Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    21/05/2016    1 recensioni
Ricordate le vicende dei ragazzi di Hèléne e i suoi amici, simpatico telefilm andato in onda nell'ormai lontano 1995 per essere poi brutalmente interrotto solo poco tempo dopo? Bene, perchè in Francia invece non ha subìto alcuna interruzione bensì numerosi cambiamenti che lo hanno portato ad assomigliare a una specie di soap opera, con tanto di nuovi personaggi che mescolandosi agli storici si impegnano a vivere le proprie vite affrontando argomenti ben più seri di quelli a cui ci avevano abituati, poichè la storia continua 20 anni dopo. Attualmente in Francia sta andando in onda la settima stagione, ma gli attori son già pronti per l'ottava. Molte cose sono cambiate negli anni e questa fan fiction comincia proprio da qui... solo con qualcosa in più.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il tanto sognato viaggio di ritorno era stato piuttosto difficile da affrontare con i gemelli, che più nervosi e irritabili che mai non avevano smesso un attimo di piangere, gettando nello sconforto la povera Johanna che già provata dalla sua situazione personale aveva finito per reagire alla stessa, identica maniera, credendo che tutto questo fosse colpa sua. Christian aveva tentato in ogni modo possibile di toglierle quell’idea dalla testa, ma adesso, pur vergognandosene un po’, non poteva fare a meno di pensarla alla stessa maniera. La verità era che ogni volta che Johanna provava a tenere i bambini in braccio o anche solo a sfiorarli loro iniziavano a dimenarsi e a strillare come impazziti, quasi infastiditi dal semplice tocco della loro stessa madre. Probabilmente riuscivano a percepire il suo stato d’animo, le sue mani tremanti e il malumore che ormai pareva accompagnarla a ogni passo, senza un attimo di tregua. Christian sapeva bene che da quel momento in poi le cose sarebbero  andate sempre peggio e che quello, purtroppo, era solo l’inizio della lunga strada in salita che di lì a poco avrebbero dovuto affrontare. Nonostante ciò non potè impedire a se stesso di cedere alla frustrazione che di tanto in tanto lo assaliva, proprio per questo non appena rientrati in casa preferì affidare i piccoli alle cure di Hèléne e Benedicte per essere finalmente libero di occuparsi un po’ di Johanna, che dopo tutte quelle ore di volo sembrava avere l’aria praticamente stravolta.

- Vieni tesoro, andiamo di sopra. Hai bisogno di fare un bagno, e magari di mangiare qualcosa.

Le sussurrò prendendola per mano ma la vide ritrarsi subito, l’espressione palesemente infastidita mentre lanciando una rapida occhiata in direzione di Benedicte si precipitava da lei, ansante e minacciosa.

- Che cosa stai facendo con la mia bambina – l’accusò d’un tratto, facendola trasalire – credi forse di essere in grado di occupartene meglio di quanto sappia fare io?

L’amica la fissò a bocca aperta, presa in contropiede da quelle parole che di certo non si sarebbe mai aspettata di sentire da lei.

- Johanna, si può sapere di cosa stai parlando? Non ho proprio alcuna intenzione di sostituirmi a te e lo sai bene, ma in questo momento non credo che tu sia in grado di occupartene. Tutto qui.

Replicò risentita.

- Che cosa? Come ti permetti di dirmi una cosa del genere? Ridammi immediatamente mia figlia!

- Senti, so che quello che stai passando è…

- Sta’ zitta, ti ho detto di ridarmela subito!

Gridò, perdendo completamente il controllo e strappandogliela dalle braccia con un rapido movimento che la mise in allarme, mentre la bambina scoppiava a piangere tra lo sconcerto generale.

- Tu non sai proprio niente di me e di quello che sto passando, vuoi solo portarmi via i miei figli! Come tutti voi! Volete tenermeli lontani, pensate che non sia una buona madre ma loro hanno bisogno di me e non ve li lascerò prendere! Mai!

Continuò a urlare, guardandoli negli occhi uno per uno prima di stringersi al petto la piccola Hope - il cui pianto disperato riempì ben presto l’ampia stanza - per correre a rifugiarsi al piano di sopra, finalmente lontana da tutto e tutti.

Christian e Josè la inseguirono su per le scale, ma lei fu più veloce e pur sconvolta e tremante riuscì a chiudersi a chiave nella sua camera, lasciandoli fuori della porta.

- Accidenti!

Imprecò Josè, facendo poi un respiro profondo per provare il più possibile a mantenere la calma, anche se in quella spiacevole situazione sarebbe stato difficile.

- Johanna, apri immediatamente questa porta!

Esclamò Christian, continuando a batterci sopra una mano finchè questa non cominciò a pulsare dal dolore. La ritrasse, sbuffando rumorosamente.

- Maledizione, perché fai così? Apri la porta, ti prego.

Disse, chiudendo gli occhi e riaprendoli subito dopo per impedire a se stesso di farsi prendere dal panico. Non doveva temere, era sicuro che Johanna non avrebbe mai fatto del male alla bambina, ma il fatto che si fosse chiusa dentro insieme a lei e per giunta così sconvolta non lo faceva stare affatto tranquillo. Tese l’orecchio, sentendola piangere e urlare sempre più forte e deglutì nervosamente, provandoci di nuovo.

- Tesoro, se mi apri ti prometto che ti aiuterò a calmarla, va bene? Johanna, mi senti? Ascoltami, per favore.

- È tutto inutile – sentenziò Benedicte, spazientita – non vedi che è totalmente fuori di testa?

- Lo saresti anche tu se avessi vissuto anche solo una piccola parte di ciò che è stata costretta a subire lei! È normale che adesso si senta minacciata.

Rispose Christian, punto sul vivo.

- Va bene, adesso basta – intervenne Hèléne, che intanto insieme agli altri li aveva raggiunti – smettetela di discutere. La cosa importante è convincerla a uscire di lì al più presto. Johanna, sono io, Hèléne. Non vuoi aprire nemmeno a me?

- Andate via! Andate via tutti! Lasciatemi in pace!

La sentirono urlare da dentro, singhiozzando disperata.

- Ti avverto, Johanna – gridò Christian, a quel punto – se non apri subito questa dannata porta giuro che la butto giù, e sai che non sto scherzando!

Contò fino a tre poi lo fece davvero, forzandola con l’aiuto di Nicolas per ritrovarsela proprio di fronte, in ginocchio sul pavimento e in preda a spasmi muscolari tipici della sua condizione mentre continuava a stringere a sé la figlia, rimboccandole la copertina rosa fin sopra alla testa quasi provasse a nasconderla alla loro vista.

- Dammi la bambina. Non hai nulla da temere.

Cercò di convincerla il compagno, avvicinandosi lentamente a lei che intanto scuoteva nervosamente la testa, singhiozzando ancora più forte. Le sue mani continuavano a tremare in modo incontrollabile e Christian sapeva di dover agire all’istante, prima di mettere in pericolo sua figlia.

- No!

La sentì rispondergli, incenerendolo con lo sguardo.

- Tesoro non fare così, che succede? Non ti fidi più di me, per caso? Sai bene che non potrei mai portarti via i bambini, io voglio solo…che Hope riposi un po’adesso, e credo che dovresti farlo anche tu. Sei stremata e il viaggio è stato lungo per tutti quanti. Coraggio, dalla a me e ti prometto che la lascerò dormire nella sua culla insieme a Shane.

Le sussurrò, avvicinandosi di più e prendendola delicatamente dalle sue braccia per affidarla poi a quelle di Benedicte mentre tornava a chinarsi su di lei, che sgomenta e assente si affrettava intanto a sfuggirgli per rifugiarsi strisciando in un angolo della stanza, il più possibile lontano da lui. Lì si abbracciò le ginocchia, dondolandosi nervosamente avanti e indietro e ripetendo incessantemente una strana litania che non fu in grado di comprendere, se non tornandole vicino.

- Lui vuole portarmeli via…verrà a rapirli nel sonno, vuole separarmi da loro…per sempre…

Christian appoggiò la fronte contro quella scottante di lei, prendendole il viso tra le mani e sfiorandole più volte le labbra con dei baci lievi e rassicuranti, che man mano sembrarono riportarla alla realtà.   

- Lui non è qui, amore mio, ma in prigione, e credo che ci resterà ancora per parecchio tempo. Non devi aver paura, non potrà più farti del male. Tu e i bambini siete al sicuro qui. L’incubo è finito e lo so che nella tua testa continui a riviverlo, ma non c’è più niente di reale. È da adesso che inizieranno i giorni più difficili ma tu devi promettermi che non ti arrenderai, e che mi permetterai di restarti vicino. Andrà tutto bene, devi solo fidarti di me, ci riesci? Sii forte amore perché passerà, questo terribile momento passerà e sarà solo un lontano ricordo…

 

 

 

   
 
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