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Autore: LetsCuddle    20/05/2016    3 recensioni
E se Crono fosse tornato prima del tempo? E se Voldemort non fosse morto definitivamente?
Un viaggio attraverso due mondi apparentemente diversi ma fondamentalmente legati.
Genere: Azione, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"La domanda è semplice: come si possono distruggere due degli esseri più potenti del pianeta?".
Silenzio.
Nessuno aveva una vera risposta.
Di solito c'era un oggetto magico da distruggere, persone con cui parlare, prove da affrontare, ma questa volta nessuno sapeva niente.
"Da cosa dobbiamo partire?".
Ancora nessuna risposta.
"Beh" interruppe il silenzio la McGranitt "prima di tutto non vi farebbe male un po' di allenamento".
I ragazzi la guardarono tutti con aria interrogativa. I maghi venivano da un intero anno ad Hogwarts mentre i ragazzi del Campo si allenavamo tutto l'anno.
"La preside intende" intervenne Chirone cogliendo le espressioni interrogative "che ognuno di voi dovrà esercitarsi non solo in cosa eccelle, ma anche in quello che non conosce".
"Intendete dire che noi dovremo allenarci con spade e cose del genere e loro con la magia?" chiese Ginny.
"Esattamente" rispose la preside di Hogwarts.
"Ma credevo che la magia potessero utilizzarla solo i maghi" disse Hermione.
"Ecco, vedi, i nostri ragazzi sono figli degli dei dell'Olimpo. In loro scorre sangue divino, di conseguenza c'è la possibilità, ma nessuna certezza, che possano usare la magia! Alcuni di loro hanno poteri speciali, ad esempio Percy respira sott'acqua e la controlla, quindi potrebbero avere i requisiti adatti per fare qualche incantesimo" spiegò Chirone.
"Per quanto riguarda le lezioni di magia, è prima necessario che vi troviate delle bacchette, altrimenti è impossibile che impariate a fare incantesimi senza esperienza. Faremo arrivare qui tutte le bacchette possibili, in modo che vi scelgano..."
"Ci scelgano?" chiese Percy spaesato.
"E' la bacchetta a scegliere il mago, signor Jackson. O nel vostro caso... il semidio".
"Per quanto riguarda invece le lezioni di spada, lancia, tiro con l'arco o quello che sia, provvederemo noi, in modo tale che ogni mago o strega scelga ciò che preferisce, in caso ci fosse bisogno di combattimenti corpo a corpo" concluse Chirone.
"Ovviamente ognuno prediligerà ciò a cui è abituato in combattimento, ma nel caso ci fosse bisogno, essere preparati è sempre meglio!" aggiunse la McGranitt.
 
Il palazzo era freddo e l’aria era pesante. Ogni respiro sembrava faticoso, almeno per Draco.
Tutto ciò che vedeva gli sembrava impossibile. Aveva conosciuto tante creature strane negli anni trascorsi ad Hogwarts, dagli Erkling ai Clabbert, ma ciò che si aggirava per i corridoi del palazzo e ciò che faceva da guardia fuori… beh, diciamo che doveva ancora farci l’abitudine. I ciclopi gli ricordavano molto i Troll anche se gli sembravano più intelligenti e non sapeva dire se era un bene o un male. Di sicuro tra le creature più strane c’erano le empuse, donne vampiro con una gamba di bronzo e l’altra d’asino, a Draco aveva colpito molto una che indossava un divisa da cheerleader, sembrava la più entusiasta di tutte, pronta alla battaglia, a quanto pare non vedeva l’ora di avere la sua vendetta contro un certo Percy Jackson.
Affacciato alla finestra della sua stanza questo era tutto quello che il giovane Malfoy poteva vedere, le strane creature che difendevano la dimora del re dei Titani.
Non era sicuro di quello che faceva, ancora una volta non era convinto che seguire la propria famiglia fosse la scelta giusta, ma non poteva tradire i suoi genitori, e poi pur volendo non aveva idea di come andarsene da lì.
Dopo aver suo malgrado assistito ad una scena raccapricciante, le empuse avevano appena assaltato un povero cerbiatto che passava di lì, Draco decise di lasciare la sua stanza, era abbastanza stufo di rimanere rinchiuso lì e anche leggermente indignato. I corridoi erano enormi, ogni passo sembrava non portarlo da nessuna parte e più si avvicinava alla sala in cui erano riuniti Lord Voldemort e Crono più si sentiva pesante. La porta era socchiusa ma incustodita, il ragazzo sapeva che se lo avessero scoperto… non voleva nemmeno pensarci, ma non resisteva più nel rimanere in disparte così si accostò alla porta in modo tale che potesse sentire senza farsi vedere da nessuno.
“Mia madre purtroppo dorme ancora, ci rimetterà troppo a risvegliarsi, non possiamo contare sul suo aiuto in questa guerra” la voce del Titano riempiva la stanza, era come se venisse da ogni direzione “però una buona nuova c’è”.
“Ovvero?” a confronto con il re dei Titani, la voce di Voldemort sembrava molto più piccola, il ché sorprese e spaventò Draco che non avrebbe mai pensato di poter trovare la voce del Signore Oscuro ‘piccola’.
“Ovvero Campe, mia fedele servitrice e custode del Tartaro, agevolerà il ritorno dal regno dei morti di alcuni dei nostri alleati” Draco non ne era sicuro, ma immaginò che un sorriso si stesse formando sul volto di Lord Voldemort, “eccellente” disse lui in fine.
Da qualche parte nel palazzo una porta si aprì cigolando e questo riportò Draco alla realtà. Si ricordò di essere dove non doveva così si allontanò piano dalla porta facendo attenzione a non farla muovere di neanche un millimetro e iniziò a correre nella direzione opposta curandosi di non far alcun rumore.
 
“Minerva non dovresti aiutare i tuoi ragazzi a sistemarsi?”.
La strega rimase sorpresa dall’arrivo del centauro ma non lo diede a vedere “non preoccuparti, i tuoi ragazzi li stanno già aiutando benissimo, stanno ancora scegliendo tutti le loro armi”.
“E’ strano vederli mischiarsi così vero? Semidei con delle bacchette e maghi con delle spade”.
“Beh in realtà che dei maghi impugnino una spada non è proprio un eresia, molti nel mondo babbano ne hanno avuto l’occasione, chi per svago e  chi per altro, ma dei semidei con delle bacchette… quello è decisamente destabilizzante”.
“Solitamente i poteri dei semidei hanno a che fare con capacità innate come quelle dei figli di Afrodite di convincere gli altri a fare ciò che vogliono con la lingua ammaliatrice oppure come Percy stesso che può controllare l’acqua. Però sono sicuro che a qualcuno di loro farà bene impugnare una bacchetta e imparare qualche incantesimo”.
“Chirone come pensi che andrà a finire questa faccenda?”.
“Non lo so, Minerva, non lo so. I nostri ragazzi sono forti, qui ce ne sono alcuni che si allenano per momenti come questi fin da tenere età, la loro vita è improntata a questo, ma ciò che andremo ad affrontare è qualcosa che non ha precedenti. Nella mitologia c’è sempre una costante, qualcosa di già avvenuto a cui aggrapparsi, ma quello che sta succedere…”
Non ci fu neanche bisogno che il centauro terminasse la frase, Minerva sapeva perfettamente quello che intendeva, anche lei era spaventata, riuscire a sconfiggere il Signore Oscuro era stato già difficile, Hogwarts aveva subìto molte perdite, ma dover addirittura fronteggiare il re dei Titani e tutta la sua schiera era quasi impensabile.
“Ma non possiamo lasciarci scoraggiare Chirone. Ne noi, ne i nostri ragazzi, dobbiamo mostrarci forti per loro” la domanda che stava per fare suonò strana nella mente della professoressa e quando le parole le uscirono dalla bocca si sentì quasi ridicola “ma gli dei? Faranno qualcosa?” non avrebbe mai creduto di dire una cosa del genere.
“Nico Di Angelo è andato negli Inferni per parlare con suo padre, Ade, per convincerlo a lasciar sfuggire qualche anima al dio Tanato per permettergli di tornare da noi..." guardò la preside negli occhi "almeno momentaneamente".
"Si lo so, la morte non torna mai indietro".
“Per quanto riguarda gli scontri diretti non so che dirti, gli dei hanno combattuto con dei loro figli soltanto nelle lotte contro i giganti, sono, come dire, dei tipi particolari, non amano sporcarsi le mani, ma di certo non rimarranno indifferenti” ci fu un breve silenzio mentre entrambi guardavano il campo da lontano, guardavano ogni eroe, ogni mago, ne memorizzavano il viso, le movenze chiedendosi se dopo tutto quello che stava per accadere avrebbero rivisto quella persona, “almeno spero” concluse meditabondo.
 
I ragazzi avevano trovato le loro armi: Annabeth trovò una bacchetta adatta a lei, ma fu una delle poche, infatti Percy fu rifiutato da tutte le bacchette che provò, prima incendiò un cespuglio facendo scappare tutte le ninfe nel bosco, poi causò un esplosione al centro del laghetto delle canoe e poi fece saltare in aria un capanno di armi che per fortuna fu subito fatto tornare com’era da qualche mago più esperto di lui, in fine rinunciò. I maghi intanto decisero in cosa specializzarsi: Hermione e Luna scelsero entrambe l'arco, Harry e Neville una spada come quella di Percy, Ginny un pugnale e Ron una lancia.
Gli allenamenti iniziarono subito: Ginny iniziò ad usare il pugnale contro dei manichini nell’arena facendosi aiutare da qualche altro semidio mentre Harry e Neville si allenarono sotto l’occhio di Percy, Hermione e Luna si fecero aiutare dai figli di Apollo, Hermione inizialmente non sembrava molto portata, anche se dopo un po’ iniziò a prenderci la mano, al contrario di Luna che sembrava tirare con l’arco da tutta una vita. Ron infilzava dei manichini in movimento con la sua lancia sotto la supervisione di Clarisse, infine Annabeth iniziò a seguire quale lezione di incantesimi base, giusto per prenderci la mano.
Era solo il primo giorno, eppure maghi e semidei avevano già stretto amicizia, come se si conoscessero da tutta la vita.
Quando arrivò il momento di andare a letto, gli studenti di Hogwarts salutarono gli eroi, andarono nella loro nuova Casa, e a quel punto Percy ed Annabeth rimasero soli: "E' stata una lunga giornata vero?" disse la figlia di Atena.
"Già, è stato faticoso".
"Che hai, Testa d'Alghe?"
"Sono solo stanco..." Annabeth continuò a fissarlo finché Percy non confessò: "Sono preoccupato. Crono e Voldemort insieme? E se non ne fossi in grado? Se non riuscissi a sconfiggerli? Cosa succederebbe?".
"Guarda che non sei solo" Annabeth si chinò sul figlio di Poseidone e lo baciò "ci sarò sempre io al tuo fianco. E poi ci sono anche Harry e gli altri maghi, insomma avrai un sacco di aiuto, non credere di essere il più figo" un sorriso si fece spazio sul volto della figlia di Atena e il cuore di Percy si scaldò, era incredibile come gli bastasse solo qualche parola da lei e un suo sorriso perché si sentisse subito meglio.
"Adesso devo andare, ci vediamo domani" e così dicendo, la ragazza stampò un altro bacio sulle labbra del semidio e andò via, dirigendosi verso la Casa di Atena.
 
Percy non riusciva a dormire, aveva paura di sognare qualcosa di brutto, come spesso gli accadeva, così decise di concedersi una passeggiata sulla spiaggia prima di dormire.
Mentre camminava sulla riva del mare e la salsedine gli riempiva i polmoni, una figura comparve nel buio, istintivamente portò la mano in tasca dove c'era la sua penna magica, ma non la cacciò nemmeno perché si accorse subito di chi fosse: Nico Di Angelo.
"Ancora sveglio?" esclamò Nico ancora da lontano.
"Non riuscivo a dormire. Hai parlato con tuo padre?"
"Si".
"Sei riuscito a convincerlo?"
Calò il silenzio, l'unico rumore era quello delle onde, Percy ne avvertiva tutta la potenza.
"Lascerà sfuggire qualche anima. Ha parlato di un certo Fred, non so chi sia, ma ha detto che sarà categorico, ne torneranno poche e solo finché dovremo combattere contro Crono e Voldemort".
“Meglio di niente”.
“Piccoli eserciti potrebbero aiutarci negli scontri diretti, è tutto quello che sono riuscito ad ottenere” Nico sembrava schivo, sovrappensiero, i due ragazzi si guardarono finché il figlio di Ade non ruppe l'ennesimo silenzio “Percy io devo andare, ho un compito da svolgere, ci vediamo” scomparve nel buio abbozzando un sorriso lasciando Percy di nuovo solo.
Adorava guardare il mare, lo calmava, in particolare di notte, quando sembrava che tutto andasse bene. Si chiese quale fosse il compito da svolgere di Nico, ancora non riusciva a capire quel ragazzo, a decifrarlo, di sicuro non era più il bambino che aveva salvato anni prima, ma quanto fosse cambiato nel tempo e cosa fosse rimasto invariato non sapeva dirlo.
Rimase qualche altro minuto seduto lì a fissare il regno di suo padre finché non decise di essere abbastanza stanco da poter dormire senza troppi problemi, così fece marcia indietro e tornò nella solitaria Casa 3.

  
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