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Autore: nalla85    19/05/2016    1 recensioni
Spesso si pensa al proprio compleanno come ad un giorno qualunque, un giorno come tanti se non fosse per quel piccolo +1 da aggiungere alla propria età, ma oltre quello nulla di particolare. In fondo...cosa può succedere di diverso da tutti gli altri giorni?
Questo è quello che ha sempre pensato Lucy, ma un sogno ricorrente, o meglio un incubo, infesta le notti che precedono il suo compleanno, lasciandola sempre ansimante e spaventata al sorgere del sole.
La giovane non sa cosa voglia dire quel sogno, né a chi appartengano quegli occhi verdi che la incatenano né il motivo per cui sente il bisogno di fuggire.
Ma fuggire da cosa? Chi è quella persona spuntata all'improvviso nella sua vita i cui occhi le sembrano stranamente familiari? E perchè si ritrova braccata?
Per Lucy il giorno del suo compleanno rappresenterà una seconda rinascita... ma per cosa?
Eccomi con una nuova storia! La trama non dice molto me ne rendo conto ma spero che saprà comunque stuzzicare la vostra curiosità e farvi trascorrere qualche piacevole minuto in mia compagnia ^^
A differenza dell'altra mia long questa sarà davvero mini per cui non vi costringerò ad attese eterne ;)
Buona lettura ^_^
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Natsu trattenne a stento un urlo di rabbia e frustrazione quando fiutò il fetore dei segugi che permeava l’aria attorno al complesso universitario.
«Cazzo» imprecò varcando il perimetro del campus.
La loro presenza poteva significare una sola cosa: l’avevano trovata.
«No. È la mia preda!» ringhiò, correndo verso l’entrata della biblioteca.
Come hanno fatto quei bastardi a fiutarla prima di me?
Era questa la domanda che assillava senza sosta la mente di Natsu. Quel giorno gli era capitato più volte di perdere le traccia della donna e, sebbene lo avesse trovato strano, aveva relegato quel pensiero in un angolo della sua mente, sicuro della sua convinzione di essere stato l’unico del clan ad averla fiutata.
«Idiota» imprecò contro sé stesso, maledicendosi per aver liquidato tutto come una semplice coincidenza e aver perso così tempo prezioso.
Non appena giunse davanti all’entrata della biblioteca, un ringhio fuoriuscì dalla gola dell’uomo nel vedere con quanta violenza le ante della massiccia porta in legno erano state sradicate dai cardini e gettate sull’asfalto. Tuttavia, non fu quella manifestazione di forza bruta ad allertare i sensi di Natsu. No, fu l’odore di sangue e morte che proveniva dall’interno.
«Maledizione!»
Sebbene la sua parte razionale gli urlasse a gran voce che quello percepito non era l’odore del sangue della donna, il terrore e la paura offuscarono ogni cosa perciò Natsu si lanciò velocemente verso il punto da cui proveniva l’odore intenso del sangue che scorreva incessantemente.
Non passò nemmeno un minuto che, non appena svoltato un angolo, trovò il corpo di una giovane donna riverso scompostamente a terra, le gambe spezzate che formavano un angolo innaturale e il viso ricoperto da così tanto sangue da renderlo quasi irriconoscibile.
Non è lei, pensò sollevato, rassicurato sia dall’odore di quella vittima innocente che dal colore bluastro dei capelli che spiccava in contrasto col rosso cupo del sangue vivo.
Ma il sollievo di Natsu fu di breve durata.
«NOOOOOOOO»
Paura e dolore vibrarono con la medesima intensità nell’urlo che si propagò lungo le pareti colpendo Natsu con un impeto tale da farlo vacillare. Bastò un istante di esitazione nell’uomo affinché la bestia prendesse il sopravvento, costringendolo ad arretrare per cedergli il posto. Emerse con ferocia da quel luogo oscuro cui era costretta lasciando che la sua furia offuscasse i timori della controparte umana, focalizzandosi sulla sua preda.
Natsu avvertì quella volontà, quella forza e per una volta non ostacolò la mutazione, ma anzi l’accolse. Nonostante la gravità e l’urgenza della situazione, si obbligò a non pensare ad altro che al cambiamento in atto. Non poteva permettere all’istinto animale di fuoriuscire completamente, poiché rischiava di restarne soggiogato trasformandosi in una macchina assassina capace di uccidere chiunque gli si parasse lungo il cammino. Avrebbe potuto uccidere perfino lei.
Con la sua immagine in mente, la sua pelle candida, i lunghi capelli biondi e quel dolce profumo di vaniglia, Natsu ignorò i muscoli del suo corpo che si tendevano e si contraevano, i canini che si allungavano fino a diventare delle zanne, gli artigli che si protraevano dalle dita, i suoi sensi che s’intensificavano.
Metà uomo e metà bestia, Natsu si lanciò a velocità disumana lungo i corridoi dell’antico edificio, bloccandosi di colpo alla vista che gli si parò davanti una volta raggiunta la sua meta.
Tra tavoli ribaltati, libri a terra e scaffali rovesciati, tre enormi segugi dal manto grigio fissavano con bramosia la donna bloccata a terra da un Rymahon che le teneva un ginocchio ben piantato al centro della schiena, tirandole al contempo i capelli così da farle tendere la testa all’indietro, esponendole il collo vulnerabile. Una posa di sottomissione il cui unico scopo era quello di rendere la vittima consapevole della propria impotenza e vulnerabilità.
Merda. Non lui!
I loro sensi erano completamente focalizzati sulla donna, un’occasione perfetta per poterli attaccare di sorpresa; ma quando Natsu posò il suo sguardo su quello terrorizzato di lei, sul viso rigato dalle lacrime e dai singhiozzi a stento trattenuti, si bloccò, lasciando sfumare quell’occasione propizia.
Quella vista gli aveva infiammato il sangue al punto da bloccarlo sul posto, la furia troppo intensa da permettergli di compiere anche un solo passo. Natsu emise un ringhio minaccioso, rivelando così la sua presenza.
«Azir»
Non appena ebbe pronunciato quel nome, quattro paia di occhi scarlatti si fissarono su di lui. Senza dar loro il tempo di pensare, Natsu si gettò sulle due bestie più vicine riuscendo a lacerargli gli occhi e il naso, rendendole così inoffensive. Si voltò per attaccare la terza bestia, che aveva approfittato della sua distrazione per saltargli addosso puntando alla giugulare. Natsu riuscì ad evitarlo chinandosi e rapido sollevò il braccio così da lacerare con gli artigli il fianco della bestia. Nonostante la ferita subita, quest’ultima ripartì immediatamente all’attacco mirando alla gamba di Natsu che invece di schivare, decise di sfruttare la rincorsa del nemico per sferrargli un calcio sul setto nasale, rompendoglielo.
Guaendo di dolore, l’animale indietreggiò e Natsu ne approfittò per afferrargli con una mano la parte superiore del muso e con l’altra quella inferiore. Dopo di che tirò. Tirò con tutta la forza di cui era capace finché non riuscì a lacerare la carne del nemico, gettandola ai lati opposti del pavimento.
Tre minuti.
Natsu era riuscito a mettere fuori combattimento tre segugi addestrati in soli tre minuti.
Ansimante e con l’adrenalina che pompava furiosa nelle vene, l’uomo si voltò verso l’ultimo nemico rimasto, il più pericoloso.
«Azir» pronunciò ringhiando. «Lasciala. Subito.»
Questi non rispose. Rimase immobile, fissandolo. Gli occhi rossi non mostravano alcuna emozione, nessuna sorpresa, nulla.
Natsu non capiva. Perfino lui era stupito di essere riuscito a combattere e a vincere contro ben tre nemici contemporaneamente, specie se di quel calibro. Era ben consapevole che Azir portava con sé solo i migliori durante le sue missioni. Soprattutto quando queste erano importanti, come in quel caso.
Dopo quelle che parvero ore, Azir si alzò lentamente, costringendo la donna a muoversi con lui dato che stringeva ancora nel pugno i suoi capelli.
Un gemito di dolore fuoriuscì da quelle labbra tremule.
«Lasciala. Subito. Non te lo ripeterò un’altra volta, Azir» minacciò Natsu, stringendo le mani a pugno, pronto a scattare. Sentiva il fuoco ardergli nelle vene, una brama di sangue senza precedenti. Avvertiva il desiderio della bestia di attaccare il nemico, di squarciare, ferire, lacerare. Ma, soprattutto, voleva che il sangue di quell’uomo scorresse tra le sue zanne. Il suo. Di colui che aveva osato toccare la sua preda.
Inaccettabile.
Uomo e bestia erano entrambi d’accordo. Azir doveva morire. 
Nessun rumore riecheggiava tra quelle pareti. Anche la donna se ne stava immobile in attesa della sua sorte.
Natsu stava per perdere la pazienza quando finalmente l’uomo dinanzi a lui socchiuse gli occhi rossi, che brillavano come rubini a causa dei raggi lunari che filtravano dalle finestre, il viso contorto in una maschera di rabbia e disgusto.
«Ti è sempre piaciuto fregartene delle regole, vero peherat? Fregartene di tutto e tutti per seguire solo il tuo istinto. Ma stavolta hai firmato la tua condanna a morte.»
Una luce sadica e folle trapelò da quegli occhi colmi di odio mentre strattonava davanti a sé la donna, che sussultò riuscendo però a non emettere alcun suono. Natsu avvertiva da lei non più paura e dolore, ma solo un’inevitabile rassegnazione.
«No» mormorò a voce bassa per la troppa collera. Non sopportava più quella vista. Ma, quando i suoi occhi scuri incontrarono quelli nocciola di lei, fu la fine.
«Aiutami» mimò lei con le labbra, implorandolo. 
Uccidilo. Uccidilo. Uccidilo.
La lotta da poco sostenuta non fu nulla in confronto a quella che dovette affrontare con la sua bestia non appena udì quella richiesta di aiuto. Come si poteva lottare contro un istinto al quale si voleva obbedire con ogni fibra del proprio essere?
Ignaro del vortice di emozioni che ribollivano in Natsu, il Rymahon continuò a parlare: «Natsu, Natsu. So bene il motivo della tua presenza. Una perla rara come lei…» abbassò lo sguardo sul corpo di lei. «Un odore come il suo…» si portò una ciocca di capelli al viso per annusarla, costringendo la donna ad alzarsi. «Hai mirato troppo in alto stavolta Natsu. Avresti dovuto puntare alla preda di un altro prehemon
«Come hai fatto tu, bastardo?» Le zanne di Natsu erano allungate al massimo.
Un ghigno sadico si delineò sul volto di Azir. «Esattamente. Ma non puoi, vero?» Poi indicò lei. «Questo sangue non è destinato a un verme come te. Hai firmato la tua condanna a morte, Natsu. E non sai quanto mi rende felice il poterla eseguire personalmente.»
Con uno strattone gettò la giovane di lato, la quale sbatté il viso a terra prima di sollevarsi e iniziare a indietreggiare, senza mai voltar loro le spalle, fino all’uscita.
Natsu non osò posare lo sguardo su di lei, i sensi completamente focalizzati sulla lotta che stava per svolgersi.
«Sai» continuò Azir «in fondo dovresti ringraziarmi. Grazie a me potrai finalmente ricongiungerti con quella cagna di Lisanna.»
«MALEDETTO!»
Per Natsu, il sentir pronunciare quel nome dalla bocca del responsabile della sua condizione, fu la goccia che gli fece perdere completamente la ragione.
Nel medesimo istante, entrambi gli avversari partirono all’attacco, gettandosi l’uno contro l’altro. Ogni attacco era eseguito con rabbia e ferocia ma, nonostante qualche colpo fortuito, la disparità di forze era evidente. Natsu era consapevole di come il suo stato di peherat lo rendesse inferiore al Rymahon, dato che non poteva sfruttare appieno i poteri della bestia come faceva l’avversario.
Nonostante ciò, Natsu si rifiutò di arrendersi. Sulle sue spalle gravava un peso troppo importante.
Schivò, saltò, lacerò con zanne e artigli senza però riuscire a superare la difesa del nemico. Per ogni colpo che affondava, ne riceveva due indietro.
Ansimante, indietreggiò per riprendere fiato. Si scostò una ciocca di capelli dal viso mentre con una mano premeva sulla ferita inflittagli al costato e dalla quale zampillava il sangue.
Stava perdendo.
Ogni respiro gli provocava una fitta di dolore. Anche la sua bestia iniziava a rendersi conto della situazione lasciando Natsu privo della sua forza.
Era debole. Troppo per poter eguagliare la forza e le abilità di un Rymahon al pieno delle sue forze.
Il senso d’impotenza e frustrazione che avvolse Natsu fu marcato dalla risata grondante di superiorità e disprezzo di Azir, che se ne stava di fronte a lui con un’espressione compiaciuta e beffarda, il corpo scalfito da pochi segni.
Dannazione. Non posso perdere. Non posso.
«Non ci siamo già passati io e te, Natsu?» Si avvicinò a lui fino a quando non ci fu solo un passo a dividerli. «Non abbiamo già vissuto una situazione simile? Ma questa volta non ci sarà Lisanna a salvarti.»
Natsu chinò il capo, dando l’impressione di arrendersi. Probabilmente, se non fosse stato così arrogante e sicuro di sé, Azir si sarebbe insospettito di quella posa estremamente remissiva, così atipica da parte di Natsu.
Fu quella l’occasione che stava aspettando.
Fece appello a tutto ciò che restava del suo potere per sferrare un ultimo attacco. Odio e furia guidarono la sua mano nell’affondare gli artigli nello stomaco di Azir, penetrando completamente la carne. Gli occhi del Rymahon si spalancarono mentre fissavano quelli verde acceso di Natsu.
«Questo è per Lisanna, bastardo»
Nel ritrarre la mano, Natsu fece in modo di allargare quanto più possibile i suoi artigli così da provocare delle profonde lacerazioni interne.
Mentre Azir si accasciava a terra, Natsu gli volse le spalle, allontanandosi, sapendo di avere i minuti contati. Una ferita del genere non era mortale per uno come Azir, ma gli avrebbe momentaneamente impedito di muoversi.
Natsu avrebbe voluto farlo fuori definitivamente, ma quel colpo gli era costato caro. Non aveva più un briciolo di potere e doveva ancora portare a termine il suo compito.
Cercando di muoversi il più velocemente possibile date le condizioni in cui versava, tornò indietro seguendo la scia di Lucy.
Ti prego. Fa che la trovi in fretta.
Forse la sua preghiera fu udita da qualcuno perché la trovò non lontana dall’ingresso, piangendo disperata mentre era china sul cadavere della donna che aveva incontrato entrando. 


Note dell'autrice
Eccoci con un nuovo capitolo! Sono stata velocissima vero? Cosa ne pensate di questa nuova versione di Natsu? 
Non esitate ad esprimere la vostra opinione ;)
A presto!

By Lucia <3
   
 
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