Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    19/05/2016    1 recensioni
Ricordate le vicende dei ragazzi di Hèléne e i suoi amici, simpatico telefilm andato in onda nell'ormai lontano 1995 per essere poi brutalmente interrotto solo poco tempo dopo? Bene, perchè in Francia invece non ha subìto alcuna interruzione bensì numerosi cambiamenti che lo hanno portato ad assomigliare a una specie di soap opera, con tanto di nuovi personaggi che mescolandosi agli storici si impegnano a vivere le proprie vite affrontando argomenti ben più seri di quelli a cui ci avevano abituati, poichè la storia continua 20 anni dopo. Attualmente in Francia sta andando in onda la settima stagione, ma gli attori son già pronti per l'ottava. Molte cose sono cambiate negli anni e questa fan fiction comincia proprio da qui... solo con qualcosa in più.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si risvegliò lentamente in un letto sconosciuto, tra lenzuola ruvide che odoravano di disinfettante mentre cercava faticosamente di mettersi a sedere, la testa ancora pulsante e dolorante.

- Cerca di restare a riposo, ne hai davvero bisogno.

Si voltò piano verso quella voce dal tono morbido e inaspettato, grata di potergli  associare un volto ora che la sua vista stava via via tornando alla normalità, restituendole finalmente immagini più nitide e definite. Si rilassò sprofondando di nuovo sui cuscini, stringendo forte la mano che le veniva offerta.

- Christian, sei qui.

Sussurrò e lui sorrise, accarezzandola piano.

- E dove vorresti che fossi? Sai che mi troverai sempre al tuo fianco. Qualunque cosa accada.

Le rispose, guardandola con tenerezza. D’un tratto la vide trasalire e le mani scivolarono veloci fino alla sua pancia, ormai quasi completamente piatta, tastandola a lungo con aria preoccupata.

- Il bambino! Lui sta bene, non è vero? Per favore, dimmi che sta bene!

- Stai tranquilla, non hai niente da temere. Sei in ospedale adesso, qui si prenderanno cura di te e sì, anche di loro.

Per un attimo credette di non aver capito bene il senso di quelle parole.

- Loro? Cosa…cosa significa questo?

Chiese e Christian annuì lentamente nella sua direzione, intrecciando le dita a quelle di lei.

- Sono due Johanna, due splendidi gemellini. Un maschio e una femmina.

Sopraffatta dall’emozione la giovane donna si lasciò andare a un pianto liberatorio che lui cercò a lungo di consolare, spiegandole poi con molto tatto che i gemelli avevano avuto qualche problema respiratorio subito dopo la nascita ma che adesso sembravano stare meglio, e che i medici li avrebbero tenuti sotto osservazione ancora per qualche giorno per essere sicuri che tutto procedesse per il meglio.

- Solo che – aggiunse poi, esitante, prima di abbassare lo sguardo – non si può essere  sicuri che siano completamente fuori pericolo, almeno non ora che sono ancora così piccoli. Quello che voglio dire è che alcuni, eventuali problemi potrebbero presentarsi via via durante la crescita, e che dobbiamo essere preparati a…

Si interruppe bruscamente, notando la sua espressione afflitta.

- I miei poveri bambini.

Gemette in preda alla disperazione, cercando e stringendo ancora una volta le sue mani in cerca del conforto di cui aveva bisogno per provare ad accettare quella difficile situazione. Christian si chinò su di lei, sfiorandole la fronte con un bacio.

- Vedrai che andrà tutto bene – mormorò – saranno dei grandi, meravigliosi guerrieri, proprio come la loro mamma. Non temere, quando ti sentirai un po’ meglio e sarai in grado di alzarti potrai finalmente conoscerli e sono sicuro che mi darai ragione.

Tornò a sedersi sul letto, accanto a lei e una piccola ruga poco profonda solcò presto la sua fronte pallida, rabbuiandolo improvvisamente in volto. Johanna lo guardò con infinita pena.

- Amore, che cosa ti prende ora?

Gli domandò, ansiosa.

- Ascoltami, so che per te dev’essere molto difficile parlarne e voglio che tu sappia che non ho intenzione di forzarti in alcun modo, ma ho bisogno di sapere se lui…lui ti ha…

- Non lo so – chiarì lei, subito, indovinando le sue intenzioni – ero quasi sempre stordita. Non faceva che drogarmi e di quei terribili giorni ho solo ricordi vaghi e confusi, ma tu, mon Cri Cri, ti prego, non devi pensare nemmeno lontanamente di non essere il padre di quei bambini.

- Come puoi esserne sicura?

- Credimi, se c’è una cosa di cui sono assolutamente sicura è proprio questa. Ero già incinta prima che tutta questa brutta storia avesse inizio, lo avevo scoperto solo da qualche giorno e non volevo parlartene per telefono, per questo non te l’ho detto subito. Ma te ne avrei parlato al mio ritorno, volevo farti una sorpresa. Mi dispiace tanto, amore mio. Perdonami.

Si sollevò quanto bastava per abbracciarlo e lui la ricambiò stringendola a sé e nascondendo la testa sulla sua spalla, permettendosi finalmente di gioire completamente.

- Non c’è nulla che debba perdonarti, tesoro, anzi, dovrei solo ringraziarti perché ti devo la vita. Se non fossi arrivata all’improvviso a salvarmi…

- L’ho ucciso, non è così?

Lo interruppe, seria, cercando i suoi occhi e lui scosse la testa, sfiorandole dolcemente i capelli arruffati.

- No, lo hai solo tramortito ma ora devi stare tranquilla, perché quel mostro non potrà mai più farti del male. Te lo giuro.

Per tutto il tempo l’aveva sentita tremare in maniera incontrollabile e ora, tra le sue braccia poteva percepire il suo cuore battere all’impazzata così la strinse più forte, cercando di trasmetterle tutto il calore di cui era capace pur di tranquillizzarla almeno un po’. Anche se sapeva che non sarebbe stato facile provare a lasciarsi alle spalle tutta quella terribile sofferenza provata mentre era nelle mani di quell’assassino. Se solo avesse saputo, se solo avesse capito prima ciò che stava succedendo invece di chiudersi in se stesso, perdendo tempo a crogiolarsi nel suo dolore, forse…forse le cose sarebbero andate diversamente, ora.

- Mi sento così male Christian e vorrei davvero provare a concentrarmi su di te, i nostri figli e sulla nuova vita che ci attende, ma l’unica cosa a cui riesco a pensare è al bisogno che ho di quella roba che sembra divorarmi dentro ogni minuto che passa. La mia pelle brucia e sento che sto sudando freddo, ed è tutto così maledettamente frustrante…sono una tossica, non è così? Quel maledetto mi ha trasformata in una tossicodipendente, vero?

Esclamò con gli occhi sgranati mentre, devastata da quella nuova, orribile consapevolezza scoppiava in un dirotto e inconsolabile pianto, agggrappandosi al fidanzato con tutte le sue forze e lasciando che lui le accarezzasse ritmicamente la schiena, provando di nuovo a tranquillizzarla che tutto si sarebbe presto sistemato e che insieme avrebbero superato quella triste situazione.

- Ne usciremo amore, ti prometto che insieme supereremo tutto quanto. Non devi aver paura, io ti aiuterò.

 

 

   
 
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