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Autore: Hisokagirl    11/04/2009    0 recensioni
Odio e amore.
Facce della stessa medaglia?
Uno non può vivere senza l'altro.
L'amore più carnale, e sdolcinato.
L'odio più insensato e terribile.
Genere: Romantico, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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3. My Paradise in the Hell

[E' solo una questione di occhi]




Uno sguardo all'indietro, una destra, poi infine uno a sinistra.

Nessuna copia, solo l'originale davanti a se.

Itachi Uchiha e Kisame Hoshigaki, nukenin di livello S e facenti dell'Akatsuki, erano lì pronti per attaccare i tre jonin, quasi inermi di fronte a tanta potenza.

Ma Kakashi non poteva avere paura.

Lui uno dei più potenti e rispettati Ambu di tutta Konoha non poteva tremare davanti a quegli occhi, che anche lui possedeva, nonostante non facesse parte dello sfortunato clan.

Era lì bloccato, a parlare cercando di risultare più coraggioso di quanto in realtà fosse,

Il pensiero di non uscire vivo da quel posto lo scoraggiava a tal punto da frenarlo come una femminuccia. Tuttavia, essere consapevole che nessuno avrebbe pianto la sua morte, aveva qualcosa di più... terribile.

Nella sua vita ormai non c'era più nessuno di importante. Tutti lo aveano lasciato, uno ad uno tutti erano morti: suo padre, Minato, Rin... Obito.

Poteva definirsi...sì solo.

«Kakashi Hatake! Il ninja copia del villaggio della foglia » disse l'uomo sfilandosi il cappello dalla nuca corvina. Era impressionante quanto il suo sguardo fosse impassibile.

«Itachi Uchiha. Tornato al villaggio eh? »

Non un sorriso era presente sul suo volto, non una qualsiasi espressione.

Solo... solo un immenso vuoto.

Gli occhi scarlatti e grandi, percorrono l'ambiente danzando da una persona all'altra:

Asuma, Kurenai... Kakashi.

«Stiamo cercando una persona » la voce inconsistente.

«Mh? E chi sarebbe? »

Una risata sommessa nacque dal petto dello squalo, spezzata dallo sguardo infuriato del compagno accanto a lui.

Con Itachi Uchiha il detto “uno sguardo non può uccidere”, poteva anche rivelarsi errato.

I suoi sguardi potevano uccidere eccome.

«Il tuo semplice Sharingan non potrà mai competere con il mio Kakashi » dichiarò infine, voltandosi verso il jonin. «Quanto sai resistere al dolore? »

Aprì lentamente gli occhi e il mondo intorno sembrò rallentare.

«Preparati »

E lo Sharingan incontrò lo Sharingan.




Inspirai l'aria, ancora convinto di trovarmi nella laguna.

Ma quello che mi riempì le narici non fu l'odore salmastro del mare, ma uno più acre, più riconducibile all'odore del sangue seccato.

«Visto Kakashi? »

Provai a muovermi, senza successo.

«Non puoi sfuggire al vero Sharingan » Trasalii sentendo la sua voce vicina. Troppo vicina.

Aprii gli occhi, dimenandomi nella sua prigione scarlatta. Sentivo i polsi bruciare, imprigionati tra qualcosa di ruvido; vagai con lo sguardo per l'ambiente circostante e capii di essere in trappola.

«I-Itachi » sibilai, guardando la figura che pericolosamente si avvicinava: portamento elegante, l'abituale vestito e una spada tenuta nobilmente in mano. Ma il particolare più spaventoso non era la consapevolezza di quello che stava per fare; erano i suoi occhi. Prima calmi e ora... semplicemente folli.

«Quanto potrai resistermi? »

Avrei voluto ridere per l'esplicito doppio senso nelle sue parole, avrei voluto citargli frasi dell' Icha Icha Paradise come, in una situazione normale, avrei fatto. Ma non mi sembrava il caso; non era il momento di stupide battutine pronunciate da un pervertito naturale.

L' Uchiha, intanto, raddrizzò la spada orizzontalmente, protendendola verso il mio fianco.

«Chissà quanto » Mosse la spada, e la pelle si lacerò al contatto con la lama affilata. Un dolore mi percosse il corpo, mostrandosi sotto forma di urlo strozzato, il più sommesso possibile. Non meritava di ricevere il mio dolore.

Era insopportabile, mille aghi che mi dilaniavano il petto: chiusi gli occhi, costretto dal mio assassino. Lo sentivo il sangue colare per la gamba, imbrattando i vestiti sotto il suo passaggio; lo sentivo pulsare nel piccolo squarcio subito sopra alla gamba.

Ma allora... allora perchè niente di tutto questo era reale? Niente ferita, niente sangue, niente dolore.

«Questa è... un Genjustsu? » ansimai, boccheggiando l'aria pesta di sangue.

«Nella mia luna insanguinata » cominciò la frase, ma non la terminò. No, il suo divertimento ora era ferire me con l'ennesimo colpo di spada. Che divennero due, tre. «Io controllo lo spazio e il tempo, e perfino la massa degli oggetti » L'ennesimo dolore, stavolta più intenso degli altri.

«A partire da adesso, sarai sottoposto a 72 ore di tortura » Gocce salate trasudavano dal volto, come sempre coperto. «A meno che » Alzò il braccio, andando a tastare – sadico – la ferita pulsante.

«tu non riesca ad occuparmi in maniera differente »

Le dita si sporcarono del mio sangue, la sua voce diventò suadente e i suoi lineamenti si fecero più morbidi.

Era impressionante quanto assomigliava a Obito: quegli occhi vermigli sporcati di nero.

Quegli occhi che furono la sua condanna, e la mia salvezza in molte occasioni.

«Cioè? » Sapevo a cosa si riferiva, i suoi occhi lasciavano trapelare – per la prima volta - tutto. Ma il mio orgoglio mi ordinò di fargli pronunciare quelle parole.

Ma lui non disse niente, solo un movimento meccanico di chi gioca con la sua preda: con le dita scese verso la coscia, soffermandosi sul linguine divenuto fremente.

«Lasciami checca » ordinai cercando di essere il più convinto possibile. Quello che uscì fuori però, sembrava più un gemito portato dall'improvviso piacere.

«O questo o il dolore di prima Kakashi. Dimmi la verità. Cosa preferisci? »

Divertito, giocò con l'orlo dei miei pantaloni, abbassandoli con un'esasperante lentezza.

Un gemito lasciò le mie labbra al tocco del membro teso.

«Da uno come te, non potevo sperare di meglio » sussurrò, giocandoci come un bambino.

La percorreva con le dita affusolate, passando dalla punta turgida e gonfia fino ad arrivare alla gola.

«La tua risposta Kakashi Hatake? » mugolò, ordinando ad una delle sue copie di slegarmi.

Rimasi in silenzio, osservando le sue mani muoversi lente.

«Icha Icha Paradise, capitolo quattordici » parole scoordinate, forse senza senso.

«Mh?»

«E il ragazzo disse: “La tua risposta allora qual'è Saeko? Mi darai quello che voglio o preferisci ritornare alla tua vita abituale?” La ragazza esitò guardandosi intorno imbarazzata. Poi si tolse i vestiti, un 

sorriso malizioso che piegava le sue labbra sottili. “Prendimi” Lì cominciò il suo paradiso. » Ricordavo tutto il libro a memoria, ma quel punto mi colpì particolarmente: il ragazzo, suo nemico, suo 

aguzzino riuscì ad ottenere fiducia sotto le coperte. Chi se lo immaginava che un giorno la stessa situazione sarebbe capitata anche me?

«Bene » Si inginocchiò, arrivando con il volto all'altezza dell'interno coscia: gli occhi chiusi, il volto divertito, mentre il mio piacere venne rinchiuso in un umida prigione.

«Itachi... » Sentii le ginocchia tremare al contatto della sua lingua. Uno sciame di gemiti, intanto rieccheggiò nel rosso del cielo. Troppo voluti, per essere soffocati.

«C-Ci sono » provai ad avvertirlo, ma non si curò delle mie parole.

Itachi Uchiha, Nukenin di livello S, assassino della sua stessa famiglia, ora... stava procurando piacere a me, un semplice jonin.

«Divertito? » si accarezzò la guancia, pulendosi il seme con cui avevo sporcato il viso candido.

«Diciamo di sì »

«Mmm... Beh, non è ancora finito. Abbiamo settantadue ore a disposizione Kakashi »

Un – raro- sorriso piegò le sue labbra, troppo vicine alle mie per essere ignorate.

Senza pensarci, posai la mia mano – finalmente libera – dietro la sua nuca, spingendolo verso di me, perdendomi in quel lascivo e violento bacio.

Le sue labbra si muovevano fameliche, contemporaneamente alle gemelle a contatto.

Cercava la mia lingua, la pretendeva.

«Non vedo l'ora »

Sì. Li cominciò il mio di paradiso, al centro esatto dell'inferno.




Un sussulto percosse il corpo del jonin, facendolo cadere all'indietro.

«Stai bene Kakashi? » sussurrò la donna accanto a lui. «Dobbiamo ancora tenere gli occhi chiusi?»

Si guardò intorno stranamente stanco e vide di essere tornato alla laguna.

Erano passati pochi secondi a giudicare dall'ambiente circostante, eppure...

il piacere e il dolore provato nella prigione scarlatta dell' Uchiha, li sentiva ancora dentro si se.

«N-Non preoccupatevi per me, pensate solo a non aprire gli occhi. Sarebbe la fine per voi. »

«Ok»

Alzò la mano, andando a sistemare il coprifronte sul suo Sharingan, mentre con l'altra provò ad alzarsi. L'occhio faceva male.

E finalmente lo vide quel suo sguardo ghignante, osservarlo divertito in ogni goffo movimento.

Aveva giocato con lui, lo aveva preso puntando sul suo unico punto debole.

Era riuscito a farlo gemere, nonostante fosse stato da sempre il seme.

Era riuscito... ad ottenere la sua fiducia sotto le coperte, come aveva fatto il ragazzo nel libro.

«Bastardo» sibilò il jonin, scagliandosi contro il nukenin.

La loro sembrava quasi una danza, fatta di schivate e di colpi andati a vuoto.

Era stanco, e in quelle condizioni non sarebbe mai riuscito nemmeno a procurargli un graffio.

«Bastardo pervertito» sussurrò nuovamente Kakashi, cercando di colpirlo con il kunai in mano.

Itachi tornò serio, prendendo il jonin per un braccio: nei suoi occhi la stessa eccitazione di poco prima.

Sussurrò poche parole.

Pronunciò poche sillabe.

Ma bastarono a far cadere a terra il jonin, sconvolto e imbarazzato.

«Tanto lo rifaremo presto Kakashi»






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Sì. Oddio. òò

Questa l'ha voluta lei eh xD
Va bè una ItaKaka nella luna insanguinata di Itachi, òò
Qualche commento è sempre ben accetto <3











  
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