Non aspetto
recensioni positive per questo delirio, né tanto meno di
essere linciato, solo
che lo leggiate e vi divertiate.
Ultimamente
avendo poco
o niente da fare, ascolto musica, tanta musica, di ogni genere e il
risultato
sono questi piccoli “capolavori”, frutti di deliri
mentali.
Il cantiere
Frozen
dovrebbe riprendere a settembre, per quanto riguarda invece il Re
Leone, mi
manca solo il finale e un modo per aggirare un ostacolo non da poco.
Per il
resto, grazie
in anticipo di eventuali recensioni, di qualsiasi natura esse siano.
Per la
cronaca, lo
spessore psicologico qui è andato a farsi benedire, per un
più “insano” gusto
di scrivere qualcosa. (sperando che però vi piaccia.)
Era un piovoso venerdi pomeriggio
nella frenetica San
Fransokyo e aveva ricevuto un messaggio:” Vieni dobbiamo
parlare.”
Con dubbi nella mente si
presentò però all’appuntamento, si
sedette e ordinò la sua bibita preferita.
Ma la persona che l’aveva
invitata non era ancora arrivata e
stava accumulando ben 27 minuti di ritardo, una cosa che odiava.
Poi però
arrivò, la tensione che aveva addosso poteva
percepirsi a occhio nudo.
Si sedette tremante,
ordinò e cercò di assumere un
atteggiamento più rilassato.
“Non hai scelto certo un
luogo neutrale.” Cominciò ridendo
“Scusami per il ritardo. E
si, questa caffetteria mi dà più
sicurezza.” Rispose di rimando
“Oh dio, che
c’è? Su sputa il rospo.”
“Bè, ho un
problema con alcuni calcoli applicati alle nuove
formule molecolari. E non riesco a trovare il punto di scarico
energetico.”
Rispose
“Quindi chiedi aiuto a me.
Credevo che questa materia fosse
tua.” Disse di rimando e sorridendo l’altra
persona, che, però, si era accorta
che quella scusa non reggeva.
“Che altro
c’è?”
“Domani è
l’anniversario della morte di Tadashi. E mi
chiedevo, tu, che lo conoscevi meglio di me, che hai pensato per la
celebrazione?”
Si stranì,
perché sapeva bene che sulle date non poteva
sbagliarsi:” Scusa, ma se non ricordo male,
l’anniversario è fra due settimane.
Mi pare un errore grossolano da parte tua, che non sbagli una data. Non
sei tu che
pianifichi il calendario degli esami, mesi e mesi prima?”
“Ah, giusto.” E
si colpì la fronte con il palmo della mano.
E allora insistette:” Mi
hai detto di vederci, ci sarà un
motivo o no?”
“Dammi un
attimo.” –“ Già è
stato difficile trovare il
coraggio di chiederti di venire.”
Ma mentre parlava, l’altra
persona fece il gesto di alzarsi.
L’occasione di parlarsi
sembrava sfumare, ma, improvvisamente,
afferrò la sua mano e disse:” Ti prego non
andartene, non so se troverò di
nuovo il coraggio di invitarti.” E
quasi
piangeva.
“Allora dimmi che
vuoi?” Fu la sua domanda, con tono aspro.
“Io ti amo. Io ti
amo.” Disse tremante
Lo stupore si dipinse sul suo volto,
ma poi disse:” Io, io
non so che dire. Perché non me lo hai detto prima.”
“Perché pensavo
che tu e Tadashi.”
“Che io e Tadashi fossimo
una coppia? Che sciocchezza, amici
si, ma una coppia proprio no.”
Non riusciva a parlare, aveva
esternato i suoi sentimenti e
ora sentiva come un vuoto, in attesa di essere riempito o di essere
lasciato
tale.
“Honey Lemon.”
Disse:” Anche io ti amo, ma non te l’ho detto
perché pensato che tu e Tadashi..”
“Che io e Tadashi fossimo
una coppia? Che sciocchezza, amici
si, ma una coppia proprio no.” Disse lei, sorridendo e ripetendo le sue
parole, poi
aggiunse:” Io amo te, Go Go Tomago.”
Allora Tomago
l’attirò a se e la bacio, fu un bacio
dolcissimo, delicato e passionale allo stesso tempo, un bacio che
sembrava
voler recuperare il tempo perso e promettere che il tempo non sarebbe
più stato
sprecato.
Quando si staccò da lei,
Honey chiese:” Ma se Tadashi non
stava con te e non stava con me, allora con chi messaggiava?”
“Che importa.”
Disse Go Go:” Ora mi importa solo di te e del
tempo che passeremo insieme.”
Pagato il conto, uscirono e appena
svoltato l’angolo, Honey
spinse Go Go contro il muro, riempendole di baci il collo e facendo
scivolare
lentamente le mani sotto la sua maglietta.
Go Go rabbrividì a quel
contatto e disse:” Vedo che ora l’hai
trovato il coraggio.”
Per tutta risposta, Honey, con
sguardo malizioso, rispose.
“Casa mia o casa tua?” continuando a baciarla,
mentre l’accarezzava sotto la
maglietta.