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Autore: saffyj    22/05/2016    5 recensioni
Edward ama sua figlia, ma deve fare i conti con i sensi di colpa che porta con sé. Penny, la figlia di Edward ha portato con sè tutto il dramma che ci si aspetta da un Masen.
Sequel della FF "Fridays at Noon" di troublefollows
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Devo avvisarvi, la traduzione di questo capitolo è stata tutto tranne che facile! Alcune parti ho dovuto adattarle... quindi spero che vi piaccia comunque e so che ci sono alcuni errori e parti che non sono in italiano corretto, ma il senso si capisce... almeno spero!!!
BUONA LETTURA!!!
 
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CAPITOLO 7

"Scommetto che non vorrà nemmeno parlare con me. Scommetto che ho appena sprecato cinque ore della mia vita."
"Non essere così melodrammatica" disse Jasper lanciando il tovagliolino di carta accartocciato alla sorella.
"Sai cosa?" scattò indietro. "E’ più facile dimenticare quando pensi di averlo perso."
Jasper si alzò e si sedette accanto alla sorella. Posò la sua mano su quella della sorella che aveva appoggiata sul grembo. "Nessuno sa quello che succederà. Almeno si può dire che si è tentato, giusto? Vuoi davvero passare il resto della tua vita a chiederti come sarebbe stato se avessi fatto una scelta diversa?"
Rosalie si morse il labbro inferiore. "Avrei dovuto chiedergli di venire a New York con me, ma avevo troppa paura che mi dicesse di no."
“Chiediglielo e so che ti darà la possibilità" dissi, intromettendomi nel momento fratello / sorella.
Rose mi guardò meravigliata. "Tu pensi?"
"Come ti ho detto ieri sera: gli manchi. Stava per impazzire quando hai mentito dicendo di aver trovato qualcun altro, e sarà sollevato dal sapere che non sei davvero andata avanti. Ha trascorso un lungo periodo a rimuginare sulle stesse cose sul quale hai rimuginato anche tu. Sarà un bene per tutti e due vedervi ed essere onesti l'un l'altro."
"Sembra che arriveremo con alcuni minuti di ritardo, Mrs Masen. Ci sono delle forti tempeste oltre Seattle" Griffin annunciò attraverso l'altoparlante.
Ognuno emise un sospiro frustrato. La mia testa cadde contro il sedile. Qualche minuto sembrava un'eternità. Era stato molto più difficile di quanto immaginassi stare lontana da mio marito e mia figlia per quasi tre settimane. Skype era di aiuto ma non mi permetteva di abbracciarli e baciarli. Tutto ciò che volevo era stare con tutta la mia famiglia sotto lo stesso tetto; insieme, completa, intera.
"Non ti preoccupare, tesoro», disse mio padre, capendo la mia frustrazione. "Sono sicuro che tuo marito userà la sua influenza per spazzare via in un attimo quelle nuvole."
Lo colpii sul braccio. Pensava di essere molto divertente. Tutti, compreso Edward stesso, pensava di avere più potere di quello che aveva veramente.
"Il che mi ricorda un articolo scandalistico che insinuava che abbiamo ricevuto un trattamento speciale perché siamo i Masen, ed ho intenzione di far male a qualcuno." Non c'era alcun trattamento speciale in Nigeria; infatti, mi sono sentita come se ci fosse stata più burocrazia per ottenere il permesso perché l'illustre Edward Masen era coinvolto.
"Ricordi lo scandalo di Madonna di qualche anno fa? Come allora, ci si concentrerà soprattutto su Edward e non su di te ", disse Rosalie in un maldestro tentativo di farmi sentire meglio. "Sai, visto che è famoso e tu non lo sei."
Cercai di ricordare il motivo per cui ho pensato che fosse una buona idea riportarla a Seattle con noi. Forse Emmett non cambierà idea e Rosalie dovrà tornare dall'altra parte del paese.
Avevamo incontrato Rosalie alla cena della sera prima. Jasper e io credevamo di trascorrere l'intera serata ascoltando quanto amava New York e la sua vita glamour. Una bottiglia di vino è stata sufficiente e la donna era in lacrime a dirci quanto era pentita della scelta di un anno e mezzo prima ed di quanto fosse ancora perdutamente innamorata di Emmett. Aveva mentito sulla presenza di qualcun altro, pensando che avrebbe reso le cose più facili a Emmett aiutandolo ad andare avanti senza di lei. Jasper la incoraggiò a chiamare Emmett e io stupidamente le offrii di riportarla a Seattle con noi.
Per quanto fastidiosa potesse essere Rosalie, sapevo che in fondo Emmett era ancora perdutamente innamorato di lei. Era passato quasi un anno da quando avevano rotto, ma sapevo che non aveva cercato nessun altra per un motivo. Probabilmente ho capito. Rose era l’Edward di Emmett. Alcune persone non pensavano che mio marito fosse una bella persona e non riuscivano a vedere come sarei riuscita a creare qualcosa con lui e le sue... fobie. L'amore è cieco. Non tiene conto dei torti secondo la Bibbia. Ovviamente, secondo me, Emmett era in lizza per la santità. Era innamorato di Rose e il miglior amico di Edward. O era un santo o era folle.
"Liam, puoi inviare un’e-mail a Edward per informarlo che arriveremo in ritardo?" Avevo le mie mani piene mentre lui stava già giocando sul iPad.
"Certo" rispose con un sorriso comprensivo. Un sorriso da Liam era ancora raro, ma con il tempo ero riuscita ad ottenerne alcuni ogni tanto.
Ero contenta di aver trascorso con lui le ultime settimane. Tyler e Emmett erano stati in servizio la prima parte del viaggio, quando Edward e Faith erano con me. Ma non riuscii a chiedere loro di rimanere un altro mese. Tyler aveva bisogno di tornare a casa da sua moglie, proprio come Edward bisogno di tornare a casa a causa del lavoro. Doveva lavorare su qualche grande progetto per la CIA o dell'FBI o un’agenzia all'interno del governo. Non ero davvero arrabbiata. La verità era che anche Faith aveva bisogno di tornare a casa. Voleva andare a scuola materna e rivedere i suoi amici. Voleva rivedere Charlotte e il resto della famiglia. E naturalmente dove va Edward, Emmett lo segue.
Edward era Edward e mi aveva lasciata insieme a Liam, mio padre, e Jasper. Il Lagos ed i suoi sette milioni di abitanti uniti agli avvertimenti da parte del governo degli U.S.A. sui rapimenti e gli attacchi in Nigeria lo avevano oltremodo preoccupato. Mi aveva lasciato un seguito che rimaneva con me in ogni momento. Sempre iperprotettivo. Sempre che prendeva tutte le dovute sicurezze fino all’estremo. Edward non sarebbe mai cambiato, ed andava bene per me perché lo amavo esattamente così.
 
Avevamo comprato una casa a Victoria Island lo scorso anno, rendendo più facile il nostro soggiorno quando abbiamo portato la Faith con noi. L'Ambasciata degli Stati Uniti e il Consolato si trovavano entrambi lì e per qualche ragione, questo aveva fatto sentire Edward come se fossimo più sicuri che sulla terraferma.
Era sicuramente una zona benestante e il principale centro commerciale e finanziario di Lagos. Non ho mai sentito nulla di cui preoccuparsi.
La Nigeria era diventata importante per me quando ho scoperto che la maggior parte dei bambini non era mai andato a scuola. Oltre otto milioni di bambini in Nigeria non hanno mai frequentato la scuola. Dovetti ammettere, che essere sposata con un multi-miliardario aveva i suoi vantaggi. Quello che mi ha permesso di fare in modo che quel numero diminuisse. La Fondazione di Elizabeth Masen aveva costruito scuole, finanziato altre, aiutato altre organizzazioni che erano già occupate a fare lo stesso.
Ho creduto di essere stata mandata in Nigeria per un motivo. Ho pensato che fosse per contribuire a portare l'istruzione a coloro che non hanno avuto le opportunità che spesso diamo per scontato negli Stati Uniti, ma la vera ragione si intrufolò in me.
Oltre due anni prima, feci amicizia con una donna che cambiò la mia vita. Una donna che ha combattuto una battaglia non dissimile da quella che ho combattuto nei nove mesi in cui ero incinta di Faith. Io, per fortuna, ho vinto la mia battaglia. Ho dato alla luce mia figlia e sono sopravvissuta. Kikelomo Okoro non è stata così fortunata. Ha vissuto abbastanza a lungo per partorire, ma morì meno di due settimane più tardi.
Quando ho incontrato Kikelomo, era una diciottenne dagli occhi brillanti, che ha condiviso la sua storia con me a una funzione EM Foundation. Era quello che avevo considerato una storia di successo. I suoi genitori erano entrambi defunti e lei non aveva fratelli. Lei era stata cresciuta dalla nonna anziana e aveva rinunciato alla sua educazione per poter lavorare e sostenere entrambe. Per fortuna, aveva attirato l'attenzione di un insegnante americano inviato dalla nostra fondazione, che la convinse a non mollare. Quando ci siamo incontrate, lei stava studiando per diventare insegnante, grazie alle borse di studio che la Fondazione EM aveva fornito. C'era qualcosa in lei che mi parlò, e diventò il volto della nostra iniziativa in Nigeria. Abbiamo parlato spesso e lei mi inviava via email regolarmente.
Due giorni dopo aver compiuto vent'anni Kikelomo scoprì di essere incinta. Era senza una famiglia che potesse aiutarla ed il padre di suo figlio era sconosciuto, mi sono così trovata a voler aiutare. Lei non avrebbe accettato alcun sostegno finanziario da parte mia o di Edward. Era troppo orgogliosa. Ho continuato a leggere le sue lettere mentre vivevo a Seattle. Quasi un anno fa, ricevetti una e-mail che mi lasciò in lacrime. Kikelomo lamentava di essere molto stanca. Disse che il suo medico pensava fosse anemica. Le fecero d’urgenza un CBC e scoprirono che il male era troppo esteso… Fase III di cancro cervicale.......
Lei era di quattordici settimane di gravidanza.
La sua decisione di continuare con la gravidanza è stata molto simile alla mia. Non c'era alcun dubbio nella sua mente che avrebbe visto la gravidanza. Il cancro si era spietatamente portato avanti come la gravidanza. Cominciò a diffondersi e la lasciò con poco da fare se non pregare che potesse partorire prima di morire. Era incinta di quasi otto mesi, quando finalmente mi chiese qualcosa. Kikelomo non chiese soldi o medici di fantasia, anche se glieli avevo offerti e avevo consultato il meglio del meglio appena tornata negli Stati Uniti. Lei non chiese nulla per se stessa. Chiese che Edward ed io ci prendessimo cura del suo bambino.
Kikelomo conosceva la nostra storia. Dopo la nascita di Faith e la mia morte sfiorata, era quasi impossibile convincere Edward a farmi avere un altro bambino. Aggiungendo ad essa il rischio di coaguli di sangue associati alle valvole cardiache meccaniche, io ero destinata ad essere la madre di un solo figlio nato naturalmente. Avevamo parlato di surrogati, ma abbiamo deciso che non era la strada che dovevamo prendere. L'adozione era una parola che stavamo appena cominciando a pensare quando Kikelomo ci ha chiesto di prendere il suo bambino nel caso fosse morta. Essendo un’eterna ottimista, ho creduto che poteva battere questa orribile malattia dopo che il bambino fosse nato, ma ho accettato di prendermi cura del bambino come fosse mio se lei non poteva.
Quasi tre mesi fa, durante un cesareo programmato, il bambino è nato. Un bambino che io ed Edward prendemmo subito in custodia dato che sua madre era troppo malata per prendersi cura di lui. Il tumore era progredito così tanto che Kikelomo non ha mai lasciato l'ospedale. Ero ancora in lutto per la perdita di un’amica e di un spirito bello.
Dal momento che Edward e io eravamo stati nominati tutori legali nella volontà, le cose avrebbero dovuto essere più facili di un adozione normale, ma ero sposata con Edward Masen - niente era semplice nel suo mondo. Forse la cosa migliore che fece Kikelomo fu rifiutare il denaro che io ed Edward le avevamo proposto. Edward ha pagato per il suo funerale e la sepoltura, ma questo è tutto. Abbiamo dovuto fare un colloquio con Diane Sawyer mese scorso per riuscire a zittire tutta la stampa negativa che insinuava che avevamo comprato un bambino da una donna morente. Ho permesso l'intervista solo per fare conoscere al mondo la donna straordinaria che era Kikelomo e per evidenziare il lavoro della Fondazione EM. Non mi interessava davvero quello che il mondo pensava di me. Almeno, io sapevo che non doveva importare.
 
"Stiamo attendendo l’autorizzazione all'atterraggio. Si prega di assicurarsi di avere la cintura di sicurezza allacciata." Marcie, l'assistente di volo, arrivò attraverso il corridoio per controllarci tutti per l'ultima volta.
Guardai fuori dalla finestra appena il mondo sottostante fu visibile. Arrivammo attraverso le nuvole e le luci di Seattle brillavano vivacemente. Era così vicino che riuscii a sentire la presenza di Edward. Sentivo la discesa del carrello di atterraggio e strinsi la mano di mio padre, appena toccammo terra. Eravamo a casa. Finalmente a casa.
La cosa migliore del mio entourage era che non ho mai dovuto alzare un dito. Papà e Jasper trasportavano le valigie. Liam il seggiolino d’auto e la borsa dei pannolini. Rosalie si era offerta di tenermi il mio cappotto.
Avevo le braccia solo per una cosa… il mio dolce bambino.
Vidi la Mercedes non appena scesi dall'aereo. Piovigginava, così coprii la testa del bambino con la coperta che lo avvolgeva. Edward saltò fuori del SUV e il mio cuore perse un battito. Giacca di pelle marrone, capelli scompigliati splendidamente ed i jeans che lo avvolgevano perfettamente. Non ho potuto scendere le scale abbastanza velocemente.
Ignorando tutti gli altri, corse diretto da me e il bambino avvolto tra le mie braccia.
"Bentornata a casa, amore mio ".
"Mi sei mancato" risposi, afferrandolo saldamente con la mano libera.
"Mi sei mancata di più. Fidati di me." Mi baciò dolcemente prima di dare un bacio sulla testolina al bambino. "Ehi, big boy anche tu mi sei mancato."
Ci dirigemmo verso la macchina, un passo più vicino ad essere di nuovo una famiglia completa. Liam e Jasper misero alcuni bagagli all’interno della macchina. Non ci sarebbe stato abbastanza spazio per tutto.
"Rosalie, piacere di vederti di nuovo” disse Edward, aprendo la portiera della macchina per lei.
"Grazie" disse esitante. Le cose non sono mai stati molto amichevole tra Edward e Rosalie dopo quello che è successo quando abbiamo scoperto sulla condizioni del mio cuore. Aggiungete ancora la rottura del cuore del suo migliore amico… rimasi anch’io sorpresa nel vederlo così gentile. "E bello rivederti. Congratulazioni, tra l'altro."
Lui sorrise e fece un rapido cenno mentre Rose saliva in macchina al riparo dalla pioggia.
 
"Hai portato a casa una sorpresa" mi sussurrò Edward all'orecchio prima che arrivassi in macchina.
"Se sono destinati ad essere, saranno."
Scosse la testa con un sorriso. " Lo manderai in tilt."
Alzai le sopracciglia "Lo so."
Liam era seduto davanti con Edward, mentre il resto di noi era ammassata nella parte posteriore. Grazie a Dio avevamo comprato il GL550. Sapevamo che avremmo avuto bisogno di molto spazio.
Edward continuava a guardarmi attraverso lo specchietto retrovisore mentre tutti chiacchieravano di volo e Rosalie si lamentava sulla reazione di Emmett per la sua visita.
Edward ci avvertì che casa era piena di persone in attesa di darci il benvenuto. Sapevo che la famiglia stava scherzando di aspettare fino a domani, ma io non parlai molto durante il ritorno a casa… Mi stavo godendo mio marito mentre partecipava alla conversazione. Non si era rasato quella mattina.
Sapevo che con lo stare con Faith e il doverla portare al corso di danza, non avrebbe avuto il tempo per farla. Aveva i capelli lunghi. Il lavoro lo teneva troppo occupato. Mi chiesi quante volte era tornato a casa, quante volte aveva trascorso del tempo con Faith, o l’aveva messa solo a letto per poi tornare al lavoro. Troppe volte, ero sicura.
 
Arrivammo a casa e la voglia di rivedere mia figlia mi stava uccidendo. Saltai fuori e corsi intorno alla macchina per prendere il seggiolino auto. Edward me lo prese e mi baciò sulla guancia prima di prendere la mia mano. Gettò a Liam le chiavi e gli chiese di tornare di corsa all'aeroporto e prendere il resto del bagaglio. Poi mi tirò verso la casa. Casa. Ero così felice di essere a casa.
"Dovevano stare mezz’oretta. Tops" disse spingendo la porta d'ingresso aperta.
 "Giusto. Sogna, signor Masen." Ridacchiai. "Ciao! C'è qualcuno in casa?" gridai appena entrammo.
"Mamma!" fu il più bel suono che avessi sentito in tutto il giorno, seguito dalla scalpiccio dei suoi piedi mentre correva lungo il corridoio per darci il benvenuto. "Mamma mamma!" Faith saltò tra le mie braccia prolungate in attesa.
"Ehi, baby," dissi, tenendola stretta. «Oh, mi sei mancata così tanto. Penso che potrei abbracciarti per tutta la notte. Pensi che vada bene?"
Fede ridacchiò. "Anche Lala vorrà abbracciarti"
"E’ vero. Suppongo che dovrò smettere di abbracciarti per abbracciare Lala e forse anche i nonni."
"E lo zio Emmy e Tyler e la zia Alice e Jackson e Cupcake".
"Cupcake?" Solo allora notai l'animale bianco ai miei piedi che abbaiava ad alta voce.
"Uhm, sorpresa. Abbiamo preso un cane." Edward sembrava imbarazzato.
"Abbiamo preso un cane?"
"Ho preso un cane a Penny perché ho pensato che sarebbe bene per lei avere qualcosa di cui prendersi cura. Sembrava davvero un buon piano ... sai ... quando ci ho pensato."
"Abbiamo preso un cane?" ripetei a bocca aperta. Avevo un bambino di tre mesi e un cane? Stava scherzando?
"Guarda come è carina, mamma. Lei è il miglior cane in tutto il mondo. Sa quasi come sedersi e lei sporca in casa solo quando papà si dimentica di farla uscire. E non mettere il bambino a terra perché le piace mordere gli occhi dei miei bambini '. Papà li ha buttarli via. Non voglio buttare via mio fratello. "
Guardai mia figlia innocente e poi fissai il padre. "Ho intenzione di assumere un addestratore di cani. Domani. Questa sera, se vuoi " si offrì.
Scossi la testa. "Ne parleremo più tardi." Sì, più tardi, perché in così poco tempo mia figlia non può sentirmi mentre gli dico che non terremo il cane.
Alice e la sua pancia erano nell’atrio con il piccolo Jackson. Lasciar andare Jasper per quasi un mese mi sembrava di averli obbligati ad un enorme. Certo, mai una volta si lamentò che lui se ne fosse andato. Guardai il loro ritrovarsi, era toccante. Jasper abbracciò e baciò Alice e Jackson, poi si mise in ginocchio e baciò lo stomaco di Alice, sussurrando “ciao” alla sua bambina.
Amo la mia famiglia.
 
Quando tornammo dalla camera, Esme, Carlisle, Charlotte, Tyler, Terry, e Emmett erano tutti lì ad aspettare. Ci siamo scambiati tantissimi abbracci raccontandoci le ultime settimane.
Con l'enorme quantità di persone nella stanza e tutta l'attenzione sul bambino, ci sono voluti un paio di minuti ad Emmett per notare chi c'era. Vidi i loro occhi allacciarsi. Rosalie parlava con Jackson e rivolse ad Emmett un timido sorriso.
"Be ', guarda chi sta giocando a cupido ancora una volta" Tyler mi sussurrò all'orecchio mentre mi avvolse un grande braccio intorno alle spalle. Mi chinai verso di lui, stanca dai due giorni di viaggio.
"Io davvero non ho avuto molto a che fare con esso. Le ho solo offerto un passaggio a casa."
"Uh huh," rispose poco convinto.
Gli battei il petto. "Mi sei mancato."
"Anche tu mi sei mancata. Sono contento che tutta la famiglia sia di nuovo in un posto."
"Sono arrabbiata con te, però. Gli hai lasciato comprare un cane."
"Non lo lascio fare nulla."
"Permettimi di riformulare. Sapevi che ha comprato un cane e non me lo hai detto?"
"Mi piace il mio lavoro, Bella." rise. "Mi piace troppo il mio lavoro per spettegolare."
"Come se avesse mai preso fuoco" dissi scuotendo la testa mentre guardavo mio marito che mostrava suo figlio alla famiglia.
Charlotte stava sorridendo al bambino mentre scalciava con le sue piccole gambe.
Mi voltai verso Tyler. "Inoltre, lo sai che ti avrei riassunto."
“Volevo chiamarti. Ma Faith ama il dannato.”
"Oh, sono sicura che lei lo amo." Risposi strofinando il collo per alleviare il dolore. Sapevo che avremo tenuto il maledetto cane. Lo sapevo.
Guardai come Emmett si avvicinò a Rosalie stringendola in un abbraccio prudente mormorandole un ciao.
Quando sentì che era infelice senza di lui, la abbracciò più forte senza pensarci due volte.
Faith mi tirò la mano. "Allora, cosa mi hai portato?" mi accigliai.
“Che cosa ti ho portato?"
"Non mi hai portato un regalo?" chiese, guardandomi triste. "Papà mi porta sempre dei regali quando va in gita."
"Non ero in un viaggio, baby. Mi stavano aspettando delle persone per dirmi che potevo portare il tuo fratellino a casa."
"Non è giusto” rispose facendo il broncio. E capii perché avevamo un nuovo cucciolo. Edward non sapeva gestire questo tipo di senso di colpa.
Mi chinai e guardai la mia bambina negli occhi. "Mi sei mancata tanto. Spero di esserti mancata, anche se non ho portato dei regali."
Le sue labbra serrate di lato mentre pensava a quello che stavo dicendo. Mi gettò le braccia al collo. "Mi sei mancato, mamma."
Sorrisi, abbracciandole la schiena. Non è viziata anche se a soli quattro anni ha sempre avuto ciò che desiderava. Mia figlia non sapeva che tutti avevano quello che lei aveva, e abbiamo sempre fatto in modo di includerla nel nostro lavoro di carità. Sapevo che quando sarebbe stata abbastanza grande, avrebbe capito.
Corse fuori seguendo il cane, che entrò nella stanza con la scarpa di qualcuno in bocca. Edward fece una smorfia. Qualcosa mi disse che avrebbe chiamato un addestratore di cani entro sera.
"Allora quante volte pensi che la gente crederà Tyler papà quando vedranno voi due e i bambini in giro?" Chiese Terry a braccetto con il marito.
Pizzicai la guancia di Tyler. "Povero Tyler. Tutti penseranno che sei il padre di mio figlio!"
Lui rise e spinse via con la sua zampa gigante la mia mano. "Desideri ricevere una di queste?"
"Questo è solo ... sbagliato. Ho fatto finta di essere tua figlia prima" dissi dandogli una gomitata nelle costole. Ridacchiò mentre tenevo l'altro braccio. "Davvero, con tutta l'attenzione questo è sempre sulla stampa, sono sicuro che solo le persone che vivono sotto una roccia non conoscono la vera storia."
"E non è stato troppo male" Tyler mi assicurò. “Immagino che una volta che sanno che sei tornata, le notizie saranno pesanti per un po'. La sicurezza sarà aumentata fino a quando la storia verrà dimenticata e diventerà una notizia vecchia."
"Non vedo l'ora" dissi con un sospiro.
 
Dopo circa un'ora Alice telefonò alla pizzeria, sembrava che tutti si sarebbero fermati a cena qui. Mio marito mi seguì in cucina. Stavo facendo il biberon al bambino. Lui stava dietro di me massaggiandomi le spalle appena tirai fuori la pappa ed il biberon dalla borsa dei pannolini.
"Andranno a casa subito dopo cena, lo prometto."
"Va bene. Non mi dispiace." Gli sorrisi dietro le mie spalle. Mi baciò sulla nuca.
Finito di preparare il biberon mi appoggiai a lui "Allora ... il cane?"
Le sue braccia caddero dalle mie spalle e si avvolsero intorno alla mia vita. Posò il mento sulla mia testa. "Avrei dovuto parlartene, ma lei era così arrabbiata per non essere con te. Ho iniziato a preoccuparmi di come si sarebbe potuta sentire ad avere il bambino qui in quella che considera casa 'sua'. Ho pensato che il cane sarebbe riuscito a tenerla occupata mentre tu ti occupi del bambino. Ho pensato che avrebbe aiutato ad evitare la con rivalità tra fratelli. "
Non riuscii a trattenermi dal ridere. "La rivalità fraterna tra tre mesi e quattro anni?"
“Non lo so” gemette, tenendomi stretta.
"Il cane è un problema. Non è vero?"
Edward mi baciò il collo. “Sì” disse vicino al mio orecchio. "E’ il diavolo vestito di pelliccia bianca, con il naso carino e una coda scodinzolante."
Chiusi gli occhi e cercai di dire a me stessa che le sue intenzioni erano buone. Edward ha avuto un momento difficile nel dire di no a nostra figlia. Avrebbe trovato un modo per darle la luna e le stelle, se glielo avesse chiesto.
"Troveremo una soluzione" dissi, girando tra le sue braccia così da poterlo vedere. Sembrava stanco quanto me. Gli sfiorai la guancia con la punta delle dita. La sua guancia era trasandato e volevo sentirla contro la mia pelle più tardi, quando eravamo soli nella nostra stanza. "Mi sei mancato troppo per litigare in questo momento."
Edward mi baciò le labbra, scendendo con le mani sotto la cintura. Il calore del suo corpo lavò via tutta la tensione che sentivo. "Sapevo che l'avresti detto. Meno male che non ho perso la mia influenza senza di te."
Arricciai le labbra e una risatina mi sfuggì. "Buona cosa." Lo baciai e gli porsi la bottiglia. "Va a nutrire nostro figlio. Ha fame."
 
Presto tutti furono sazi. I bambini iniziavano a dare i primi segni di stanchezza. Jasper sembrava pronto a tornare a casa. Emmett e Rosalie bisbigliavano in cucina, mentre aiutavano a ripulire. Papà aveva portato la sua borsa fino alla sua camera per gli ospiti. Mi sedetti sulla sedia a dondolo che Esme mi aveva comprato quando Fede è nata e dolcemente cullai mio figlio facendolo addormentare. Casa. Ero proprio dove volevo essere.
Tyler e Terry furono i primi ad andare. Alice e Jasper erano vicini. Esme si offrì di mettere Faith a letto, ma mio padre mi chiese se poteva farlo lui. Carlisle ed Edward si strinsero la mano prima che Esme abbracciasse mio marito a morte. Emmett annunciò che doveva dare a Rosalie un passaggio al suo albergo. Albergo. Sì, giusto.
“Vuoi che lo metta giù per te?" Chiese Charlotte, sorridendomi con una gentilezza che me la fece amare ancora di più di quanto già la amavo.
Rifiutai scuotendo la testa. "Arrivo tra un minuto. Ho bisogno di dare a Faith qualche attenzione in più prima che lei si addormenta."
"Tutto ok." Si avvicinò e si fermò accanto a noi. "E' un bambino adorabile”
Guardai il bambino addormentato tra le mie braccia. Aveva il naso di sua madre e le labbra più piccole. Avevo pensato che Faith fosse piccola, ma questo bambino era ancora così piccolo.
"E 'perfetto. Vorrei che Kikelomo avesse potuto avere più tempo con lui." Il mio cuore doleva ancora per la giovane donna la cui vita è finita troppo presto.
"Lui saprà tutto di lei, questo è il meglio che possiamo fare" mi ricordò Edward.
"Sembri così stanca, Bella" disse Charlotte apprensiva "Se avete bisogno di un paio di mani al mattino, lascia che ti aiuti. Mi hai sentito?”
"Sì, te lo prometto."
"Mi è mancato averti in giro." Charlotte mi baciò la testa e fece scorrere un dito delicato sulla fronte del bambino e lungo la guancia. "Tutto è meglio quando sei qui." Ci lasciò per assicurarsi che Emmett e Rosalie avessero effettivamente ripulito la cucina.
Rimasi seduta per qualche minuto perché non riuscivo a trovare l'energia per alzarmi dal quella maledetta sedia, per essere onesti. Edward vide che avevo bisogno di aiuto. Si alzò e mi prese il bambino.
"Andiamo" disse, porgendomi una mano aiutandomi a stare in piedi. "Ho bisogno di te al piano di sopra prima di addormentarsi nudo su di me."
"Bene. Sempre che pensi di ottenere qualche cosa, non è vero?"
 
Premette le labbra contro la mia tempia. "Penso a te tutto il tempo. Volendo fare l'amore con te è la naturale evoluzione di quei pensieri. Che cosa posso dire?"
Ci dirigemmo al piano superiore proprio mentre papà stava lasciando la stanza di Faith.
“Mi ha detto che vuole i baci di mamma e papà."
"Vado prima io" disse Edward, porgendomi il bambino dopo avergli dato un bacio. "Mettilo nella culla, ti aspetto da Faith"
La stanza era completamente rifatta e non sembrava a come era quando apparteneva a Faith. Edward aveva fatto venire qualcuno per fare il lavoro mentre eravamo in Africa. Non sapevamo il sesso del bambino fino a quando è nato, così ci ha aiutato Esme programmando tutto per telefono. Le pareti erano blu. In blu navy e le parole di alcune delle nostre filastrocche preferite e di libri per bambini erano scritti in diversi punti su tre delle pareti.
 
Twinkle, Twinkle piccola stella ...
 
Hickory dock Dickory, il mouse ha l'orologio
 
Stelle Buonanotte, buonanotte aria, rumori buonanotte ovunque
 
... e il piatto è scappato con il cucchiaio!
 
Ti amo fino alla luna e ritorno.
L'ultimo è stato tutto di Edward.
 
Sopra il lettino a caratteri cubitali vi erano le iniziali AAM per Alec Arinze Masen. Kikelomo ha voluto che scegliessimo il suo nome, ma ha chiesto che fosse un nome centrale nigeriano. Abbiamo scelto Arinze, perché era il nome di suo padre. Alec è stata la mia prima scelta, ed a Edward è piaciuto così tanto che gli ho visto le lacrime agli occhi la prima volta l’ho suggerito. Le cose erano molto più facili quando abbiamo concordato.
Misi Alec giù nella culla e accesi il baby monitor. Baciai due dita e poi li posai sul suo capo.
Era stato completamente sconquassato dal nostro viaggio per il mondo. Io non sapevo nemmeno che ora i nostri corpi pensavano fosse. Il Jetlag è stato il peggiore.
Sulla la porta vi era appesa una foto di me e Kikelomo. Le sue due madri. Toccai il telaio con le stesse dita che avevo usato per dargli il bacio della buonanotte. Avrebbe sempre saputo. Avrebbe sempre saputo quanto lo amava. Glielo avrei detto ogni giorno.
Arrivai alla stanza di Faith. Potevo sentire che parlava Edward con voci tranquille. Mi fermai sulla porta a guardare gli amori della mia vita dirsi buonanotte.
"Ti amo tutta la strada verso l'Africa e tornare a casa in montagna a casa dello zio Seth al cielo e la luna e ritorno infinito."
"Questo è davvero lontano. Penso che mi hai battuto di nuovo. Questa è la seconda volta di oggi."
"Tre volte" lo corresse.
Edward era in ginocchio accanto al suo letto, la testa appoggiata sulle braccia piegate sul bordo del materasso. "Hmm, sono troppe perdite per papà. Dovrò vincere domani. Vedrai. Il mio amore arriverò in tutti i luoghi in modo infinito più uno."
Sentii la risatina di Faith. Vidi la sua piccola mano toccare la testa di suo padre, e perdersi nei suoi capelli disordinati. "Pancia mamma di Alec è nei cieli."
Il mio cuore si strinse.
“Sì, Pennylove. Kikelomo è in cielo, ma io e la mamma ci prenderemo cura di Alec e anche tu"
"Sono contenta che la mamma non è in cielo. Sarei triste. Pensi che Alec è triste?"
La mia bambina aveva un cuore enorme, ma sapevo che quel argomento era difficile per Edward. Potevo solo immaginare che cosa stesse frullando nella sua la testa. Entrai nella stanza.
"Ehi, dolce ragazza. Puoi dare i baci e abbracci della buonanotte a mamma anche tu?"
La testa di Faith spuntò su Edward con un grande sorriso sul suo volto. "Un milione di baci e abbracci!"
"Un milione?" guardai mio marito sogghignando. "Qualcuno è proprio come suo padre." Salii sul letto e mi chinai a baciarle il naso, le guance, la fronte, il mento, e, infine, il collo.
Si dimenava e ridacchiò. "Basta basta!"
Mi sdraiai accanto a lei. Il mio braccio coperto sopra la vita. "Non vedo l'ora di giocare con voi domani. Vuoi giocare con me?" chiesi.
Lei giocherellava con il mio anello di nozze, spingendo da un lato all’altro il diamante al dito. "Sì, siamo in grado di giocare tutto il giorno e possiamo giocare con Alec e papà?"
"Buona idea, baby. Dormire un po’ allora. Ti voglio bene."
"’Notte, mamma. Ti voglio bene anch'io", rispose lei, ribaltandosi per darmi un altro abbraccio.
Edward e io la lasciammo per farla addormentare. Camminammo mano nella mano verso la nostra camera da letto. Edward andò dritto sul letto, mi tirò giù e si avvolse intorno a me. Premendo la mia schiena strettamente al suo petto.
"Non sono morta e non ho intenzione di morire per un tempo molto lungo."
"Bugiarda" disse nei miei capelli. "Tu sei morta. E sei morta abbastanza a lungo per il mio cuore."
Mia figlia ha imparato a far nascere i sensi di colpa dal maestro stesso. Non potevo negare ciò che aveva detto, così decisi di cambiare discorso. "Sei andato al cimitero, oggi?"
"Sì."
"Ti sei rimproverato tutto il giorno?"
Lui non rispose subito. Invece le sue mani iniziarono ad esplorare lentamente il mio corpo. "Sì, ma non si tratta di Alec."
Vidi il suo senso di colpa per tutta la notte. Potevo praticamente sentire il peso di esso seduto sulle sue spalle. “Per cosa di sei rimproverato?"
"Tu sai cosa mi ha tormento. Tu sai che se quella bambina in fondo al corridoio avesse perso la madre come ha perso la sua il bambino ragazzino della porta accanto, il suo mondo sarebbe un posto molto diverso."
"Ma lei non ha perso sua madre” sostenni.
Si girò sulla schiena con un sospiro stanco. Mi misi a sedere e mi aggrappai al ginocchio piegato premendo la guancia contro di esso. Guardai giù verso il mio povero marito torturato.
"Non cambia le stronzate che vi fatto passare. Non è giusto che io volessi negarla a tutte le persone che la amano e che ti avrebbe portato nella sua vita attraverso i loro ricordi."
“Tu non l’avresti mai abbandonata. Hai pensato che non saresti sopravvissuto, ma io so che ci saresti riuscito. Per lei, ci saresti riuscito." La sua mano scivolò sotto la camicia, il suo calore si estese sulla mia pelle.
“Credo che ti sbagli" sussurrò.
"Io so che non mi sbaglio."
"La amo così tanto."
“E lei lo sa." Mi uccise sapere che aveva bisogno di questo tipo di rassicurazione. Il suo amore per la figlia era innegabile. Tutti quelli che li hanno visti insieme hanno potuto vederlo, sentirlo.
La sua mano si mosse e si riposò sul mio cuore. "Tu sei tutto per me, però. Senza di te ..."
Questo è stato il motivo per cui ho amato quest'uomo così ferocemente. Questo è stato il motivo per cui non avrei mai rinunciato a lui. Il suo amore per me è così forte, così reale. Mi ha tenuto in vita. E 'stato quello che mi ha portato indietro che mi ha impedito di camminare verso la luce proverbiale.
Mi sdraiai accanto a lui, appoggiato sul gomito. Le mie dita gli sfiorarono le labbra. "Senza di me è qualcosa che non sarai mai, Edward. Mai."
"Prometti?"
Lo baciai dolcemente, lasciando che le mie labbra gli mostrassero ciò che volevo dire.
"Prometto."
I nostri baci si riscaldarono. Con mani urgenti mi teneva stretta. Le nostre gambe si aggrovigliarono insieme. Era il mio tutto, troppo. Sopravvivere l'un senza l'altro era possibile, perché non sarebbe mai veramente vivere. Sapevo che era quello che temeva quando ero incinta di Faith. Lo avevo aiutato a vivere e conoscere l'amore. Senza di me, aveva immaginato di tornare a chi era stato prima di me. Non voleva vivere mai più con un cuore murato.
Edward abbassò la testa e mi baciò sul collo. "Penso che questo sia il punto che mi è mancato di più. Questo punto, proprio qui ..." e mise le sue calde labbra al lato del mio collo "... è quello che mi è mancato di più di ogni altra cosa. Hai un odore così buono, ed un gusto ancora migliore."
Chiusi gli occhi, lasciando cadere la testa all'indietro, dandogli un migliore accesso alla sua parte preferita di me. Lui mi solleticò con i capelli morbidi, ma pungenti, sul viso. I nostri vestiti caddero. I nostri corpi furono premuti insieme. Nulla ci separava. Una forte mano accarezzava la coscia, mentre il braccio mi cingeva la vita. Labbra bisognose e una lingua allettante giocavano con la mia bocca e sotto l'orecchio e sul petto. Si posizionò su di me e si stabilì tra le mie gambe. Donandomi infinito amore e devozione eterna. Mentre spingeva dentro di me, una parola senza fiato uscì dalle mie labbra.
"Casa." 

 
   
 
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