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Autore: WhileMyGuitarGentlyWeeps    20/05/2016    1 recensioni
Joan Cameron si trasferisce a New York dopo aver capito che la vita che credeva perfetta era in realtà una gabbia dorata. Arriva al 4D in una fredda mattina di febbraio e la sua porta non si apre.
Accorre in suo aiuto, come un principe su un cavallo bianco, quello che sarà poi il suo vicino, aprendo la porta di casa sua. Lui di fiabesco non ha nulla. E’ un’anima tormentata, svuotata.
Da quel freddo giorno di febbraio le loro vite si incrociano e si scontrano in una danza in cui non ci sono né vincitori né vinti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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17.

‘Cause you’re all I need
 

Era una settimana che Joan lavorava al locale di Steve. Del Vecchio non c’era stata più traccia, così come dei suoi scagnozzi. Cult l’aveva solo incrociato un paio di volte sul pianerottolo e al locale, ma si erano a malapena salutati.

Angela aveva smesso di lavorare, ma in compenso aveva conosciuto Caroline, l’altra cameriera. Era una alta alta e magra magra, con un viso spigoloso ma armonioso e ricci capelli castani. Era l’opposto di Joan, insomma.

“Joan, vado in pausa. Ho l’ordinazione del tavolo vicino al bancone, ci pensi tu?”

Joan le sorrise, annuendo.

“Steve l’ordinazione di Caroline per il tavolo vicino al bancone?”

“Arriva subito”.

Portò la media chiara al tavolo, talmente concentrata che solo ad un passo dalla persona che aveva fatto l’ordinazione si accorse che lei quel ragazzo lo aveva già visto da qualche parte. Già, ma dove?

Era biondo, gli occhi lucidi e chiarissimi. Sbarbato e bello. Ma certo! Era uno dei tre ragazzi che avevano accompagnato il Vecchio la settimana prima.

“Ecco la tua ordinazione”. Gli poggiò la birra su tavolo sbattendola leggermente, senza nemmeno rendersene conto.

“Grazie”. Lui cercava il suo sguardo, ma lei glielo negò, tornando da dove era venuta.

Passò almeno un’ora a fissarla, cosa che a lei dette particolarmente fastidio. All’ennesimo incrocio di sguardi Joan si diresse verso il suo tavolo.

“Senti potresti evitare di fissarmi? Sei abbastanza irritante!”

Lui sorrise, ma non con fare arrogante, ma come se fosse realmente divertito.

“Beh, che hai da ridere?!”

“Lo sapevo che avevi temperamento!”

“Oh, questo non è nulla! Se vuoi evitare di conoscere la mia ira funesta smettila!”

Lui continuava a ridere, per nulla scalfito da quelle minacce, mentre lei tornò al suo lavoro.
 

Il resto della serata passò tranquilla.

“Ciao ragazzi, ci vediamo domani”. Disse Joan recuperando dallo spogliatoio le sue cose.

Uscendo si sgranchì il collo, rilassando le spalle.

“Stanca?”

Quasi le venne un infarto dallo spavento. Si voltò di scatto, spaventata.

Era di nuovo il ragazzo biondo di poche ore prima.

“No ma dico, sei impazzito?!”

Lui rise, di nuovo.

“Non volevo”. Alzò le mani, in segno di resa.

“Beh, se non volevi spaventarmi potevi evitare di arrivarmi alle spalle in quel modo!” Disse lei sarcastica, incamminandosi.

Lui la seguì.

“Ma sei forse uno stalker?” Disse Joan irritata, voltandosi nuovamente di scatto.

“Direi di no…”

“Ma mi stai seguendo… Puoi smetterla?” Lo fissò, serissima.

“No… Non credo la smetterò”. Disse lui con una naturalezza quasi imbarazzante. “E’ notte e non credo sia il caso che tu te ne vada in giro da sola”.

“Beh, si da il caso che sia in macchina”. Indicò la sua auto, dall’altra parte della strada. “Quindi, a meno che Jack lo squartatore non sia nascosto dietro quel cassonetto, per stasera sono salva”.

“Vorrà dire che ti accompagno alla macchina, sai Jack potrebbe essere nascosto sotto un’auto, o in un tombino”.

Joan lo guardò come si guarda uno strano animale mitologico. C’era da dire che era carino, aveva un bel sorriso, quindi sorrise di rimando e riprese a camminare, certa che lui l’avrebbe seguita.

Dopo pochi passi arrivarono all’auto.

“Sana e salva!” Disse Joan cercando le chiavi.

“Beh, sono un ottimo bodyguard, diciamocelo!”

Lei sorrise.

“Sono Huck”. Le tese la mano.

Lei la strinse. “Joan”.

“Vorrei invitarti ad uscire, Joan”.

Lei, stupita, scosse la testa.

“No, guarda non credo che…” Alzò lo sguardo incrociando quello di lui, intristito.

“Non mi guardare con quella faccia da cane bastonato!”

“E tu non rifiutarmi!”

Joan scosse la testa, allibita. “Io non ti conosco nemmeno!”

“Beh, se mai uscirai con me mai mi conoscerai!” Disse lui sicuro. “E poi sono uno che prende queste cose seriamente, non vorrai mica essere la causa della mia depressione?!”

Lei si trovò a sorridere sotto i baffi, divertita dal suo comportamento.

“Domani è il mio giorno libero”.

“Mi stai concedendo un appuntamento?”

Scosse la testa. “Beh potremmo trovarci nello stesso posto alla stessa ora…”

“Facciamo qui?”

“Nel parcheggio?!” Lo prese in giro lei. “Alternativo!”

Lui rise. “O forse non ti va di stare nel posto dove lavori…”

“No, va benissimo qui. Alle nove?” Propose lei salendo in macchina.

“Alle nove”. Confermò Huck chiudendole la portiera.

 
“Tu sei pazza a venire qui anche nel tuo giorno libero. Conoscendo Steve ti farà servire qualche tavolo!” Caroline rimproverò Joan, ma poi sembrò ripensarci. “Aspetta
un po’…Sei tutta elegante e hai il rossetto rosso! E’ un appuntamento!”

Aveva gli occhi a cuore, probabilmente stava già pensando a cosa indossare al matrimonio di Joan e del suo misterioso accompagnatore.

“Chi è?! Chi è?! Dai dimmi chi è!!”

Si comportava come una bambina, ma Joan la trovava decisamente tenera.

“Non è nulla di serio, so a malapena come si chiama, quindi smettila di immaginarmi con l’abito bianco!”

“Lo conosco?” Chiese ammiccando.

Joan alzò le spalle. “Viene qui a volte, quindi è possibile che tu lo abbia visto”

Proprio in quel momento dall’entrata principale entrò Huck, stretto in una giacca di pelle nera che faceva risaltare i suoi occhi chiari, visibilissimi nonostante la poca luce. Era fermo pochi passi oltre la porta e si guardava intorno.

Joan gli sorrise agitando la mano e lui rispose con un gesto distratto e cercò di avvicinarsi facendo lo slalom tra le persone.

“Ah, è lui il tuo appuntamento…” L’entusiasmo che coloriva la voce di Caroline fino a un momento prima era sparito.

“Sì, perché?”

Caroline si allontanò, proprio un attimo prima che Huck raggiungesse Joan.

“Ciao”.

Joan scacciò i pensieri causati dall’affermazione di Caroline e gli sorrise. Si sedettero a lato del bancone.

“Steve puoi farci un Cosmopolitan e una media chiara?”

Steve annuì, guardando fisso Huck.

Joan percepiva astio che non capiva, e questo la indispose, ma Huck era carino e gentile. Le rivolgeva grandi sorrisi.

Stavano parlando del più e del meno quando Huck ricevette una telefonata e uscì per rispondere.

“E dove vi sareste conosciuti?”

Steve era spuntato dal nulla spaventando Joan. “Ehm…Qui, ieri sera…”

Non sembrava per niente convinto. “Quindi ora esci con uno che conosci da nemmeno ventiquattro ore?”

Joan lo guardò esterrefatta. “Farò finta di non aver sentito questa domanda che ritengo estremamente offensiva in quanto non sono affari tuoi da quanto conosco le persone con cui esco”.

“Senti, non è che io dubiti del tuo giudizio…E’ lui che non mi piace! E soprattutto non mi piace la gente che frequenta!”

“Beh non è un tuo problema dato che non sei tu quello che deve frequentare!”

“Joan, non prenderla male, dai, è che…”

Joan alzò una mano, a fermarlo. “No, stammi a sentire Steve! Ho aiutato Cult dopo che lo conoscevo da poche ore, vi ho aperto le porte di casa mia senza neanche sapere chi foste, vi ho aiutato senza chiedere nulla in cambio, quindi non ti permetto di mettere in dubbio la mia capacità di giudizio e le mie decisioni”.

Huck aveva ripreso posto al suo fianco, stupito. “Tutto bene?”

Steve lo fulminò. “Non è nulla che ti riguardi”.

“Invece lo riguarda eccome, siccome è il mio appuntamento”. Chiarì Joan alzandosi. “E tu, Steve, hai passato il limite!”

“Senti, Joan, forse è meglio che vada”. Huck, visibilmente dispiaciuto, le si rivolse con voce calma e bassa.

“No, forse è meglio se ce ne andiamo entrambi, non è stata una grande idea venire qui nel mio giorno libero”.

 
“Tutto bene?” Chiese Huck dopo diversi minuti di silenzio.

Avevano camminato per una decina di minuti. Huck la aveva seguita dopo che lei si era diretta a passo deciso lontana dal locale, era stato in silenzio, rispettando i suoi tempi.

Joan si bloccò nel mezzo del marciapiede.

Annuì, sorridendogli. “Meglio”.

“Mi dispiace per quello che è successo”.

“Non è assolutamente colpa tua!”


“Sì, ma avrei dovuto immaginare di non essere il benvenuto dopo quella sera col Vecchio”.

“Non sei tu quello che ha iniziato quella zuffa da liceali in piena crisi ormonale”.

Lui si lasciò scappare una risata. “Quel ragazzo che ha colpito Cult è molto giovane, è una testa calda e non sa tenere la bocca chiusa”.

“E immagino che il Vecchio lo sapesse benissimo, ma mi sembra il tipo di persona che ama una buona lite tra prime donne”.

Huck alzò le mani, annuendo. “Sei sveglia”.

“Beh era piuttosto chiaro… Avrebbe potuto trattenere quel ragazzo, che gli obbedisce come un bravo cane da combattimento, ma non lo ha fatto”.

“Lui non ti piace…”

Joan alzò le spalle. “Non è mia abitudine giudicare senza conoscere, ma in linea di massima e persone come lui non mi piacciono”.

“Come sei arrivata al Morning Glory?”

Aveva strategicamente cambiato discorso, proprio come faceva sempre Cult. Che fosse qualcosa che il Vecchio insegnava a tutti i suoi ‘allievi’?

Gli raccontò la sua storia e lui stette in silenzio, ad ascoltare come un bambino.

“Wow! E quindi sei una psicologa…”

“Lo ero…Chissà se tornerò ad esserlo…”

“Sembri una determinata, sono sicuro che ce la farai!”

Joan alzò lo sguardo, colpita dalla sua gentilezza. Si schiarì la voce, imbarazzata.

“Beh, e tu?”

“Io cosa?”

“Cosa fai? Nella vita, intendo…”

Lui abbassò lo sguardo, cambiando espressione. Joan sbuffò.

“Fammi indovinare: fai un po’ di tutto, ma non puoi dirmelo…”

Huck finalmente incrociò il sguardo  e la guardò come a dire ‘E tu come fai a saperlo?’

Joan rise, ma era una risata amara. “E ti pareva…” Sussurrò.

Appena si staccava da Cult si imbatteva nella sua copia bionda e civilizzata.

“Che c’è che non va?” Huck non capiva.

“Niente, è che mi sembra una storia già sentita, mi sa che ho la calamita”.

Lui le si avvicinò. “Beh, puoi sempre conoscermi meglio…” Sorrise sornione.

“Sì, beh ci ho già provato una volta…No, ma dico, da queste parti va ancora di moda il bad boy misterioso?”

“Non ho idea di cosa tu stai parlando ma mi piace”. Disse lui. “ Mi fai ridere”.

“Questa non è esattamente nella top five delle cose da dire a una ragazza per conquistarla”. Ribattè lei stuzzicandolo.

“Quindi deduco che ho una possibilità di conquistarti”. Ammiccò.

“Tu deduci un po’ troppe cose”.

Si trovarono d’un tratto estremamente vicini, solo per pochi secondi, poi Joan si ritrasse.

“Beh, forse è meglio se torniamo indietro, abbiamo fatto un sacco di strada”.

Si voltò, tornando da dove erano venuti. Era stata bene con Huck, le piaceva parlargli, le piaceva che lui la ascoltasse, che fosse gentile e al tempo stesso la stuzzicasse.

Non potè fare a meno di confrontarlo con Cult, l’unico uomo che l’avesse attratta o almeno sentimentalmente interessata da quando era arrivata a New York. Huck era misterioso, sì, ma anche naturale, genuino, uno di quelli col viso pulito. Cult era duro, in tutto, nel modo di parlare, nel modo di guardare, nel modo di entrarti dentro e lasciarti senza fiato.

Amava parlare con Cult, amava averci a che fare, amava scoprire piccoli pezzi di lui, faticosamente, ma con Huck era stato così facile…

Era come camminare lentamente dopo avere corso la maratona, con le gambe doloranti e i muscoli a pezzi. Ecco, lei era così: dolorante.

Si voltò di scatto verso Huck, che le stava di fianco. Forse Huck era tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento.

“E sentiamo…Se volessi conoscerti meglio cosa dovrei fare?”

Il ragazzo, incredulo, la fissò in silenzio per qualche secondo.

“Beh, dovresti accettare un invito a pranzo domani”.

Joan allungo la mano nella sua direzione. “Andata”. Huck afferrò la sua mano, stringendola piano.

Si prese qualche minuto per guardarla negli occhi, mentre lei cercava di sfuggire alla presa. La avvicinò ancora di più, abbassando il viso per poterla guardare negli occhi.

Inaspettatamente fu lei a fare la prima mossa. Gli sfiorò appena il viso, prima di lasciargli un bacio sulle labbra, salvo poi ritrarsi.

“Se mi dai il tuo telefono ti lascio il mio numero”.

Huck, stupito, ebbe bisogno di un paio di minuti per capire cosa fosse  successo. “Come?”

“Se mi dai il tuo telefono ti  lascio il mio numero, sempre se l’invito per domani è ancora valido”. Disse Joan scandendo bene le parole.

“Ah, sì, certo!”
 
Nessun miraggio! Dopo qualcosa come seimila anni Joan è tornata e non è sola, come avete potuto notare!
...Cult per il momento è ad un corso di buone maniere...
...Forse...
:)

 
  
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