia figura non mi è d'aiuto e di certo ha assaggiato ampiamente la mia capricciosità per poterla ignorare... Ammesso che voglia farlo: non sono ancora riuscito a carpirle un giudizio equo su di me.
Alla fine rompe il silenzio con un colpo di tosse imbarazzato:
-Cosa... Cosa voleva dirmi?-
Rifletto per una manciata di secondi, prima di puntare sulla verità.
-Nulla.-
-Nulla? Ma se poco fa ha detto che...-
-Lo so cosa ho detto, ragazzina.-
-Ha mentito!-
-Non la metterei proprio in questo modo...-
-Non ci giri intorno, lei ha mentito e mi ha trascinato qui senza una valida ragione: perché?-
Inizio a deglutire a vuoto, in imbarazzo.
"Ecco la parte più difficile."
-Perché non volevo vederti parlare con Brooks.-
-Lei non voleva...?-
Vedo i suoi lineamenti distorcersi per la sorpresa, poi indurirsi di colpo: è arrabbiata.
-Come si permette!? Con che diritto lei decide con chi posso parlare?-
Freme dalla voglia di darmi uno schiaffo, lo noto dai suoi pugni contratti, ma si trattiene perché sa di essere in svantaggio. Non so come ho iniziato, ma sento le mie labbra muoversi e confessare:
-Prima di arrabbiarti di nuovo con me, Alexandra, vorrei provare a... A spiegarmi, a spiegare il perché di questo mio strano comportamento. Forse sono impazzito, e di sicuro è questo che starai pensando, che sono un matto incapace di fare un discorso più lungo di tre frasi senza urlare o insultare qualcuno. Non ti biasimo, lo credo anche io a volte. Devi sapere una cosa: io non so più cucinare.-
La vedo trattenere il fiato, stupita e confusa: gli occhi, fino a quel momento tenuti bassi, si alzano di scatto verso di me e mi fissano... Sembra che mi stiano scrutando l'anima.
"Cosa diavolo ti prende, Jake?" mi chiedo, sgomento, ma non interrompo il mio flusso di parole:
-Non l'ho detto a nessuno, finora, ma è da quasi sette mesi che la mia inventiva è svanita e stavo a tanto così dal mollare tutto e scappare... Quando sei arrivata tu. E non so perché né come, ma la tua presenza sta risvegliando qualcosa in me, qualcosa di molto simile al desiderio di creare un nuovo piatto. Capisci? In meno di un mese mi hai fatto questo effetto e io non so cosa devo fare! Anche alla luce di quanto accaduto con Smith io avrei voluto allontanarmi ma... Non ci riesco...-
Mi passo una mano tra i capelli, imponendomi di fermarmi. Se continuo di questo passo chissà cos'altro potrei biascicare... No, no, mi sono reso abbastanza ridicolo così. Aspetto una risposta salace che però non arriva: Alexandra sbatte le palpebre, incredula, poi con uno scatto barcolla all'indietro.
-Io... Devo andare...-
Oh no, dolcezza, tu non vai proprio da nessuna parte! Nello stesso istante in cui io mi sono posto davanti a lei per fermarla, Alexandra inciampa nell'erba e mi finisce praticamente tra le braccia. La afferro per la vita, aderendo il più possibile al suo corpo piccolo e morbido; la ragazzina alza il viso verso di me e questa volta non riesco a resistere alla tentazione.
La bacio d'istinto e quando finalmente mi consente di entrare nella sua bocca e di giocare con la sua lingua, scopro un gusto sconvolgente. E' caldo e delizioso, come il suo odore. La stringo contro di me e in questo momento non mi frega un cazzo delle telecamere, degli ospiti, di Elizaveta, dello show... Mi interessano solo le labbra di Alexandra, e le sue mani sulle mie spalle.
Si stacca titubante e si morde il labbro arrossato in una maniera che fa defluire il mio sangue verso il basso.
"Merda!" impreco mentalmente, cercando di allontanarmi da lei senza apparire troppo brusco: nessuna delle donne con cui sono stato a letto mi aveva fatto questo effetto con un semplice bacio. La voglio così tanto da star male fisicamente!
-Sai di menta!- esclama, sorpresa, ed io sorrido.
-Merito di una certa cheesecake...-
Le brillano gli occhi e vorrebbe aggiungere qualcosa, ma Robin ci chiama dal ristorante:
-Alex! E' arrivato tuo fratello!-
Il sorriso di Alexandra si attenua e si appoggia al mio braccio per tornare indietro.
-Arrivederci, signor Moore.-
Mi blocco di colpo e la fisso severo, anche se so che non può vedermi.
-Non chiamarmi più Moore!-
-E' il suo nome, sarebbe strano se la chiamassi Jake!- ribatte lei prima di affrettarsi, con qualche incertezza, verso la Ben Jelloun.
-Io trovo che sarebbe fantastico, invece.- mormoro, malinconico.
 
Tornato a casa, invece di stappare una bottiglia di birra come al solito e buttarmi davanti alla tv per ubriacarmi davanti a programmi che non seguo veramente, mi dirigo in cucina quasi con allegria. Ho ancora il sapore di Alexandra tra le labbra e al pensiero le serro automaticamente, come se avessi paura di sentir scomparire anche quelle ultimi flebili tracce.
Mi lavo le mani e afferro, con un gesto spontaneo, la vecchia bandana verde logorata dall'uso che sta appesa tristemente accanto alla finestra; me la rigiro tra le mani, pensieroso, prima di infilarmela per tenere indietro i capelli.
"Non la usavi più da anni, questa." esclama una voce nella mia testa e mentre butto la pasta e preparo gli ingredienti per il piatto che ho in mente davanti ai miei occhi compare un'immagine a tradimento: un ragazzino allampanato e taciturno, che osserva il più rinomato chef di New York con un misto di sfida e rabbia negli occhi... E una bandana verde sulla fronte.
-Qualche volta mi manchi, vecchio.- mormoro, pensando con affetto e amarezza al mio mentore, Simon Eckhart.
Quaranta minuti dopo, sono seduto al tavolo della mia cucina davanti ad un delizioso piatto di spaghetti e pesto di prezzemolo fresco. Apro l'agenda su cui annoto le mie ricette e che è gelosamente conservata su un ripiano della cucina: questo libro non è mai uscito dalle quattro pareti di casa mia.
Inizio velocemente a segnare per sommi capi il procedimento e a riflettere su cosa ancora non va.
"Buona e fresca, ma fin troppo semplice. Qualche altro ingrediente... Formaggio. Uno particolare, delicato, non troppo forte così da non coprire il pesto... Come ci starebbe un po' di peperoncino?"
Vorrei davvero poter chiamare Alexandra, in questo momento, per dirle cosa sto facendo, cosa è riuscita a smuovere con un semplice bacio. Non voglio dare un nome all'imperiosa spinta che mi da' vederla, toccarla e, Dio, assaggiarla come ho fatto oggi. Forse non ne sono nemmeno capace.
Ma so che, qualsiasi cosa mi stia scorrendo nelle vene, è tutta opera sua. 
 
 
Angolo Autrice:
Sono tornata!
Scusate se gli aggiornamenti sono incostanti, ma la scuola ultimamente risucchia tutte le mie energie e scrivere Chefs mi richiede più tempo rispetto alle altre storie :(
Ma penso che mi perdonerete facilmente, visto che questi due si sono finalmente BACIATI :D e Jake ha superato il suo blocco, o per lo meno ha iniziato, quindi che ne dite?
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate, quindi recensite, recensite, recensite! :)
Alla prossima
 
Crilu 
   
 
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