Tredicesimo capitolo – I know!
“Hai un istante?”
– Chiese Foreman affacciandosi allo studio di Cuddy.
La donna alzò gli
occhi dai resoconti che stava pazientemente compilando. – “In che ti posso essere
utile?” – Sfoggiando la sua tipica disponibilità.
Il neurologo si
schiarì la voce e fece qualche passo verso la scrivania del decano di medicina.
– “Forse sarò un nuovo Flatcher Christian, ma penso che tu debba fermare
House.”
“Non sono certa di
ricordare correttamente la storia, ma il comandante Bligh fu giudicato
innocente.” – Mentre un sopraciglio si alzava in maniera interrogativa.
“Già, ma tutti
sentirono solo la sua versione.” – Disse Foreman a disagio. Rimase per un
istante a testa bassa come timoroso della scelta che stava per fare, ma poi
sostenne lo sguardo inquisitorio della donna. – “Vuole sottoporre il signor
Highland a un test da sforzo ed io non sono d’accordo.” – Sospirò e poi riprese
il discorso che si era preparato mentalmente. – “Questo test potrebbe essergli
più fatale dalla malattia sconosciuta di cui è affetto.”
Cuddy si torse
nervosamente le mani. – “E Cameron che dice?”
“È stata lei a
convincere il paziente a firmare il modulo del consenso informato.” – Lo disse
in fretta affastellando le parole sentendo ben più la colpa nel tradire la
collega che il capo.
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Chiuse lentamente
il cellulare e buttò indietro il capo. Le cose non stavano andando come avrebbe
voluto. Fece scivolare in tasca il telefono e, con la sua solita camminata in
tre tempi, si diresse verso il suo studio. Distrattamente buttò l’occhio in
sala conferenza e la vide. Si era seduta alla sua vecchia scrivania e giocava
svogliatamente con una matita mentre lo sguardo era perso nel vuoto.
Lui batté il
proprio bastone a terra e lei si riscosse guardandolo fisso negli occhi senza
timore.
“Chi dei due lo
dice che la mia idea del tumore al surrene era campata per aria?” – Chiese
Cameron precedendolo nel discorso che sapeva che lui aveva sulla punta della
lingua.
Lui sbuffò un
poco. – “Non era esattamente campato in aria, caso mai era banale.” – Lo disse
con un sorriso che sembrava quasi un armistizio.
“Ha firmato il
consenso per il test da sforzo.” – Alzandosi per mostrarglielo. – “Ma ero
davvero convinta che non servisse.”
Con un gesto della
mano lui cancellò i suoi scrupoli. – “E’ necessario, fai predisporre le cose.”
“Se gli facessimo
una Pet-Scan al cuore forse …” – Propose lei incerta, sapendo benissimo che
tutto era inutile.
Lui spalancò gli
occhi. – “Non sperare di cavartela continuando a posticipare l’inevitabile. Fai
pedalare quel dannato irlandese.” – Mentre il tono della voce tornava ancora
una volta aspro e rabbioso.
“Non ci pensare
nemmeno lontanamente!” – Disse Cuddy facendo il suo ingresso trionfale seguita
da Foreman. – “Tu non metterai quell’uomo su una cyclette.”
Lui ruotò gli
occhi innervosito. – “Hai sentito Cameron? Niente pedali per il miliardario.” –
Guardò Foreman mentre un lampo di rabbia e astuzia gli attraversò lo sguardo. –
“Mettilo su un tapis roulant e fallo correre!”
“Se la vita del
paziente è in pericolo io …” – Cuddy cercando di soffocare sul nascere ogni
proposta rischiosa.
“E’ stato
accuratamente informato dei rischi e ha firmato uno dei moduli che ami tanto.”
– Mentre il diagnosta fissava il decano di medicina negli occhi.
“Conoscendoti lo
avrai minacciato dicendogli probabilmente non avrebbe visto il tramonto di
domani.” – Lei sbuffò un poco cercando di trovare un cavillo plausibile per
stoppare House.
Lui fece un cenno
con il capo. – “In effetti, potrei avergli detto una cosa del genere se
l’avessi informato io, ma poiché è stata Santa Cameron, protettrice dell’etica
e della morale del PPTH, tutto è stato fatto secondo le regole!”
Cameron lo guardò
indignata e tentò di parlare. – “In che lingua te lo devo dire che …”
Cuddy però la
interruppe frettolosamente. – “Posso elencarti almeno dieci casi in cui hai
usato Cameron per strappare un consenso che altrimenti non avresti mai avuto.”
Lo sguardo furioso
dell’immunologa si riversò verso il decano di medicina. – “Mi fai un grosso
torto nel considerarmi un galoppino di House, non lo sono più da un pezzo e
sono orgogliosa di questa mia scelta.”
“Le abitudini sono
dure a morire.” – Sbottò Cuddy distratta mentre non toglieva di dosso gli occhi
da House. Quando si rese conto di quello che aveva detto cercò con lo sguardo
la giovane donna e vide un’espressione shoccata. – “Io … mi spiace Cameron, non
intendevo dirlo.” – Rammaricata di dove stava portando quella conversazione.
Cameron chiuse gli
occhi e respirò profondamente. – “Forse non intendevi dirlo, ma è quello che
pensi.” – Strinse i pugni innervosita. Aveva fatto molto per la propria
autostima, ma certamente era ancora importante quello che il suo capo pensava
di lei. – “Siccome la mia opinione non conta, vado a fare qualcosa di utile
come farmi una doccia.” – Afferrò la propria borsa, e dopo aver lanciato
un’occhiata truce agli occupanti dello studio, uscì innervosita.
“Cameron,
aspetta.” – Disse Foreman cercando di rincorrere la collega. – “Cameron!”
“Devo dire che hai
un talento naturale per farli scappare a gambe levate! Io ci ho impiegato più
di tre anni, tu meno di cinque minuti. Complimenti, penso che sia un record
anche per te.” – Disse il diagnosta mentre si buttava scompostamente sulla propria
reclinabile.
Cuddy s’irrigidì,
non pensava sul serio quello che aveva appena detto a Cameron, o meglio, lo
pensava solamente quando la vedeva sminuirsi come medico e come donna, ma
certamente non era una cosa che pensava costantemente. – “Già e probabilmente
tu sai tirare fuori il meglio dalle persone.”
“Ho fatto di loro
i medici che sono oggi e so per certo che sono i migliori che hai nel tuo
staff, quindi sì, ho tirato fuori il meglio che ognuno di loro poteva dare.” –
Disse con non curanza mentre studiava il flacone di Vicodin che magicamente gli
era apparso tra le mani.
“Erano già i
migliori o non li avresti scelti.” – Ribatté lei sicura.
“Erano solamente i
potenzialmente migliori, senza la giusta direzione sarebbero stati solo tre
medici tra tanti. Una mediocrità insomma.” – Mentre subito dopo sgranocchiava
una compressa di Vicodin.
“Mi fa piacere
sentire che ritieni di essere il migliore in tutto quello che fai!” – Mentre
nervosamente batteva la punta della scarpa contro la moquette.
Lui stese le mani
in avanti e finse di suonare una melodia che risuonava solo nella sua testa. –
“Non sarò Rachmaninov, ma nella medicina … hei! Sono Gregory House!”
“La modestia
vicino a te scompare!” – Disse sarcastica.
Si alzò in piedi e
la fronteggiò a distanza ravvicinata. – “Sei qui perché non riesci a tenere le
mani fuori dal mio splendido corpo o perché vuoi farmi conoscere la tua
disapprovazione, perché se è il secondo caso allora te ne puoi andare perché ho
un bellissimo modulo con tanto di firma originale!”
Cuddy fece un
passo verso di lui. – “Modulo che può essere stralciato in qualsiasi momento se
il paziente non è stato correttamente informato.”
Lui si protese
verso di lei. – “Non è stato costretto con la forza e sono certo che gli sono
stati spiegati chiaramente rischi e benefici.”
“Tu dubiti di
tutto e di tutti, perché non questo?” – Lei gli si avvicinò ancora di un palmo.
– “Perché è stata Cameron a farglielo firmare?” – Mentre un’insolita vampata di
gelosia la avvolse.
“Sì, proprio
perché è stata Cameron.” – Mentre una nota di orgoglio gli risuonava nella
voce.
“E immagino che
lei non possa sbagliare o imbrogliarti vero?” – Socchiudendo gli occhi per
studiare le sue reazioni.
“Non su questa
cosa, nemmeno se ne andasse della sua vita stessa. La conosco! Come so che il
canguro è un ruffiano di prima categoria, come so che Foreman venderebbe
l’anima al diavolo pur di essere il capo e come so che tu saresti disposta a
cancellare qualsiasi cosa pur di affermare il tuo senso materno, anche il tuo
prezioso PPTH.”
Lei per un istante
accusò il colpo, ma un lampo di comprensione le attraversò lo sguardo. –
“Capisco!” – Disse calma. – “Tu non riuscivi a essere felice per me
nell’adozione perché ti saresti sentito abbandonato.” – Lo sguardo di lui si
fece un attimo serio e lei lo prese come un invito a continuare. – “Tu vuoi
avere una relazione con me!” – Lo accusò mentre nello sguardo si accendeva un’inattesa
luce di speranza.
House rimase in
silenzio per qualche istante come a ponderare la cosa. – “Se parli di sesso,
sesso, sesso, indicami la strada di casa baby, ma se parli di una relazione
seria…” – Lui chiuse la distanza tra loro. Il torace di House quasi premette
contro quello di Cuddy, che sembrava pendere dalle sue labbra. – “… Dio me ne
liberi e scampi! NO! Non voglio una relazione con te!” – Sbottò tutto d’un
fiato facendo un passo indietro.
Cuddy sbatté le
palpebre confusa, come se non fosse riuscita a comprendere quello che gli aveva
detto.
Lui, senza
guardarla ulteriormente, afferrò il proprio bastone e uscì dallo studio.
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“Cameron!
Aspetta!” – Disse ancora una volta il neurologo.
La donna si voltò
con aria scocciata. – “Mi seguirai anche sotto la doccia?”
Lo sguardo di Foreman
rimase serio e imperturbabile. – “Mi spiace Cameron, ma dovevo farlo.”
“Bene, lo hai
fatto.” – Con uno sguardo freddo e distante. – “Ora se non ti dispiace ho
proprio bisogno di una doccia.” – Riprendendo la propria strada verso lo
spogliatoio.
“Ho agito secondo
coscienza!” – Disse lui ancora per giustificare il proprio tradimento.
Lei si voltò di
scatto. – “Coscienza Foreman? Tu?” – Cameron aveva voglia di ridergli in
faccia, ma i muscoli del viso non collaborarono tanto erano contratti.
“Sì Cameron!
Secondo coscienza e se non passassi il tuo tempo a baciarti con House sapresti
che ho ragione. Lui ha sempre annebbiato il tuo giudizio.” – Mentre cercava
ogni modo per difendere la propria scelta.
Quel poco di
colore che ancora rimaneva sul volto di Cameron scivolò via. – “Così te l’ha
detto.” – Sussurrò più a se stessa che al neurologo.
“Ieri sera mi ha
chiesto di andare a bere assieme a lui … onestamente penso che questa mattina
non ricordi metà delle cose che mi ha detto, ma era ancora piuttosto lucido
quando ha cominciato a raccontarmi quello che aveva visto e quello che gli hai
detto.”
Cameron fece un
paio di passi indietro e appoggiò la schiena contro il muro. – “Sì, posso
immaginare che cosa ti abbia detto.” – Mentre le forze la abbandonavano.
“Devi tirarti
fuori da questo caso, non sei abbastanza obiettiva.” – Cercando di far forza
sul suo punto debole.
L’orgoglio che
fino a un attimo prima era scomparso, tornò a pompare vigoroso nelle vene della
donna. – “Le mie relazioni interpersonali con Chase e House non influiscono sul
mio operato! Non hanno mai influito nonostante tutti vi siate fissati che io
non sono in grado di essere alla vostra altezza.” – Si staccò dal muro e fece
un paio di passi verso il collega. – “Forse non sono come te nella gestione
delle emozioni …” – Gli puntò un dito contro il torace. – “… ma non devi mai e
poi mai mettere in dubbio la mia professionalità, perché proprio tu dovresti
essere il primo a sapere che nonostante le nostre divergenze di vedute, per me
prima di tutto viene il paziente.” – Rimase a fissarlo ansante e rabbiosa.
Foreman trattene
il fiato, non si era aspettato una reazione del genere da lei.
Cameron rimase
ancora per qualche istante a fissarlo, poi, senza preavviso, riprese la propria
strada e scomparve negli spogliatoi femminili.
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