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Autore: Aleki77    11/04/2009    2 recensioni
Un bacio rubato e poi un altro ancora e tutto precipiterà. Riprende da dopo la visione di THE ITCH (il prurito)
Genere: Romantico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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ykb - Tredicesimo capitolo – I know!

Tredicesimo capitolo – I know!

“Hai un istante?” – Chiese Foreman affacciandosi allo studio di Cuddy.

La donna alzò gli occhi dai resoconti che stava pazientemente compilando. – “In che ti posso essere utile?” – Sfoggiando la sua tipica disponibilità.

Il neurologo si schiarì la voce e fece qualche passo verso la scrivania del decano di medicina. – “Forse sarò un nuovo Flatcher Christian, ma penso che tu debba fermare House.”

“Non sono certa di ricordare correttamente la storia, ma il comandante Bligh fu giudicato innocente.” – Mentre un sopraciglio si alzava in maniera interrogativa.

“Già, ma tutti sentirono solo la sua versione.” – Disse Foreman a disagio. Rimase per un istante a testa bassa come timoroso della scelta che stava per fare, ma poi sostenne lo sguardo inquisitorio della donna. – “Vuole sottoporre il signor Highland a un test da sforzo ed io non sono d’accordo.” – Sospirò e poi riprese il discorso che si era preparato mentalmente. – “Questo test potrebbe essergli più fatale dalla malattia sconosciuta di cui è affetto.”

Cuddy si torse nervosamente le mani. – “E Cameron che dice?”

“È stata lei a convincere il paziente a firmare il modulo del consenso informato.” – Lo disse in fretta affastellando le parole sentendo ben più la colpa nel tradire la collega che il capo.

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Chiuse lentamente il cellulare e buttò indietro il capo. Le cose non stavano andando come avrebbe voluto. Fece scivolare in tasca il telefono e, con la sua solita camminata in tre tempi, si diresse verso il suo studio. Distrattamente buttò l’occhio in sala conferenza e la vide. Si era seduta alla sua vecchia scrivania e giocava svogliatamente con una matita mentre lo sguardo era perso nel vuoto.

Lui batté il proprio bastone a terra e lei si riscosse guardandolo fisso negli occhi senza timore.

“Chi dei due lo dice che la mia idea del tumore al surrene era campata per aria?” – Chiese Cameron precedendolo nel discorso che sapeva che lui aveva sulla punta della lingua.

Lui sbuffò un poco. – “Non era esattamente campato in aria, caso mai era banale.” – Lo disse con un sorriso che sembrava quasi un armistizio.

“Ha firmato il consenso per il test da sforzo.” – Alzandosi per mostrarglielo. – “Ma ero davvero convinta che non servisse.”

Con un gesto della mano lui cancellò i suoi scrupoli. – “E’ necessario, fai predisporre le cose.”

“Se gli facessimo una Pet-Scan al cuore forse …” – Propose lei incerta, sapendo benissimo che tutto era inutile.

Lui spalancò gli occhi. – “Non sperare di cavartela continuando a posticipare l’inevitabile. Fai pedalare quel dannato irlandese.” – Mentre il tono della voce tornava ancora una volta aspro e rabbioso.

“Non ci pensare nemmeno lontanamente!” – Disse Cuddy facendo il suo ingresso trionfale seguita da Foreman. – “Tu non metterai quell’uomo su una cyclette.”

Lui ruotò gli occhi innervosito. – “Hai sentito Cameron? Niente pedali per il miliardario.” – Guardò Foreman mentre un lampo di rabbia e astuzia gli attraversò lo sguardo. – “Mettilo su un tapis roulant e fallo correre!”

“Se la vita del paziente è in pericolo io …” – Cuddy cercando di soffocare sul nascere ogni proposta rischiosa.

“E’ stato accuratamente informato dei rischi e ha firmato uno dei moduli che ami tanto.” – Mentre il diagnosta fissava il decano di medicina negli occhi.

“Conoscendoti lo avrai minacciato dicendogli probabilmente non avrebbe visto il tramonto di domani.” – Lei sbuffò un poco cercando di trovare un cavillo plausibile per stoppare House.

Lui fece un cenno con il capo. – “In effetti, potrei avergli detto una cosa del genere se l’avessi informato io, ma poiché è stata Santa Cameron, protettrice dell’etica e della morale del PPTH, tutto è stato fatto secondo le regole!”

Cameron lo guardò indignata e tentò di parlare. – “In che lingua te lo devo dire che …”

Cuddy però la interruppe frettolosamente. – “Posso elencarti almeno dieci casi in cui hai usato Cameron per strappare un consenso che altrimenti non avresti mai avuto.”

Lo sguardo furioso dell’immunologa si riversò verso il decano di medicina. – “Mi fai un grosso torto nel considerarmi un galoppino di House, non lo sono più da un pezzo e sono orgogliosa di questa mia scelta.”

“Le abitudini sono dure a morire.” – Sbottò Cuddy distratta mentre non toglieva di dosso gli occhi da House. Quando si rese conto di quello che aveva detto cercò con lo sguardo la giovane donna e vide un’espressione shoccata. – “Io … mi spiace Cameron, non intendevo dirlo.” – Rammaricata di dove stava portando quella conversazione.

Cameron chiuse gli occhi e respirò profondamente. – “Forse non intendevi dirlo, ma è quello che pensi.” – Strinse i pugni innervosita. Aveva fatto molto per la propria autostima, ma certamente era ancora importante quello che il suo capo pensava di lei. – “Siccome la mia opinione non conta, vado a fare qualcosa di utile come farmi una doccia.” – Afferrò la propria borsa, e dopo aver lanciato un’occhiata truce agli occupanti dello studio, uscì innervosita.

“Cameron, aspetta.” – Disse Foreman cercando di rincorrere la collega. – “Cameron!”

“Devo dire che hai un talento naturale per farli scappare a gambe levate! Io ci ho impiegato più di tre anni, tu meno di cinque minuti. Complimenti, penso che sia un record anche per te.” – Disse il diagnosta mentre si buttava scompostamente sulla propria reclinabile.

Cuddy s’irrigidì, non pensava sul serio quello che aveva appena detto a Cameron, o meglio, lo pensava solamente quando la vedeva sminuirsi come medico e come donna, ma certamente non era una cosa che pensava costantemente. – “Già e probabilmente tu sai tirare fuori il meglio dalle persone.”

“Ho fatto di loro i medici che sono oggi e so per certo che sono i migliori che hai nel tuo staff, quindi sì, ho tirato fuori il meglio che ognuno di loro poteva dare.” – Disse con non curanza mentre studiava il flacone di Vicodin che magicamente gli era apparso tra le mani.

“Erano già i migliori o non li avresti scelti.” – Ribatté lei sicura.

“Erano solamente i potenzialmente migliori, senza la giusta direzione sarebbero stati solo tre medici tra tanti. Una mediocrità insomma.” – Mentre subito dopo sgranocchiava una compressa di Vicodin.

“Mi fa piacere sentire che ritieni di essere il migliore in tutto quello che fai!” – Mentre nervosamente batteva la punta della scarpa contro la moquette.

Lui stese le mani in avanti e finse di suonare una melodia che risuonava solo nella sua testa. – “Non sarò Rachmaninov, ma nella medicina … hei! Sono Gregory House!”

“La modestia vicino a te scompare!” – Disse sarcastica.

Si alzò in piedi e la fronteggiò a distanza ravvicinata. – “Sei qui perché non riesci a tenere le mani fuori dal mio splendido corpo o perché vuoi farmi conoscere la tua disapprovazione, perché se è il secondo caso allora te ne puoi andare perché ho un bellissimo modulo con tanto di firma originale!”

Cuddy fece un passo verso di lui. – “Modulo che può essere stralciato in qualsiasi momento se il paziente non è stato correttamente informato.”

Lui si protese verso di lei. – “Non è stato costretto con la forza e sono certo che gli sono stati spiegati chiaramente rischi e benefici.”

“Tu dubiti di tutto e di tutti, perché non questo?” – Lei gli si avvicinò ancora di un palmo. – “Perché è stata Cameron a farglielo firmare?” – Mentre un’insolita vampata di gelosia la avvolse.

“Sì, proprio perché è stata Cameron.” – Mentre una nota di orgoglio gli risuonava nella voce.

“E immagino che lei non possa sbagliare o imbrogliarti vero?” – Socchiudendo gli occhi per studiare le sue reazioni.

“Non su questa cosa, nemmeno se ne andasse della sua vita stessa. La conosco! Come so che il canguro è un ruffiano di prima categoria, come so che Foreman venderebbe l’anima al diavolo pur di essere il capo e come so che tu saresti disposta a cancellare qualsiasi cosa pur di affermare il tuo senso materno, anche il tuo prezioso PPTH.”

Lei per un istante accusò il colpo, ma un lampo di comprensione le attraversò lo sguardo. – “Capisco!” – Disse calma. – “Tu non riuscivi a essere felice per me nell’adozione perché ti saresti sentito abbandonato.” – Lo sguardo di lui si fece un attimo serio e lei lo prese come un invito a continuare. – “Tu vuoi avere una relazione con me!” – Lo accusò mentre nello sguardo si accendeva un’inattesa luce di speranza.

House rimase in silenzio per qualche istante come a ponderare la cosa. – “Se parli di sesso, sesso, sesso, indicami la strada di casa baby, ma se parli di una relazione seria…” – Lui chiuse la distanza tra loro. Il torace di House quasi premette contro quello di Cuddy, che sembrava pendere dalle sue labbra. – “… Dio me ne liberi e scampi! NO! Non voglio una relazione con te!” – Sbottò tutto d’un fiato facendo un passo indietro.

Cuddy sbatté le palpebre confusa, come se non fosse riuscita a comprendere quello che gli aveva detto.

Lui, senza guardarla ulteriormente, afferrò il proprio bastone e uscì dallo studio.

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“Cameron! Aspetta!” – Disse ancora una volta il neurologo.

La donna si voltò con aria scocciata. – “Mi seguirai anche sotto la doccia?”

Lo sguardo di Foreman rimase serio e imperturbabile. – “Mi spiace Cameron, ma dovevo farlo.”

“Bene, lo hai fatto.” – Con uno sguardo freddo e distante. – “Ora se non ti dispiace ho proprio bisogno di una doccia.” – Riprendendo la propria strada verso lo spogliatoio.

“Ho agito secondo coscienza!” – Disse lui ancora per giustificare il proprio tradimento.

Lei si voltò di scatto. – “Coscienza Foreman? Tu?” – Cameron aveva voglia di ridergli in faccia, ma i muscoli del viso non collaborarono tanto erano contratti.

“Sì Cameron! Secondo coscienza e se non passassi il tuo tempo a baciarti con House sapresti che ho ragione. Lui ha sempre annebbiato il tuo giudizio.” – Mentre cercava ogni modo per difendere la propria scelta.

Quel poco di colore che ancora rimaneva sul volto di Cameron scivolò via. – “Così te l’ha detto.” – Sussurrò più a se stessa che al neurologo.

“Ieri sera mi ha chiesto di andare a bere assieme a lui … onestamente penso che questa mattina non ricordi metà delle cose che mi ha detto, ma era ancora piuttosto lucido quando ha cominciato a raccontarmi quello che aveva visto e quello che gli hai detto.”

Cameron fece un paio di passi indietro e appoggiò la schiena contro il muro. – “Sì, posso immaginare che cosa ti abbia detto.” – Mentre le forze la abbandonavano.

“Devi tirarti fuori da questo caso, non sei abbastanza obiettiva.” – Cercando di far forza sul suo punto debole.

L’orgoglio che fino a un attimo prima era scomparso, tornò a pompare vigoroso nelle vene della donna. – “Le mie relazioni interpersonali con Chase e House non influiscono sul mio operato! Non hanno mai influito nonostante tutti vi siate fissati che io non sono in grado di essere alla vostra altezza.” – Si staccò dal muro e fece un paio di passi verso il collega. – “Forse non sono come te nella gestione delle emozioni …” – Gli puntò un dito contro il torace. – “… ma non devi mai e poi mai mettere in dubbio la mia professionalità, perché proprio tu dovresti essere il primo a sapere che nonostante le nostre divergenze di vedute, per me prima di tutto viene il paziente.” – Rimase a fissarlo ansante e rabbiosa.

Foreman trattene il fiato, non si era aspettato una reazione del genere da lei.

Cameron rimase ancora per qualche istante a fissarlo, poi, senza preavviso, riprese la propria strada e scomparve negli spogliatoi femminili.

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