Midnight
Capitolo 4
Corro…Corro più veloce che posso...Sento le gambe pesanti,
il respiro affannato…Vorrei poter scappare in un luogo deserto, sperduto chissà
dove…Un luogo che lui non possa trovare…Ma non ne conosco nessuno.
Non ho possibilità di fuga. Sento che è sempre più vicino…Mi
tremano le gambe…Sono allo stremo delle forze…Lo sento…Sta arrivando…Concentro
tutte le mie energie nell’ultimo scatto veloce che il mio corpo riesce
concedermi, quando improvvisamente mi sento afferrare per un braccio.
È troppo tardi.
Vengo scaraventata a terra. Qualcosa di pesante mi piomba
addosso, immobilizzandomi.
Sento che è la fine. Non posso scappare. Il suo respiro mi
sfiora la pelle. Non mi resta che una possibilità. Con tutta la poca forza che
mi è rimasta prendo un gran respiro e…
Mi svegliai di soprassalto, confusa.
Lo stesso sogno.
Da quando avevo passato la notte a casa di Violet non avevo fatto
altro che quell’orribile incubo. Potevo ancora sentire l’ansia e l’agitazione
pervadermi il corpo.
Tutta colpa del loro cavolo di film!
Ancora mezza addormentata allungai la mano verso il comodino
e afferrai la sveglia.
Erano le 8.30h. Troppo presto. Non avevo voglia di alzarmi,
ma ancor minore era la voglia di tornare a dormire rischiando di continuare il
fantastico sogno da dove l’avevo interrotto, così scesi dal letto e mi diressi
in bagno.
Avevo davvero un aspetto orribile. Non che fosse una novità,
però ultimamente avevo dormito pochissimo il che cominciava a farsi notare.
Mi diedi una spazzolata veloce ai denti e andai in salotto.
Lindsay era già uscita. Mi aveva lasciato il solito
bigliettino di raccomandazioni attaccato al frigorifero. Che sorella
apprensiva. E dire che aveva solo due anni più di me.
Mancavano ancora tre ore abbondanti all’inizio del mio turno
al lavoro, quindi afferrai una merendina e mi spaparanzai sul divano a guardare
un po’ di tv.
Zap. Zap. Zap.
Figurarsi se alle 9 del mattino dessero qualcosa
d’interessante.
Mi arresi su un canale che mandava in onda una delle solite
telenovele viste e riviste. Sembrava si trattasse di un thriller. Una donna era
accusata di aver ucciso il fidanzato in seguito ad un attacco di gelosia, ma la
polizia non riusciva a trovare le prove che potessero incastrarla. Che palle.
La solita storia. Chiusi gli occhi per un istante. Un istante che probabilmente
doveva essere durato più di quanto avessi potuto immaginare, considerando che
quando aprii gli occhi il telefilm era già finito.
Guardai l’ora. Le 11.40.
Feci uno scatto veloce giù dal divano e mi diressi in camera
da letto.
Mi infilai i primi jeans che mi capitarono in mano, una
maglietta con disegnata una piccole scimmietta a cavallo di una scopa, una
felpa a righe e il mio vecchio paio di all star nere, dopodichè tornai in
bagno. Dopo un milione di pettinature provate optai per un paio i treccine. I
miei poveri capelli avevano proprio bisogno di una sistemata. Ormai erano
diventati di un colore più vicino all’arancione che al rosso, senza contare
l’evidente ricrescita che si faceva strada.
Spruzzata di lacca, veloce lavata di denti e mi dileguai
dall’appartamento.
Al negozio di cd mi stavo annoiando in modo devastante.
Solitamente non era così. Questa volta invece il tempo
sembrava non passasse più. Avevo cominciato il turno da più di due ore e ancora
neanche l’ombra di un cliente. Che palle. Considerando che avevo già sistemato
i nuovi arrivi decisi di fare l’unica cosa che mi avrebbe impedito di buttarmi
a terra a dormire: disegnare.
Presi il mio blocco da disegno, gomma, matita e mi sedetti
comodamente dietro la cassa.
Cominciai ad abbozzare qualcosa.
Disegnare era una delle poche cose che mi piacesse fare
veramente e che fossi in grado di fare in modo abbastanza soddisfacente.
Soprattutto se si trattava di fumetti. La mia passione per il disegno
fumettistico andava ben oltre quella che avevo per la musica. Era praticamente
innata. Per quanto mi fosse possibile ricordare non c’era stato giorno nella
mia infanzia in cui non fossi stata attaccata alla tv a guardare qualche seria
animata o intenta a scarabocchiare. Avevo ormai da tempo perso il conto di tutte
le storie illustrate che avevo cominciato ma mai concluso.
Mentre ero intenta a pasticciare un po’ il foglio qualcuno
fece il suo ingresso nel negozio.
<< Ehi Sunny! Bel modo di lavorare! Quasi quasi vado a
lamentarmi col capo per la tua mancanza di professionalità >>
<< Oh mi scusi madame. Credo abbia sbagliato negozio.
La simpatia la vendono allo spaccio dietro l’angolo >>
<< Ah ah buona questa. Mi sa tanto che protesterò
anche per la maleducazione del personale >>
<< Come meglio credi. Piuttosto, che ci fai da queste
parti Violet? Se non sbaglio alle prove mancano più o meno tre ore. Qual buon
vento ti porta nel mio umile covo?>>
<< Sono in giro a fare shopping con Gerard. Dato che
questa sera ci sarà la prima prova della band con Mikey ha deciso di accompagnare
il fratello. Ed io ovviamente ne ho approfittato per fargli mantenere la
promessa della scorsa settimana>> nell’affermare ciò sfoderò il suo
sorriso a 32 denti. Che donna.
<< Uh capisco. Ma dove l’hai lasciato il poveretto?
Non dirmi che non ha resistito ai ritmi del tuo folle shopping selvaggio ed è
scappato! Anzi no, magari è morto schiacciato sotto una montagna di pacchi e
pacchettini >>
<< Eh, mi spiace deluderti ma si è semplicemente
fermato al bar qui a fianco a comprare le sigarette. Dovrebbe arrivare a
>> non ebbe il tempo di terminare la frase che la porta alle sue spalle
si spalancò lasciando entrare il ragazzo tanto atteso.
<< Oh eccolo qui il mio uomo! Ci stavamo giusto
chiedendo che fine avessi fatto>> gridò Violet, lanciandoglisi praticamente
addosso.
Il poveretto era davvero sommerso di borse e pacchetti vari,
il che però non sembrava infastidirlo particolarmente.
<< Uhm…carino questo posto Sunlit. Non pensavo
lavorassi in un negozietto di musica. Anzi, per essere sincero non pensavo
nemmeno lavorassi. Quando Violet me l’ha detto non so perché ma sono rimasto
sorpreso.>> sorpreso? E perché mai? Avevo forse l’aria di essere una
“figlia di papà”?
<< Ah beh. Sai com’è. Non è propriamente la fonte di
guadagno che speravo di avere ma non è male come lavoro. E poi si deve pur
sopravvivere in qualche modo no?>>
<< Certo capisco…e dimmi allora, quale sarebbe questa
“fonte di guadagno” che vorresti?>>
<< Ah beh…a dire il vero a me piace molto
disegnare…fumetti…così…>>
<< Fumetti? Davvero? Pensa che anche a >>
<< Gee dai si sta facendo tardi! Ci sono ancora un
sacco di cose che devo comperare prima di andare in sala prove. Potete anche
parlare un’altra volta dei vostri hobby >>
<< Scusa darling. Beh Sun ci vediamo stasera.>>
<< Certo. Ciau ciau V>> salutai i due che si
allontanarono a passo fin troppo accelerato, dopodichè diedi uno sguardo veloce
all’orologio.
Ancora due ore. Due ore e l’avrei rivisto. Cercai di non
pensarci e tornai a scarabocchiare sul mio block notes…
Quando arrivai erano già tutti là.
Lily stava chiacchierando con Violet, mentre Mikey,
appoggiato al muro accanto alla porta d’ingresso, sembrava impegnato in
un’intensa conversazione con il fratello.
<< Oh Sunny! Finalmente sei arrivata!>> fu Lily
la prima ad accorgersi del mio arrivo. Gli altri alzarono lo sguardo su di me
di conseguenza. Anche lui.
<< Ciao. Scusate il ritardo. Allora? Entriamo?>>
<< Direi di si. Mi si stava gelando il fondoschiena a
stare qua fuori>> Violet era una ragazza parecchio freddolosa. Neppure io
amavo molto il freddo, ma lei ne era decisamente “allergica”.
Uno alla volta ci dirigemmo dunque all’interno della sala
prove, dove come al solito trovai mio fratello
gironzolare qua e là.
<< Sunn! Eccoti qui! Ti ho tenuto libera la sala
migliore…come sempre del resto>>
<< Thank you brother. Ci vediamo dopo>>
<< Fai la brava eh!>>
<< Non ti preoccupare Deniel la teniamo d’occhio
noi>> intervenne Lily.
<< Ah ah ah grazie ragazze, se non ci foste voi…>>
<< Grazie eh! Ma cosa vuoi che combino? Anche volendo
sei praticamente a tre metri da me…tzè…fratello scemo>>
<< Non si può mai sapere. Rimbambita come sei…>>
<< Uffa…non è vero…>> protestai a voce così
bassa che dubito qualcuno mi avesse sentita.
Continuai a sentire le risatine di mio fratello finchè non
varcai la soglia della stanzetta insonorizzata.
Finalmente un po’ di pace.
<< Certo che tuo fratello Deniel diventa sempre più
carino ogni volta che lo vedo. Sicura che abbia la ragazza?>>
<< Purtroppo così pare. Stai sicura però che se mai
tornerà single sarai la prima persona che avviserò!>>
<< Guarda che ci conto eh!>> com’era facilmente
intuibile Lily si era presa una cotta per mio fratello maggiore. In effetti
nonostante fosse uno stupido di prima classe era davvero parecchio carino.
Gran parte del suo fascino la doveva anche alla sua voce.
Saresti rimasto a sentirlo cantare per ore.
Peccato non abbia ereditato i geni del canto da lui.
<< Bene. Che dite? Cominciamo?>>
Gerard si era già messo comodo sui divanetti a lato della
porta e Mikey aveva cominciato a strimpellare qualche accordo di basso.
<< Non vedo perché aspettare.>>
Mi diressi alla
batteria, tirai fuori le mie bacchette e cominciai a fare una delle cose più
stancanti e al tempo stesso rilassanti che avessi mai imparato a fare: suonare.