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Autore: PersephoneAm    21/05/2016    1 recensioni
' -Mi fai incazzare!-urlai,-Buonanotte!-.
Mi girai per andarmene, ma lui mi afferrò il polso e lo strinse saldamente.
-Ma quale buonanotte! Tu rimani qui!-. '
PS. Primi tre capitoli in revisione(:
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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La mattina successiva mi svegliai con la luce del sole che mi picchiava sulle palpebre. Sbuffai infastidita e mi girai dall'altra parte, notando che Tommy non era con me a letto. Aggrottai le sopracciglia e alzai la testa e in quel momento sentii lo scroscio dell'acqua della doccia, nel bagno di fronte. Nonostante fossi tentata di raggiungerlo anche lì, mi trattenni, pensando che probabilmente lui fosse ancora stanco per la notte appena trascorsa, quindi calciai via le coperte con i piedi e mi alzai, cercando nell'armadio di Tommy qualcosa da indossare, onde evitare di scioccare sua nonna o sua mamma nel vedermi nuda e in giro per casa.

Stavo per salire le scale, quando la porta del bagno si aprì e Tommy ne uscì con solo un asciugamano legato in vita e i capelli neri tutti appiccicati alla faccia. Si voltò verso di me e mi sorrise, prendendomi in braccio e baciandomi sulle labbra.

Risposi al bacio fin da subito, passando una mano tra i suoi capelli bagnati e stringendogli le gambe alla vita. «Ma buongiorno!»gli dissi, quando mi rimise con i piedi a terra.

«'Giorno splendore!»esclamò lui a bassa voce. «Vedo che la notte appena trascorsa ti ha lasciato un sorriso smagliante su quella bella boccuccia.».

«È così infatti.»annuii.

«Meglio allora»mormorò Tommy, dandomi un bacio sulla fronte. «Perché stasera credo che si possa replicare...»

«Tommy... ma non sei stanco?»risi.

«Stan...?».

Qualcuno da sopra le scale si schiarì la voce, attirando la nostra attenzione e facendoci voltare verso destra. Era Lia! Arrossii all'istante e cercai di allontanarmi da Thomas, anche se lui mi teneva un braccio proprio per non farmi distanziare.

«Buongiorno, ragazzi.»

«Buongiorno Lia»la salutai con un sorriso.

«Ciao nonna!»esclamò Tommy, tutto solare. «Chi ha vinto poi ieri?».

Lia incurvò le labbra in un sorriso. «Mi pare ovvia, la risposta: io!».

Risi. «E lo chiedi pure?»esclamai, rivolta a Tommy. «Lia, più tardi faremo una partita, vero?»

«Certo, figlia mia.»annuì la donna. «Io e te contro mio marito e Tommy. Vedremo chi la spunterà.»

«Nonna, io alzo bandiera bian...»

«Non osare dar loro forfait, figliolo.»lo redarguì suo nonno, guardandoci dal piano di sopra. «Anche se sono donne, non bisogna dar loro la vincita, senza prima combattere.»

Tommy ed io scoppiammo a ridere, mentre i suoi nonni iniziavano a litigare e Carmela intervenne per fermarli.

«Lia, che succede?»chiese alla suocera.

«Niente, mamma.»la tranquillizzò Tommy. «Il nonno e la nonna stanno discutendo su una probabile partita a carte che faremo dopo.»

«Thomas, vuoi farmi scoppiare la testa, oggi?»lo riprese Carmela. «Lo sai che i nonni se la prendono sempre per le carte?»

Ridacchiai senza farmi vedere e salii le scale insieme al mio ragazzo.

«Ali, vi ho preparato il caffè e mio marito ha portato una brioche per tutti.»mi disse Carmela.

«Tu stai uscendo, mamma?»domandò Tommy alla madre.

«Si, vado a portare un regalo alla signora Carli.»

«Ancora quella vecchia?»si lamentò Tommy, mentre sorseggiavo il mio caffè.

«Tommy!»lo riprendemmo sua madre ed io.

Tommy ci guardò male e morse la mia brioche. Sua madre uscì di casa e i suoi nonni ci raggiunsero in cucina.

«... E tu che non metti una sola volta i calzini in bagno, invece di lasciarmi per casa?»stava urlando Lia.

«Ma se sarà capitato una volta!»rispose Tommaso.

«Una volta? Una volta sarà stato quando tu hai messo i calzini nella lavatrice, casomai!»

Risi sotto i baffi, sorseggiando il mio caffè.

«Ma che esempio dai a questi due ragazzi?»si lamentò Tommaso. «Se ci vedono litigare per dei calzini che penseranno?»

«Che vi amate ancora.»dissi io, sorridendo a entrambi.

«Come, bambina?»fece Lia, guardandomi come se fossi impazzita.

«Sta' per arrivare uno dei suoi discorsi filosofici.»borbottò Tommy.

Gli feci la linguaccia, poi guardai i due anziani. «Credo che litigare per dei calzini sia una cosa normalissima. Litigare con l'altro per una cosa normale vuol dire che c'è comunque un dialogo.»

I due mi fissarono intensamente. «Ragazza mia, ma dove hai imparato questo bel pensiero?»mi domandò Tommaso.

«Ho fatto un mese di tirocinio in una casa di riposo. Mi hanno fatto capire tante cose, come ad esempio che non c'è età per imparare dagli errori.»spiegai loro.

Lia mi fece un sorriso. «È un bel pensiero, quello che hai detto sull'amore e sui litigi.»

«Grazie.»

I due se ne andarono dalla cucina, ma non smisero di urlare per i calzini. Io mi alzai per andare a mettere la tazza nel lavandino e per buttare le briciole della brioche nella pattumiera.

«Filosofia, eh?»feci, guardando male Tommy.

«La psicologia ti sta facendo svalvolare, lo sai?»mi prese in giro lui.

Socchiusi gli occhi e lo guardai adirata.

Antonio arrivò in quel momento. «Cosa hanno i nonni da gridare tanto?»

«Incomprensioni matrimoniali.»minimizzò Tommy, fissandomi.

Antonio passò lo sguardo da me a Tommy e dal figlio a me. «E voi che avete?»

«Niente.»rispondemmo in coro, distogliendo lo sguardo l'uno dall'altra.

«Si, certo. Comunque vedete di cercare di venirvi incontro. Ogni volta siete sempre lì lì per stuzzicarvi, solo per delle cazzate. Ora piantatela.»

«Va bene.»mugugnammo, sentendoci un po' colpevoli.

Antonio tornò nel suo studio, lasciandoci soli in cucina. Tommy ed io ci guardammo negli occhi, poi scoppiammo a ridere.

«E la prossima volta vi sculaccio eh.»imitò suo padre, avvicinandosi a me e mettendomi le mani sui fianchi. «Anche io avrei una gran voglia di sculacciarti.»

Ridacchiai maliziosamente. «E se lo facessi io?»dissi, dandogli una pacca sulle natiche.

Lui sobbalzò e mi guardò con una strana luce negli occhi. Sentii poi una sua mano strizzarmi la natica sinistra e i suoi denti scesero a mordermi un labbro.

«Chi sei diventato? Christian Grey?»mormorai, guardandolo negli occhi.

«Vuoi provare?»ammiccò lui.

«L'idea è eccitante, ma non riuscirei a sopportare di non toccarti.»risposi.

«E se non ti legassi?»

Risi. «Ci penserò...»

«È una risposta vaga.»fece lui.

«Ti devi accontentare.»

«Ma sei pazza?!»esclamò. «Io non mi accontento. Mai.»

«È per questo che hai ancora voglia di chiuderti in camera tua con me, adesso?»lo provocai, avvicinando il mio bacino al suo.

Tommy fremette. «Mi hai fatto diventare un insaziabile.»scherzò. «La colpa è tua e del tuo meraviglioso corpo. Non so cosa farò, dal mese prossimo senza di te.»

«Io non avrò nemmeno il tempo di respirare.»mormorai.

«Farai una maturità davvero brillante.»mi rassicurò, baciandomi la fronte.

«Speriamo e preghiamo!»risi.

«Se vuoi facciamo un pellegrinaggio. Scegli la meta: Lourdes, Fatima, Medjugorie o Santiago de Compostela?»

Sorrisi. «Tommy, mia nonna dice spesso: "Si scherza cui fanti, no cu li santi.»

«Cioè?»fece lui, facendo una smorfia.

«Cioè che non si scherza con i santi.»disse suo nonno, arrivando dalla cucina. «È un detto abbastanza chiaro, no?»

«Io pensavo ci fosse sotto qualche altro significato.»disse il nipote.

«No, il detto è semplicissimo: dassa stari 'i santi.»spiegò Tommaso.

Thomas annuì, con scetticismo. «Va bene, va bene.»

«Allora questa partita a carte?»saltò su Lia, mettendo a posto l'aspirapovere e arrivando nella stanza con in braccio Darko.

Tommy scese verso il mio orecchio. «E tanti cari saluti al tuo Christian Grey.»

E scoppiai a ridere.

Lia e Tommaso si sedettero al tavolo e Lia prese un vassoio pieno di cioccolatini dalla credenza. «Questo li ho portati dalla Sicilia.»mi disse, porgendomene uno. «Assaggialo! Ha dentro il peperoncino.»

Sgranai gli occhi e sorrisi. «Ma non mi dire...» Scartai il cioccolatino e lo portai alle labbra: mio dio, quanto era buono quel cioccolatino!

«Ecco, adesso ha iniziato a mangiare e non la finisce più.»ridacchiò Tommy.

Mi voltai a guardarlo male e gli detti una sberla sulla coscia, prendendo poi le tre carte che mi stava porgendo Lia.

«Thomas!»lo riprese lei. «Guarda che sei veramente pesante!»

«Si, ma lei sa che io scherzo, nonna.»

«E sei pesante lo stesso.»dissi, lanciandogli un'occhiataccia.

Lui mi dette un bacio sulle labbra. «Ma mi ami.»

Non potei che sorridere e sentii le guance arrossire. Mi aveva baciata davanti ai suoi nonni! Oh mamma!

«L'importante è quello, Thomas.»gli disse Tommaso. «L'importante è amarsi. Poi uno può essere pesante quanto vuole. Come tua nonna.»

Ridemmo tutti quanti, poi ci occupammo della partita, scartando e urlando quando qualcuno di noi faceva punti.

Quella si che era una situazione normale, per una famiglia normale. La mia famiglia. Perché Tommy era la mia famiglia, ormai. Insieme ad Alex , zia Clara e i miei zii e i nonni, ma lui ora occupava un posto importante, nel mio cuore, alla pari dei miei genitori e di Alex.

Un posto meritato.

Perché, anche se faceva lo scemo, lui era sempre il mio Tommy.





Lo so. Sono imperdonabile. Ma capitemi se vi dico che ho finito la tesina SOLO OGGI. E che ho verifiche fino alla fine di maggio. Ho le mani ai capelli, ormai. Sto meditando di fuggire via e non tornare più. La parola " scuola " col cappero che la voglio sentire anche solo una volta! Ma c'è un'altra ragione: ho corretto tutti i capitoli precedenti e ho eliminato/aggiunto delle cose, ma non sono tanto importanti per i capitoli a seguire. Se volete comunque leggerli va bene, ma alla fine la trama è sempre la stessa. (: DOMANDA DEL GIORNO: ve lo immaginate Tommy in stile "Christian Grey"? Ahahahahahahahhahaha potrei morire! (': come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate e mi raccomando "Scherzate cui fanti, no cu li santi!" Ahahahahah alla prossima (che non ho idea di quando sarà, povera me.) e scusate ancora per il ritardo. Baci, Stefania ❤
   
 
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