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Autore: Eriisachan    21/05/2016    1 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
["Amore mio, scappiamo insieme. Fuggiamo dove il nostro amore non verrà intralciato. Fuggi via con me!" disse il ragazzo di fronte a me porgendomi la mano. Per quanto mi sforzassi non riuscivo ad alzare il viso.
"Io...non posso..." delle lacrime iniziarono ad uscire dal mio viso. Ma quella donna non ero io, perché stavo facendo quel sogno? Perché stavo vivendo una vita che non era la mia? Gridai aiuto, ma non uscirono suoni dalla mia bocca.
Finalmente la donna alzò il viso e l'unica cosa che vidi oltre al buio totale furono un paio di occhi azzurri come il cielo, profondi come il mare che gridavano solo una parola: AMORE.]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo secondo

Fiori di ciliegio

 
 
Erano passati esattamente nove giorni da quello strano ‘sogno’.
Dodici dalla morte di mia nonna.
Calde lacrime continuavano a scendere la notte, quando poggiavo la testa sul morbido cuscino. Ogni sera mi tornavano in mente i ricordi delle estati passate con lei, di tutto l’amore che mi ha donato, e quello che io ho donato a lei. Sentivo di aver prosciugato non solo tutte le lacrime, ma anche quel poco amore che ero disposta a donare.

Nessuna strana visione, nessuno strano sogno da quel giorno. Qualunque cosa fosse aveva deciso di non farsi più ‘vedere’, e mi ero convinta che fosse stato uno strano scherzo che il mio cervello aveva deciso di giocarmi. Ciononostante non riuscivo a dimenticare quegli splendidi occhi azzurri, mi avevano ormai catturata. Al solo ripensarvi mi sentivo un uccellino, che libero volava nel cielo limpido.
Forse avevo solo bisogno di qualcuno che mi stesse vicino in quel momento di dolore.
Questo mi ripetevo ogni volta.

Stavo camminando tranquillamente per una stradina di Tokyo, mi stavo dirigendo alla stazione di Shimbashi per poter arrivare in poco tempo al parco Hamarikyu, uno dei miei preferiti. Era una giornata tranquilla, afosa come solo a Tokyo poteva essere, ma decisi comunque di non sprecarla piangendomi addosso in casa.
Mi ero vestita in fretta ed ero uscita con altrettanta celerità, per paura di cambiare idea e decidere di rimanere in casa anche quel sabato.
Camminavo svelta, sembrava stessi scappando da qualcuno, avevo paura. Ma di cosa infondo?
All’improvviso mi fermai incuriosita da un piccolo negozio, posto tra un konbini ed un ristorante. Come attirata da una forza spirituale decisi di entrarvi, giusto per sapere di cosa si trattasse.

Uscirò immediatamente’ mi dissi.
L’atmosfera rasserenava, anche se la stanza non era eccessivamente illuminata. Vi erano candele profumate e fiori in ogni dove; un lettino di quelli tipici degli psicologi ed una poltroncina accanto.
‘Che sia veramente uno psicologo?
Non appena lo pensai una vecchia donna, probabilmente la proprietaria, mi parlò.
Rimasi folgorata dalla sua bellezza. Per quanto avanti con l’età, la donna presentava dei lineamenti delicatissimi ed i suoi capelli, ormai bianchi per la vecchiaia erano raccolti in uno chignon con delle bacchette.
Mi accolse con un sorriso così dolce che mi parse di trovarmi a casa, piccola, davanti alla mia amata nonna.
"Ciao cara, sei qui per ritrovare te stessa?" mi disse sempre con quel sorriso sul volto.
"Buonasera signora, mi scusi sono entrata per curios…aspetti; cosa intende per ‘ritrovare me stessa’?”
Non avevo dato peso a ciò che la donna mi aveva chiesto e quando me ne resi conto la domanda mi uscì spontanea.
"Lo sento ragazza. Hai bisogno di trovare delle risposte, hai bisogno di trovare il modo di superare la morte di tua nonna."

Forse avrei dovuto avere paura, come faceva quella donna appena conosciuta a sapere una cosa così intima?
Forse sarei dovuta uscire, scappare, tornare a casa; ma se lo avessi fatto forse ora non sarei qui a raccontare la mia storia, forse sarei già morta.
“Va bene signora, voglio provare.” E senza aggiungere altro la seguii al centro della sala.

“Sdraiati, io mi siederò accanto a te mentre ti addormenterai; mentre vivrai in un luogo lontano da qui, mentre scaverai all’interno della tua anima.”
Feci come mi disse, anche se le sue parole mi intimorirono non poco.
Senza lasciarmi il tempo di fare domande continuò a parlare.
“Ora ti concentrerai solo sulla mia voce. Quando ti risveglierai ti sentirai felice, leggera, vogliosa di vivere. Non avrai più paura, perché conoscerai a fondo la tua storia.
Chiudi gli occhi, rilassati. Concentrati solo sulla mia voce.”

Feci come mi disse, cercando di rilassare tutti i miei muscoli, facendomi cullare dalla musica di sottofondo che la donna aveva fatto partire e concentrandomi solo sulla voce soave della vecchia donna che mi affiancava.

“Immagina una luce, una splendida luce del colore che desideri, entrare nel tuo corpo. Espandersi in ogni parte, in ogni dove. Conterò fino a dieci. Al mio dieci ti troverai in uno stato di rilassamento, non ti troverai più in questo mondo, ma in un luogo dove non esistono i limiti dello spazio-tempo…
1..
2..
3..
4..”

La donna continuò a contare, ed io mi sentivo sempre più leggera, sempre più isolata. I miei muscoli si erano rilassati, la mia mente viaggiava, non sentivo più dolore solo un senso di pace.
10…
Immagina di scendere una lunga scalinata. Una scalinata luminosa. Scendi sempre più giù. Ogni gradino è un passo verso la verità…”
Scendevo, scendevo veloce quella scalinata, assetata di verità.
Scesi finché non venni abbagliata da una potentissima luce.

“Sei arrivata? Bene… ora ti trovi in uno splendido giardino. Un giardino rigoglioso, pieno di fiori, di alberi. Una distesa d’erba dove puoi riposare. Scegli un posto, sdraiati e chiudi gli occhi.”
C’era un giardino meraviglioso, così familiare. Lo riconobbi, era il giardino dell’incontro, corsi a perdifiato e mi sdraiai ai piedi dell’albero, invasa da un senso di pace.
“Ora che sei rilassata e che hai abbandonato questo mondo alzati. Davanti a te c’è uno specchio. Specchiati, guardati, cerca di ricordare…”
La voce sembrava provenire dal cielo, risuonava in tutto l’ambiente.
Davanti a me apparve un meraviglioso specchio.
Vi guardai all’interno e vidi me stessa. Indossavo un kimono ricamato con dei fiori di ciliegio, era rosa e bianco. Avevo i capelli sciolti e lunghi fino ai fianchi, liscissimi. Gli occhi color cioccolato velati da un’ombra di tristezza che sembravano sul punto di piangere, la bocca rosea che non sorrideva ma tremava . Le mani erano affusolate e non indossavo scarpe.
Al collo la collana di mia nonna. All’improvviso sentii all’altezza del cuore un dolore lancinante, iniziai a piangere, volevo scappare ma non avevo la forza di muovermi.

‘Cosa mi sta succedendo? Chi sei?’
Come a sentire i miei pensieri la voce riprese a parlare.

“All’interno dello specchio ci sono tanti altri specchi che raffigurano scene diverse, epoche diverse, persone diverse... Hai vissuto ognuna di quelle vite, ti riconosci?”
Accanto alla donna dagli occhi tristi apparvero altre persone: un uomo, con dei capelli e baffi rossi; una donna egiziana, vestita d’oro con degli occhi color smeraldo; un bambino che scappava da un villaggio infuocato.
Sono io in ogni scena?’
“Purtroppo non hai molto tempo, scegli uno specchio e concentrati solo su di lui. Al mio tre vi entrerai, e potrai rivivere quelle scene della tua vita passata.
1…” Sapevo dove volevo entrare.
“2…” Mi avvicinai il più che potei allo specchio e vi inserii una mano. Come per magia, lo oltrepassò.
“3…” Senza paura entrai con tutto il corpo e venni inondata dalla luce e mi ritrovai a camminare nel vuoto. In lontananza una finestra dove si intravedeva un giardino. Corsi di nuovo finché non vi arrivai. Entrai e mi sentii in qualche modo diversa.

“Sei entrata? Guardati intorno, guardati addosso. Osserva le persone e cerca di riconoscere qualcuno nei loro volti.”
Mi guardai intorno: mi trovavo in uno splendido giardino, non c’erano grandi alberi, solo uno, piccolo, al centro: ed in lontananza vedevo un piccolo tempio. C’era un sole splendente e tanti fiori.
“Pensa ad una data, pensa ad un nome..”
1763, Ume.
Non so perché ma mi vennero in mente all’improvviso, e la cosa che mi spaventò di più fu la sensazione di esserne sicura.

“Guardati, ti riconosci?”
Mi guardai: non avevo scarpe, solo dei calzini bianchi; un kimono a fiori bianco e rosa; i capelli lunghi fino ai fianchi e le mani affusolate. Ero lei, ero quella donna che avevo visto nello specchio. Nonostante mi trovassi nel corpo di un’altra sentivo di essere me stessa, e non ebbi paura, né volli scappare.
“Ora cammina, cerca di parlare con qualcuno..”
Presi a correre, vogliosa di scoprire qualcosa di quel posto, ma qualcuno mi trattenne.

Amore mio, sei tornata…’ Mi volsi, e rimasi scioccata da cosa vidi.
Un ragazzo, un ragazzo meraviglioso. Indossava anche lui un kimono; aveva i capelli neri legati in un codino. Aveva delle labbra che sembravano così soffici, era alto, e aveva un fisico asciutto. Ma ciò che mi incantò furono i suoi occhi, un paio di occhi a cui non avevo fatto altro che pensare negli ultimi giorni: azzurri, come il cielo d’estate.

Akira…’ le parole mi uscirono da sole. Era la mia anima a parlare.
Ti ho aspettata così tanto, ma non ti lascerò più.’ Fece per abbracciarmi ma mi scansai per un motivo a me apparentemente sconosciuto.
Non posso, non farlo ti prego… Mio padre…lui ha deciso che mi sposerò.’ L’uomo che mi trovavo di fronte si bloccò, il suo sguardo si fece vacuo, poi triste.
Perché? Perché mi fai questo?’ una lacrima scese dal suo occhio.
Akira, amore mio, perdonami… se non sposerò quell’uomo mio padre mi ucciderà…’ abbassai lo sguardo, non avrei retto il contatto con i suoi occhi profondi. Ero convinta sempre di più di aver vissuto quella vita. Provavo dei sentimenti per quell’uomo che non ero in grado di spiegarmi ma che mi sembravano, ad ogni modo, familiari.
Amore mio, scappiamo insieme. Fuggiamo dove il nostro amore non verrà intralciato. Fuggi via con me!’ disse il ragazzo di fronte a me porgendomi la mano.
Per quanto mi sforzassi non riuscivo ad alzare il viso.
‘Io...non posso…’ delle lacrime iniziarono ad uscire dai miei occhi.

Quella scena, quelle parole, mi tornò tutto in mente. Stavo rivivendo lo strano sogno che avevo fatto poche notti prima, che mi aveva svegliata nel bel mezzo della notte.
Sapevo che alzando lo sguardo avrei trovato degli occhi a guardarmi con amore, e così fu.
Ti amerò per sempre…addio’ sussurrai prima di fuggire via correndo, per scappare da quell’uomo che sentivo essere colui a cui io, o meglio Ume, aveva donato il suo cuore.

“Continua a vivere, vivi un’altra scena, un altro giorno.”
La voce della donna riapparse magicamente, così come era scomparsa.
All’improvviso venni catapultata da tutt’altra parte.

Mi trovavo davanti ad uno specchio, i miei capelli erano acconciati in una crocchia alta e decorati da sfarzosi gioielli. Il kimono che indossavo non era più rosa e bianco ma rosso, e sulla bocca risaltava un rossetto altrettanto rosso.  Al collo la collana che mia nonna mi aveva donato, e che non sapevo come facesse ad avere anche lei.

Attorno a me numerose donne mi toccavano, mi sistemavano il vestiario, il trucco; una in particolare mi sorrideva come a consolarmi. Quello che sentivo io, però, era solo dolore. Un dolore lancinante al petto ed una voglia irrefrenabile di piangere. Senza bisogno di sforzarmi capii il perché di quel dolore, era il giorno del mio matrimonio. Stavo per andare in sposa ad un uomo che non amavo, abbandonando per sempre il mio amato.

Ume, è giunta l’ora.’ Disse quella donna che mi aveva precedentemente sorriso. Forse eravamo amiche intime, forse sapeva come mi sentivo.
Lentamente mi alzai.

“è giunta l’ora di tornare a casa, Sakura. Torna in quello splendido giardino, abbandona quel corpo, va via da quel posto.”
Ma non volevo, non volevo andar via. Non volevo abbandonare quell’anima in pena, sentivo di doverla aiutare. Cercai invano di non andarmene. I miei occhi si aprirono, e mi ritrovai nel giardino a cui ero arrivata tramite la scalinata.

“No, ti prego, fammi tornare indietro. Devo aiutare Ume, non può sposare quell’uomo!” urlai, urlai fino a non avere più voce ma la vecchia donna non parve ascoltarmi, ma una voce mi giunse comunque alla mente.

Salvami, Sakura, ti prego..’
‘Ume? Come faccio Ume?’
‘L’albero Sakura, usa l’albero.’
‘Ume spiegati meglio!
’ nessuna risposta.
‘Ume!’ Chiamai e richiamai ma non sentii più alcun suono.

“è arrivato il momento di ritornare nel tuo mondo, Sakura. Risali le scale, e pian piano apri gli occhi.”
Contro il mio volere, il mio corpo si mosse. Salii le scale e dopo svariati secondi aprii gli occhi ritrovandomi sul lettino, nella stanza di quello strano negozio.
Ero incredula, non ero sicura di aver vissuto realmente quelle cose, mi sembrava impossibile.
Guardai quella vecchia donna ad occhi spalancati e la riconobbi.

“Hisa…”
“Mi hai riconosciuta finalmente…Ume.” I suoi occhi si fecero lucidi e una sola lacrima solcò il suo volto. Era la donna che mi aveva sorriso in quella stanza piena di persone, l’unica che aveva cercato di sostenermi in quel momento di dolore.
“Come..come è successo? Chi sono?” Volevo andare in fondo a quella storia, volevo aiutare quella donna che sentivo essere parte di me.
“Sakura, ti prego, aiutala.
Sono giunta fin qui solo per cercarti, ma il mio tempo è quasi scaduto.
Devi ricondurla da Akira, o la sua anima resterà per sempre in pena.” Il viso di Hisa si fece preoccupato, a quanto pare non si trattava di un banale scherzo.
“Io voglio farlo, ma come?” Hisa mi guardò. I  suoi occhi fissi nei miei.
“Dovrai tornare indietro, impedirle di sposare Hito, di morire ancora.
Dovrai salvarla dalla dannazione eterna.
La sua anima si è reincarnata nel tuo corpo, e la tua anima si è fusa con la sua.
L’unica maniera è usare il potere della collana.” Chiuse gli occhi.
“è giunto il momento. Non posso più restare, devo tornare indietro.
Prendi questo, ti aiuterà.” Mi porse un fermaglio con un fiore rosa, di ciliegio.
“Ti proteggerà.
Spero di rincontrarti, Sakura. Stavolta nel mio mondo.” Mi sorrise e si dissolse nell’aria. Scomparve, insieme al negozio e mi ritrovai seduta a terra, in un vicolo cieco.
Fuori si era fatto pomeriggio.
Il negozio era scomparso, come se non fosse mai esistito.

Forse mi ero immaginata tutto? La mia mente infondo mi giocava brutti scherzi in quel periodo.
Ma ciò che stringevo tra le mani mi confermò che era successo davvero.
Mi fece tornare alla mente che adesso avevo una missione: salvare Ume.
Ma come?

N.d.A
Ciaoa tutti! Scusate per l'attesa, ma sono stata impegnatissima con la scuola (lo sono tutt'ora, sfortunatamente).
Ho provato a scrivere un capitolo un po' più lungo e ho fatto viaggiare un po' l'immaginazione.
Spero che vi sia piaciuto, e vi ringrazio per le recensioni ricevute.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un abbraccio.
 

  
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